Archivio per il mese di novembre, 2011

Il Presidente Scajola e la cura dell’ambiente

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Sul sito della Fondazione Cristoforo Colombo, il Presidente Claudio Scajola, visto l’aria che tira in tema di temporali, oggi scrive:

Per anni, sotto il martellante tamtamdell’ambientalismo integralista, abbiamo voluto credere che amare la natura fosse non toccare nulla. Abbiamo così dimenticato la saggezza dei nostri nonni e dei nostri padri, che ben sapevano che i boschi necessitano ordine, che l’alveo dei fiumi deve essere mantenuto pulito, che le aree golenali non possono essere invase ma devono essere lasciate libere, che, insomma, l’uomo è parte della natura e che quindi deve impegnarsi a mantenerne l’equilibrio attraverso un lavoro quotidiano impegnato e rispettoso.

Il Ponte di San Martino sul Prino

Veduta del Ponte di San Martino sul Prino

Sono belle parole, ma se gli ambientalisti integralisti non hanno battuto ciglio su quei 2 o 300 metri di alvei puliti alle foci (e un tantinello un po’ più in su) dei torrenti della sua città, pensa che si farebbero saltare in aria se un po’ di pulizia fosse fatta un chilometro o due più a monte?

Scritto da Angelo Amoretti

9 novembre, 2011 alle 16:58

Cartoline da Clavi, frazione di Imperia

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Il Ponte di San Martino

Veduta del Ponte di San Martino sul Prino

Il Ponte di San Martino

Veduta dell’Oratorio di San Martino sul torrente Prino

Mi preme sottolineare che l’impegno verso le frazioni è costante, e grazie ai delegati sempre vigili ed attenti siamo diventati più puntuali nei nostri interventi.

Gianfranco Gaggero – Assessore alle Frazioni del Comune di Imperia – 20/06/2011

Sul sito del FAI si legge:

Ponte e Oratorio di San Martino, Clavi (Imperia)
7° bene più segnalato con 2.700 voti

Di grande rilevanza storica e artistica il ponte di pietra a schiena d’asino risale al XIII secolo e attraversa il torrente Prino. Il ponte, di proprietà del comune, dal 1998 presenta una crepa che ne minaccia la stabilità del ponte. L’oratorio di S. Martino è sulla sponda sinistra del torrente Prino, al di là del ponte che lo unisce all’abitato di Clavi e può avere avuto funzione di ricovero. L’oratorio è stato raggiunto da una frana scesa per le fasce dalla strada soprastante la collina. L’oratorio appartiene alla Diocesi.

AGGIORNAMENTO: i fondi messi a disposizione da Intesa Sanpaolo sono stati destinati all’oratorio di San Martino. Il progetto è stato redatto in accordo con la curia e la parrocchia di Torrazza ed è stato approvato dalla Soprintendenza. Le opere provvisionali di approntamento cantiere sono iniziate il 20 ottobre del 2006. La fine dei lavori è prevista tra maggio e giugno 2007.

Il restauro del ponte sarà invece a carico e sotto la responsabilità della Provincia di Imperia, che ha già finanziato i lavori e dato incarico professionale di progettazione.

Nel frattempo i lavori sono stati portati a termine e ricapitolando: il Ponte è del Comune, ma è stata la Provincia a metterlo a posto.
Non so chi debba occuparsi della cura, ma chiunque sia sarà meglio che si dia una mossa, prima che sia troppo tardi.
Ho riportato la frase dell’Assessore Gaggero perché non so quanto si sia dato da fare il delegato di frazione.
Avrei potuto riportare anche la frase del Sindaco Strescino che dal suo sito annuncia che “il 2011 sarà l’anno delle frazioni“, ma la sostanza non cambia.
Volete farvi un’idea dell’evoluzione del degrado del torrente Prino sottostante? Sul sito torrazza.it cliccate su “Il ponte” dal menù a sinistra e guardate le immagini.

Scritto da Angelo Amoretti

8 novembre, 2011 alle 12:35

Pubblicato in Ambiente

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Lo sporco lavoro del mare

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Il porto di Imperia

SPINTA DALLA RISACCA
TERRA TRA I MOLI DEL MAXI SCALO

Il nuovo scalo turistico di Imperia rischia, col tempo, l’insabbiamento? Le acque limacciose dell’Impero il cui livello in questi giorni si è alzato a causa delle copiose piogge (e non è la prima volta che accade da quando c’è il porto), infatti,già a partire dalla giornata di domenica sono entrate nel porto “colorando” di un non piacevole marrone tutto il bacino. Veramente un brutto e preoccupante spettacolo per chi si avvicina alla banchina, oppure, osserva dall’alto il maxi scalo.
Sul banco degli imputati c’è la risacca e il prolungamento, allo scopo di recuperare il maggior numero di posti barca, della lunghezza del molo. C’è, addirittura, chi ha ipotizzato che tra non molti decenni, il porto “più grande e bello del Mediterraneo”, senza interventi (costosissimi) sia destinato, ad interrarsi.
Stupisce che non siano state prese nella dovuta considerazione in sede progettuale la forza costante delle correnti marine e la presenza, a poche decine di metri di distanza, della foce del torrente Impero, che, con il suo flusso, specie quando è in piena, trascina in mare tonnellate e tonnellate di fango che raccoglie lungo il suo percorso dall’entroterra fino al capoluogo.
Le associazioni ambientaliste avevano fin dal principio messo in evidenza questo problema, che, però, evidentemente è stato preso sottogamba.
Altro problema messo in evidenza in questi giorni è il sedime della nuova spiaggia sottostante al parco urbano che viene realizzata anche utilizzando la terra della “montagna della vergogna”, di cui la Porto di Imperia Spa deve sbarazzarsi.
Tutte le volte, infatti, che il mare si ingrossa, tonnellate e tonnellate di terra si staccano dalla costruenda spiaggia finendo in mare. E, in questo modo, in pratica, tutte le volte è necessario ricominciare daccapo.
Il Secolo XIX – 8 novembre 2011

Scritto da Angelo Amoretti

8 novembre, 2011 alle 9:39

A proposito di alluvioni

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Alberto Gabrielli, responsabile territorio e ambiente di Rifondazione Comunista di Imperia, mi ha inviato una mail contenente un sunto di considerazioni e spunti, in tema di alluvioni e cambiamenti climatici, per un eventuale discussione da svolgersi eventualmente anche sul mio blog e la pubblico con piacere.

(A)
L’atmosfera che rende unico il pianeta terra è come una pellicola sottilissima di domopack (pochi km di spessore) che avvolge un’ arancia (12.000 km di diametro).
Da svariati decenni abbiamo verificato che i consumi/sprechi di energia ne hanno modificato la composizione, in particolare a favore dei gas ad effetto serra.
L’ effetto serra determina un accumulo di energia che sconvolge gli equilibri termodinamici dell’ atmosfera: possenti trasformazioni di energia coinvolgono l’acqua atmosferica e provocano l’ improvvisa condensazione di enormi masse di vapore in acqua liquida in contemporanea con violenti spostamenti di masse d’ aria.
Il clima, dunque, è cambiato: “fenomeni” come le tempeste tropicali, i monsoni, i tornado, si sono intensificati, in frequenza e violenza, nella fascia intertropicale, e si sono estesi alle fasce temperate, per milioni di anni caratterizzate da una distribuzione delle precipitazioni su 10-11 mesi con due picchi (primaverile ed autunnale). Anche in queste zone lunghi periodi di marcata siccità e temperature elevate, si alternano a periodi di precipitazioni e tempeste intense.
Punto.

(B)
Il territorio (Italiano, in particolare) con la rivoluzione agricola dell’ anno mille è stato affidato alla gestione dei contadini con la sovraintendenza, spesso, di sovrani illuminati (Medici, Borboni o Savoia che fossero). La conoscenza contadina ha così accumulato saperi teorici e pratici in grado di offrire la maggiore sicurezza alle persone, agli animali, alle colture, pur con i pochi mezzi e la semplice tecnologia disponibile: ponti, strade, acquedotti, villaggi e città hanno attraversato indenni le avversità naturali (talora persino i terremoti), mentre soccombevano alla demenza delle guerre e degli stermini. In liguria, in particolare, si è fabbricato per secoli al sicuro dai corsi d’ acqua lasciati liberi di esondare in aree dove la vegetazione riparia rallentava la velocità dell’ acqua e quindi l’ erosione. Persino i Mulini ed i Frantoi, per definizione obbligati a stare presso i corsi d’ acqua, si mantenevano a distanza di sicurezza approvvigionandosi dell’ acqua con le necessarie canalizzazioni. Poi abbiamo cominciato a intubare, tombinare, canalizzare, coprire, strozzare, rii, ruscelli, fiumi e torrenti e ci abbiamo costruito sopra via Ferreggiano o Viale Brigate Partigiane, come tutte le vie di tutte le città ed i paesi della costa Ligure, dove nessun corso d’ acqua minore è più visibile e dove, con incredibile stupidità, abbiamo spaventosamente ristretto gli alvei proprio dove la logica imporrebbe il loro massimo ampliamento, cioè le ultime centinaia di metri prima della foce.

(C)

(A)+ (B) = (C): Morti, distruzioni, miliardi di € di danni ogni anno.

(D)

Perché ? “E’ il mercato, bellezza, non dirmi che non te lo avevano detto…”
Facile fare il tiro al piccione dando la colpa alla politica, ai sindaci, ai commissari, ai prefetti,…. : ahimè non è così semplice. Certamente, però, è colpa di quella politica e di quei politici che hanno affidato le sorti dell’ umanità alle “logiche” del mercato. E di quei moltissimi cittadini che piangono i loro danni… ma mai che passi loro per la testa di fare una scelta contro il capitalismo e contro il mercato. Nel peggiore dei casi si affidano a chi scientificamente persegue l’ obiettivo di aumentare i profitti privati contro l’ interesse collettivo, quella destra pericolosa, criminale e volgare dei Piani casa, delle lottizzazioni, delle grandi opere, dei condoni, delle Varianti delle Varianti ai piani urbanistici; nell’ altro caso (impossibile chiamarlo “migliore” anche solo per contrapporlo al primo), si affidano a chi ideologicamente ritiene che il mercato capitalistico e la sua crescita infinita di consumi – e di suolo in primis -, sia il modello unico possibile: quella sedicente “sinistra” dei porticcioli, delle TAV, delle centrali nucleari (do you remember Renzi ?) ; quella “sinistra” sinistra cui al solo sentir nominare Marx, o la lotta di classe, o il Comunismo, viene l’ orticaria, preferendo parlare di “violenza” per l’ esasperazione di piazza e di “improprie pratiche di mercato” per le transazioni a brevissimo di enormi liquidità di denaro; di essenziali corridoi logistici per le grandi opere e di “facinorosi” che vi si oppongono; quei sinistri che invitano alla delazione degli indignati verso gli arrabbiati, mentre strizzano l’ occhio ai progetti di copertura del torrente Impero (per restare nella mia città).

E con tale strizzata d’ occhio il cerchio si chiude, con le prossime alluvioni, i prossimi morti, le prossime condanne dei “violenti” i prossimi inviti alla delazione, i prossimi piani regolatori, i prossimi piani di regolazione del mercato, facendo finta di non sapere che esso – il mercato – è il braccio armato del capitalismo finanziario, cioè delle alluvioni.

Alberto Gabrielli
Responsabile territorio e ambiente Partito della Rifondazione Comunista
Federazione Provinciale di Imperia

Imperia 5 novembre 2011

Ci aggiungo una cosa che ho letto qui perché ogni territorio ha aspetti diversi: a Genova e alle Cinque Terre ci sono stati morti per colpa del cemento, ma anche per l’incuria del terreno. Da noi cementificazione selvaggia significa anche deturpazione del terreno e se tutto  rimanesse come è adesso e dovesse piovere come ha piovuto nel Levante, chissà quali danni ci sarebbero. Ecco perché ho il chiodo fisso della pulizia dei torrenti.

Nel 1933, dieci giorni dopo essersi insediato alla Casa Bianca, Franklin Delano Roosevelt predispose, per uscire dalla “grande crisi” del 1929, un ampio progetto per impiegare un esercito di giovani disoccupati al lavoro nelle foreste. Nell’estate del dello stesso anno 300mila americani, celibi, dai 18 ai 25 anni, figli di famiglie assistite, erano nei boschi, impegnati nei lavori di difesa del suolo che da molti anni erano stati trascurati.
Negli anni successivi, in varie campagne, due milioni di giovani lavoratori, complessivamente, piantarono 200 milioni di alberi, ripulirono il greto dei torrenti, prepararono laghetti artificali per la pesca, costruirono dighe, scavarono canali per l’irrigazione, costruirono ponti e torri antincendio, combatterono le malattie dei pini e degli olmi, ripulirono spiagge e terreni per campeggi. Nell’aprile 1935 fu creato il Soil Conservation Service col compito di difendere il suolo, anche se era di proprietà privata, per conto della collettività.

Chi vuole schiarirsi le idee faccia un giro in Caramagna e in Valle Prino e non ci sarà bisogno di aggiungere altro.

Scritto da Angelo Amoretti

6 novembre, 2011 alle 10:58

Megaraduno di Massoni a Imperia

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Da Il Secolo XIX di ieri, 1 novembre 2011:

PER I 150 ANNI DELL’UNITA’ D’ITALIA
La massoneria apre le porte. Mostra e convegni sulle logge

Un viaggio nel mondo della Massoneria, lungo quattro giorni e ricco di spunti interessanti, quello proposto dall’amministrazione comunale da giovedì 3 a domenica 6 novembre al Polivalente di piazza Duomo. La kermesse, dal titolo “La Massoneria e l’Unità d’Italia”, fa parte del calendario allestito dal Comune di Imperia per ricordare il 150° dell’Unità d’Italia. «La Massoneria, per definizione un’alleanza di uomini liberi, è uno spaccato importante nella storia del Paese – spiega sicuro il sindaco, Paolo Strescino – giusto, quindi, dedicare l’evento nell’ambito delle celebrazioni dell’Unità nazionale». Gli fa eco Michele Massimino, presidente del “Garibaldi” di Imperia. «Vuole essere per noi un’importante occasione per illustrare i principi della massoneria: libertà, uguaglianza e fratellanza». Quattro giorni che offriranno l’opportunità a imperiesi e non, “fratelli” e non, di vedere dal vivo preziosi cimeli, documenti e “attrezzi” massonici, abitualmente custoditi nel Museo Internazionale della Massoneria del Castello di Compiano, piccolo borgo nell’alta valle del Taro, situato in provincia di Parma, al confine tra Emilia, Liguria e Toscana. Per l’occasione sarà attivata una sala per la proiezione di un documentario riguardante “Principi ed essenza della massoneria”. La mostra sarà visitabile, al mattino dalle ore 9 alle 12 e al pomeriggio dalle 15 alle 19. L’organizzazione è curata dal Circolo Culturale Garibaldi in collaborazione con il Collegio dei Maestri Venerabili della Liguria Grande Oriente d’Italia.
Diversi gli eventi collaterali. Venerdì 4 novembre, alle 15 e 30, presentazione del libro: “La Riviera dei Framassoni”, firmato dall’imperiese Filippo Bruno. Sabato, a partire dalle 15, è previsto il convegno sul tema “I Massoni nella storia d’Italia – Un contributo di Libertà”. Relatori saranno il professor Sergio Masini, saggista, l’avvocato Renzo Brunetti, vice presidente vicario dell’Associazione Mazziniana Italiana, la professoressa Carla Bolloli, presidente del Comitato Alessandria Asti dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, il dottor Franco De Leonardis, economista. Presenti Massimo Bianchi, Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d’Italia, cui spetteranno le conclusioni al termine del Convegno, Giacomo Ljacono, Gran Tesoriere del Grande Oriente d’Italia e Stefano Ambrogio, presidente del Collegio dei Maestri Venerabili della Liguria «del centocinquantenario dell’Unità nazionale». A Imperia, da quasi sei anni, è attiva casa massonica di via IV Novembre. In provincia sono una dozzina le logge imperiesi aderenti al Grande Oriente d’Italia: le principali sono a Sanremo (quattro) e a Imperia (due). Presenze importanti, a livello di numeri, anche nel Dianese e a Ventimiglia. Gli iscritti, in provincia, sarebbero oltre 700, rappresentativi delle più svariate professioni: si va dai medici agli avvocati, passando per dirigenti d’azienda, giornalisti, commercialisti, politici e amministratori pubblici.
Una curiosità: la provincia di Imperia è al primo posto, in Italia, nel rapporto popolazione massoni.
Con lo 0,21% di “fratelli” precede Grosseto, Siena, Trieste e Savona. La media nazionale è cinque volte inferiore.

Il Secolo XIX – 1 novembre 2011

Scritto da Angelo Amoretti

2 novembre, 2011 alle 13:12

Pubblicato in Attualità

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