Archivio per il mese di maggio, 2014
Me sun cagà adoss a Montecarlo
Roberta Sacco, la segretaria di Scajola, andava a Montecarlo a prendere Chiara Rizzo, l’amica dell’ex Ministro. Pare che il nostro sia assai geloso (temeva che la donna avesse una relazione con Francesco Guardachebellavista Caltagirone) per cui faceva pedinare la sexy Chiara: si dice da un’amica che abitava a Bordighera e da un uomo della sua scorta.
E mettiamo che Francesco Guardachebellavista fosse geloso pure lui: magari faceva seguire la bella Chiara.
E Matacena? Secondo me faceva seguire sua moglie.
Se poi, per assurdo, alla bella Beatrice Cozzi Parodi, fossero tornati momenti teneroni e anche lei avesse fatto seguire la Chiara? Immaginate che casino doveva esserci per le strade di Montecarlo. Tutti che pedinavano tutti e che se non ci stavano attenti si ingrovigliavano alla Rascasse.
L’altro, che è sempre stato molto furbo, aspettava al pit stop: in ufficio.
Quando Roberta arrivava in viale Matteotti, lasciava la Rizzo e, discretamente, toglieva il disturbo.
I due piccioncini consumavano un pasto frugale preparato in catering (da chi poi ebbe a dichiarare: “Sono disperata, é una persona che ha dato tanto alla città e adesso questa storia è un danno per tutti noi”?)
E non si può che finire nel porno, ammettiamolo, perché la domanda sorge spontanea: i due consumavano prima, durante o dopo il pasto? Fatto sta che quando tutto era consumato, il fenomeno chiamava la povera Roberta che andava in ufficio, metteva ordine e riportava la figona a Montecarlo. Lui, che è un gran signore, le dava i soldi per autostrada e benzina: la bellezza di cinquanta euro! Ma non tutte le volte, sennò magari faceva la figura dello sbruffone.
Ora ci sarebbe da domandarsi se tutti quelli che lo hanno votato, venerato e sperleccato, hanno lo stesso senso della famiglia che ha lui, e chiedere loro: “Vorreste essere mariti e padri di famiglia come costui? Di uno che ha sbaciucchiato la mano di due Papi e che in teoria dovrebbe essere cattolico fino al midollo, che ne pensate?”
E di punto in bianco, dopo aver letto le sue dichiarazioni, Roberta mi è perfino diventata simpatica: una che guadagnava 1.200 euro al mese, che abita in una casa di 40 mq, con il marito che fa il bagnino a Diano Marina e che per il Capo faceva cose per cui provava persino imbarazzo nei confronti della moglie, fa un po’ pena e l’abbraccerei per solidarietà.
Nonostante ciò, tutta la squallida vicenda mi ha fatto venire in mente questa canzone:
L’Ospedazzo Duplico
Dopo un anno di alacre lavoro il Gruppo Teatrale L’ATTRITO presenta il nuovo attesissimo spettacolo collettivo della compagnia.
Dopo il grande successo di critica e di pubblico de “L’ospedazzo nuovico” (andato in scena con molte repliche nel triennio 2009/11 nei teatri e nelle piazze di tutta la Provincia e scritto per esprimere il totale dissenso contro il folle progetto di costruzione dell’ospedale unico provinciale che andrebbe ad eliminare gli ospedali di Sanremo, Imperia e Bordighera) e visto e considerato che dell’argomento si continua a parlare, la compagnia dell’Attrito ritorna sul palcoscenico con “L’Ospedazzo Duplico . Ovvero L’ospedazzo nuovico 2- Il Ritorno”.
foto – come si dice – di repertorio
Iniziativa presso il TEATRO DELL’ATTRITO di via B. Bossi 43 (Borgo Foce) a Imperia:
VENERDI’ 30 MAGGIO 2014, ore 21.15
SABATO 31 MAGGIO 2014, ore 21.15
DOMENICA 1 GIUGNO 2014, ore 21.15
Si prega di prenotarsi ad una delle tre serate telefonando al 329/49.55.513
Un commento che fa riflettere
Al post dal titolo “Agnesi pop” del 3 maggio scorso, qualche giorno fa un lettore ha lasciato un commento che ho trovato interessante.
Gli ho scritto per chiedergli di metterlo in evidenza e mi ha dato il suo consenso per cui lo pubblico qua di seguito:
Scusatemi, lo scrivo qui dove si parla dell’Agnesi, perché ancora non ho letto una main specifica che affronti il caso Carige/Berneschi.
Ma un nesso comunque c’è non fosse altro perché non voglio dimenticare e sarebbe bene che non dimenticassimo tutti.
Mi riferisco al tragico caso del mio allievo Stufetti*, che è si e’suicidato perché la banca non gli concesse, su un’attività pluriennale (iniziata dal padre che era mio amico ), un ampliamento temporaneo del fido per elasticità’ di cassa,finalizzato a pagare la tredicesima mensilità ai dipendenti.Soldi chiesti per continuare a lavorare! Magari fuori parametro di Basilea 1 o 2 o 3, fate voi.
Ed ora apprendiamo che, in contemporanea, i denari dei risparmiatori depositati in banca, non c’erano, perché’ servivano ad arricchire fraudolentemente e smodatamente dei dirigenti bancari.
Innocenti fino a definizione del giudizio della magistratura, ma non si dovrebbero indagare anche per omicidio?
E che sistema è che consente di queste cose?G.L.
*Lo Stufetti in questione è Luca, della Chimica Imperiese, che si è tolto la vita gettandosi sotto un treno il 12 dicembre 2013.
Non diamoci mai per vinti
Mercoledì 3 giugno, alle ore 21, presso la Libreria Ragazzi in via Vieusseux 14/1, il nostro concittadino Mario Castellano presenterà il libro “Non diamoci mai per vinti – Giorno per giorno un anno con Papa Francesco” edito dalla Mimep Docete Editrice con la prefazione di Padre Federico Lombardi.
Il libro
Il primo anno di Papa Francesco commentato quasi giorno per giorno dall’autore sull’Agenzia Zenit. Glli scritti fanno riferimento alle omelie delle Messe mattutine al Santa Marta oltre che a quelle delle celebrazioni festive ed ai documenti ufficiali.
Dal giorno stesso della sua elezione Papa Francesco non ha mai cessato di sorprenderci con i suoi giudizi netti e il suo atteggiamento di grande umanità.
Gli autori
Padre Alfonso Bruno è Sacerdote dei Grati Francescani dell’Immacolata. Giornalista accreditato presso la Santa Sede segue l’attività e i viaggi del Papa. E’ stato missionario in Brasile e Africa per vari anni. Dal 2007 vive a Roma, ha un programma su Radio Mater, collabora assiduamente con l’Agenzia Zenit, interviene su quotidiani riviste e canali televisivi e radiofonici nazionali.
Il Prof. Mario Castellano è giurista di formazione. Dal 1988 ha vissuto per 16 anni a Managua dove ha collaborato con la Corte Suprema, il card. Odando y Bravo gli ha ffidato la cattedra di Diritto Amministrativo alla Università Cattolica Redemptoris Mater
l primo anno di Papa Francesco commentato quasi giorno per giorno dall’autore sulla Agenzia ZENIT. Gli scritti fanno riferimento alle omelie delle messe mattutine al Santa Marta oltre che a quelle delle celebrazioni festive ed ai documenti ufficiali.
Dal giorno stesso della sua elezione Papa Francesco non ha mai cessato di sorprenderci con i suoi giudizi netti e il suo atteggiamento di grande umanità.
Ingresso libero.
Franco Balestra, il campione silenzioso
Giovedì 29 maggio 2014, alle ore 17,30, presso il Centro Culturale Polivalente, sarà presentato il libro “Il campione silenzioso” scritto da Giorgio Bracco per l’editore Fenoglio.
Il libro
“Il campione silenzioso”, Fenoglio Editore, in 173 pagine ripercorre la vita e l’avventura sportiva di uno tra i più grandi campioni che la pallapugno abbia mai avuto nella sua storia ultrasecolare: Franco Balestra, originario di Tavole, classe 1924, morto nel settembre di tre anni fa. Balestra, vincitore di ben sei scudetti, è stato protagonista, negli anni Cinquanta, di mitici duelli-scudetto con un altro grandissimo campione del passato, Augusto Manzo. I loro scontri, allo stesso modo dei contemporanei duelli tra Coppi e Bartali, divisero tifosi e appassionati in “balestriani” e “manziani”. Nel libro, che contiene foto inedite di un Balestra più intimo e famigliare, compaiono testimonianze, ricordi e articoli storici di un’epopea indimenticabile del caro, vecchio “balon” . Di Balestra e della sua epoca parlano, tra gli altri, Enrico “Cichina” Piana, suo fido terzino, unico vivente delle memorabili sfide nei “templi” della pallapugno: Alba, Torino, Ceva, Pieve di Teco, Imperia, Acqui Terme. Nel “Maracanà” del balon, lo sferisterio “Mermet”, per le finali tricolori, non si scendeva mai sotto i 6mial spettatori, con inviati e fotoreporter provenienti da tutta Italia.
Il costo del libro è di 15 euro. Il volume è prenotabile presso il Lions Club Imperia La Torre (numeri di telefono 335-1801376 oppure 0183-449989). L’intero incasso dalla vendita sarà devoluto alla Banca degli Occhi, service curato dal Lions Club La Torre di Imperia.
L’autore
Giorgio Bracco, giornalista del Secolo XIX dal 1991, è nato e vive a Imperia dove lavora da 23 anni nella redazione locale del quotidiano genovese. Grande appassionato di palla pugno, ha seguito per anni campionati, storie, vicende e personaggi legati a questa disciplina. Cronista, ex corrispondente della Gazzetta dello Sport negli anni Novanta, oggi si occupa di cronaca, inchieste e reportage, sport. Amico personale di Franco Balestra, con lui ha trascorso ore e ore a parlare di balon, ma non solo. Da questi indimenticabili incontri, nel 1996, aveva tratto i racconti contenuti nel romanzo “Le colline in pugno” (edito da L’Arciere, Cuneo). Ora, 18 anni dopo, mentre anche Balestra, dopo Manzo e quasi tutti i protagonisti dell’epopea d’oro della pallapugno ci hanno lasciati, si ripropone al pubblico di tifosi, appassionati, curiosi e studiosi di questa disciplina, un nuovo libro, agile e ricco di spunti interessanti. Un volume che ripercorre a ritroso, dalla morte di Balestra (agosto 2011) alle prime sfide con Manzo allo “Stenca” di Imperia, una vita e un’avventura sportiva e umana che hanno segnato un’epoca. Attraverso i quotidiani dell’epoca, interviste, incontri, racconti e ricordi di chi era in campo o sugli spalti, in quegli irripetibili anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, al “Mermet”di Alba come in Via Napione a Torino, passando per lo “Stenca” di Imperia, viene fuori una fotografia di un’epopea indimenticabile, forse la più bella e viva, di questo sport antico e virile, così ben descritto da scrittori quali De Amicis, Pavese, Fenoglio, Arpino. Il libro è arricchito da testimonianze di prima mano e inedite: un’intervista al fido terzino di Balestra, Enrico “Cichina” Piana, unico giocatore vivente delle straordinarie sfide con Manzo, ad Alba e Torino; il racconto di Elisabetta Manzo, figlia di Augusto, negli anni Cinquanta poco più che una bambina, che rivive oggi quell’epoca attraverso sguardi e parole del suo papà campione, tanti anni fa.
Ecco l’archivio Scajola [da il Fatto Quotidiano]
ECCO L’ARCHIVIO SCAJOLA
LE CARTE CHE COINVOLGONO B.
NEGLI SCRITTI DEL PREGIUDICATO (PER STUPRO) MARIO LEDDA, C’È IL RIFERIMENTO
AD ATTI GIUDIZIARI CHE SAREBBERO STATI TRASMESSI ILLECITAMENTE AL CAIMANO
di Marco Lillo, il Fatto Quotidiano
Silvio Berlusconi ieri mentre era ospite a Omnibus ha detto la sua sull’archivio segreto sequestrato al segretario di Claudio Scajola, Luciano Zocchi, braccio destro del politico di Imperia quando era al ministero. “Non potevo immaginarenulla di questo, bisognerà vedere – ha detto Berlusconi – quali carte sono, se sono veramente segrete, spero che non lo siano”. Purtroppo per Berlusconi però le carte segrete nell’archivio ci sono e riguardano proprio il grande segreto dei rapporti tra Claudio Scajola e l’ex presidente del consiglio. Le carte che possono mettere in imbarazzo il leader di Forza Italia sono quelle trovate dalla Guardia di Finanza di Roma a casa di Zocchi nel 2013 durante una perquisizione relativa all’inchiesta sull’eredità del marchese Gerini, contesa tra gli eredi e i salesiani.
In particolare “la cartellina azzurra recante la dicitura ‘CS – IM ML’ contenente carteggio relativo alla vicenda del latitante Mario Ledda” dove CS sta per Claudio Scajola, Im sta per IMperia e ML sta per Mario Ledda. In quel faldone sono contenute le 150 pagine del fascicolo integrale dell’indagine penale sul favoreggiamento di Mario Ledda, un condannato per violenza carnale e altri reati che fuggì latitante in Francia. L’indagine, della quale Il Fatto si è già occupato nel novembre del 2011, era partita nel 2002 a Milano con le dichiarazioni accusatorie della vedova Ledda, Maria Di Liberto, poi deceduta, e la consegna di un memoriale dell’ex latitante, morto il 21 dicembre del 2001 per un tumore alla gola. L’inchiesta è stata poi trasferita per competenza
a Imperia nelle mani del procuratore Galliano poi girata alla magistratura di Imperia che non ritenne di ravvisare le prove di reati né iscrisse sul registro degli indagati Claudio Scajola e archiviò tutto.
La seconda cartellina dell’archivio trovato a Luciano Zocchi, ha un titolo inquietante: “Potere e verità non coincidono’, contenente – si legge nel verbale di sequestro – un nastro registrato, corrispondenza e documentazione relativa alla vicenda Mario Ledda”.
In quelle carte c’è la storia di un lungo rapporto dell’ex ministro con il pregiudicato Ledda.
Nel faldone c’è il suo casellario giudiziale: 5 pagine di precedenti dalla truffa alla violenza carnale. Dopo la condanna definitiva nel 1998 Ledda fuggì in Francia, a suo dire aiutato da Scajola e dai suoi amici. Poi fu arrestato in Francia su denuncia dell’imprenditore Pietro Isnardi nel 1999. Dopo quell’arresto inizia una lunga serie di pressioni su Scajola.
In una lettera del settembre 1999 (pubblicata sotto) Ledda chiede aiuto a Scajola dopo essere finito in carcere in Francia. Il pregiudicato ricorda minacciosamente a Scajola il suo ruolo nell’avere favorito la sua carriera sponsorizzandolo con Berlusconi e poi richiama l’aiuto ricevuto nella latitanza da Scajola, dallo stesso Isnardi e poi da Vito Lucia e da Roberto Mengozzi, due persone legate al ministro e a Isnardi. Il memoriale è da prendere con le molle visto che la Procura di Imperia non vi ha ravvisato reati.
Tre mesi prima di morire, Mario Ledda invia un telegramma, consegnato poi dalla vedova Ledda al pm di Milano.
Zocchi ha ottenuto queste carte dell’indagine legalmente e facendone richiesta a Imperia.
Il telegramma è destinato alla moglie di Scajola. C’è scritto: “Cara Maria Teresa, sono contento per quello che leggo che anche tu diventi famosa… sulla scia di tuo marito da me portato sugli altari. A salire è facile ma è altresì rapida la discesa se si dimenticano gli antefatti alla base di un successo. Auguro lunga attività e successo rammentando a te e lui (al ministro Ndr) i tempi del felice connubio con Pietro (Isnardi Ndr); Vito (Lucia, Ndr); Mengozzi e altri, sperando con ciò che non gli sia di futuro fastidio“. Mario L”. In pratica il condannato, rientrato in Italia e finito ai domiciliari, ricordava al ministro tramite la moglie che poteva dire i nomi di quelli che – secondo lui – lo avevano aiutato nella latitanza compiendo un reato.
Un mese dopo Scajola, secondo la testimonianza della vedova Maria Di Liberto, confermata da Luciano Zocchi, interessa il suo segretario particolare per tenere buona la signora.
Ma in quelle carte ricorre spesso il nome di Silvio Berlusconi.
C’è un’informativa dei Carabinieri di Milano al pm Carnevali del 10 ottobre 2002 in cui si legge che Maria D Liberto in data 16 e 17 luglio 2002 aveva riferito “il nominativo della persona, ora deceduta, che aveva presentato Mario Ledda all’onorevole Silvio Berlusconi: “che era comunque una persona di fiducia del dottor Berlusconi presso la cui abitazione aveva libero accesso” ovvero tale Edoardo Teruzzi, persona che in epoca remota aveva costruito un complesso residenziale nell’hinterland di Milano”. I Carabinieri in una seconda informativa della Stazione di Brugherio datata 1996 aggiungono che Teruzzi era impiegato presso la Fininvest e ‘procacciatore di affari di Berlusconi’. Nel suo memoriale, consegnato alla vedova perché lo usasse contro Scajola per ‘vendicarlo’ del suo scarso aiuto, Ledda raccontava le confidenze ricevute dall’ex ministro quando erano amici perché gli era riconoscente per il ruolo giocato nel portarlo da Berlusconi.
Scajola gli avrebbe riferito tra l’altro che un maresciallo in servizio al Palazzo di Giustizia di Milano si era offerto di aiutarlo ad avere notizie sulle indagini che riguardavano Berlusconi. Poteva rivelarsi molto prezioso perché vedeva le carte prima dei pm milanesi.
Questa parte del memoriale che riguardava le soffiate del maresciallo sulle indagini di Berlusconi è stata stralciata nel 2002 dal magistrato della Procura di Milano che aveva in carico il caso: l’aggiunto Corrado Carnevali. Le carte quindi non sono presenti nell’archivio di Zocchi. Certamente non sarà stata trovata alcuna prova contro il carabiniere che ha continuato poi a prestare servizio per l’Arma. Il procuratore aggiunto Carnevali si era mosso con grande cautela. Allora non era filtrata nessuna notizia sull’inchiesta che sarebbe stata deflagrante per la politica nazionale:
quando la vedova di Mario Ledda, dopo la sua morte, si presentata in Procura piena di risentimento e carte, Scajola è ministro dell’interno.
Marco Lillo
Oggi il Fatto Quotidiano è davvero ricco di notizie riguardanti il nostro grande statista: per esempio, c’è una lettera che gli inviò il 9 settembre 1999 “il” Mario Ledda.
Nota curiosa: nell’articolo di Lillo si legge che “l’inchiesta è stata poi trasferita per competenza a Imperia nelle mani del procuratore Galliano poi girata alla magistratura di Imperia che non ritenne di ravvisare le prove di reati né iscrisse sul registro degli indagati Claudio Scajola e archiviò tutto.”
Pappa & Ciccia non si può
Clamoroso! “Scajola: Faccio scoppiare un casino”.
Cliccare sull’immagine per ascoltare la simpatica conversazione
Mi piacerebbe sapere cosa intende dire quando afferma che “Il Fatto sgonfia per cercare di avere qualche cosa contro” e mi domando pure se in Forza Italia, anche al di fuori dei confini imperiesi, dormono tutti sonni tranquilli e se sono aumentate le vendite di camomilla.
Alla gentile Lucia vorrei ricordare di mandare a Dagospia e a lastampa.it la stessa mail che mandò a me e dirle che sono d’accordo con lei: sua madre meriterebbe un monumento, vicino a quello di suo padre.
Un politico avvisò Scajola: “Marco Biagi è in pericolo”
L’INCHIESTA SULLE CARTE TRAFUGATE
L’appunto sarebbe nell’archivio sequestrato all’ex ministro
Guido Ruotolo – La Stampa
Un appunto. Ci sarebbe anche l’appunto di un politico tra i documenti trovati nell’archivio dell’ex ministro dell’Interno, Claudio Scajola, inviato dalla Procura di Roma a quella di Bologna. E in quell’appunto il politico avrebbe scritto all’ex ministro oggi in carcere per aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena: «Guarda che Marco Biagi è in pericolo».
Dunque, ritagli di giornali, documenti del ministero dell’Interno, appunti compromettenti, come il messaggio del politico che potrebbe confermare la ipotesi che quella di Scajola fu una gravissima sottovalutazione dei rischi che il giuslavorista bolognese stava correndo. Avendo, lui, all’epoca, detto di non aver avuto coscienza del pericolo che Biagi correva.
Già allora, quella tesi fu confutata da autorevoli esponenti politici, come Pierferdinando Casini che sostenne di aver segnalato al capo della Polizia le richieste di protezione del giuslavorista. Ma anche altri documenti riservati (o segreti) sarebbero stati ritrovati dalla Procura di Roma nella disponibilità dell’ex capo della segreteria di Scajola, Luciano Zocchi, indagato per la presunta truffa ai Salesiani, e del funzionario dell’Aise al quale sarebbero finiti faldoni e i sacchi neri della raccolta dei rifiuti riempiti di dossier e faldoni dell’archivio dell’ex numero uno del Viminale. E la Procura sta cercando di definire la effettiva qualificazione di quei documenti la Procura.
Il pm romano Sergio Colaiocco ha interrogato a metà aprile Claudio Scajola, dopo aver aperto un fascicolo a suo carico per sottrazione di atti. Con il pm l’ex ministro si è giustificando sostenendo che tutta la documentazione rinvenuta era stata prelevata dalla sua segreteria e comunque si trattava di materiale non riservato o segreto. Tesi che cozzerebbe con quanto affermerebbero alcuni report della nostra intelligence.
L’inchiesta romana potrebbe essere al giro di boa. Certo è che sugli archivi di Scajola si sono incentrate le aspettative di diverse procure. Reggio Calabria aspetta l’interrogatorio di garanzia di chiara Ricci, la moglie di Matacena, prima di andare in Liguria, a prendere visione dell’archivio sigillato dalla Dia dell’ex ministro.
Pallanuoto femminile: la Mediterranea Imperia vince lo scudetto
La Mediterranea Imperia ha conquistato il titolo italiano 2013/14 di pallanuoto femminile, sconfiggendo, nel match di ritorno in casa, il Plebiscito Padova 5-4 (2-2, 1-1, 1-0, 1-1).
Le ragazze guidate da Marco Capanna, dunque, coronano un cammino iniziato cinque anni fa, con la promozione in A/1, grazie a una partita attenta sono riuscite ad avere la meglio sulle avversarie
foto: ilsecoloxix.it
Complimenti alle ragazze e a tutto lo staff.
ImperiaParla! presenta lo scrittore Marino Magliani
L’Associazione Culturale ImperiaParla! domani sera, 16 maggio, alle ore 21, al Centro Culturale Polivalente di Imperia, in Piazza Duomo, organizza un incontro con lo scrittore Marino Magliani, che presenterà il suo ultimo libro “Soggiorno a Zeewijk”, edito da Amos Edizioni.
Vittorio Coletti dialogherà con l’autore e Eugenio Ripepi leggerà alcuni brani tratti dal libro.
Il libro
Soggiorno a Zeewijk è una passeggiata lungo le vie olandesi di un quartiere della cittadina costiera di IJmuiden, non distante da Amsterdam, costruito sulle dune e costretto a vedere rimodellata la propria geografia urbana ogni mezzo secolo. E’ la storia di un paesaggio che cambia in continuazione, di case che sin dalla costruzione hanno una durata a termine, più breve della vita degli abitanti. E’ anche la storia di un incontro inatteso, anch’esso gioioso e malinconico, come tutto sembra essere a Zeewijk.
Soggiorno a Zeewijk è il romanzo di un osservatore, che è anche una cartografia, un libro di viaggio tra Olanda e Liguria, regione nella quale l’autore ambienta pagine molto belle fatte di storie di colline e di orti di fondovalle.
Tra l’Olanda e l’estremità della Liguria occidentale, Magliani traccia una geografia fatta di malinconia e di umanità, di sorriso e di paesaggio, di autoironia e di attesa.
L’autore
Marino Magliani è nato in Val Prino nel 1960. E’ narratore e traduttore dallo spagnolo e dall’olandese. Vive in Olanda sul Mare del Nord.
Ha scritto “Quattro giorni per non morire” (Sironi), e i romanzi “Quella notte a Dolcedo” e “La Tana degli Alberibelli”, entrambi pubblicati da Longanesi.
L’ingresso è libero.