Archivio per il mese di gennaio, 2012

Giuseppe Conte e la tragedia della Concordia

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Lo scrittore Giuseppe Conte, nostro illustre concittadino, ha scritto due articoli a proposito del naufragio della Costa Concordia: uno su Il Secolo XIX e l’altro su il Giornale.
Li riporto, a beneficio di chi se li fosse persi.

IL MONDO CAPOVOLTO - Il Secolo XIX

Non riesco a togliermela dagli occhi l’immagine di quel gigante del mare abbattuto su un fianco, come un corpo ferito, accasciato, senza più niente della sua potenza e della sua superbia.
Mi fa pensare a unmondo rovesciato, dove ogni logica va all’aria. La Costa Concordia, meganave in grado di scorrazzare sul mare più di 4.000 persone, è lì oltre il faro del porto dell’isola del Giglio, a poche miglia dalla costa, incagliata in poveri scogli che mai avremmo detto in grado
di provocare uno sconquasso simile.
Niente può apparire più sicuro di una meganave. È talmente grande che non sembra neppure più aver a che fare col mare. Simula una città. Fa in modo che i crocieristi vivano come in città, protetti dalle proprie abitudini e dai propri agi. E, oltre che apparire sicura, una meganave da crociera appare il concentrato del divertimento e della spensieratezza.
Tutto finto. Tutto spettacolo. E perciò in linea con lo stile di vita che molti hanno adottato. Ma con il mare, niente è sicuro, niente è spensierato. Il mare, che è la più grande scuola di libertà che un uomo possa frequentare, esige spirito di avventura e rispetto.
Gli uomini devono ricordarselo. Il naufragio è sempre in agguato, anche dove non ci si immaginerebbe.
Pensiamo al naufragio come a una realtà lontana dal nostro tempo, dai nostri luoghi.
Invece, cosa più domestica di una rotta tra Civitavecchia a Savona? Le migliaia di anime sulla Costa Concordia potevano pensare a tutto, mentre erano a tavola nei saloni illuminati della meganave. Bevevano, ridevano forse. Poi viene il buio come uno scoppio, i bicchieri scivolano dalla superficie dei tavoli, e allora la festa simuta di colpo in dramma.Urla, caos sui ponti, vecchi, donne, bambini, uomini d’equipaggio disorientati. E poi i sei fischi brevi e quello più lungo, l’ordine di evacuare. Allora il mare nero e freddo dell’inverno e della notte riprende la sua potenza ostile, la sua verità. È triste
pensare alle vite perdute. Ma se c’è un incolpevole è il mare. Gli errori umani, le leggerezze, le inadempienze si accerteranno.
Per ora, si sa che una nave grande più di un palazzo e che porta in giro per ilmare più anime di quelle che stanno in un paese, è stata messa ko e giace su un fianco, e il mare ne sommerge una gran parte, e domina totalmente su di lei. Un mondo alla rovescia è questo, dove si va permare
senza conoscerne lo spirito, la potenza, il segreto. Dove la superbia dell’uomo, al primo ostacolo, un ostacolo da niente, perde la propria sicurezza e simuta nel suo contrario, debolezza e fine.
Quella immagine della Costa Concordia, inclinata sul mare come a chiedergli scusa, mi parla di quello.
Il Secolo XIX – 15 gennaio 2012


L'INCUBO DEL TITANIC UN SECOLO DOPO - il Giornale

Chi conosce il mare, sa che il mare è sempre stato una grande, meravigliosa scuola di libertà e di avventura, ma sa anche che affrontarlo ha sempre comportato un pericolo, un rischio mortale.
Il mare non ci è amico. È indifferente ai nostri sentimenti e ai nostri lutti. Oggi si tende a sottovalutare la forza disumana del mare e a pensare che un naufragio sia qualcosa che appartiene a tempi lontani. A luoghi lontani.
E invece ecco che nel cuore del nostro tempo, a due passi da noi, un gigante come la Costa Concordia può aprirsi nella fiancata vicino alla poppa con uno squarcio di settanta metri, e può cominciare a imbarcare acqua e ad abbattersi lentamente ma inesorabilmente sino a giacere su se stessa come un cavallo azzoppato. Non c’è potenza di motori, non c’è stazza, sequenza di ponti che tenga. Il mare è più forte. Inghiotte chi lo sfida senza perizia, senza rispetto. O anche semplicemente senza fortuna. Chi può immaginare una rotta più tranquilla di quella che va da Civitavecchia a Savona? Un mare da traghetti, che tutti abbiamo visto imbarcandoci a Olbia o a Piombino, tutto costellato di isole, domestico, che sembra di stare a casa. Ma nessun mare è così.
La Costa Concordia viaggiava con le migliori condizioni meteorologiche, senza che all’orizzonte si profilasse nessuna tempesta, senza che soffiasse nessuno di quei venti che possono picchiare duro sul Tirreno. L’insidia non è venuta dall’alto, ma dal basso. Ancora più oscura. Scogli con cui la nave ha una collisione in piena notte. Come giusto cento anni fa successe al Titanic con un iceberg, dando vita a una leggenda che approda al film di James Cameron e che non accenna a perdere il suo strano fascino apocalittico. Ogni naufragio è in sé una piccola apocalisse, la fine di un viaggio, di un sogno, oltre che di tante vite. Da lì assume tutto il suo carico di angoscia e di tragedia, ma anche la sua potenza simbolica. Un tempo, sino a quando l’uomo sapeva di sfidare nel mare una entità ostile, non si parlava per chi sta a bordo di passeggeri e di uomini dell’equipaggio, ma più semplicemente di «anime». Da lì Sos è stato poi letto come «save our souls » .
Erano 4229 le anime a bordo del Costa Concordia, l’altra notte. Una enormità. E a noi dalla terraferma riesce difficile immaginare il panico di quelle anime quando nei saloni da pranzo si fa buio, i bicchieri sui tavoli cominciano a scivolare e a cadere, sei fischi brevi e uno più lungo dicono la certezza che bisogna evacuare la nave, e le prime scialuppe vengono calate in acqua. Il passaggio dalla festa alla tragedia è immediato, senza il tempo di prepararvisi. Dalle luci, dai vini, dalle risate alle urla di disperazione. Niente sembra sicuro come una meganave, che è più di un albergo galleggiante, è una intera città posizionata sul mare, una città artificiale e a misura del relax e del divertimento. E niente più spensierato di una crociera, la vacanza di massa divenuta così popolare in questi anni. Il naufragio riafferma di fronte a tutti che il mare non è un luogo di vacanza, o che lo è solo per gli smemorati e i troppo fiduciosi.
In ogni naufragio, certo, ci sono errori, debolezze, inadempienze che possono essere attribuite alla responsabilità di un comandante e di un equipaggio. Tra i marinai raccontati da Joseph Conrad, il massimo cantore dei drammi della navigazione, Lord Jim nell’omonimo romanzo porta con sé la pena e il disonore dell’aver abbandonato la sua nave in difficoltà, e il capitano MacWhirr in Tifone , che non abbandona la nave, la riduce a un rottame pur di vincere la sua sfida con la più terribile delle tempeste. Altre storie, altri uomini. Ma anche oggi, al tempo delle meganavi e delle crociere di massa, col naufragio il mare riprende il suo diritto ad essere temuto e visto come una forza vivente, seducente e rovinoso come le maghe bellissime e ostili, Circe, Calipso, le Sirene, incontrate dal primo naufrago della storia dell’Occidente, Ulisse. Niente ci restituisce il senso del mare in tempesta più del canto V dell’ Odissea ,che ci mostra Ulisse nuotare tra la furia di onde e vento. Anche la Bibbia negli Atti degli Apostoli ci racconta con stupenda evidenza un naufragio, quello di San Paolo a Malta durante il viaggio che lo portava prigioniero a Roma.
E molti secoli dopo, in Inghilterra, quando nasce il romanzo come espressione della nuova mentalità e del nuovo spirito borghese, ci sono proprio due naufragi all’inizio della storia fantastica di Lemuel Gulliver, che finisce a Lilliput nel romanzo di Jonathan Swift e di quella realistica di Robinson Crusoe, finito alle foci dell’Orinoco nel romanzo di Daniel De Foe.
Altri naufragi nella storia sono rimasti vivi per i bagliori sinistri e atroci dei fatti avvenuti tra i superstiti, come quello della «Batavia», grande mercantile olandese del Seicento, documentato da un libro di Mike Dash, e quello della «Medusa», veliero francese dell’Ottocento, illustrato magistralmente da un quadro di Géricault. Il vecchio Francisco Coloane, scrittore di cose di mare, in un suo libro intitolato proprio Naufragi ci racconta i più significativi tra i 1500 avvenuti soltanto sulla costa cilena.
Guardando oggi la chiglia della Costa Concordia, incagliata, abbattuta, sconfitta, contro il faro del porto dell’isola del Giglio, ci penso,a tutta l’infinita lotta che l’uomo ha sostenuto con il mare. Credersi vincitore, per ciascuno dei due, è un abbaglio. Il mare è ancora lì, come nei versi di Baudelaire, caro agli uomini liberi e in eterna lotta con loro, implacabile fratello.
il Giornale – 15 gennaio 2012

Scritto da Angelo Amoretti

16 gennaio, 2012 alle 9:24

Forti con i deboli

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A Imperia stanno aprendo un sacco di “Compraoro” e stando a quanto leggo su La Stampa di oggi, molti anziani si vendono i gioielli per pagarsi l’affitto.
Nel caso non si fosse capito ancora bene i poveri stanno aumentando. Fino a un anno/due fa si parlava di molte persone che non riuscivano ad arivare alla quarta settimana, poi alla terza. Infine, saltandone direttamente due, in molti non arrivano neppure all’inizio del mese.
I dati della Caritas sono sconcertanti: la fila di chi va a chiedere un pasto caldo giornaliero si allunga sempre di più.
In questo panorama disarmante, succede che a poche centinaia di metri dal porto turistico più bello del mondo, ci siano accampati, sotto il ponte dell’Impero, una diecina di clochard. Lo spettacolo non è bello a vedersi e addirittura stare accampati là può essere pericoloso perché “se arriva una piena?” inoltre “si ubriacano con vini della peggiore qualità per vincere il freddo“.
Ma che i fascisti si vantino di aver fatto sgomberare il campo m’infastidisce alquanto.
Dovremmo piuttosto chiederci qualche perché. E dovremmo sapere se, una volta fatti andare via di là, andranno a “occupare” qualche altro posto oppure se qualcuno dell’Amministrazione ha in mente di trovare una sistemazione un tantino più decorosa: un prefabbricato in legno, posto in un angolo nascosto alla vista di chi potrebbe scandalizzarsi, forse non sarebbe una gran spesa.
E ai fasci di cui sopra auguro di non trovarsi mai in quelle condizioni perché invece di arrivare una ruspa, potrebbe arrivare sul serio una piena.

Scritto da Angelo Amoretti

13 gennaio, 2012 alle 18:09

Appuntamenti

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Questa sera ci sono due appuntamenti che desidero segnalare.
Uno è all’Arci Camalli di Oneglia, alle 21.30 e si chiama “Cenere“. E’ un testo teatrale che verrà presentato da Marco Rinaldi su alcuni episodi meno conosciuti della Resistenza in Liguria. Si tratta di quattro storie vere raccolte nel libro dallo stesso titolo, scritto appunto da Rinaldi con Lazzaro Calcagno e Matteo Monforte.
All’Arci Guernica di Porto Maurizio, alle 21, ci sarà un incontro con la ricercatrice universitaria su “Il valore della Costituzione oggi, in Italia“.
Ed è un peccato che ci siano nella stessa serata. Il bello di Imperia è che generalmente c’è poco da fare e quando c’è qualcosa bisognerebbe sdoppiarsi.
Forse ci vorrebbe un po’ più di coordinazione.

Scritto da Angelo Amoretti

13 gennaio, 2012 alle 12:46

Pubblicato in Eventi

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Aspetta e spera

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Tra breve saranno asfaltati alcuni tratti di via Allende, dove verrà fatto anche un marciapiede.
Assessore Gianfranco Gaggero – 20 giugno 2011 – Riviera 24

Raddoppio ferroviario: La speranza è che per la fine del 2013 possa transitare il primo treno.
Assessore Gianfranco Gaggero – 12 gennaio 2012 – Sanremonews

Oggi, 12 gennaio 2012, alcuni rattoppi sono stati fatti e il marciapiede, che in effetti c’era già, è stato asfaltato.
La speranza è che entro il 2013 venga messo a posto anche il marciapiede lato torrente di Via Allende.

Scritto da Angelo Amoretti

12 gennaio, 2012 alle 18:28

Pubblicato in Politica

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Le statistiche di Beatrice Parodi, la signora dei porti

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La bella Beatrice, signora dei porti del ponente ligure, secondo quanto riportato da La Stampa di oggi, attacca il governo Monti perché penalizzerebbe il settore della nautica che “crea turismo e posti di lavoro” e aggiunge:

Non dimentichiamo mai, e le statistiche lo confermano, che ogni posto barca tra diretto e indotto produce dai sei agli otto posti di lavoro.

Vorrei sapere chi ha stilato quelle statistiche e che qualcuno, all’atto pratico, mi dimostrasse che sono attendibili.
Mi viene in soccorso il suo fidanzato, Francesco Bellavista Caltagirone, che nella famosa intervista del settembre 2010 a Imperia TV dichiarava che il porto turistico di Imperia avrebbe creato, secondo i calcoli di Assonautica e altri esperti del settore, dai quattro ai cinque posti di lavoro che, moltiplicati per 1.400, farebbero 7.000.[Qui]
E quindi Beatrice dovrebbe essere contenta perché rispetto al 2010 i posti sono aumentati.
Però a maggio del 2011 Francesco Bellavista Caltagirone cominciava a lamentarsi e a chiedere i danni per il calo delle vendite di posti barca. All’epoca lo spread andava bene, al governo c’era Berlusconi  e Mario Monti era ancora lontano da Montecitorio. [Qui].
Come la mettiamo?

Scritto da Angelo Amoretti

12 gennaio, 2012 alle 12:17

E’ morto Natalino Berardi

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E’ morto all’ospedale di Sanremo Natalino Berardi, professore di educazione fisica che insegnava al liceo linguistico Amoretti di Imperia.
Natalino aveva 58 anni e un male improvviso se l’è portato via.
Conoscevo Natalino dai tempi della ragioneria al Ruffini e, dopo anni, qualche volta mi capitava di vederlo ancora correre a piedi per le strade della mia valle.
La notizia mi ha colto di sorpresa perché ultimamente lo avevo perso di vista e mi ha turbato assai.
Natalino lascia due figli: Erika e Luca, con la moglie Dora, ai quali vanno le mie più sentite condoglianze.
I funerali si svolgeranno domani alle 15.30 nella chiesa di San Giovanni.

Scritto da Angelo Amoretti

10 gennaio, 2012 alle 12:30

Broccoletti e i botti dell’Epifania

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L’Assessore Broccoletti non ha messo le luminarie perché ha preferito devolvere i soldi agli alluvionati del Levante ligure. A Capodanno non ha potuto sparare i botti perché il Sindaco ha emesso l’ordinanza che li vietava (in certe zone della città), però oggi, che Capodanno è passato, a proposito del Parco Urbano, ne ha tirato uno che temo avrà una forte eco:

Siamo come tutta la città, stanchi di promesse. Se vuole la mia opinione personale, questi signori della Porto di Imperia Spa non sono più credibili, quindi…

L’intera intervista è sul Secolo XIX.
Visto che parlo di Broccoletti, che è Assessore all’Arredo Urbano, ne approfitto per segnalare un fatto curioso e vorrei che qualcuno mi venisse in soccorso perché qualcosa non mi è chiaro.
Dallo scorso mercoledì sul piazzale parcheggio al fondo di Strada Lamboglia, c’è una vera e propria invasione di camper: ne ho contato sedici. Dal momento che quell’area non è attrezzata e che per l’appunto c’è un divieto di accesso ai camper grosso come una casa, come la spiega questa “invasione”? Forse sono stati dirottati là da San Lazzaro e quindi da considerarsi in regola o che altro?
Detto questo: da un lato per il turismo è un bene (che vengano in barca o con il camper, sono sempre i benvenuti) , ma dall’altro, lo sa l’Assessore Broccoletti che su una dozzina di lampioni sei o sette sono fuori uso da anni e che forse non ci abbiamo fatto quel che si dice una bella figura?

Scritto da Angelo Amoretti

6 gennaio, 2012 alle 17:34

Ramone [Porto di Imperia SpA]: Imperia non esiste

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Luca Ramone, consigliere di amministrazione della Porto di Imperia SpA ha tenuto una conferenza stampa in cui ha detto, tra l’altro, che “Questo porto può dare indotto sulla cantieristica e sugli equipaggi e non sugli armatori perché la città non è in grado di attrarli abbastanza. Esiste un mercato di indotto che è la cantieristica e il problema del capannone (in attesa di demolizione in quanto non conforme al progetto iniziale, ndr) non è un problema da poco perché questo è un indotto forte e se quel capannone si ferma, si ferma anche una grande parte di indotto” aggiungendo che “Il problema vero di Imperia è che non esiste come meta turistica, cioè Imperia non ha marketing territoriale. Imperia, se tu vai a venderla, non la conosce nessuno. Questa è la vera missione che deve avere la Provincia anche se secondo me quello che manca è il Comune che deve far conoscere e creare un prodotto, andarlo a vendere, ma soprattutto far conoscere Imperia come prodotto turistico
Sulla prima affermazione si potrebbe aggiungere che i progettisti dovevano pensarci prima. Sulla seconda che sono pienamente d’accordo con lui tenendo conto che il comune di Imperia ha un entroterra a pochi chilometri dal mare che se valorizzato contribuirebbe non poco a rendere più appetibile il “prodotto Imperia”.

[fonte: Sanremonews]

Scritto da Angelo Amoretti

4 gennaio, 2012 alle 18:09

Capodanno in Piazza Dante [II]

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Un lettore, che ringrazio, mi ha inviato questa foto dopo aver “contato” con il programma GIMP le persone in Piazza Dante, a mezzanotte circa: 1.368.

Capodanno in Piazza Dante

Fin qui tutto bene perché sui giornali si è parlato di 1.500 persone.
Un po’ meno bene pare sia andata la festa in sé, a giudicare dalle lettere che giungono a un portale locale e allora c’è da fare una breve considerazione.
Se per organizzare una “festa” così come viene descritta da chi c’era, bisogna appoggiarsi a un gruppo di volontari “che non si mette una lira in tasca”, ma ai quali viene data per delibera di Giunta la somma di euro 18.500, allora c’è da chiedersi a cosa serve un Assessore alle Manifestazioni e se in Comune non c’è un ufficio con tanto di dirigente capace di organizzare una cosa del genere perché a quanto si legge la festa assomigliava molto alle sagre che si fanno nei paesi dell’entroterra.

Scritto da Angelo Amoretti

3 gennaio, 2012 alle 18:05

La classifica di Italia Oggi

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Nella classifica annuale stilata dal quotidiano finanziario Italia Oggi, Imperia risulta al 98° posto, perdendo 20 posizioni in un anno. L’ultima, per capirci, è Messina al 108° gradino e, considerato che certi criteri possano essere discutibili, quello che mi ha colpito è stata la dichiarazione dell’Assessore al Turismo, Sport e Manifestazioni, Luca Volpe, che rischia di esser già da ora la migliore degli ultimi 150 anni e che si commenta da sola:

A parte il traffico – è vero che ci danneggia – all’atto pratico non mi sembra ci si debba lamentare eccessivamente. Sento tante persone provenienti da fuori entusiasti della Riviera. In quanto a Imperia, il presidente del Siena Massimo Mezzaroma ci ha fatto i complimenti per la città, definita tranquilla, a misura d’uomo. Anche la delinquenza: i miei figli hanno la possibilità di girare con tranquillità idem gli anziani. Sono analisi, quelle stilate a tavolino, da prendere con le molle.
La Stampa, 3 gennaio 2012

Scritto da Angelo Amoretti

3 gennaio, 2012 alle 12:22

Pubblicato in Ambiente

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