Archivio per il mese di maggio, 2014

L’artista Fijodor Benzo espone allo Studio D’Ars di Milano

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L’artista imperiese Mrfijodor, pseudonimo di Fijodor Benzo, dopo il successo ottenuto a Palermo lo scorso febbraio, nel quale ha realizzato insieme a Corn79 un grande murales contro la Mafia, è di nuovo protagonista per la sua prima personale milanese.
Lo Studio D’Ars è lieto di presentare “My Problem Our Society”, un viaggio all’interno dell’immaginario colorato e fantasioso dell’artista ponentino. La mostra è curata dall’esperto gallerista Daniele Decia, mentre il testo critico è di Christian Omodeo: ricercatore dell’arte contemporanea e direttore artistico de Le Grand Jeu, noto per aver curato “Le Tourt Paris 13” a Parigi.

Il vernissage è martedì 20 maggio, ore 18:00, allo Studio D’Ars in via Sant’Agnese 12/8 a Milano.
Tra i prossimi appuntamenti di Mrfijodor una trasferta a Skopje in Macedonia per un grande evento d’arte contemporanea, “Nottetempo” una collettiva nel Palazzo Paleologo di Trino Vercellese e un murales allo Street Art Festival “Vedo a Colori” di Civitanova Marche. Una primavera piena di impegni e appuntamenti.
Per maggiori info: mrfijodor.it

Scritto da Angelo Amoretti

13 maggio, 2014 alle 23:00

Considerazioni sull’arresto di Scajola

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Da qualche giorno mi si chiede di scrivere qualcosa sull’arresto dell’On. Claudio Scajola e finalmente trovo un po’ di tempo per farlo.
Evito di scrivere tutto ciò che scrivono gli altri perché la stessa notizia che trovate su un portale o su un quotidiano online o cartaceo, proviene dall’Ansa o da altri quotidiani ed è un minestrone che a forza di girare stanca.
In verità non saprei neppure da che parte iniziare e non mi va di sparare sulla Croce Rossa, anche perché non è escluso che tra non molto, magari, ci sarà un ritorno trionfale del nostro statista e ad aspettarlo sul ponte dell’Impero ci saranno anche quelli che oggi gli danno addosso e domani lo chiameranno per intervistarlo.
E’ meglio sgombrare subito il campo da equivoci: di Scajola non mi fido e della Giustizia neppure. Lo dico con tutto il rispetto per giudici, magistrati e tutto ciò che le gira intorno.
Per capire cosa intendo dire provate a ripensare alla sentenza su Andreotti, alla vicenda Dell’Utri e a quella di Berlusconi, per non andare tanto lontano.
Non mi fido, ma rispetto le sentenze. E quella per Scajola deve ancora arrivare. Dal momento che ritengo questo Paese, il mio Paese, un Paese da terzo mondo non esprimo giudizi perché in campo politico e giudiziario ne ho viste già fin troppe.
Vorrei solo fare una riflessione e, seriamente, chiedo il vostro parere, giusto per confrontarlo e chiarirmi meglio le idee.
Il nostro concittadino è, quel che si dice dalle nostre parti, un tonno, tanto per cominciare. E lo dico senza cattiveria: mi domando come possa uno che è stato Ministro dell’Interno e poi presidente del Copaco, nel 2014, dopo tutto ciò che abbiamo letto sulle intercettazioni, che tra l’altro riguardavano anche lui, continuare allegramente a parlare con quello “strumento del cazzo” (come lui chiama il cellulare).
Ingenuità, spregiudicatezza, sentirsi immune e al di sopra di tutto? Non so rispondere, ma mi piacerebbe tanto poterlo fare.
Nelle cronache si parla anche di una eventuale appartenenza a una qualche loggia massonica, ma ho l’impressione che chi l’ha scritto abbia le idee poco chiare sulla Massoneria.
Non ce lo vedo, Sciaboletta, con i pantaloni tirati su, gli occhi bendati e il cappio al collo. Al limite lo vedo con i pantaloni tirati giù insieme a una bella ragazza bendata e con il cappio al collo.
Se fosse un “fratello” come mai è stato arrestato, per dire? Certo, anche i fratelli finiscono al fresco, qualche volta, ma Craxi e Berlusconi no.
Il pregiudicato dice che l’esclusione di Scajola dalle liste per le elezioni Europee non dipende dal fatto che sulla testa del nostro aleggiasse il tintinnio delle manette, ma dal fatto che, secondo certi sondaggi, avrebbe portato pochi voti.
Penso che sia una palla colossale. Su Sanremonews, nel giorno più nero del ponente ligure, prima c’era quella notizia, poi è comparsa quella dell’arresto.
Dunque: Berlusconi e Toti sapevano che le manette stavano arrivando. Scajola lo sapeva o no?
Uno che è stato Ministro dell’Interno e che ai suoi ebbe a dire: “So tutto di voi” ce l’avrà ancora qualche talpa da qualche parte o ce l’ha solo nella piantagione di asparagi? Forse è per questo che in quella che era una “baracca” teneva anche una doppietta: per sparare alla talpa?
E se lo sapeva, come mai non si è dato alla fuga? Ha sbagliato i tempi? Pensava di essere candidato, vincere e farla franca?
Come mai, ripeto, uno che è stato rivoltato come un calzino e, diciamolo, preso per il culo alla grande anche dalla polizia che va in cerca di anfore tanto per fare un sopralluogo, si fa trovare con dossier che neppure le piccole ditte che lavorano in nero tengono in casa? Come mai usava quel codice ridicolo [L. = Libano; B. = Beirut] ? Pensa che siano tutti abbelinati o un po’ lo è lui?
Se per parlare di questioni portuali si blindava nella stanza schermata (ricordate?) come mai per parlare di aiutare un mafioso (esterno) usava lo “strumento del cazzo” o gli altri ancora più cazzuti (Skype e Viber)?
Come mai mandava la scorta qua e là senza preoccuparsi che magari li avrebbero pinzati e che i contribuenti si sarebbero leggermente indignati?
Ecco, queste sono le domande che mi pongo e alle quali, con il vostro aiuto, spero di dare una risposta.

P.S. Se c’è qualche fratello che legge, magari con un nick tipo “Hiram”, “Stella del mattino” e via dicendo, può dirmi se il nostro è o non è massone, giusto per confortare la mia tesi?
P.S.2: di commenti inutili  faccio a meno perché ritengo che la questione sia seria.
Grazie.

Scritto da Angelo Amoretti

12 maggio, 2014 alle 17:57

L’Associazione ImperiaParla! ha presentato il libro di Marco Preve

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Ottima affluenza di pubblico, ieri sera, al Circolo Arci Guernica di Porto Maurizio, per l’incontro con Marco Preve, giornalista de “La Repubblica” che ha presentato il suo libro “Il partito della Polizia”, edito da Chiarelettere.

Un lungo applauso ha salutato l’Ispettore Ivan Bracco e l’agente Giuseppe Barla della Polizia Postale, presenti tra il pubblico, in mezzo al quale si è notata, tra le tante, anche la presenza di Gabriella Manfredi, Mauro Servalli [consigliere comunale di Imperia Bene Comune], Dario Dal Mut, [coordinatore cittadino di SEL] e Paolo Verda, [ex consigliere comunale del PD].
A nome dell’Associazione ImperiaParla! ringrazio ancora tutti quanti per aver partecipato.

L’appuntamento è per venerdì 16, al Polivalente, dove alle 21 ci sarà l’incontro con lo scrittore Marino Magliani.

Scritto da Angelo Amoretti

10 maggio, 2014 alle 17:21

Arrestato l’On. Claudio Scajola

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L’ ex ministro è stato arrestato dagli investigatori della Dia in un noto albergo della capitale. Otto i provvedimenti eseguiti della Dia di Reggio Calabria, tra cui persone ritenute legate al noto imprenditore reggino ed ex parlamentare Amedeo Matacena, anch’egli colpito da provvedimento restrittivo insieme alla moglie Chiara Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis. Matacena è latitante, dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
[fonte: il Fatto Quotidiano.it]

Scritto da Angelo Amoretti

8 maggio, 2014 alle 9:32

Pubblicato in Politica

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“Il partito della Polizia” a Imperia

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L’Associazione Culturale ImperiaParla! organizza per venerdì 9 maggio alle ore 21, presso il circolo Arci Guernica di via Mazzini 15, Imperia- P.M., un incontro con Marco Preve, giornalista di “la Repubblica” per presentare il suo libro di recente pubblicazione: “Il partito della Polizia“, edito da Chiarelettere, in cui descrive  ”il sistema trasversale che nasconde la verità degli abusi e minaccia la democrazia“.

Il partito della Polizia

Dalla prefazione:

Imputati. Condannati. Premiati. Nessun abuso può essere commesso contro cittadini inermi. Se non è così, i responsabili devono saltare. In Italia ciò non è avvenuto. E continua a non avvenire, dai tempi delle torture alle Br fino alle morti di Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri: la polizia non garantisce la sicurezza, la politica non sorveglia, la stampa non sempre denuncia, la magistratura non sempre indaga. Perché questa anomalia? Come rivela Filippo Bertolami, poliziotto e sindacalista, “negli ultimi anni si è assistito al paradosso di un sistema capace da un lato di coprire e premiare i colpevoli di violenze e insabbiamenti, dall’altro di punire chi ha ‘osato’ mettersi di traverso”. Vince la paura. Il partito della polizia è troppo forte. troppe protezioni politiche a destra e a sinistra. Da Berlusconi a Prodi, Violante, Renzi. De Gennaro, ora presidente di Finmeccanica, e i suoi collaboratori non si toccano. Troppe onorificenze. Troppe amicizie. Anche tra i media. Intanto le auto rimangono senza benzina e gli agenti continuano ad avere stipendi da fame mentre vengono assegnati appalti miliardari. Il partito della polizia è anche il partito degli affari. “Se non c’è una cultura del diritto in chi orienta il pensiero collettivo – sostiene il criminologo Francesco Carrer – mi chiedo come possa nascere in un corpo di polizia i cui vertici sono più attenti ai desiderata dei politici che alle esigenze di chi è in prima linea.”

L’autore:

Marco Preve, giornalista, è nato nel 1963 a Torino. Cresciuto a Savona, vive a Genova dove è cronista di giudiziaria, ma non solo, della redazione locale de “la Repubblica”. Ha seguito le indagini sul serial killer Donato Bilancia, il giallo della contessa Agusta, le principali inchieste in tema di corruzione e soprattutto il G8 di Genova del 2001 e tutti i processi che ne sono seguiti. Collabora con “l’Espresso” e “MicroMega”. Ha un blog intitolato “Trenette e mattoni”, e ha scritto due libri, sempre con Chiarelettere: Il partito del cemento, nel 2008, con Ferruccio Sansa; La colata, nel 2010, con Ferruccio Sansa, Andrea Garibaldi, Antonio Massari e Giuseppe Salvaggiulo.

Scritto da Angelo Amoretti

7 maggio, 2014 alle 15:39

Agnesi pop

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All’idea del Sindaco Capacci di mettere insieme una cordata di imprenditori  per comprare l’Agnesi, rilanciata anche sul suo blog, si aggiunge quella di Alfonso Sista, figlio di un ex operaio del pastificio, pubblicata su Il Secolo XIX di oggi.
Dal momento che la condivido in pieno, la riporto con piacere:

La proposta del figlio di un ex operaio del pastificio: “Decentramento e azionariato popolare per salvare l’azienda dei nostri padri”

Sono figlio di un operaio dell’Agnesi, ormai deceduto da tempo, uno di quegli imperiesi che da quella industria ha tratto sostentamento e che mai avrei immaginato che potesse chiudere. Per me era il luogo dove mio padre lavorava e manteneva la famiglia: ricordo come da piccolo aspettassi Natale, perché a tutti i lavoratori gli Agnesi donavano un panettone Motta, e Pasqua quando arrivava in casa la colomba Alemagna.
Non si creda che sia solo sentimentalismo o apologia del paternalismo padronale, per un bambino tra la fine degli anni 50 e l’inizio dei 60 un panettone o una colomba era una rarità da gustare e da aspettare con ansia.
Ora si recita il necrologio funebre di questa industria vitale per Imperia e la sua provincia,vittima di incapacità imprenditoriale mascherata da “esigenze di mercato”, disimpegno dell’attuale proprietà da qualsiasi impegno di marketing. E che dire della totale insipienza della classe politica imperiese, e non solo, che nei decenni trascorsi non ha saputo dare risposte sensate e concrete alle esigenze di sviluppo dell’azienda, come individuare un’area in cui insediarsi ammodernando gli impianti oppure dedicando parte del porto di Oneglia al solo traffico di grano (già e gli yatch?) oppure dalla mancata istituzione del Distretto Alimentare che poteva diventare il volano della rinascita economica di Imperia e della provincia e miseramente naufragato tra veti incrociati dei vari enti e mancanza di progettualità. E che dire delle lobby della speculazione predatoria che divora territorio senza dare nulla in cambio alla città e che vedrebbe molto bene su quelle aree un bel condominio vista mare?
Mi piace l’idea del sindaco Capacci di coinvolgere l’imprenditoria locale e rilevare il pastificio magari decentrandolo nell’entroterra per consentirgli di continuare a vivere; all’idea si potrebbe anche aggiungere una sorta di azionariato popolare in cui ogni imperiese, in uno scatto di dignità e orgoglio, potrebbe contribuire a salvare una delle industrie italiane più antiche e prestigiose, prestigio che gli attuali proprietari non hanno colto appieno scegliendo di far scadere la qualità di un prodotto un tempo apprezzato in tutto il mondo.
Bene, detto questo un appello a non comprare più nessun prodotto della Colussi né a permettergli la beffa alla città di una speculazione edilizia sulle aree, a cui (a parole, ma si sa quanto valgano di fronte al denaro) paiono non essere interessati.

Alfonso Sista – Il Secolo XIX, 3 maggio 2014

Scritto da Angelo Amoretti

3 maggio, 2014 alle 12:02

Pubblicato in Attualità

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