Archivio per il mese di settembre, 2010

Giovanni Bonifazio non è piu’ delegato di quartiere

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Giovanni Bonifazio si è dimesso da delegato di quartiere [o di frazione] così gli “apostoli”, momentaneamente anziché dodici sono undici. Il posto di Bonifazio verrà occupato “ad interim” dal Sindaco? Già me lo vedo il Sindaco che fa un giro al Barcheto e in veste di delegato si spedisce un sms, poi arriva nel suo ufficio, lo legge e lo inoltra all’assessore. Ma a parte gli scherzi, non è questo il punto.
La storia è nota. Bonifazio era stato nominato in quanto eletto nelle liste della Lega Nord, poi, essendone uscito, il Sindaco ha ritenuto opportuno, anche per rispetto nei confronti degli elettori, rimuoverlo dall’incarico.
Quest’ultima frase è la classica che si legge ogniqualvolta qualcuno si dimette o viene dimesso, quindi non mi sono voluto far mancare niente e l’ho buttata lì.
La sostanza è che, come avevo già fatto notare in passato, a parte qualche rarissima eccezione, i delegati di frazione non servono a niente perché i cittadini neppure li conoscono. Perché non li conoscono? Semplice: perché non si fanno vedere. Perché non si fanno vedere? Questo bisognerebbe chiederlo a loro. Perché non c’è un modo uguale per tutti per poterli contattare? Bisognerebbe chiederlo al Sindaco.
Ho scritto che tra i dodici “apostoli” qualcuno valido c’è e uno di loro era proprio Giovanni Bonifazio.
Ormai lo sanno anche le pietre che qualche volta non mi sono trovato d’accordo con lui, specie, lo ricordo, quando era sorto il problema del centro sociale al Barcheto. Secondo me aveva un po’ troppi pregiudizi e purtroppo parlava senza conoscere bene la realtà. Ci siamo visti qualche volta e ne abbiamo parlato e nel frattempo credo che abbia rivisto un po’ i suoi pre-giudizi.
Detto questo: se c’era uno che avrebbe meritato più ascolto, torno a ripetere, è lui. Perché segnalava i problemi ed era – è – come si suol dire, “sul territorio“, “vicino alla gente“. Sembra una banalità oltremodo abusata, ma nel suo caso non lo è. Forse avrebbe dovuto cercare di comunicare direttamente con l’Assessore, ma a parte i medoti, i problemi li scovava e li segnalava.
Non so quante volte sia stato ascoltato. Certo è che se i suoi undici colleghi avessero fatto come lui, Sanremonews e Riviera24 sarebbero andati in tilt, e va bene, ma allora i delegati a cosa servono?
Mi dispiace che qualcuno dica che Bonifazio, anziché appoggiare l’amministrazione, ci andava contro.
Ma se c’è una strada piena di buche o un torrente che è diventato una discarica e i cittadini si rivolgono al delegato, costui cosa deve fare?
L’accanimento aumenta quando sei inascoltato.
A me piacerebbe sapere quanti dei problemi segnalati da Bonifazio sono stati presi in considerazione e risolti e torno a chiedere ancora che questi benedetti delegati di frazione facciano il compito che gli è stato assegnato e che l’amministrazione, possibilmente, prenda provvedimenti.
Prendiamo il caso della frazione in cui abito io. Lo stato della famosa fontana è stato visionato lo scorso inverno dall’assessore Broccoletti, accompagnato dalla delegata Ignazia Allegro. Beh…com’era un anno fa, è adesso. E questo lo dico non per andare contro all’amministrazione, ma per sollecitare un intervento.
Lo stesso vale per il torrente Prino. Tempo fa l’assessore Amoretti ha detto una mezza verità, dichiarando che il torrente era stato pulito fino al ponte romanico di Clavi. Forse è stato un lapsus e glielo torno a ricordare: è stato pulito fino al ponte dei Coppi Rossi. Da lì a monte è rimasto la foresta che era. Vogliamo fare qualcosa? Non dimentichiamo che la situazione con il passare del tempo peggiora, e non voglio immaginare le conseguenze di eventuali precipitazioni temporalesche, purtroppo assai probabili in questo periodo.
So che Bonifazio non rinuncerà a darsi da fare per il suo quartiere e anzi, visto che ora si è svincolato, è probabile che allargherà il suo raggio d’azione nell’intero comune e gli faccio tanti auguri.

Scritto da Angelo Amoretti

28 settembre, 2010 alle 13:12

Trasferito il capo della squadra mobile Raffaele Mascia

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Da noi, apparentemente, funziona così.
C’è un capo della squadra mobile, Raffaele Mascia, che oltre a contrastare l’immigrazione clandestina, si occupa anche di criminalità organizzata e i suoi rapporti con la politica.
Scopre che qualcuno, a sua insaputa, ha preso i voti dalla ‘ndrangheta e che quel qualcuno ci ha pure festeggiato insieme, saputi i risultati delle elezioni.
Succede che mentre Raffaele Mascia si dia da fare per scoprire come mai dalle nostre parti vengono rilasciati porto d’armi con una certa facilità a certe persone sposate con pregiudicati, si veda diminuire l’organico del 34% e che lo scorso 5 giugno debba ammettere che “questa situazione ci impedisce di contrastare adeguatamente la criminalità organizzata” [Il Secolo XIX, 26-9-2010].
Succede che dopo i clamorosi eventi, il Questore di Imperia Luigi Mauriello, venga convocato a Roma, forse affinché spieghi come mai, mentre la sua priorità sia quella della lotta ai clandestini, la malavita organizzata si è infilata un po’ dappertutto.
Succede che a Imperia i giovani che per brevità, senza stare a elencare i vari gruppi politici e culturali di appartenenza, mi piace chiamare “per la legalità“, facciano una manifestazione contro le mafie, con tanto di dibattito con personaggi assai autorevoli, e che i politici al potere, anziché appoggiarla in qualche maniera, se la prendano solo perché uno dei partecipanti indossa la fascia tricolore.
Succede che quando il Questore ritorna da Roma, tutto rimane come prima perché la sua discesa nella Capitale non aveva apparentemente nulla a che vedere con i fatti accaduti di recente: si trattava di un incontro programmato in precedenza.
Ma adesso la situazione è precipitata e il Capo della squadra mobile verrà trasferito e l’unico beneficio di cui potrà godere sarà la facoltà di scegliere il nuovo luogo di destinazione.
Dopodiché verrà trasferito anche il Questore, con le medesime modalità.
E viene da domandarsi cosa succederà nei prossimi mesi.
Qualche maligno aveva insinuato che il Questore, avendo individuato come problema più urgente l’immigrazione clandestina, avesse in fondo seguito quella che è la linea del governo, in principal modo del Ministro dell’Interno, Roberto Maroni. E allora a Imperia avremo un nuovo Capo della squadra mobile che si concentrerà soprattutto su questo o cercherà di continuare la battaglia intrapresa dal predecessore Mascia? Finirà che avremo una provincia svuotata da immigrati clandestini e strapiena di malavitosi?
In un commento a un post precedente, riguardo la Polposte e alle sue indagini sul Porto, avevo scritto che ci vuole un attimo a mandare a monte le indagini: basta prendere il Capo e trasferirlo a Lecco, per esempio. E qualcuno mi aveva fatto notare: “Perché proprio Lecco?
Aveva ragione: perlomeno potrà scegliere la città dove andarsene.

Scritto da Angelo Amoretti

27 settembre, 2010 alle 9:24

La perla della settimana

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Dopo aver letto le due precedenti chicche, un lettore affezionato mi ha segnalato questa che, sommata al finalino dell’Assessore Amoretti, se ne batte il belino di Raineri e Caltagirone [scusate il francesismo].
Il lettore mi ha pure segnalato questo video dal film “Johnny Stecchino” di e con Roberto Benigni.

Immagine anteprima YouTube

Non c’è altro da aggiungere.

Scritto da Angelo Amoretti

18 settembre, 2010 alle 22:57

Le chicche di una settimana

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Francesco Bellavista Caltagirone, prima di rilasciare l’intervista a Il Secolo XIX più sotto riportata, ne aveva rilasciata una in diretta a Imperia TV, in cui parlava di cose a me sconosciute.
Ne cito solo due.
All’inizio dell’intervista l’ingegnere parla di un sondaggio effettuato dalla Porto di Imperia Spa, secondo cui il nuovo porto turistico piacerebbe al 90% degli imperiesi.
La cosa mi riempie di gioia, ma qualcuno è in grado di dirmi quando e come è stato fatto il suddetto sondaggio?
L’altra cosa che mi ha fatto ben sperare sul futuro dei disoccupati è la dichiarazione di Francesco Bellavista Caltagirone che afferma che secondo i calcoli efettuati da Assonutica e da altri esperti del settore, un posto barca genera un indotto che darebbe lavoro a 4-5 persone, direttamente e indirettamente. E si lancia in una moltiplicazione di massima: 1.400×5= 7.000 nuovi posti di lavoro. Immagino che in tanti, compresi i sindacati, avranno stappato bottiglie di spumante nell’apprendere la notizia.
Forse è un po’ ottimistico come calcolo, ma spero con tutto il cuore che sia giusto per il bene nostro e di tutti i nostri figli disoccupati.

Click sull’immagine per rivedere l’intervista

***

L’altra chicca della settimana

Lo scorso venerdì la Riviera aveva scritto che qualcuno del Pdl nostrano era pronto a fare le valige per seguire Fini in Futuro e Libertà. Hanno smentito quasi tutti e sul numero di oggi, qualcuno aggiunge delle precisazioni. Uno di questi è Giacomo Raineri, consigliere provinciale del Pdl, già DC, UDC e Forza Italia:

Io ho aderito al Pdl e sono abituato a meditare prima di prendere una decisione. Non cambio idea da un momento all’altro. In questa fase sto bene dove sono. Se poi il panorama politico dovesse cambiare valuteremo. Per quanto riguarda Fini sono d’accordo con lui su alcuni temi come, ad esempio, la richiesta di una maggiore trasparenza e il rispetto del Capo dello Stato e della Costituzione. Detto questo, non credo abbia fatto bene a rompere l’alleanza con Berlusconi non rispettando il patto sottoscritto con gli elettori.

Per uno che poco prima delle elezioni ha fatto il salto della quaglia, questa dichiarazione è un must da incorniciare. E già che ci siamo, mi domando se il simpatico Raineri ha seguito bene la vicenda Fini/Pdl. Nel caso gli fosse sfuggito qualcosa, riguardi il filmato dell’intervento di Fini del 22 aprile scorso, durante la prima direzione nazionale del Popolo della Libertà. E poi riveda [o rilegga] tutto quello che ne è seguito e dica, almeno a se stesso, chi è stato a rompere.

Scritto da Angelo Amoretti

17 settembre, 2010 alle 12:35

Il sindaco Strescino, le classifiche e le frazioni

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La tredicesima edizione di Monitor Città di Fullresearch che stabilisce quali sono i sindaci più amati d’Italia, vede il nostro Paolo Strescino al settimo posto con il 61,8% di gradimento e gli faccio i miei sinceri complimenti.
Intervistato da La Stampa, dice che uno dei motivi del suo alto gradimento è il “rinnovato interesse verso le frazioni“.

Antica fontana di Clavi

Può darsi che mi sia sfuggito qualcosa e non essendo a conoscenza di quanto avvenuto di recente nelle altre frazioni, mi limito a chiedere se per caso ha dato un’occhiata a questo. E se sì, quando pensa di poter far tagliare le canne che ormai sono diventate un canneto vero e proprio [come quelli che sono nel torrente, a un centinaio di metri dalla fontana] e a far fare un minimo di pulizia?

Il ponte romanico di Clavi

Gli abitanti della ridente frazione di Clavi dovranno fare come quelli di Barcheto?

Scritto da Angelo Amoretti

16 settembre, 2010 alle 16:47

L’intervista de Il Secolo XIX a Francesco Bellavista Caltagirone

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«Finirò il porto in due anni ma ora basta attacchi»
Caltagirone: a Imperia nessun rischio per il Comune

«Le sembra vuoto?». Dall’alto del molo sferzato dal vento di sud est, Francesco Caltagirone Bellavista mostra il porto che sta costruendo, l’immensa diga che di notte splende di luci blu come una pista di atterraggio, banchine immacolate e per lunghi tratte deserte, con le doghe di legno e le bitte lucide in attesa di una cima di ormeggio.
C’è posto per 1.300 barche: ce ne sono molte di meno.
«Abbiamo venduto o affittato due terzi dei posti barca», assicura il costruttore romano patron di Acquamarcia, e nella foga indica anche il vecchio porticciolo, l’unica zona davvero gremita di piccoli yacht e barche da pesca, che però è sempre esistito.
«Vede com’è pieno?». Beatrice Parodi, la signora di Portosole (Sanremo) che lo affianca negli affari e in questa intervista con il Secolo XIX, spiega che di solito ci vogliono dieci anni per fare il tutto esaurito. Ma è dal 2008 che la crisi ha frenato le vendite. E questo preoccupa il Comune di Imperia, socio al 33% della concessionaria Porto di Imperia spa (i due terzi che restano sono divisi alla pari fra privati locali, fra cui la stessa Parodi, e l’Acquamare, sempre di Caltagirone). L’opposizione accusa la giunta di centro destra di aver concesso troppa libertà di manovra al gruppo romano, lasciandogli il 70% dell’affare senza patti parasociali o garanzie in caso di insuccesso. Il Pd ha pronto un dossier per la Corte dei conti.
È la prima volta che Caltagirone risponde di persona alle polemiche sul porto di Imperia, finito nella bufera dopo che la commissione regionale di collaudo, preoccupata per l’aumento dei costi di costruzione, ha mandato un esposto alla magistratura.
«È stata una serie ininterrotta di attacchi che mi hanno amareggiato e offeso».
Alle sue spalle, una lunga cortina di tabelloni promozionali separa il «porto più bello e importante del Mediterraneo» dal retroporto ancora da costruire, un grande cantiere con lo scheletro di un capannone bloccato dai magistrati e un’immensa collina di terra che ha scatenato polemiche.
Ingegnere, fu lei, nel 2006, ad annunciare che avrebbe realizzato il progetto, come si legge anche nel sito della Porto d’Imperia, in 40 mesi dalla data della concessione, dunque nell’aprile 2010. Abbiamo tutti capito male?
«Sicuramente intendevo le opere a mare, che sono state consegnate al 95% in 36 mesi. Abbiamo avuto l’inizio lavori a febbraio 2007 e ad agosto abbiamo formalmente presentato una variante alla Hall del mare, il cuore del porto, che secondo il progetto originario, da noi ereditato, doveva avere una grande copertura. La variante ci è stata concessa lo scorso marzo».
A causa di ciò, ora quando finirete?
«Teoricamente abbiamo tempo fino al marzo 2013. Ma io le dico che contiamo di finire i lavori nella primavera del 2012».
E il capannone bloccato?
«Appena la magistratura lo sblocca possiamo finirlo in 8-10 mesi».
La fognatura, ancora da fare?

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Scritto da Angelo Amoretti

16 settembre, 2010 alle 9:00

Presidio antifascista sabato 18 settembre

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Il C.S.A. La Talpa e l’Orologio ringrazia tutti coloro che in questi giorni hanno dimostrato la loro solidarietà e la loro vicinanza.
Ad una settimana dai fatti denunciati è emerso un quadro di violenza preoccupante che va decisamente oltre l’ostilità politica nei nostri confronti. Decine di ragazzi hanno trovato il coraggio di venire a raccontarci le loro vicende: hanno descritto aggressioni e pestaggi immotivati che, nel corso di anni, hanno generato un inespresso clima di paura e omertà solo ora manifesto.
Aggressioni vigliacche avvenute a danno di persone non conformi a certi canoni, colpevoli di aver cambiato il colore dei propri capelli o di aver indossato gli indumenti sbagliati. E’ una cultura di sopraffazione a cui ogni persona civile deve opporsi, a prescindere dalle idee politiche.
Noi lo faremo fermamente e attivamente e chiediamo ancora una volta a tutta la città di farlo con noi, con ogni mezzo politico e istituzionale a disposizione e sopratutto con la prassi, nel vivere quotidiano.
Questi episodi vanno denunciati e fermati per sempre.
E’ una questione di civiltà.
E’ una questione di libertà.
Per questo ci ritroveremo sabato 18 settembre alle ore 16,30 in Via San Giovanni ad Imperia – Oneglia per un Presidio Antifascista in cui ribadire che nella nostra città, medaglia d’oro della Resistenza, non c’è spazio per la violenza di ideologie becere e retrive: Imperia deve essere una città in cui ognuno è libero di esprimere se stesso.
C.S.A. La Talpa e l’Orologio

Scritto da Angelo Amoretti

14 settembre, 2010 alle 20:34

Elementare, Watson!

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Sembra Sherlock Holmes“. Leggo su Il Secolo XIX di sabato scorso che chi è vicino all’onorevole Scajola, lo ha paragonato al celebre detective inglese e me lo immagino sommerso dalle carte e con lenti d’ingrandimento per cercare di capire chi gli ha comprato la casa a Roma a sua insaputa. Manca Watson e poi il quadro è completo.

Scajola: “Hanno riclicato denaro sporco alle mie spalle”
Accuse alla “cricca”: «Volevano accattivarsi la mia simpatia per il futuro»

«Più ci penso, più mi convinco che c’è stato il tentativo di riciclare del denaro poco pulito. Alle spalle di chi, pensavano, non sarebbe mai stato controllato». Claudio Scajola è tornato nella sua villa di Diano Calderina. Appena rincasato, dopo la trasferta romana che ha rappresentato la rentrée nel gran giro della politica: voluto dal premier in persona al consiglio nazionale del Pdl, abbracciato dallo stato maggiore del partito, addirittura invocato dai fedelissimi che lo rivorrebbero in una posizione di preminenza nel Popolo della Libertà. E al governo? Chissà, forse, mai dire mai.
Scajola torna a casa, ma si tuffa di nuovo sulle carte. Da mesi, ormai, sta scrivendo. Un lungo memoriale. Un dossier: non solo le sue considerazioni,
ma anche documenti, pareri, relazioni. «Sembra Sherlock Holmes», raccontano i parenti. Nella vicenda della casa romana vista Colosseo, quella che gli è costata il posto da ministro, non è mai stata indagato. Ma vuole che sia tutto pronto per l’appuntamento decisivo. Sia che, un giorno, debba renderne conto ai magistrati. Sia che, come spera, le carte gli diano ragione. Confermando come quell’affermazione che sembrava assurda («è successo a mia insaputa») fosse la verità. «Spiegherò tutto comunque, pubblicamente». Ma che cosa c’è nel dossier Scajola?
Il primo atto riguarda proprio quei soldi. Gli assegni, per 900mila euro, serviti per acquistare parte della sua casa. «Il primo mistero – è la convinzione dell’ex ministro – è che sono comunque troppi. Non ci sta la cifra, non torna. Io ho preso tutti gli atti notarili dal primo gennaio 2004 al 31 dicembre 2004 nella zona. Tutti. Gli atti notarili, come il mio che dice 610 mila euro, vanno da 550 e 750-780 mila. E qui c’è un problema». Rappresentato
appunto dalla cifra totale: «Mettiamo anche 900mila in tutto. Ma 900 più i miei 610 fa una somma eccessiva. O i soldi non valevano niente, per loro. O c’era qualcosa da riciclare». Chi sono “loro” è ormai chiaro da mesi: Angelo Balducci, l’ex presidente dei Lavori pubblici, che si era offerto di aiutare Scajola a trovare una casa a Roma. Poi l’imprenditore Diego Anemone, poi il suo architetto factotum Angelo Zampolini, che quegli assegni li ha cambiati, trasportati consegnati. Ma quale sarebbe stata la motivazione di un“ regalo” così ricco? Anche qui Scajola affida la spiegazione al memoriale: «Sono convinto che chi l’ha fatto voleva accattivarsi una simpatia per il futuro, dicendo: non dico nulla, lui non sa nulla, ma sarà contento che gli abbiamo risolto il problema della casa. La cifra continua però a non tornare».
Poi ci sono le testimonianze. «Solo una delle venditrici, una delle sorelle Papa, dice di aver preso degli assegni da Scajola. Attenzione: “degli” assegni,
non “quegli” assegni. E si riferisce ai miei, alla mia parte, quella che ho pagato io. È sicuramente così, perché gli altri 900 mila euro non li ho mai visti. D’altronde, sembra che l’architetto Angelo Zampolini, colui che portò quei titoli, sostenga invece che io non ero presente alla consegna. E questa è una contraddizione».
Le annotazioni di Scajola non finiscono qui. Ha chiesto anche relazioni dettagliate ad avvocati e tributaristi.
La risposta è concorde: chi ha venduto l’appartamento potrebbe avere un interesse a sostenere di aver preso i soldi dall’ex ministro. Li avrebbe ricevuti in nero, ma potrebbe tenerseli. Se ammettesse di averli ottenuti da un’altra persona, che non c’entrava nulla con l’operazione, potrebbe essere accusata di “ingiusto arricchimento” ed essere costretta a restituirli.
Poi l’ultimo dettaglio. L’eventuale contropartita di quel “regalo”. I pm sono fermi al sospetto che ci sia lo zampino di Scajola nei ricchissimi (e sovrapagati) lavori per la caserma del Sisde, a Roma. «Quelle carte sono già state vagliate – ritiene Scajola – e non c’è alcun mio intervento. Quando i lavori furono affidati non ero ministro. E non potevo far nulla».
Marco Menduni – Il Secolo XIX, 11 settembre 2010

Poche ore dopo è arrivata la smentita: «In relazione all’articolo apparso oggi sul Secolo XIX – ha affermato l’on. Scajola – preciso che le affermazioni a me attribuite non corrispondono al vero».

Il Secolo XIX, invece,  conferma.

Scritto da Angelo Amoretti

13 settembre, 2010 alle 13:03

Imperia: all’Arci Camalli “Le dame e il Cavaliere”

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Lunedì 13 settembre, alle 21.30, presso l’Antica Compagnia Portuale di Oneglia – Arci Camalli – di via Bastioni di mezzo, 4, Franco Fracassi presenterà il suo film “Le dame e il Cavaliere“, che nessuna casa di distribuzione è interessata ad acquistare e che sarà possibile vedere solo in qualche cineteca o in Dvd.
L’Arci Camalli offre quindi un’occasione unica a chi è interessato non solo a vederlo, ma anche a giudicarlo perché così come si legge sul blog omonimoBello o brutto che sia, giusto o sbagliato, irriverente o ipocrita, in Italia non lo si può giudicare. Semplicemente perché non lo si può vedere“.

Le Dame e il Cavaliere

Di cosa parla potete immaginarlo: il titolo dice tutto. E’ di questi giorni la polemica sulle dichiarazioni rilasciate a Klaus Davi dalla finiana Angela Napoli: “Non escludo che senatrici o deputate siano state elette dopo essersi prostituite“.
In seguito, per smorzare le polemiche, la deputata di Futuro e Libertà durante la trasmissione radiofonica La Zanzara di Radio24, ha detto che prostituirsi non vuol dire necessariamente andare a letto con qualcuno, ma chi ha voluto intendere, ha inteso.
Anche Paolo Guzzanti, in tempi meno sospetti, aveva detto che Berlusconi vorrebbe “un parlamento pieno di carfagnini e carfagnine d’allevamento, di bella presenza e cresciuti in batteria nel berlusconismo più puro” [Qui].
Ecco, per capire meglio cosa intendono Paolo Guzzanti, Angela Napoli (due personaggi che di sinistra non sono) e tanti altri, credo sia necessario visionare il film di Fracassi, per cui siamo tutti invitati all’Arci Camalli, lunedì sera, alle 21.30.

Scritto da Angelo Amoretti

12 settembre, 2010 alle 9:41

Aggressione fascista: la solidarieta’ dei Giovani Democratici e del PD

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La Federazione Provinciale dei Giovani Democratici esprime tutta la sua solidarietà al giovane attivista della ‘Talpa’ vittima di un orrendo episodio di squadrismo dal sapore tristemente reazionario. Chiediamo a tutte le forze politiche democratiche e liberali di condannare pubblicamente quest’episodio e di impegnarsi insieme per impedire che episodi simili si ripetano in futuro -
GD Provincia di Imperia

Prendiamo atto con rammarico del silenzio dei partiti di maggioranza dell’amministrazione comunale che hanno fatto, a volte anche strumentalmente, del tema della sicurezza loro cavallo di battaglia. Sollecitiamo una condanna unanime affinchè simili episodi non si ripetano e ringraziamo le forze dell’ordine e la magistratura che nonostante i recenti tagli di risorse garantiscono comunque la sicurezza dei cittadini imperiesi.
PD Imperia

Scritto da Angelo Amoretti

10 settembre, 2010 alle 15:23