Archivio per il mese di settembre, 2005

A volte vanno, a volte vengono

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Si dice che Fulvio Vassallo, ex assessore regionale dei DS, per gli amici detto ‘Barù‘, sarà candidato alla Presidenza della Provincia per le prossime elezioni.
Nei prossimi tre mesi (dopo non vale), se lo incontrerò e mi saluterà, forse gli darò il voto.

Scritto da Angelo Amoretti

30 settembre, 2005 alle 11:45

Pubblicato in Politica

Dietrofront

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Pare che il Comune abbia accantonato l’idea di costruire il campo da golf.
Forse i responsabili, riflettendoci meglio, avranno dedotto che un campo a nove buche per Imperia non è propriamente il massimo. Poi, diamine, ce ne sono già così tante di buche per le strade!
O forse hanno pensato che sarebbe stato difficile assumere qualcuno che andasse a recuperare le palline in mare: ve l’immaginate un energumeno vestito da sub, lì sul campo, tuffarsi di tanto in tanto in mare per andare a raccoglierle? Bush, giocando con Putin, Blair e Berlusconi, magari si sarebbe spaventato e probabilmente avrebbe pensato che i terroristi possono arrivare anche dal mare.
Sarebbe stato capace di far sganciare due bombette dall’aviazione davanti al porto di Oneglia. Lo avesse fatto giusto prima di S. Giovanni, perlomeno alla festa ci sarebbe stato fritto misto gratis per tutti.

Scritto da Angelo Amoretti

28 settembre, 2005 alle 10:44

Pubblicato in Ambiente

Brutte storie

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Stamattina l’avvocato Arrigo Molinari è stato trovato ucciso a coltellate nel suo appartamento di Andora.
Era stato Questore di Genova e da qualche anno faceva l’avvocato. Recentemente aveva citato sei dirigenti di un istituto di credito della nostra città per usura.
La notizia viene riportata da Repubblica.it, da Sanremo News e da Radio Amicizia.
Sui siti viene dato molto risalto al fatto che l’avvocato ’si era occupato della morte di Luigi Tenco‘ e che ‘era stato il primo a entrare nella sua stanza’. Per contro, è appena accennata la notizia della denuncia dei sei presunti usurai che si sono succeduti nell’istituto di credito della nostra città.
Strano che si sappiano i nomi dei due che erano tutelati dall’avvocato: Carlo e Maria Teresa Pallavicini (ormai defunta) e che dei sei dirigenti bancari non si conoscano neppure le iniziali nè tanto meno il nome della Banca in cui lavoravano.
Ora ci sarà un’inchiesta in più e speriamo che presto sia fatta piena luce su questa triste vicenda.

Scritto da Angelo Amoretti

27 settembre, 2005 alle 11:26

Pubblicato in Cronaca

Acqua Marcia in porto

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Riflettendoci bene suona strana la storia della Porto di Imperia SpA.
Lì per Lì verrebbe da pensare che Forza Italia si stia impadronendo di Imperia, ma non è vero: probabilmente le mani che ora sono sulla città diventeranno democristiane.
Beatrice Cozzi Parodi è la vedova dell’onorevole Gianfranco Cozzi, titolare della Giacofin di Cozzi Gianfranco & C. S.A.S. , che controlla il 57,5 % della società Il Porto del Tirreno S.r.l., come si può leggere qua.
Cozzi era stato appoggiato da Claudio Scajola che, dopo le amministrative di quest’anno, aveva dichiarato di essere pronto a formare una sua corrente in FI insieme ad altri parlamentari.
Gaetano Caltagirone è il suocero di Pierferdinando Casini ed è sempre stato vicino alla DC di Andreotti.
Insomma: c’è da scommettere che se malauguratamente Forza Italia sparirà dalla circolazione, ci saranno anche da noi molti uomini tutti d’un pezzo che in fretta e furia getteranno alle ortiche i distintivi di FI e metteranno quelli della nuova DC.
Le bandiere potranno sempre venderle per i prossimi campionati mondiali di calcio. In fondo è così che avrebbe fatto Berlusconi se non avesse vinto le elezioni, quando era ’sceso in campo’.
Nel frattempo nel Porto c’è l’acqua marcia.
Non sentite la puzza?

Scritto da Angelo Amoretti

26 settembre, 2005 alle 8:42

Pubblicato in Politica

SAD CITY – di E. Stark – Seconda puntata

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Quando ci fu il boom dei cellulari il divertimento principale, quando si era in pizzeria o al bar, era quello di far sentire le suonerie agli altri o di descrivere le prestazioni del proprio telefonino, come fosse stato un prolungamento di se stessi.
A pensarci bene chissà che uno psicologo non ci abbia già tirato fuori qualche cazzata del tipo ‘è un simbolo fallico’. Tutti i torti non li avrebbe. Immaginate la scena: l’uomo che mostra il suo, che è più bello di quello degli altri, e la donna che stringe il suo, nel senso ‘quello che ho fra le mani io è più bello del tuo’. Naturalmente ci si scambiavano subito i numeri. Una ragazza mi chiese il mio e le risposi: «Mi dispiace, non ce l’ho il telefonino».
Sul suo viso apparve un’espressione che all’inizio sembrava le avessi confidato di avere la rabbia, poi cambiò in una smorfia che sembrava voler dire:«Caro mio, sei proprio messo male!» e mi chiese:«Ma come fai senza cellulare?»
Le risposi che non ne avevo la necessità e tutto, ma proprio tutto, finì lì.
Sad City era una bella città in fin dei conti, ma era moribonda.
Le cause del suo declino erano molte, forse perchè aveva una bassa natalità, o forse semplicemente perchè i giovani, una volta ottenuto il diploma, emigravano nelle città che potessero offrir loro un futuro un po’ più roseo soprattutto dal punto di vista professionale. A onor del vero occorre dire che in tutta Italia, se non nell’intero mondo occidentale, ce la stavamo passando maluccio.
Anche per questo la gente era triste e i giovani svogliati.
Se andavo in un bar e alla ragazza che mi serviva il caffè dicevo: «Ciao!», lei a malepena rispondeva:«Buongiorno».
Per chi come me era stato in altre città molto più grandi e che in fondo nella mia c’ero nato e cresciuto, tutto questo appariva perlomeno bizzarro. Eppure era difficile vedere qualcuno sorriderti. E non succedeva solo con me, era proprio un fenomeno generalizzato.
Sad City aveva quarantamila abitanti, proprio come la Poisonville di Dashiell Hammett. Quella era la città dei veleni, la mia quella della tristezza. Quelli della mia età, e non solo quelli, erano diventati da anni una massa di pecorelle.
Ogni lunedì, nella stagione autunno-inverno, appuntamento fisso al cinema Roma per il Cineforum. Poteva esserci la più grossa cazzata di film iraniano, indiano o turco – per fare un esempio – che tutti andavano a vederlo. Poi, se al martedì proiettavano un capolavoro in un altro cinema, beh, i ‘cinefili’ di Sad City neppure lo sapevano.
E se dicevi loro che, secondo te, ‘Le Iene’ di Quentin Tarantino è un capolavoro, eri perduto per sempre.
Essendo una cittadina di provincia, molti film a Sad City arrivavano quando nel resto d’Italia erano già usciti da settimane, se si escludono i classici natalizi.
Allora per far girare le palle a quelli che non amavano Tarantino, spesso andavo al Cineforum a rivedere un film che avevo già visto a Genova o a Roma. Non ero così crudele e buzzurro da raccontare il finale in anticipo, come fanno molti crudeli buzzurri, mi limitavo a dire:« L’ho già visto e avevo voglia di rivederlo.» «Ah Si?!! E dove lo hai visto?» chiedevano le pecorelle semi smarrite.
«In Francia, in lingua originale» rispondevo.
Non era vero, ma cribbio, crudele e buzzurro no, ma un pò stronzo sì. Se non lo eri te lo facevano diventare.

Fine seconda puntata – continua –

Scritto da Angelo Amoretti

25 settembre, 2005 alle 9:41

Pubblicato in Racconti

Poltrone

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Il Secolo XIX anticipa oggi i nomi dei dodici componenti della SpA Porto di Imperia.
Quattro di loro saranno nominati dal Comune, altrettanti dalla Imperia Sviluppo (la cordata di imprenditori locali), e altri quattro in rappresentanza di Acquamarcia dei fratelli Caltagirone (il nome della Società, oltre a farmi passare la voglia di bere acqua, mi ricorda vecchi fantasmi di andreottiana memoria).
Qui di seguito i nomi della Porto di Imperia SpA.

Per il Comune: Enzo Amabile (della serie: a volte ritornano) e Marino Arimondi di Forza Italia; Marco Boetto Tedeschi di An e Luciano Garibaldi della minoranza.

Per Imperia Sviluppo: Gianfranco Carli (un Carli da qualche parte deve esserci sempre); Pietro Isnardi (idem con patate); Beatrice Cozzi Parodi e Carlo Conti.

Per il Gruppo Caltagirone: Gaetano Caltagirone, Ignazio Caltagirone e Andrea Gotti Lega. Manca un nome che verrà reso noto in giornata.

In questi giorni ci domandavamo dove fosse finita l’opposizione e perlomeno si è fatta vedere con questo manifesto:

Bentornata, opposizione!

Scritto da Angelo Amoretti

22 settembre, 2005 alle 14:30

Pubblicato in Attualità

Bonsai

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Alla Isnardi i prossimi 1 e 2 ottobre si svolgerà il X Congresso Nazionale dei Bonsai con tanto di esposizione.

Se parteciperanno tutti gli Scajola la mostra sarà veramente completa.

Scritto da Angelo Amoretti

22 settembre, 2005 alle 10:40

Pubblicato in Attualità

Società ambigue?

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Un caro amico mi ha raccontato quanto segue, chiedendo il mio consiglio:

Giorni fa sono stato contattato telefonicamente da una società che si chiama Italtrade per un’alettante offerta di lavoro. Si tratterebbe di vendere un prodotto con la possibilià di guadagnare 1.000 euro in un mese. Mi è stato detto che, in caso di interessamento, avrei dovuto presentarmi nei loro uffici, in Piazza dell’Unità Nazionale di fronte alla stazione ferroviaria di Oneglia.
Dal momento che, come sai, sono disoccupato, ho dato la mia disponibilità e due giorni dopo mi sono presentato puntuale all’appuntamento.
Purtroppo la prima impressione che ho avuto non è stata positiva: sul citofono ‘Italtrade‘ era scritto con un pennarello su un foglietto incollato sopra a un altro nome. Lo stesso per la porta dell’ufficio. Mi aspettavo di trovare una targhetta, invece anche lì ho trovato un pezzo di carta con la solita scritta a pennarello.
Beh, mi son detto:’staranno allestendo gli uffici’.
Un’avvenente signorina con accento straniero ha trascritto i miei dati, ha fotocopiato la mia carta d’identità e mi ha chiesto di aspettare.
Nella saletta d’aspetto con me c’erano altre due signore alle quali, tanto per chiacchierare un po’, ho chiesto se avessero capito, per telefono, di cosa si trattasse. Mi hanno risposto che avevano capito poco e niente e che erano lì per cercare di capire qualcosa di più.
Quando è stato il mio turno, sono entrato in una saletta dove c’era ad accogliermi un’altra graziosa signora con accento toscano.
Mi ha spiegato che si trattava di vendere un elettrodomestico ‘per la salute’ e che era inutile spiegarmelo perchè nel caso fossi stato prescelto, avrei dovuto frequentare un corso di tre mattine, in cui mi sarebbe stato mostrato l’oggetto e descritte le sue funzionalità.
La cosa che mi ha lasciato un attimo perplesso è stata che non ho visto nè un biglietto da visita, nè una carta intestata, nè un depliant.
Beh, mi son detto: ’saranno agli inizi’.
La tizia mi ha detto che ci sarebbe stata la possibilità di guadagnare 1.000 euro in un mese (venti giorni lavorativi) e che poi mi avrebbe spiegato meglio.
Arrivato a casa ho cercato di informarmi su questa Italtrade in internet, anche nei gruppi di Google, ma non ho trovato nulla al riguardo e le orecchie hanno cominciato a fischiarmi.
Un giorno o due dopo sono stato richiamato al telefono per un nuovo appuntamento, perchè ero stato ‘prescelto’.
A quel punto la simpatica signora mi ha spiegato meglio i dettagli, ma fino a un certo punto. Mi ha detto che Italtrade opera sul mercato italiano da circa dieci anni e che commercializza questo prodotto di una ditta americana con alle spalle cento anni di attività. Ha aggiunto che secondo i loro calcoli, facendo sessanta visite al mese (tre al giorno), si sarebbero venduti almeno dieci di questi apparecchi e si sarebbe potuto guadagnare 1.750 euro netti. Il lavoro lo avrei svolto nella mia zona.
Nel frattempo le orecchie mi fischiavano sempre di più perchè mi domandavo:’Come mai una ditta che opera da dieci anni non ha carta intestata o biglietti da visita?’
A questo punto le mie precedenti giustificazioni, quelle secondo cui ’saranno agli inizi’ , andavano a farsi benedire.
La funzionaria mi ha salutato dicendomi che alla fine del corso accelerato (che si terrà domani, giovedì e venerdì) mi sarebbe stato dato un apparecchio da portare a casa per il week end col quale fare esperienza di montaggio e smontaggio e eventualente presentarlo e venderlo a qualcuno.
Nuovo fischio alle orecchie:’Mi vien dato, venduto o affittato?
A questo punto volevo saperne di più per non ritrovarmi, alla fine di tre mattinate di corso, davanti a qualche spiacevole sorpresa.
Ho parlato con un mio amico che, guarda caso, era stato contattato pure lui e che aveva già avuto una brutta esperienza simile con un’altra ditta. A lui avevano detto le stesse cose: si trattava però di vendere un aspirapolvere con un sacco di funzioni a un prezzo piuttosto alto.
L’aspirapolvere aveva dovuto acquistarlo, ma qualcuno lo aveva venduto. Solo che alcuni clienti si erano lamentati perchè l’aggeggio era difettoso. E lui non era più riuscito a trovare la ditta che glieli aveva dati da vendere. Sparita nel nulla!
Sono tornato negli uffici e ho chiesto se era possibile avere la ragione sociale e stavolta un’altra signorina, meno avvenente delle altre, mi ha risposto col solito sorriso, ma con evidente fastidio, che non avendo bigliettini nè carta intestata non poteva soddisfare la mia richiesta. La mia fiducia cominciava a scricchiolare perchè mi son detto:’Se non hai un bigliettino, ma se sei una ditta seria, al limite puoi scrivermela a mano su un foglio!’.
Ho chiesto a un mio amico funzionario alla Camera di Commercio di cercare informazioni, ma poco dopo mi ha chiamato dicendomi che non aveva trovato traccia di questa Italtrade: una ditta fantasma.
Tu cosa ne pensi?

Gli ho risposto di lasciar perdere o perlomeno di stare molto attento a quello che gli avrebbero fatto firmare e comunque, di farmi sapere perchè la cosa incuriosiva anche me.

Scritto da Angelo Amoretti

20 settembre, 2005 alle 11:39

Pubblicato in Attualità

Targhe

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Bene: almeno una targa a Luciano Acquarone il Comune l’ha consegnata. È il minimo che si potesse fare.
Un’altra cosa che si si potrebbe fare è una mostra fotografica permanente dedicata al nostro atleta, con le fotografie a raccontare le sue innumerevoli vittorie e la sua lunghissima carriera.
Insieme al settantacinquenne maratoneta è stata premiata la quattordicenne pallanuotista Giulia Gorlero, nazionale juniores, il cui obiettivo è quello di essere convocata per i prossimi campionati europei.
A lei e a Luciano Acquarone vanno i complimenti e gli auguri di Imperia Parla.

Scritto da Angelo Amoretti

19 settembre, 2005 alle 10:39

Pubblicato in Personaggi

SAD CITY – di E. Stark – Prima puntata

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Sad City è una piccola città dell’italico nord ovest. La chiamo così da un pò di tempo, da quando aveva iniziato il suo lento ma inesorabile declino.
Anni prima un mio amico che si era trasferito in Florida e che per molto tempo aveva frequentato la città in cui vivevo, era venuto a farmi visita per qualche giorno. Una sera gli proposi di uscire per andare a bere una birra e lui mi disse: «Per favore, non portarmi da My Name perchè è un posto talmente desolato che mi fa venir tristezza».
La sua richiesta mi fece riflettere e per un lunghissimo attimo mi venne in mente l’ambiente: qualche donna quarantenne che cercava di farsi accalappiare da qualcuno, possibilmente più giovane, e altri quarantenni che cercavano di accalappiarla, anche solo per una serata. Uomini che discutevano sulle prestazioni della Ferrari e della Juventus bevendo birra e digestivi. Altri a un passo dalla rovina finanziaria, ma che bene o male tiravano avanti con l’aiuto dei parenti.
Un tizio di cui non ricordo più il nome che lavorava in un ente pubblico, il ventotto del mese, quello successivo al giorno di paga, era già senza soldi perchè li aveva spesi con qualche puttana a bere champagne annacquato, oppure al gioco.
Una sera mi avvicinò chiedendomi:«Senti, avrei bisogno di un favore. Avresti mica cento euro da prestarmi?»
Dopo un attimo di sincero imbarazzo gli risposi che mi dispiaceva, ma non li avevo.

Dissi al mio amico: «Hai ragione, è un posto veramente triste. Dove preferisci andare?»
«Andiamo in qualsiasi altro fottutissimo posto, ma non da My Name!»
Finimmo da Duran. Perlomeno i clienti erano vecchi davvero e spesso era più divertente parlare con loro che con un trentenne. Generalmente sparavano cazzate, anche per via del vino che avevano in corpo, ma avevano la scusante dell’arteriosclerosi galoppante.
I discorsi al bar di quasi tutti i miei coetanei invece consistevano nel parlare di donne, macchine e telefonini. Erano ancora convinti, e lo sarebbero stati fino all’età della pensione, che per conquistare una donna fosse fondamentale avere una bella macchina e ogni anno la cambiavano. Sì perchè se nel 1999 avevano comprato la Focus e, se per caso non avevano beccato qualcuna, l’anno dopo compravano la Yaris. Le BMW e le Mercedes erano inarrivabili e non facevano parte dei loro piani, tanto erano in pochi ad averle. Non salivano di cilindrata o potenza, cercavano di rimanere sugli stessi livelli di spesa, comprando la macchina che in quel momento era più ‘in’ e le Smart da noi non lo erano.
Una volta ho cercato di far capire a un mio amico, nella maniera più indolore possibile, che se sei un uomo senza personalità e senza fascino, insomma, un uomo che non piaci, la macchina che stai guidando e che ti sei guadagnata col sudore della fronte, serve a ben poco.
Non credo che abbia capito, visto che si ostina a cambiarla ogni due anni e che generalmente il sedile accanto al suo è vuoto.

Fine prima puntata – continua –

Scritto da Angelo Amoretti

18 settembre, 2005 alle 16:38

Pubblicato in Racconti