Archivio per il mese di luglio, 2014

Movimenti in movimento

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Si direbbe che i grillini, a Imperia, si siano spaccati: una parte sta con Beppe Grillo, l’altra con gli amici di Beppe Grillo.
L’amicizia è una cosa importante e quindi Antonio Russo, il candidato sindaco del M5S che quella sera sul palco in piazza Dante non era conosciuto neppure da Grillo in persona, si premura a precisare che il marchio è suo e guai a chi glielo tocca.
Gli amici del Beppe dicono che non c’è attrito: faranno dei gruppi di lavoro, presenteranno il compito a quelli del M5S e attenderanno gli sviluppi.
In tema di spazzatura ci sono voluti tre di Arma di Taggia a spiegar loro chi è Ghilardi e dove è il Rio Sgorreto. Comunque va bene così.
Alla riunione, a titolo personale, c’ero pure io. Ammiro le intenzioni, ma è il metodo che non funziona bene. Mi sono solo permesso di far notare che quello che propongono in fatto di rumenta, anni fa già un certo Alberto Gabrielli lo aveva spiegato bene. Solo che Alberto è (era?) di Rifondazione e ’ste bandiere e ’ste falci con i martelli ormai non interessavano più a nessuno.
Nel frattempo il potere, non certo quello che sta nel Palazzo del Comune, se ne va in brodo di giuggiole.
Però, attenzione: c’è il Grido in agguato. Per il momento è un urletto, tipo orgasmino o marmo freddo del bagno (cit. “I viaggiatori della sera”) che potrebbe anche diventare l’urlo di Tarzan, Nel bosco di Rezzo.
Nota per chi non mi conosce: il presente post prende ironicamente per il culo grillini, amici di grillo e quelli all’ultimo grido, ai quali vanno i miei sinceri auguri. La città ha bisogno di movimento: dai e dai, alla fine qualcosa si muoverà (solo che nel frattempo il potere si sarà già spostato).
Qualcuno mi dirà: facile criticare, provaci tu.
Già fatto.
Fallito.

Scritto da Angelo Amoretti

30 luglio, 2014 alle 16:18

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I pm: Scajola subito a processo

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Marco Menduni per il Secolo XIX

Caso Matacena, richiesta di rito immediato
I pm:«Scajola subito a processo»
Ma non per mafia
I difensori: è una mossa perché non torni libero

La procura antimafia di Reggio Calabria chiede il giudizio immediato per Claudio Scajola e per Chiara Rizzo, la moglie dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, riparato a Dubai per sottrarsi a una condanna, ridotta nelle scorse settimane dalla cassazione da 5 a 3 anni. Ma subito scoppia la polemica innescata dagli avvocati difensori.
Per i legali la scelta dei pm di accelerare la corsa verso il processo risponde a un disegno preciso: evitare che l’ex ministro e la bionda lady arrestata al suo rientro in Francia possano tornare in libertà dagli arresti domiciliari.
Tra pochi giorni (per Scajola il termine coincide con i tre mesi dall’arresto, avvenuto l’8 maggio) entrambi sarebbero ritornati in libertà. Se fosse invece accolta la richiesta di rito immediato, i termini tornerebbero di nuovo a decorrere. Una decisione ancor più contestata per il fatto che la procura non ha voluto più ascoltare Scajola dopo il primo interrogatorio in carcere, a regina Coeli, nonostante l’ex ministro in almeno tre occasioni l’abbia richiesto per chiarire ulteriori circostanze.
Ora il giudice ha cinque giorni davanti per decidere se dare il via libera alla richiesta della procura. Con il rito immediato si salta l’udienza preliminare e il processo inizia subito: la stessa formula utilizzata dai pm (con scarso successo, a constatare i risultati raggiunti a oggi) per Silvio Berlusconi nel caso Ruby. Occorre però l’evidenza della colpa e i pm ritengono che ci sia. Non attendono nemmeno ottobre, data nella quale si discuterà dell’aggravante “mafiosa” per gli imputati. Il gip, che pure aveva dato il via libera agli arresti, l’aveva negata: Scajola e la Rizzo non avevano aiutato la criminalità organizzata.
I pm non sono d’accordo e hanno deciso di far ricorso. Che cosa accadrà ora,non è chiarissimo nemmeno agli addetti ai lavori: è un caso anomalo che venga chiesto il giudizio immediato mentre ancora non è arrivata una decisione su una delle aggravati addebitate agli indagati. Al momento, comunque, questa non viene contestata.
Nella richiesta arrivata ieri mattina al giudice Barbara Bennato la circostanza è scomparsa, almeno per ora, dall’elenco dei reati. Scajola non è accusato di aver favorito la ‘ndrangheta, ma solo per procurata inosservanza della pena: tradotto, per i suoi tentativi di aiutare Matacena nella latitanza. Scajola, e per i pm è una circostanza evidente, si è attivato per spostare Matacena da Dubai, dove si era rifugiato dopo la condanna, in Libano, ritenuto un Paese più tranquillo per evitare l’estradizione. A confermarlo, sempre secondo l’accusa, ci sono tutte le telefonate tra lo stesso Scajola e Chiara Rizzo e i contatti dell’ex ministro con Vincenzo Speziali, nipote (e omonimo) dell’ex senatore del Pdl, indagato in un altro troncone dell’inchiesta. La Rizzo e il factotum dell’ex politico Martino Politi sono accusati anche di avere schermato i beni dello stesso Matacena allo scopo di sottrarli ad un eventuale sequestro.
La linea difensiva di Scajola sembra delineata. In realtà il suo interessamento per le sorti di Matacena non si è mai tradotto in nessuna azione concreta. Solo chiacchiere, qualche richiesta di informazioni, magari pure qualche millanteria per accaparrarsi la simpatia di Chiara Rizzo, ma nulla di più. Da far dire ai suoi avvocati Elisabetta Busuito e Giorgio Perroni: «Siamo fermamente convinti che dalle carte emerga la prova evidente della sua innocenza, che siamo fiduciosi di poter dimostrare se e quando potremo difenderci appieno dinanzi ad un Giudice terzo».

Scritto da Angelo Amoretti

30 luglio, 2014 alle 9:22

Si stava meglio quando si stava peggio? [II]

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Diego David per il Secolo XIX

L’EX PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ PARTECIPATA INTERVIENE SULL’EMERGENZA-RIFIUTI
«Che errore liquidare Ecoimperia»
Faraldi: ci dicevano che eravamo superati. Dietro il caos di oggi una gara d’appalto nata male

Massimo Faraldi è stato presidente di Ecoimperia, la partecipata che la scorsa estate ha lasciato il testimone del servizio di igiene urbana alla Tradeco (oggi più che mai nell’occhio del ciclone), dal 2005 al 2011, chiamato dall’allora sindaco Luigi Sappa,e fino al 2013 vicepresidente con funzioni esecutive.
Faraldi vuole dire la sua in merito al caos rifiuti che si è creata in città.

Di chi è la colpa secondo lei,Faraldi?

«Giovanni Amoretti, che sul vostro giornale si è addossato la responsabilità, da assessore ha colpe fino a un certo punto. Per me, il vero responsabile è l’ex dirigente del settore Ecologia Beppe Enrico che ha curato la gara d’appalto e che si è fidato a sua volta di quello che gli diceva il “superconsulente” Fabbri di Cesena, che, poi, si è limitato a copiare il capitolato da quello di Rapallo.
Amoretti ha preso per oro colato le opinioni di loro due.Caso mai è responsabile per questo, essersi ritrovato a guidare un settore senza la necessaria esperienza».

A Ecoimperia non è stato neppure permesso di partecipare alla gara. Se lo è spiegato il motivo?

«Hanno inserito la clausola dei 70 milioni di fatturato nei tre anni precedenti che di fatto ci tagliava fuori. Poi, se c’è stata una motivazione politica io non ho prove per affermarlo».

Si riferisce alla guerra tra l’ex ministro Claudio Scajola e i Pizzimbone alleati con Dell’Utri?

«Lo ha detto lei, non io. Sta di fatto, però, che nella gara d’appalto c’era scritto a chiare lettere che l’asta sarebbe stata valida anche se a partecipare fosse stata una sola azienda. Altro che, come si è sentito dire in giro, appalto scritto perché non partecipasse nessuno e per salvare Ecoimperia e con essa la compartecipazione al quarantanove per cento dei fratelli Pizzimbone. Evidentemente, gli obiettivi erano altri. A noi proprio Fabbri aveva detto che eravamo un’azienda che non era proiettata nel futuro. Se il futuro è quello che tutti i giorni vediamo sotto ai nostri occhi, allora, fate voi. Quello che voglio dire è che è stato creato un danno enorme alla città sbarazzandosi di Ecoimperia».

Anche Ecoimperia, però, non era proprio esente da critiche…

«Guardi, dal 2005 al 2012 la società ha sempre chiuso i bilanci in attivo con importi interessanti. Degli utili, però, per volontà dell’amministrazione comunale, all’Ecoimperia non è stato lasciato un solo euro da investire per migliorare il servizio. È vero, dirigentie lavoratori di Ecoimperia sono stati criticati e io dico ingiustamente perché non ci è stato permesso di poter dotare le maestranze dei mezzi di cui avevano bisogno. E comunque il risultato che si è ottenuto esternalizzando è be npeggiore. Sa qual’è l’unica innovazione che ci era stata concessa?».

Dica…

«L’esperimento nel quartiere delle Ferriere che anticipava in un certo qual modo le attuali isole ecologiche con le chiavi elettroniche per aprire i cassonetti. Si era rivelato un fiasco, i sacchetti venivano lasciati fuori come avviene ora, quindi l’esperienza negativa c’era. Lo abbiamo fatto presente, ma appunto, ci hanno risposto che eravamo superati, antichi».

E in tutto questo, la Tradeco non ha, forse, qualche responsabilità?

«Questo mio sfogo non deve essere interpretato come un atto di accusa verso la Tradeco che si è ritrovata a gestire una situazione di cui non conosceva fino in fondo la complessità.
E poi non dimentichiamo che nel bando era prevista l’assegnazione da parte del Comune dell’isola ecologica di Artallo che costituirebbe già un bello sfogo. Non vedo perché un cittadino di I mperia che paga la Tari a Imperia debba andare a San Bartolomeo o nell’entroterra di San Lorenzo per conferire un divano. Non capisco francamente perché il Comune, a questo punto, non velocizzi le pratiche per consegnare finalmente l’area a Tradeco».

Come se ne esce secondo lei?

«Se continua così la Tradeco va incontro alla rovina certa e la città è destinata ad essere sempre più sporca. L’unica via di uscita è che Comune e Tradeco si mettano intorno a un tavolo e insieme, se sono d’accordo, con certino le variazioni in quei punti dove l’appalto è evidente che non può funzionare, oppure si vada a una risoluzione del contratto. Su un altro aspetto non sono in sintonia con Amoretti. Non è vero che il “porta a porta” è non è adatto per la conformazione morfologica e territoriale di Imperia. Per me è l’unico modo, magari un po’ dispendioso all’inizio, per garantire una raccolta differenziata seria e produttiva».

Scritto da Angelo Amoretti

24 luglio, 2014 alle 12:46

Pubblicato in Ambiente, Attualità

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Intervista all’ex assessore Amoretti (F.I.) sui problemi del traffico

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Giovanni Amoretti che, per il suo bene, non è mio parente, ha rilasciato un’intervista al Secolo XIX in cui racconta di come andò l’accordo con la Tra.de.co. all’epoca in cui era assessore all’ambiente
Secondo me l’intervista è un po’ depistante: del resto lo dice lui stesso, e la cosa è grave, che “in quel periodo” ha avuto paura.
A questo proposito esorto tutti (come se le mie esortazioni servissero a qualcosa…) a non avere paura e a mettere al corrente la cittadinanza di ciò che succede nelle stanze del Palazzo.
E siccome in tanti non hanno ancora capito, altri fanno finta, e qualcuno rosica, mi piacerebbe tanto che il Sindaco, o chi per lui, indicesse una sorta di convegno, o incontro, chiamatelo come volete, in cui venga spiegata ai cittadini, senza raccontare bugie e nulla tralasciare, l’operazione “Ci siamo ripresi il porto e siamo tutti felici e contenti”.

Diego David per il Secolo XIX del 19-7-2014

PARLA L’EX ASSESSORE ALL’AMBIENTE DELLA GIUNTA STRESCINO (QUEST’ULTIMO È IN SILENZIO STAMPA)
«La città è una discarica? Mi prendo io la colpa»
Amoretti: l’azienda non ci speculi, conosceva le condizioni

«Mi assumo oggettivamente la responsabilità di quanto sta accadendo in città». Giovanni Amoretti, membro della giunta municipale dal 2009 all’aprile del 2012 con delega all’Ecologia nella prima amministrazione Strescino, è stato l’assessore che ha dato il via alla gara d’appalto per il servizio di igiene urbana nel capoluogo e negli altri 34 centri del comprensorio imperiese aggiudicata un anno fa, quale unica azienda partecipante, allaTradeco di Altamura oggi al centro di polemiche.
Un po’come Felipe Scolari, il commissario tecnico del Brasile dopo l’,1-7 patito nella semifinale dei Mondiali dalla Germania, Amoretti, che oggi non ricopre più alcun ruolo politico né amministrativo, di fronte al disastro in cui versano le strade cittadine ingombre di rifiuti, fa autocritica ma non ci sta a fare l’agnello sacrificale.

«Mi prendo la responsabilità, ma voglio essere chiaro -incalza l’ex assessore forzista– Chi vuole speculare sulla vicenda e strumentalizzarla sta sbagliando indirizzo».

Chi è che vuole speculare?

«Rimango basito davanti a certe dichiarazioni dei dirigenti della Tradeco che sostengono di essere stati raggirati dal Comune. Ricordo che il bando di gara i tecnici dell’azienda pugliese se lo sono soppesato e guardato in lungo e in largo. Per potersi rendere conto della complessità dell’appalto sono stati accompagnati dagli operatori comunali a compiere una approfondita visita sul territorio.
Anche altre ditte interessate avevano chiesto questo tipo di accesso ai luoghi,mapoi si sono tirate indietro.
La Tradeco no, ha ritenuto di avere elementi sufficienti per formulare l’offerta. Ora, mettere con le spalle al muro l’amministrazione, dopo la massima trasparenza che gli è stata riservata, se qualche calcolo algoritmico che stabilisce le percentuali di differenziata non è perfettamente corretto mi pare esagerato. Ma non solo».

Ma alla luce del disastro che poi si è rivelata per la città e i dintorni l’applicazione dell’appalto, rifarebbe le stesse scelte, come per esempio quella di escludere Ecoimperia dalla gara?

«Venivano da vent’anni di proroghe, c’erano restrizioni che imponevano la gara di appalto. Il socio privato di Ecomperia (la Ponticelli dei fratelli Pizzimbone, ndr) era stato scelto senza evidenza pubblica. Non si poteva proseguire oltre. Ma se mi trovassi nelle stesse condizioni di allora ridarei gli stessi indirizzi politici, che tra l’altro, mi furono riconosciuti anche dall’estrema sinistra che in consiglio comunale si astenne».

La sinistra contestava la mancata previsione del porta a porta per la differenziata

«Rimango convinto che morfologicamente il territorio imperiese non sia adatto per il porta a porta».

E quali sarebbero dovute essere i vantaggi per la città?

«Intanto la comprensorialità, la limitazione dei costi, 190 mila euro all’anno risparmiati solo per il trasporto a Collette Ozzotto, l’introduzione degli scarrabili, l’ecomobile, innovazioni assolute per il nostro territorio. Poi, da utente, purtroppo ho verificato che la Tradeco non ha messo in pratica adeguatamente il contenuto dell’appalto».

Ci sono, secondo lei, responsabilità dell’amministrazione Capacci?

«L’assessore Podestà sta gestendo una situazione complicata, ma non mi sento di metterlo in croce. Se fosse costretto a ricorrere a un altro bando gli consiglierei di condividerlo con tutte le forze politiche come facemmo noi. In certi momenti quando è in gioco l’interesse della città bisogna saper mettere da parte le casacche politiche».

Ci furono anche momenti di tensione con sindacati e lavoratori. Oggi che non ricevono lo stipendio cosa si sente di dire loro?

«I conti eseguiti da professionisti pagati dal Comune non potevamo metterli in discussione. A ogni buon conto con Strescino attivammo la procedura antimafia. E le assicuro di aver avuto in quel periodo anche paura, avendo due f gli piccoli e ed essendo andato a toccare un comparto, quello dei rifiuti, non propriamente santificato».

Scritto da Angelo Amoretti

20 luglio, 2014 alle 11:44

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Ivan Bracco 1 – Giuseppe Arghirò 0

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Ricordate questa vicenda?
Ebbene, oggi il giudice per le udienze preliminari, Laura Russo, ha archiviato il caso con la seguente motivazione: “L’ispettore Ivan Bracco ha fatto il suo lavoro
E io aggiungerei: lo ha fatto molto bene, nonostante e malgrado tutto.
Apprendo da Imperiapost che Bracco vorrebbe chiedere i danni d’immagine causati dalla denuncia di Argirò a mezzo stampa,  ma se fossi in lui lascerei perdere: basta e avanza così. Molti cittadini, e qualche lettore di questo blog, avevano espresso la loro solidarietà a Ivan e questa è una buona notizia anche per tutti loro.
I giusti, guarda che strano, stanno sempre con i giusti e ogni tanto certe notizie riempiono il cuore di gioia.
Se ci fossero più persone come Ivan, non necessariamente in divisa, forse riusciremmo a venirne fuori.
Teniamo duro!

Scritto da Angelo Amoretti

17 luglio, 2014 alle 21:22

La storia dell’appalto Tra.de.co.

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Diego David – [Il Secolo XIX - 17-7-2014]

La storia di un’appalto voluto dall’ex Sindaco Strescino e disegnato da Beppe Enrico
Gara “benedetta” dal Prefetto
Così Fiamma Spena diede il via libera all’offerta unica dell’azienda pugliese

Poco più di un anno fa, da parte del commissario prefettizio Sabatino Marchione, l’assegnazione dell’appalto di igiene urbana (un affare da 93 milioni di euro per sette anni) nel capoluogo e nei trentacinque centri del comprensorio imperiese alla Tradeco.
Ma il percorso che ha portato una società del profondo Sud, unica partecipante al bando, a subentrare all’Ecoimperia e alle altre aziende che operavano nelle località vicine è stato lungo e tortuoso, con tanto di inchiesta della Procura di Imperia che a seguito delle indagini svolte dalla Guardia di Finanza, ha aperto un fascicolo per turbativa d’asta.
L’avvio del procedimento è datato 2010 quando sulla poltrona di primo cittadino sedeva Paolo Strescino e l’assessore all’Ambiente era Giovanni Amoretti. Occorreva superare la partecipata Ecomperia, 51 per cento in mano al Comune e 49 per cento alla Ponticelli (proprietaria dell’omonima discarica) dei fratelli Giovanbattista e Pierpaolo Pizzimbone, società mista nata nel 1993 e in scadenza nel 2013. Il primo colpo di scena fu l’esclusione dalla possibilità di partecipazione alla gara pubblica della stessa Ecoimperia, essendo prevista la clausola dei 70 milioni di fatturato negli ultimi tre anni che l’azienda presieduta da Davide Ghiglione non poteva vantare.
I lclima politico era quello dello scontro all’interno del Pdl tra l’exministro ClaudioScajola e Marcello Dell’Utri “padrino” politico dei Pizzimbone.
Il capitolato d’appalto venne elaborato dall’ufficio Ecologia di Palazzo civico allora diretto da Beppe Enrico (oggi trasferito alla Cultura) con la consulenza degli avvocati dello studio Tosetto/ Weigmann diTorino. Nella primavera del 2012 in piena bufera amministrativa conseguente agli arresti eccellenti nell’ambito dell’inchiesta sul porto turistico, il sindaco Strescino, inviò l’offerta della Tradeco, l’unica pervenuta, alla Prefettura di Imperia per le verifiche antimafia. Fatti i controlli il prefetto Fiamma Spena diede il via libera.
Ma intanto,i sindacati cominciavano ad esprimere agli organi politici e alla commissione esaminatrice presieduta da Beppe Enrico e composta anche dai docenti del Politecnico di Torino Giuseppe Genon ed Eugenio Piovano, le loro perplessità su numero di addetti e tipologia del servizio con tanto, in seguito, di sit-in di protesta sotto al Comune (diventata poi una abitudine) e minacce di non far transitare la Milano-Sanremo. Enrico bloccò in un primo tempo l’offerta perché considerata “anomala”, in quanto unica e per l’eccessivo ribasso, il 5,6 per cento proposto dall’azienda pugliese. Ma dopo un confronto con la proprietà e lo stuolo di avvocati assoldati daTradeco, anche quest’ultimo scoglio venne superato.

Scritto da Angelo Amoretti

17 luglio, 2014 alle 8:45

Pubblicato in Ambiente, Attualità

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Più uacche, meno vitelli!

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Leggo sul Secolo XIX che il Sindaco Capacci ha gentilmente chiuso in faccia la porta del porto all’imprenditore Paolo Vitelli: «Questa amministrazione non rilascerà concessioni a soggetti privati ma solo alla nostra società in house».
Prendiamo nota e conserviamo con cura queste parole, il tempo ci dirà se valevano o no.
Sul blog di Marco Preve leggo che il Vitelli [scrivo come fossi un g.i.p. sulla jeep nda] sarebbe stato contattato [il condizionale è d'obbligo] da Eugenio Minasso e Paolo Strescino, che stanno nel Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano senza quid.
E mi rendo conto che quando arriva qualcuno nella nostra ridente città, peraltro molto aperta e accogliente [ti sorridono tutti, anche se non ti conoscono e, ovviamente, tutti sanno tutto di tutti e siamo tutti ricattabili, abbiamo una paura che fa novanta!] c’è sempre qualcuno che lo manda: un mandante.
Ricordate la storia dei commissari mandati da chissà chi ad aiutare la Polizia Postale quando svolgeva l’inchiesta sul porto?
Chi aveva mandato Caltagirone, Colussi, i due superagenti e, di recente, il Vitelli? E lascio perdere, per carità di Dio, altri mandati da chissà chi anni e anni fa.
Non lo sapremo mai.
L’unica consolazione è che spesso i mandati vengono ri-mandati al mittente. E i mandanti rosicano, probabilmente.
Ora non so se dire “bravo” al Sindaco perché purtroppo mi sono accorto che spesso si scrivono cose che poi vengono smentite dai fatti e il sottoscritto, a differenza di altri che sono più “scafati”, si vergogna e non sa più da che parte sbattere. Ma in ogni caso, ripeto: staremo a vedere gli sviluppi della faccenda.
Per quanto riguarda Strescino, ormai sono arrivato alla conclusione che o è sfigato o porta sfiga (ma anche tutte e due).
Il Vitelli è tornato a casa con la coda tra le gambe; il Caltagirone è finito al fresco e il Siena Calcio, che era venuto a fare un triangolare a Imperia, giusto come il porto, è fallito.
Mi bevo una Vittelloise, “l’eau qui chante et qui dance”.

Scritto da Angelo Amoretti

16 luglio, 2014 alle 12:21

‘ndrangheta: Imperia sembra la sesta provincia della Calabria

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Imperia sembra la sesta provincia della Calabria
La Bindi: la ‘ndrangheta deve essere messa in ginocchio
Ieri le prime audizioni della commissione parlamentare antimafia

Patrizia Mazzarello e Milena Arnaldi per il Secolo XIX

«Quella di Imperia sembra la sesta provincia della Calabria a livello di infiltrazioni della ‘ndrangheta”».
Il fatto che la convocazione ad Imperia della commissione parlamentare antimafia non sarebbe stato un mero atto simbolico era già chiaro da tempo. Sono parole pesanti quelle espresse ieri a Imperia da Rosy Bindi, che della Commissione Antimafia è il presidente, durante un intervallo del lungo pomeriggio di audizioni nella sala del consiglio del palazzo della Provincia, sede anche della Prefettura. Sono stati sentiti il questore Pasquale Zazzaro ed il colonnello dei carabinieri Luciano Zarbano, l’esame della situazione complessiva è stata affidata al prefetto Fiamma Spena.
Alla destra del presidente Bindi si sono poi seduti nel corso del pomeriggio anche il Procuratore Capo della Repubblica di Genova e capo della Dda, Michele DiLecce, il magistrato della Dna Anna Canepa e il Pm antimafia della Dda di Genova Giovanni Arena. E ancora è stata ascoltata anche Giuseppa Geremia, procuratore di Imperia.
Tra gli argomenti al centro del lavoro della commissione, anche se il riserbo degli investigatori èt otale, tra una ricostruzione di quanto avvenuto ed un primo bilancio di quanto emerso nell’ambito del processo “La Svolta” nel quale risulta indagato per concorso in associazione mafiosa anche l’ex sindaco della città di confine Gaetano Scullino, c’è infatti anche e soprattutto l’ultima clamorosa inchiesta che ha riportato Ventimiglia, Comune sciolto per mafia solo nel 2012, alla ribalta delle cronache. Si tratta dell’inchiesta per voto di scambio, reato che fa parte della complessa normativa antimafia. E che sulla scia di una complessa attività d’indagine di polizia e carabinieri, intervenuti in forze a vigilare sulle elezioni che hanno poi portato alla vittoria al ballottaggio del giovane sindaco del Pd Enrico Ioculano, vede coinvolti alcuni esponenti del centro destra ventimigliese, accusati di aver acquistato diverse decine di voti durante il primo turno delle elezioni amministrative. Tra gli altri risulta indagato Emilio Galardini: ad oggi capogruppo di Forza Italia, in quanto l’ex candidato sindaco azzurro Giovanni Ballestra e l’ex vicesindaco Roberto Nazzari, per protestare contro la sua decisione di non dimettersi, si sono iscritti ad una lista civica e al gruppo misto.
Il presidente Bindi parla della Calabria, con riferimento a quanto accaduto ad Oppido, paese in cui, nonostante le sferzanti parole del Papa contro la criminalità organizzata, ancora nei giorni scorsi la processione religiosa ha reso omaggio al boss di turno:«Lo Stato deve decidersi ad adottare seriamente la Calabria, rafforzando gli organici della polizia e della magistratura». Ma le sue parole ed il suo sguardo sono rivolte alla provincia di Imperia: «Quando lo Stato si è impegnato in Sicilia la mafia è stata messa in ginocchio, quando lo Stato si è impegnato in Campania la camorra è stata messa in ginocchio, lo Stato deve decidersi a mettere in ginocchio la ‘ndrangheta in Calabria e ovunque abbia riprodotto la struttura calabrese. Questa provincia sembra la sesta provincia della Calabria».
Parole che riassumono le inchieste amministrative e penali che hanno portato allo scioglimento dei consigli comunali di Bordighera (poi annullato dal Consiglio di Stato) e Ventimiglia, le stagioni dei roghi che si sono protratte sino alla vigilia delle elezioni. E nei quali alcune specifiche indagini dei carabinieri hanno ad esempio individuato sospetti collegamenti con le udienze del processo“La Svolta” contro la cupola mafiosa dell’estremo ponente.
Ma che rappresentano anche una vera e propria dichiarazione di guerra alle cosche da parte della Bindi e della commissione antimafia, il cui lavoro oggi si arricchirà anche dell’audizione di diverse associazioni, tra le quali la Casa della legalità che ha già pronto un faldone di ben 80 pagine con rilievi da Diano Marina sino alla città di confine. Una sfida,ritengono in molti, che potrebbe anche essere il preludio per nuove eclatanti inchieste.

Scritto da Angelo Amoretti

8 luglio, 2014 alle 7:55

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Fratelli, sorelle e affini

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Mentre stavamo sprecando tempo a discutere se Oneglio abbia o no appoggiato Strescino e se era agli aperitivi con Annoni [chi ha quelle foto, eventualmente, le tiri fuori] succedevano cose strane ai livelli più bassi, quelli che in fondo, interessano ai cittadini, e mi piacerebbe avere il vostro contributo per cercare di comprendere meglio.
Strescino aveva prima congelato le sue dimissioni da presidente del consiglio comunale, poi le ha scongelate, facendo sciogliere come neve al sole anche la sua congelata preferita, l’assessora Sara Serafini che “ha messo a disposizione” il suo incarico.
Non sono riuscito a capire il senso di questa mossa. Se ci sono panni sporchi di solito si lavano in casa, ma l’ex Sindaco ha preferito sbatterli in prima pagina.
Sarebbe interessante sapere il perché.
Ciò che mi è piaciuta è stata la lucida lettura data da Gianfranco Grosso [Imperia Bene Comune]: “Troppo comodo bere lo champagne e sputare il veleno“.
E mentre l’altra opposizione [è un eufemismo] gongolava, una tegoluzza cadeva sulla testa di Fossati [Imperia Riparte]. In pratica in un contesto di accuse di scambi di poltrone, manuali Cencelli e cose da prima Repubblica, è venuto fuori che sua sorella era stata nominata dal sindaco di allora, Luigi Sappa, in commissione paesaggio: cioè, visto che con eleganza lui si era dimesso in quanto consigliere e a rischio conflitto di interessi, Sappa gli aveva fatto la carineria di piazzarci sua sorella. E lo ha ammesso candidamente, come si faceva in qualche Repubblica di cui non ricordo più il numero (la prima, la seconda, la terza?)
Solo che la storia ha preso una piega inaspettata, con accuse di presunti similari avvertimenti mafiosi da una parte e pesanti inviti a vergognarsi dall’altra.
Il più duro è stato quello di Imperia di tutti Imperia per tutti [basta che si magni].
Nel comunicato del Partito Democratico [per Imperia, eh!] leggo una cosa inquietante: “[...] Lei, che da tanti anni calca la scena politica cittadina, consigliere comunale con AN, assessore nella giunta Sappa, capogruppo consigliare prima PDL, poi FLI ora Imperia Riparte, prima con Scajola, poi contro ed ora di nuovo insieme, candidato alla Camera con Monti [...] perché non sapevo che fosse di nuovo insieme a uno che ormai per difendersi da pesanti accuse è costretto a inventarsi una improbabile love story, ma tant’è: se lo dice il comunicato, ne prendo atto.
L’altra cosa che mi ha scombussolato è stato il passaggio di Alessandro Casano [La Svolta] a Fratelli d’Italia. Che non sono i simpatici massoni, bensì i mezzi fasci usciti dal PDL.
Pensavo che il nostro fosse al di sopra dei partiti e che si sentisse realizzato, visto che soddisfazioni ne ha altrove a iosa, e invece niente. Forse il suo movimento poteva essere scambiato con il noto processo avente la stessa denominazione?
Nel frattempo, verrebbe voglia di chiamare il tutto “distrazione di massa”, il nodo della Tra.de.co. (che è poi quello che potrebbe far saltare tutto il baraccone) ovviamente non è stato sciolto e nessuno, a meno che mi sia sfuggito, ha ancora chiarito, detto, comunicato nome e cognome di chi pesa la rumenta. E nessuna ha detto una parola sulla famosa dichiarazione di Pasquale Lomurno: “Nessuno si interroga sul fatto che temporaneamente in virtù di una delibera della Provincia, i rifiuti che fanno parte dell’organico finiscono in discarica.“.
Resto in attesa e porgo cordiali saluti.

Scritto da Angelo Amoretti

7 luglio, 2014 alle 8:00