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Fratelli, sorelle e affini

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Mentre stavamo sprecando tempo a discutere se Oneglio abbia o no appoggiato Strescino e se era agli aperitivi con Annoni [chi ha quelle foto, eventualmente, le tiri fuori] succedevano cose strane ai livelli più bassi, quelli che in fondo, interessano ai cittadini, e mi piacerebbe avere il vostro contributo per cercare di comprendere meglio.
Strescino aveva prima congelato le sue dimissioni da presidente del consiglio comunale, poi le ha scongelate, facendo sciogliere come neve al sole anche la sua congelata preferita, l’assessora Sara Serafini che “ha messo a disposizione” il suo incarico.
Non sono riuscito a capire il senso di questa mossa. Se ci sono panni sporchi di solito si lavano in casa, ma l’ex Sindaco ha preferito sbatterli in prima pagina.
Sarebbe interessante sapere il perché.
Ciò che mi è piaciuta è stata la lucida lettura data da Gianfranco Grosso [Imperia Bene Comune]: “Troppo comodo bere lo champagne e sputare il veleno“.
E mentre l’altra opposizione [è un eufemismo] gongolava, una tegoluzza cadeva sulla testa di Fossati [Imperia Riparte]. In pratica in un contesto di accuse di scambi di poltrone, manuali Cencelli e cose da prima Repubblica, è venuto fuori che sua sorella era stata nominata dal sindaco di allora, Luigi Sappa, in commissione paesaggio: cioè, visto che con eleganza lui si era dimesso in quanto consigliere e a rischio conflitto di interessi, Sappa gli aveva fatto la carineria di piazzarci sua sorella. E lo ha ammesso candidamente, come si faceva in qualche Repubblica di cui non ricordo più il numero (la prima, la seconda, la terza?)
Solo che la storia ha preso una piega inaspettata, con accuse di presunti similari avvertimenti mafiosi da una parte e pesanti inviti a vergognarsi dall’altra.
Il più duro è stato quello di Imperia di tutti Imperia per tutti [basta che si magni].
Nel comunicato del Partito Democratico [per Imperia, eh!] leggo una cosa inquietante: “[...] Lei, che da tanti anni calca la scena politica cittadina, consigliere comunale con AN, assessore nella giunta Sappa, capogruppo consigliare prima PDL, poi FLI ora Imperia Riparte, prima con Scajola, poi contro ed ora di nuovo insieme, candidato alla Camera con Monti [...] perché non sapevo che fosse di nuovo insieme a uno che ormai per difendersi da pesanti accuse è costretto a inventarsi una improbabile love story, ma tant’è: se lo dice il comunicato, ne prendo atto.
L’altra cosa che mi ha scombussolato è stato il passaggio di Alessandro Casano [La Svolta] a Fratelli d’Italia. Che non sono i simpatici massoni, bensì i mezzi fasci usciti dal PDL.
Pensavo che il nostro fosse al di sopra dei partiti e che si sentisse realizzato, visto che soddisfazioni ne ha altrove a iosa, e invece niente. Forse il suo movimento poteva essere scambiato con il noto processo avente la stessa denominazione?
Nel frattempo, verrebbe voglia di chiamare il tutto “distrazione di massa”, il nodo della Tra.de.co. (che è poi quello che potrebbe far saltare tutto il baraccone) ovviamente non è stato sciolto e nessuno, a meno che mi sia sfuggito, ha ancora chiarito, detto, comunicato nome e cognome di chi pesa la rumenta. E nessuna ha detto una parola sulla famosa dichiarazione di Pasquale Lomurno: “Nessuno si interroga sul fatto che temporaneamente in virtù di una delibera della Provincia, i rifiuti che fanno parte dell’organico finiscono in discarica.“.
Resto in attesa e porgo cordiali saluti.

Scritto da Angelo Amoretti

7 luglio, 2014 alle 8:00

Guarda il mar quant’è bello, dal Miramar

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All’aperitivo organizzato da Cascino (mi vengono i brividi solo nello scrivere il cognome, se penso ai recenti arresti delle due brave ragazze dell’IDV, Piredda e Fusco) per la candidatura della Paita (PD) alle primarie del centrosinistra regionale c’erano degli intrusi.

Non erano quelli della foto, ma quelli del PD.
Il carretto di Renzi passava e quell’uomo gridava: “Salite anche voi!”
Non ne veniamo più fuori.
Qui c’è la suggestiva gallery.

Scritto da Angelo Amoretti

26 giugno, 2014 alle 12:48

I dolori dell’innamorato Scajola, novello Werther a sua insaputa

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di Silvia Truzzi per il Fatto Quotidiano – 15 giugno 2014

Racconta Giovanni Bianconi sul Corriere che “Claudio Scajola s’è messo nei guai per amore”. Per amore di chi? Chiara Rizzo, évidemment, la bella moglie dell’ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena (condannato per ‘ndrangheta, in procinto di rientrare da Dubai, dove era latitante, mentre la consorte è in carcere in Calabria). Scrive Bianconi: “Lo Scajola innamorato finisce di essere argomento di gossip ed entra ufficialmente in un atto giudiziario sottoscritto dagli avvocati Giorgio Perroni ed Elisabetta Busuito, nel tentativo di alleggerire la posizione del loro assistito nell’indagine dove i pm (ma non il giudice che l’ha fatto arrestare) lo considerano una pedina essenziale del più grande gioco di appoggio alla mafia calabrese”.
I due legali sostengono che il “movente della sua condotta, il solo, unico motivo di tutto quanto egli ha fatto per aiutare Chiara Rizzo, peraltro sempre rimanendo nel lecito… È l’invaghimento di Claudio Scajola per questa donna estremamente bella, molto affascinante e, soprattutto, rimasta improvvisamente sola e disperatamente bisognosa di aiuto per qualunque cosa, a essere il motore di ogni sua azione. Ed è così che l’affetto nato nel corso degli anni, complice certamente anche il bisogno di aiuto di questa donna al quale lo Scajola non rimane sordo, prende corpo e si trasforma via via in una vera e propria passione”. Non sembra un romanzo d’appendice? L’eroina abbandonata dal marito viene soccorsa da un cavaliere senza macchia. La passione però non è destinata al lieto fine, indipendentemente dagli esiti carcerari. Perché lady Matacena finisce per legarsi a Francesco Bellavista Caltagirone (la donna ha ammesso che la Porsche Cayenne su cui viaggiava era un “dono” dell’imprenditore) e l’ex ministro dell’Interno non la prende affatto bene. È naturalmente geloso di quella signora per cui “letteralmente stravede”. Sempre i difensori: “Scajola è l’uomo innamorato che diviene non solo vittima di un umano e comprensibile sentimento di gelosia nei confronti di questa donna ma che lo vede, anche, totalmente consenziente e sottomesso a qualunque sua richiesta, sia pur sempre rimanendo nell’ambito del lecito”. Lui è pronto a esaudire ogni sua pretesa, per “poter avere l’occasione di ritagliarsi dei momenti di intimità con lei”. Poverino. Durante l’interrogatorio, Scajola spiega ai pm: “Chiara è una donna intelligente, brava, perbene, ma confusissima e in qualche modo pasticciona… Io l’ho aiutata cercando di capirla, di assecondarla. Mi ha dato l’impressione di essere disperata, sola e senza risorse”. Anche se ha dovuto ammettere di essere rimasto alquanto perplesso dalla Porsche, di cui andò a verificare il valore su Quattroruote (!): 80 mila euro. Pas mal per una donna disperata e senza risorse. Alla fine di tutto questo, Scajola dovrebbe farci tenerezza. Gli hanno combinato un casino con la casa al Colosseo e come se non bastasse che cosa gli riserva il fato? La sventura d’innamorarsi di una lady pasticciona e disperata. Eppure non ci riesce proprio a suscitare qualche tipo di simpatia, nonostante gli sforzi letterari dei suoi difensori che tentano di farlo apparire come un Werther fuori tempo. Anzi il risultato è esattamente l’opposto: una grande irritazione. O peggio, la sensazione di essere presi in giro. A nostra insaputa.

Scritto da Angelo Amoretti

15 giugno, 2014 alle 10:05

L’interrogatorio di Scajola [da Corriere.it]

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Invece di riportare frasi sconnesse, trovo più semplice fare così:



Scritto da Angelo Amoretti

12 giugno, 2014 alle 15:31

Ecco l’archivio Scajola [da il Fatto Quotidiano]

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ECCO L’ARCHIVIO SCAJOLA
LE CARTE CHE COINVOLGONO B.
NEGLI SCRITTI DEL PREGIUDICATO (PER STUPRO) MARIO LEDDA, C’È IL RIFERIMENTO
AD ATTI GIUDIZIARI CHE SAREBBERO STATI TRASMESSI ILLECITAMENTE AL CAIMANO

di Marco Lillo, il Fatto Quotidiano

Silvio Berlusconi ieri mentre era ospite a Omnibus ha detto la sua sull’archivio segreto sequestrato al segretario di Claudio Scajola, Luciano Zocchi, braccio destro del politico di Imperia quando era al ministero. “Non potevo immaginarenulla di questo, bisognerà vedere – ha detto Berlusconi – quali carte sono, se sono veramente segrete, spero che non lo siano”. Purtroppo per Berlusconi però le carte segrete nell’archivio ci sono e riguardano proprio il grande segreto dei rapporti tra Claudio Scajola e l’ex presidente del consiglio. Le carte che possono mettere in imbarazzo il leader di Forza Italia sono quelle trovate dalla Guardia di Finanza di Roma a casa di Zocchi nel 2013 durante una perquisizione relativa all’inchiesta sull’eredità del marchese Gerini, contesa tra gli eredi e i salesiani.
In particolare “la cartellina azzurra recante la dicitura ‘CS – IM ML’ contenente carteggio relativo alla vicenda del latitante Mario Ledda” dove CS sta per Claudio Scajola, Im sta per IMperia e ML sta per Mario Ledda. In quel faldone sono contenute le 150 pagine del fascicolo integrale dell’indagine penale sul favoreggiamento di Mario Ledda, un condannato per violenza carnale e altri reati che fuggì latitante in Francia. L’indagine, della quale Il Fatto si è già occupato nel novembre del 2011, era partita nel 2002 a Milano con le dichiarazioni accusatorie della vedova Ledda, Maria Di Liberto, poi deceduta, e la consegna di un memoriale dell’ex latitante, morto il 21 dicembre del 2001 per un tumore alla gola. L’inchiesta è stata poi trasferita per competenza
a Imperia nelle mani del procuratore Galliano poi girata alla magistratura di Imperia che non ritenne di ravvisare le prove di reati né iscrisse sul registro degli indagati Claudio Scajola e archiviò tutto.
La seconda cartellina dell’archivio trovato a Luciano Zocchi, ha un titolo inquietante: “Potere e verità non coincidono’, contenente – si legge nel verbale di sequestro – un nastro registrato, corrispondenza e documentazione relativa alla vicenda Mario Ledda”.
In quelle carte c’è la storia di un lungo rapporto dell’ex ministro con il pregiudicato Ledda.
Nel faldone c’è il suo casellario giudiziale: 5 pagine di precedenti dalla truffa alla violenza carnale. Dopo la condanna definitiva nel 1998 Ledda fuggì in Francia, a suo dire aiutato da Scajola e dai suoi amici. Poi fu arrestato in Francia su denuncia dell’imprenditore Pietro Isnardi nel 1999. Dopo quell’arresto inizia una lunga serie di pressioni su Scajola.
In una lettera del settembre 1999 (pubblicata sotto) Ledda chiede aiuto a Scajola dopo essere finito in carcere in Francia. Il pregiudicato ricorda minacciosamente a Scajola il suo ruolo nell’avere favorito la sua carriera sponsorizzandolo con Berlusconi e poi richiama l’aiuto ricevuto nella latitanza da Scajola, dallo stesso Isnardi e poi da Vito Lucia e da Roberto Mengozzi, due persone legate al ministro e a Isnardi. Il memoriale è da prendere con le molle visto che la Procura di Imperia non vi ha ravvisato reati.
Tre mesi prima di morire, Mario Ledda invia un telegramma, consegnato poi dalla vedova Ledda al pm di Milano.
Zocchi ha ottenuto queste carte dell’indagine legalmente e facendone richiesta a Imperia.
Il telegramma è destinato alla moglie di Scajola. C’è scritto: “Cara Maria Teresa, sono contento per quello che leggo che anche tu diventi famosa… sulla scia di tuo marito da me portato sugli altari. A salire è facile ma è altresì rapida la discesa se si dimenticano gli antefatti alla base di un successo. Auguro lunga attività e successo rammentando a te e lui (al ministro Ndr) i tempi del felice connubio con Pietro (Isnardi Ndr); Vito (Lucia, Ndr); Mengozzi e altri, sperando con ciò che non gli sia di futuro fastidio“. Mario L”. In pratica il condannato, rientrato in Italia e finito ai domiciliari, ricordava al ministro tramite la moglie che poteva dire i nomi di quelli che – secondo lui – lo avevano aiutato nella latitanza compiendo un reato.
Un mese dopo Scajola, secondo la testimonianza della vedova Maria Di Liberto, confermata da Luciano Zocchi, interessa il suo segretario particolare per tenere buona la signora.
Ma in quelle carte ricorre spesso il nome di Silvio Berlusconi.
C’è un’informativa dei Carabinieri di Milano al pm Carnevali del 10 ottobre 2002 in cui si legge che Maria D Liberto in data 16 e 17 luglio 2002 aveva riferito “il nominativo della persona, ora deceduta, che aveva presentato Mario Ledda all’onorevole Silvio Berlusconi: “che era comunque una persona di fiducia del dottor Berlusconi presso la cui abitazione aveva libero accesso” ovvero tale Edoardo Teruzzi, persona che in epoca remota aveva costruito un complesso residenziale nell’hinterland di Milano”. I Carabinieri in una seconda informativa della Stazione di Brugherio datata 1996 aggiungono che Teruzzi era impiegato presso la Fininvest e ‘procacciatore di affari di Berlusconi’. Nel suo memoriale, consegnato alla vedova perché lo usasse contro Scajola per ‘vendicarlo’ del suo scarso aiuto, Ledda raccontava le confidenze ricevute dall’ex ministro quando erano amici perché gli era riconoscente per il ruolo giocato nel portarlo da Berlusconi.
Scajola gli avrebbe riferito tra l’altro che un maresciallo in servizio al Palazzo di Giustizia di Milano si era offerto di aiutarlo ad avere notizie sulle indagini che riguardavano Berlusconi. Poteva rivelarsi molto prezioso perché vedeva le carte prima dei pm milanesi.
Questa parte del memoriale che riguardava le soffiate del maresciallo sulle indagini di Berlusconi è stata stralciata nel 2002 dal magistrato della Procura di Milano che aveva in carico il caso: l’aggiunto Corrado Carnevali. Le carte quindi non sono presenti nell’archivio di Zocchi. Certamente non sarà stata trovata alcuna prova contro il carabiniere che ha continuato poi a prestare servizio per l’Arma. Il procuratore aggiunto Carnevali si era mosso con grande cautela. Allora non era filtrata nessuna notizia sull’inchiesta che sarebbe stata deflagrante per la politica nazionale:
quando la vedova di Mario Ledda, dopo la sua morte, si presentata in Procura piena di risentimento e carte, Scajola è ministro dell’interno.

Marco Lillo

Oggi il Fatto Quotidiano è davvero ricco di notizie riguardanti il nostro grande statista: per esempio, c’è una lettera che gli inviò il 9 settembre 1999 “il” Mario Ledda.

Nota curiosa: nell’articolo di Lillo si legge che “l’inchiesta è stata poi trasferita per competenza a Imperia nelle mani del procuratore Galliano poi girata alla magistratura di Imperia che non ritenne di ravvisare le prove di reati né iscrisse sul registro degli indagati Claudio Scajola e archiviò tutto.”

un condannato
per violenza carnale e
altri reati che fuggì latitante in
Francia. da Nizza il 9 settembre 1999 molto commovente.

Scritto da Angelo Amoretti

23 maggio, 2014 alle 12:39

Pappa & Ciccia non si può

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Clamoroso! “Scajola: Faccio scoppiare un casino”.


Cliccare sull’immagine per ascoltare la simpatica conversazione

Mi piacerebbe sapere cosa intende dire quando afferma che “Il Fatto sgonfia per cercare di avere qualche cosa contro” e mi domando pure se in Forza Italia, anche al di fuori dei confini imperiesi, dormono tutti sonni tranquilli e se sono aumentate le vendite di camomilla.
Alla gentile Lucia vorrei ricordare di mandare a Dagospia e a lastampa.it la stessa mail che mandò a me e dirle che sono d’accordo con lei: sua madre meriterebbe un monumento, vicino a quello di suo padre.

Scritto da Angelo Amoretti

21 maggio, 2014 alle 18:31

Un politico avvisò Scajola: “Marco Biagi è in pericolo”

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L’INCHIESTA SULLE CARTE TRAFUGATE
L’appunto sarebbe nell’archivio sequestrato all’ex ministro

Guido Ruotolo – La Stampa

Un appunto. Ci sarebbe anche l’appunto di un politico tra i documenti trovati nell’archivio dell’ex ministro dell’Interno, Claudio Scajola, inviato dalla Procura di Roma a quella di Bologna. E in quell’appunto il politico avrebbe scritto all’ex ministro oggi in carcere per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena: «Guarda che Marco Biagi è in pericolo».
Dunque, ritagli di giornali, documenti del ministero dell’Interno, appunti compromettenti, come il messaggio del politico che potrebbe confermare la ipotesi che quella di Scajola fu una gravissima sottovalutazione dei rischi che il giuslavorista bolognese stava correndo. Avendo, lui, all’epoca, detto di non aver avuto coscienza del pericolo che Biagi correva.
Già allora, quella tesi fu confutata da autorevoli esponenti politici, come Pierferdinando Casini che sostenne di aver segnalato al capo della Polizia le richieste di protezione del giuslavorista. Ma anche altri documenti riservati (o segreti) sarebbero stati ritrovati dalla Procura di Roma nella disponibilità dell’ex capo della segreteria di Scajola, Luciano Zocchi, indagato per la presunta truffa ai Salesiani, e del funzionario dell’Aise al quale sarebbero finiti faldoni e i sacchi neri della raccolta dei rifiuti riempiti di dossier e faldoni dell’archivio dell’ex numero uno del Viminale. E la Procura sta cercando di definire la effettiva qualificazione di quei documenti la Procura.
Il pm romano Sergio Colaiocco ha interrogato a metà aprile Claudio Scajola, dopo aver aperto un fascicolo a suo carico per sottrazione di atti. Con il pm l’ex ministro si è giustificando sostenendo che tutta la documentazione rinvenuta era stata prelevata dalla sua segreteria e comunque si trattava di materiale non riservato o segreto. Tesi che cozzerebbe con quanto affermerebbero alcuni report della nostra intelligence.
L’inchiesta romana potrebbe essere al giro di boa. Certo è che sugli archivi di Scajola si sono incentrate le aspettative di diverse procure. Reggio Calabria aspetta l’interrogatorio di garanzia di chiara Ricci, la moglie di Matacena, prima di andare in Liguria, a prendere visione dell’archivio sigillato dalla Dia dell’ex ministro.

Scritto da Angelo Amoretti

21 maggio, 2014 alle 11:59

Considerazioni sull’arresto di Scajola

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Da qualche giorno mi si chiede di scrivere qualcosa sull’arresto dell’On. Claudio Scajola e finalmente trovo un po’ di tempo per farlo.
Evito di scrivere tutto ciò che scrivono gli altri perché la stessa notizia che trovate su un portale o su un quotidiano online o cartaceo, proviene dall’Ansa o da altri quotidiani ed è un minestrone che a forza di girare stanca.
In verità non saprei neppure da che parte iniziare e non mi va di sparare sulla Croce Rossa, anche perché non è escluso che tra non molto, magari, ci sarà un ritorno trionfale del nostro statista e ad aspettarlo sul ponte dell’Impero ci saranno anche quelli che oggi gli danno addosso e domani lo chiameranno per intervistarlo.
E’ meglio sgombrare subito il campo da equivoci: di Scajola non mi fido e della Giustizia neppure. Lo dico con tutto il rispetto per giudici, magistrati e tutto ciò che le gira intorno.
Per capire cosa intendo dire provate a ripensare alla sentenza su Andreotti, alla vicenda Dell’Utri e a quella di Berlusconi, per non andare tanto lontano.
Non mi fido, ma rispetto le sentenze. E quella per Scajola deve ancora arrivare. Dal momento che ritengo questo Paese, il mio Paese, un Paese da terzo mondo non esprimo giudizi perché in campo politico e giudiziario ne ho viste già fin troppe.
Vorrei solo fare una riflessione e, seriamente, chiedo il vostro parere, giusto per confrontarlo e chiarirmi meglio le idee.
Il nostro concittadino è, quel che si dice dalle nostre parti, un tonno, tanto per cominciare. E lo dico senza cattiveria: mi domando come possa uno che è stato Ministro dell’Interno e poi presidente del Copaco, nel 2014, dopo tutto ciò che abbiamo letto sulle intercettazioni, che tra l’altro riguardavano anche lui, continuare allegramente a parlare con quello “strumento del cazzo” (come lui chiama il cellulare).
Ingenuità, spregiudicatezza, sentirsi immune e al di sopra di tutto? Non so rispondere, ma mi piacerebbe tanto poterlo fare.
Nelle cronache si parla anche di una eventuale appartenenza a una qualche loggia massonica, ma ho l’impressione che chi l’ha scritto abbia le idee poco chiare sulla Massoneria.
Non ce lo vedo, Sciaboletta, con i pantaloni tirati su, gli occhi bendati e il cappio al collo. Al limite lo vedo con i pantaloni tirati giù insieme a una bella ragazza bendata e con il cappio al collo.
Se fosse un “fratello” come mai è stato arrestato, per dire? Certo, anche i fratelli finiscono al fresco, qualche volta, ma Craxi e Berlusconi no.
Il pregiudicato dice che l’esclusione di Scajola dalle liste per le elezioni Europee non dipende dal fatto che sulla testa del nostro aleggiasse il tintinnio delle manette, ma dal fatto che, secondo certi sondaggi, avrebbe portato pochi voti.
Penso che sia una palla colossale. Su Sanremonews, nel giorno più nero del ponente ligure, prima c’era quella notizia, poi è comparsa quella dell’arresto.
Dunque: Berlusconi e Toti sapevano che le manette stavano arrivando. Scajola lo sapeva o no?
Uno che è stato Ministro dell’Interno e che ai suoi ebbe a dire: “So tutto di voi” ce l’avrà ancora qualche talpa da qualche parte o ce l’ha solo nella piantagione di asparagi? Forse è per questo che in quella che era una “baracca” teneva anche una doppietta: per sparare alla talpa?
E se lo sapeva, come mai non si è dato alla fuga? Ha sbagliato i tempi? Pensava di essere candidato, vincere e farla franca?
Come mai, ripeto, uno che è stato rivoltato come un calzino e, diciamolo, preso per il culo alla grande anche dalla polizia che va in cerca di anfore tanto per fare un sopralluogo, si fa trovare con dossier che neppure le piccole ditte che lavorano in nero tengono in casa? Come mai usava quel codice ridicolo [L. = Libano; B. = Beirut] ? Pensa che siano tutti abbelinati o un po’ lo è lui?
Se per parlare di questioni portuali si blindava nella stanza schermata (ricordate?) come mai per parlare di aiutare un mafioso (esterno) usava lo “strumento del cazzo” o gli altri ancora più cazzuti (Skype e Viber)?
Come mai mandava la scorta qua e là senza preoccuparsi che magari li avrebbero pinzati e che i contribuenti si sarebbero leggermente indignati?
Ecco, queste sono le domande che mi pongo e alle quali, con il vostro aiuto, spero di dare una risposta.

P.S. Se c’è qualche fratello che legge, magari con un nick tipo “Hiram”, “Stella del mattino” e via dicendo, può dirmi se il nostro è o non è massone, giusto per confortare la mia tesi?
P.S.2: di commenti inutili  faccio a meno perché ritengo che la questione sia seria.
Grazie.

Scritto da Angelo Amoretti

12 maggio, 2014 alle 17:57

Arrestato l’On. Claudio Scajola

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L’ ex ministro è stato arrestato dagli investigatori della Dia in un noto albergo della capitale. Otto i provvedimenti eseguiti della Dia di Reggio Calabria, tra cui persone ritenute legate al noto imprenditore reggino ed ex parlamentare Amedeo Matacena, anch’egli colpito da provvedimento restrittivo insieme alla moglie Chiara Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis. Matacena è latitante, dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
[fonte: il Fatto Quotidiano.it]

Scritto da Angelo Amoretti

8 maggio, 2014 alle 9:32

Pubblicato in Politica

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Asparagi amari

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Ecco le interviste a Claudio Scajola pubblicate ieri dal Corriere della Sera e Il Secolo XIX dalle quali si evince che probabilmente il nostro farà votare la lista  ”Cervo con Zeddapiras“.

CORRIERE DELLA SERA

L’escluso. L’ex coordinatore di FI: «Mi dedicherò alla famiglia»
L’ex ministro si ritira nell’orto
«Mi bastonano sempre. Volti nuovi? Leggete le liste»
«Chi usa la storia della casa è un infame»

«Io non ci sono».

Non è il numero di Claudio Scajola?

«Sono io, ma faccia conto che sta parlando con un fantasma».

Un fantasma?

«Sono nel mio giardino, cammino avanti e indietro e curo le piante. Sono impegnato con i miei asparagi ed è la cosa che mi dà più soddisfazione in questo momento».

Sono le 17.35 e l’ex ministro degli Interni, delle Attività produttive, dell’Attuazione del programma e dello Sviluppo economico con Berlusconi — già sindaco di Imperia, coordinatore
nazionale di Forza Italia, deputato, nonché presidente del Copaco — ha ormai la certezza di essere stato fatto fuori dalle liste azzurre per le elezioni Europee.

Silurato?

«Mancano tre ore alla chiusura e nessuno mi ha chiamato. Non sapendo nulla, arguisco di non essere in lista. Avevo dato la mia disponibilità, ma non è stata raccolta».

È deluso? Arrabbiato?

«Non è giornata, quindi sistemo gli asparagi. Ormai sono rodato a prendere bastonate dai miei. Non si offenda, la saluto e mi dedico alle piante».

Su Imperia cala il sole, le agenzie di stampa battono i nomi dei prescelti e Scajola non c’è.

Questa volta risponde al primo squillo: «Lei di certo sa che al tramonto l’orto si lascia quieto».

Appunto, lasciamo stare la botanica e parliamo di Forza Italia. È ancora il suo partito? Darà una mano in campagna elettorale o se ne va anche lei, dopo Bonaiuti?

«Adesso vorrei occuparmi della mia famiglia, che è per me la cosa più importante».

La sua esclusione non è ancora ufficiale…

«In queste cose l’ufficialità è data dalla non notizia. Ho fatto liste per tutta la mia vita politica. Liste inclusive, dove i territori erano rappresentati e anche la diverse anime di Forza Italia. Tutte, in modo equilibrato. Ecco, io sono rimasto a quella cultura lì».

Il capolista nel Nord Est è Giovanni Toti. Il consigliere politico di Berlusconi ed ex direttore del Tg4 ha detto che lei non può correre alle Europee, perché la vicenda della casa al Colosseo «pesa troppo».

«Si vede che le assoluzioni con formula piena non bastano più. Nelle motivazioni della sentenza di un tribunale della Repubblica c’è scritto, tra virgolette, “Scajola era all’oscuro di quello che gli veniva tramato alle spalle”».

La procura di Roma ha impugnato la sentenza.

«La storia della casa è un pretesto e chi lo utilizza è un infame».

C’è anche il tema del rinnovamento. Lei in effetti non è proprio un nuovo innesto…

«Ma le ha lette, le liste? Ha visto chi c’è al Sud? Raffaele Fitto, Clemente Mastella…»

Nuovissimi non sono, in effetti. E hanno anche qualche problemino con la giustizia.

«Non voglio esprimere giudizi, sono tutte belle persone. Io non ne ho mai voluto fare una questione personale, ho chiesto liste competitive per mobilitare gli elettori sul territorio».

Ha detto che la base, senza di lei in lista, non si mobiliterà. E che Forza Italia rischia di essere scavalcata da Grillo.

«Ho posto una questione politica. Adesso però devo andare. Mi stanno cercando tutti, anche se io non ho nessuna voglia di parlare».

Monica Guerzoni – Corriere della Sera

IL SECOLO XIX

L’intervista:

Scajola: «Io non in lista perché faccio ombra, ma resto in Forza Italia».

«Ho passato il pomeriggio a coltivare gli asparagi. Loro sì che danno soddisfazione, crescono bene e in fretta».

Quasi lo vedi, Claudio Scajola, nell’orto di Villa Nininaacurare gli ortaggi, che qualche volta (e per qualcuno spesso) danno più soddisfazioni degli uomini.
Scajola è fuori: niente candidatura alle Europee.
Le liste del collegio Nord Ovest sono state un cruccio fino all’ultimo giorno, per Forza Italia. Tira e molla, tira e molla. Poi il responso: niet, e nemmeno una telefonata dall’ex Cavaliere per indorare la pillola.
E così,camminando intorno alla villa di DianoCalderina,la sua fantasia sarebbe di impugnare il manico della zappae di romperlo in testa a qualcuno. Ma non va così: anche quando ha la mosca al naso, Scajola conta fino a dieci e poi smorza i toni.

«Chiariamoci subito. Io non ho chiesto niente. Non sono andato da nessuno con il piattino in mano. Io ho solo dato, anche per iscritto, tutta la mia disponibilità per queste elezioni Europee».

Mettersi a disposizione, come lei ha fatto, al netto del politichese vuol dire sollecitare una candidatura o almeno sperarci…

«No. Vuol dire dare il massimo contributo di esperienza per fare in modo che le liste siano davvero competitive, che possano vincere. E non solo perché c’è Scajola: ma perché ogni scelta dev’essere commisurata al risultato, bisogna selezionare gli uomini migliori».

Invece nulla.

«Invece non sono candidato e a questo punto posso dire soltanto una cosa: auguri».

Auguri e addio?

«Auguri e per l’intanto prendo mia moglie e insieme andiamo a farci una vacanza di quattro giorni per Pasqua».

Il che non vuol dire che Scajola lascia Forza Italia…

«Anche questa cosa dev’essere chiarita una volta per tutte. Io ho visto la nascita di Forza Italia, io non me ne vado. Sono girate tante ipotesi fantasiose, in questi ultimi giorni, persino che io mi sarei candidato con altre liste, sempre nell’ambito del centrodestra…».

I boatos sono girati eccome. Ha fatto anche capolino l’opzione Udc…

«Ecco, appunto. Tutte cose senza alcun fondamento. Da Forza Italia non me ne andrò».

La verità: Silvio Berlusconi si è fatto vivo?

«No».

Non ha nemmeno provato a cercarlo, magari senza ottenere risposta?

«Ho già detto che ho trascorso la giornata a coltivare asparagi e la mia risposta è chiarissima».

Perché lo stop a Scajola?

«Questo non credo di dover essere io a spiegarlo. So che io ho fatto, ma soprattutto “loro” hanno fatto, una serie di sondaggi.E il risultato era chiarissimo: avrei ottenuto un risultato elettorale brillante. Dico di più: non soltanto in Liguria, e la cosa sarebbe stata naturale, ma anche in Lombardia e in Piemonte. Molte, moltissime preferenze».

Allora Forza Italia è autolesionista?

«E non spetta a me parlare! Le analisi sono già state scritte, sono stati altri, gli esperti di politica, a spiegare la dinamica della mia esclusione. Magari avrei potuto mettere in ombra qualcuno? Non lo so, vedo che qualcuno lo scrive già da giorni».

D’accordo. Quel nome dalla bocca di Claudio Scajola non esce e non c’è verso. È quello di Giovanni Toti, il consigliere politico dell’ex premier Silvio Berlusconi, l’ex direttore del Tg4 nell’epoca post Fede .Sarà lui il capolista della circoscrizione Nord Ovest. È quello il punto debole ,il tallone di Achille di Scajola. Ancora di più ora che gli analisti politici scrivono, tutti a chiare lettere, del suo sacrificio per mettere in pista di lancio l’astro nascente degli Azzurri.

Avrebbe potuto scombussolare giochi già fatti?

«Non credo fossero già fatti, visto che il quadro della nostra circoscrizione è stato l’unico a rimanere aperto fino all’ultima giornata. Io constato solo che avrei potuto fare un ottimo risultato e tutti i test l’hanno confermato».

Il Cav, anzi, l’ex Cav, aveva espresso dei dubbi sulla sua candidatura qualche settimana fa. Aveva detto che la vicenda della casa al Colosseo avrebbe comunque pesato nell’immaginario dell’elettorato.

«Ma io da quella vicenda sono stato assolto, anche il giudice ha creduto alla mia innocenza. Anzi, questa sentenza sarebbe stata il miglior viatico per una candidatura. No, non credo sia questo il motivo di questa scelta».

Adesso che cosa succederà all’interno di Forza Italia, in Liguria?

«Ho già detto che parto per le vacanze. Soltanto al mio ritorno sarà il caso di fare qualunque altra valutazione,sicuramente non oggi. Oggi asparagi».

Ha dichiarato nelle scorse settimane che lei non avrebbe mai praticato il tradimento comearma di rivincita, nemmeno nel caso di una sua esclusione dalla corsa all’Europa.

«Infatti faccio a tutti i migliori auguri»

Marco Menduni – Il Secolo XIX

Scritto da Angelo Amoretti

18 aprile, 2014 alle 9:16