Archivio per il mese di gennaio, 2015

In memoria di Dario Desiglioli

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Se vi dicessero che Roberto Saviano e Christian Abbondanza si sono suicidati, la prima cosa (ma va bene anche la seconda) che vi viene in mente, qual è?
Se è “forse soffriva di depressione” questo post non fa per voi. Smettete di leggere qua.
Se invece vi ponete altre domande, allora andate pure avanti nella lettura.
Premetto che non conoscevo personalmente Dario Desiglioli e quindi tutto ciò che scriverò potrebbe rivelarsi sbagliato, in ogni caso lo scrivo lo stesso.
E premetto anche che per me, pur essendo cresciuto a fare il chierichetto, il suicidio è un atto di grandissimo coraggio. La vita è mia e me la tolgo quando voglio.
Dario può anche essersi suicidato perché gli è morto il gatto, dal momento che, ripeto, non lo conoscevo a sufficienza per poter dire che no, non avrebbe mai potuto compiere l’estremo gesto che ha compiuto.
Ma a pensarci bene anche se fossi stato suo amico fraterno non saprei darmi spiegazioni.
Quando sui giornali di carta e online leggo la notizia, però, preferirei leggerla così: “Dario Desiglioli si è suicidato. Il noto blogger, titolare di Servellu.it, aveva 35 anni”.
Quando arrivo a leggere che “forse soffriva di depressione per la morte del padre avvenuta due anni fa” cominciano a girarmi le palle.
E continuano a girarmi quando leggo che “avrebbe lasciato un messaggio scritto al computer”.
Ripeto: bisognerebbe essere stati vicinissimi a lui per capire cosa lo ha spinto a farlo, ma come ho già detto, forse neanche in quel caso si riuscirebbe a capire.
Solo che dopo un bel po’ di smarrimento, invece di scrivere cazzate come quelle che ho letto qua e là, mi viene da chiedermelo lo stesso.
E mi vengono i brividi.
Potremmo essere stati tutti noi, chi più, chi meno a dargli il motivo.
Forse perché si aspettava più solidarietà da parte nostra, da me per primo. Nella sua “resistenza” lo abbiamo lasciato solo, forse abbiamo sottovalutato ciò che scriveva o, tutti presi da Facebook e altre distrazioni di massa varie, non abbiamo riflettuto a sufficienza su ciò che ci comunicava.
Potrebbe essere la perdita del padre. Ci sta, ma potrebbe essere qualcos’altro.
Per esempio le querele che gli arrivavano per delle belinate: riflettiamoci bene. In rete gira di tutto e se personaggi un po’ più “pubblici” si mettessero a querelare chi li critica aspramente, sarebbero tutto il giorno dall’avvocato.
Oppure, a spingerlo, potrebbero essere stati coloro che lui “denunciava”: i delinquenti di Diano Marina e i loro compari che ormai sono conosciuti da tutti.
Non mi interessa nemmeno stabilire se si è suicidato o se è stato suicidato. Il fatto è che Dario non è più fra noi. E tutti quelli che adesso ne scrivono, blaterando di “crisi depressive”, sono colpevoli come noi. Ne parlano adesso, ma anche loro lo hanno lasciato solo, forse, e sottolineo forse, quando invece avrebbe voluto più seguito, più consenso, più riscontri.
Quando leggete di qualcuno che si è tolto la vita perché “soffriva di depressione”, fatevi un favore: chiedetevi, nel caso, quali sono state le cause della sua depressione.
Grazie.
E grazie,  Dario: ti leggevo con costanza e con ammirazione e mi mancherai moltissimo.

Scritto da Angelo Amoretti

27 gennaio, 2015 alle 21:42

Pubblicato in Attualità

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25 gennaio giornata di Antonello Ranise [Forza Italia]

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Antonello Ranise, il coordinatore provinciale di Forza Italia, ieri si è scatenato.
In una intervista [o comunicato? vai a sapere] al Secolo XIX ha dato inizio alla campagna elettorale per le regionali che “si prevede molto infuocata e senza esclusione di colpi, spesso anche sotto la cintura“.
E’ proprio quello che vorrei io, ma probabilmente qualcuno lo avrà già avvisato che se cominciano a darsi colpi bassi è facile che al tappeto ci vadano sia il suo partito che quello di Burlando.
Bisognerebbe anche ricordare al nostro combattente concittadino che il suo capo e quello del PD, a Roma, stanno andando d’amore e d’accordo e si fanno favori l’un l’altro che non ti dico.
Il nostro parla poi di “PD litigioso” quando non vede quanto sia litigioso il suo, a Roma, ma forse anche a Genova.
Su quasi tutto ha ragione, intendiamoci, ma se evitasse la manfrina del noi siamo meglio di loro farebbe un figurone.
Il suo candidato preferito è, sorprendentemente, Marco Scajola di cui dice: “Abbiamo un candidato imperiese, Marco Scajola, che ha avuto il merito indiscutibile in questi anni difficili, di essere presente tutti i giorni sul territorio, con un’azione politica di opposizione coraggiosa e incisiva e al tempo stesso costruttiva“.
Probabilmente lo stesso territorio dove lo zio Claudio ha inaugurato un sacco di cose insieme al suo omonimo del Partito Democratico.
Di slancio, poi, Ranise è tornato sulla questione del Porto [Sanremonews] e in pratica adesso lui e tutti quelli come lui, cavalcano l’onda dicendo che si è persa un’occasione per lo sviluppo della città ecc.ecc.
Ha ragione anche in questo, solo che saprà meglio di me che ci sono state delle indagini e che una volta chiuse si è passato agli arresti e agli avvisi di garanzia.
Dopodiché ai processi in cui gli imputati sono stati assolti.
E certo che sì: c’è da riflettere molto.
Al consigliere Grosso, che giorni fa si domandava in proposito se siamo o no tutti uguali di fronte alla legge, Ranise risponde che lo siamo.
La legge è uguale per tutti, chi la interpreta, qualche volta no. Ma è umano e infatti Berlusconi se ne lamentava spesso.

Scritto da Angelo Amoretti

26 gennaio, 2015 alle 19:01

ISAH e FICA: tutti accontentati

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Preso dalla vicenda primarie, mi ero fatto sfuggire la questione delle nomine nei consigli di amministrazione dell’ISAH [Centro di riabilitazione polivalente] e della FICA [Fondazione Istituto Cristoforo Anselmi] che gestisce l’asilo di Caramagna. Ed è stato un peccato perché, purtroppo, con il massimo rispetto dei nominati e del nominante, la faccenda dimostra che il vento non è poi così tanto cambiato.
La distribuzione dei “posti” – meno male che sono a titolo gratuito, altrimenti ci sarebbe poco da ridere – è la classica dimostrazione che il famoso manuale Cencelli di democratica e cristiana memoria, è ancora nei cassetti di qualcuno.
Voglio pensare che non sia in quelli di Capacci, ma, al limite, in quelli di qualcuno che magari non trovi neppure in Comune, ma tant’è: presidente dell’Isah è stato nominato Stefano Pugi che per Strescino andrebbe a perdersi.
Non dubito che Pugi, avendo fatto il bagnino in un hotel prima e in una spiaggia privata poi, pulendo, tra una cosa e l’altra, qualche cabina, abbia l’esperienza adatta per fare il presidente di qualcosa, ma insomma, forse si poteva trovare qualcuno con qualche competenza in più.
Certo che, comunque, farà il suo lavoro come Dio (o Strescino) comanda, lo saluto cordialmente e gli auguro buona presidenza. Ciao, Pugi ti vedevo meglio alla FICA, comunque!
Il contentino è stato dato anche alla mitica Tiziana Martini, del Partito Democratico.
E’ mitica perché è renziana della prima ora (qualcuno però le dica che il fenomeno fiorentino ha vinto le primarie perché ancora ieri, sottolineo ieri, mi è arrivato l’invito a cliccare “mi piace” sulla pagina Facebook “Imperia per Matteo Renzi” che ha raggiunto la ragguardevole cifra di 75 likes) e alle comunali correva in coppia con Beppe Franciosi (ai tempi un socialdemocratico “usa e getta”, ora pare che abbia capito come funziona): solo che lei ha avuto 136 preferenze, Beppe (che peraltro fu uno dei primi, se non il primo, a scaldarsi per Renzi) 75. Qualcosa non ha funzionato e Beppe lo ha capito.
Dal momento che per legge anche l’opposizione ha diritto a una cadrega o due, con Pugi e Martini è stato nominato Vincenzo Garibbo di Fratelli d’Italia, che era nella lista La Svolta di Casano.
A completare il quadretto mancano il nominato della Regione e quello del Comune di Dolcedo.
Non conosco i nominati alla FICA (Antonio Pellitteri di “Imperia di tutti, Imperia per tutti” basta che se magna e Antonio Ereddia) quindi non ho altro da aggiungere se non gli auguri a tutti i menzionati.

Scritto da Angelo Amoretti

14 gennaio, 2015 alle 18:22

Raffaella Paita ha vinto le primarie del Partito Democratico

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Raffaella Paita ha dunque vinto le primarie del Partito Democratico e sarà candidata a governare la Liguria alle prossime elezioni regionali.
Si dovrebbe dire “la candidata del centrosinistra”, ma tra le tante cose che non mi quadrano, in questa farsa delle primarie, c’è il comportamento di SEL, tanto per cominciare.
Cioè: quelli di SEL sono andati a votare alle primarie del centrosinistra, dopodiché, visto che non ha vinto quello per cui votavano loro (Sergio Cofferati), dicono che no, in giunta con la Paita non ci stanno. Allora, forse, avrebbero fatto più bella figura se si fossero comportati come Carlo Capacci (Sindaco di Imperia) e la lista Liguria Cambia: loro non avevano un candidato preferito, stavano alla finestra a vedere chi avrebbe vinto per poi dire “Stiamo con lei (o lui)”.
Tant’è vero che il giorno dopo, con le bocce ancora un po’ in movimento, hanno subito emesso un comunicato che sembrava scritto qualche settimana fa:

[...] “Liguria Cambia, forza di ispirazione moderata facente parte della Coalizione che ha promosso le Primarie, intende aderire al programma di governo per la Regione Liguria promosso dal Canditato ……[...]

E’ bastato aggiungere il nome del vincitore al posto dei puntini e poi diramarlo.
E ancora più bella figura ha fatto Rifondazione Comunista che perlomeno si è sottratta a questa farsa e ha invitato gli elettori a starsene a casa.
Sui presunti “scandali ai seggi” vi invito a leggere l’articolo di Marco Travaglio apparso su il Fatto Quotidiano di oggi, che la spiega meglio di come farei io.
Se lo avete già letto, saltatelo e continuate più sotto.

Per quanto incredibile, è successo veramente. Mentre Matteo Orfini, commissario inviato da Matteo Renzi (inviato si fa per dire: non s’è mai mosso da Roma Prati da quando aveva i calzoni corti) a bonificare il Pd romano coinvolto in Mafia Capitale col contorno di tessere false e primarie truccate per scongiurare ogni cambiamento, in Liguria il Pd bandisce le primarie per il candidato governatore con le stesse non-regole che han prodotto lo scandalo romano.
E infatti sortisce lo stesso risultato: plotoni di cinesi, ecuadoregni e maghrebini, ma soprattutto orde di scajoliani, ex fascisti e berlusconiani (doc o travestiti da alfanidi) assiepati ai seggi per fare da scudi umani all’Ancien Régime. Cioè al blocco di potere dei due Claudii – Burlando e Scajola – che da almeno dieci anni fa il bello e il cattivo tempo (soprattutto quando piove) e che solo qualche ingenuo poteva vedere in declino per le note disavventure che hanno azzoppato i due Diarchi.
Altro che viale del tramonto: è bastato un colpetto di maquillage, rimpiazzando l’ormai incandidabile governatore Gerundio con la sua fedelissima Raffaella Paita, indimenticabile assessora alla Protezione civile e alla Difesa del suolo (sic) letteralmente desaparecida nei giorni fangosi e luttuosi dell’alluvione, per garantire l’assoluta continuità col recente passato degli affari, delle cementificazioni e dei dissesti idrogeologici elevati a sistema.
Il vero sconfitto non è tanto Sergio Cofferati che – diversamente dalla giunta Burlando – non è mai stato neppure sfiorato da scandali giudiziari nei quattro anni da sindaco di Bologna, né personalmente né con i suoi assessori), e ciononostante – o forse proprio per questo – perde in tutte le province fuorché nella città di Genova.
No, il vero sconfitto è soprattutto la speranza di cambiamento di tanti cittadini che però, anziché andare a votare, se ne sono rimasti a casa. Lasciando campo libero alle truppe cammellate che hanno deciso la partita. Una partita ben più importante delle primarie del Pd, visto che il centrodestra ha praticamente rinunciato a giocare: dunque il vincitore sarà il nuovo governatore della Liguria.
Nessuna sorpresa: il rischio che a decidere il candidato del Pd fossero forze estranee al Pd era stato ampiamente denunciato da giornali ed esponenti dello stesso partito. Resta da capire perchè Renzi e il gruppo dirigente non abbiano deciso di fermare le bocce e di concordare regole trasparenti per prevenire i prevedibilissimi imbrogli.
Sarebbe bastato, per esempio, anche alla luce delle primarie taroccate a Napoli, Palermo e Roma, limitare l’accesso ai gazebo agl’iscritti al Pd e alle altre forze della coalizione, dopo aver bloccato il tesseramento due o tre mesi prima del voto. Ma evidentemente si voleva che le cose andassero proprio così: la Paita, in quanto burlandiana, è anche renziana, e ci siamo capiti. Delitto premeditato.
Ora si vedrà se, come afferma Cofferati, c’è materia per la Procura della Repubblica. Ma basta e avanza lo spettacolo a cui i presenti hanno assistito domenica. La vincitrice fa la finta tonta: “Dov’è il problema? Gli stranieri vogliamo farli votare o no?”. Se fossero cittadini italiani, la risposta è sì. Ma l’impressione è che i cinesi, i sudamericani e i nordafricani assiepati ai seggi liguri non lo fossero. E allora che senso ha che possano condizionare, magari dietro congruo incentivo, elezioni a cui non parteciperanno e candidature di un partito a cui non appartengono?
Non un grillino, ma il dirigente del Pd Stefano Zara dice di aver visto “comportamenti da criminalità organizzata”. Espressione che fa il paio con le parole pronunciate dalla futura ministra Marianna Madia nel 2013: “A Roma, facendo le primarie parlamentari, ho visto – non ho paura a dirlo – delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”. Nessuno le domandò a che si riferisse. Ci pensarono poi i carabinieri e i giudici a spiegarlo, con le intercettazioni di Buzzi, Carminati e Odevaine. Che si fa, in Liguria: si interviene subito o si aspetta la prossima retata?
Marco Travaglio – il Fatto Quotidiano

A me fanno tenerezza i cosiddetti “delusi” del Partito Democratico che “minacciano” di fare coalizione con SEL e la sinistra perché dopo le tante minacce post primarie nazionali che in sostanza lasciarono le cose come stavano, non me li vedo uscire da un partitone, dove una careghetta possono sempre dartela, per andare in un partitino che su una careghetta, se va bene, devono sedersi in due o tre.
Quindi il popolo di sinistra non si faccia illusioni.
Ci sarebbe da fare un piccolo appunto sulla visione del mondo nel XXI secolo da parte di Tsipras e Syriza, ma lo lascio fare a Lameduck sul suo blog.
Ciò detto, con non poco dispiacere, (perché sono d’accordo che la Paita rappresenti il Burlando ter che, diciamocelo, non è che abbia governato alla grande, a parte girare di continuo nei comuni dell’entroterra, molti dei quali, poi, sono scivolati a valle alle prime e seconde piogge, e a costruire porticcioli qua e là vuoti come gusci d’uovo) non sopporto che uno come Marco Melgrati dica che le primarie siano state “taroccate”. Non sopporto che sia lui a dirlo, che sta in un partito che è il più taroccato del mondo occidentale: Forza Italia.

Scritto da Angelo Amoretti

13 gennaio, 2015 alle 17:36

Pino Cipolla, biografia non autorizzata

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Secondo il libro, la biografia di Pino Cipolla sarebbe stata, in una normale società, nient’altro che il racconto della vita di un piccolo borghese venuto dal nulla che con la sua intraprendenza e con la sua abilità nell’intrecciare rapporti di amicizia e di simpatia con i clienti, ha saputo costruire un grande patrimonio di relazioni nel campo della commercializzazione dei prodotti alimentari. Si dice che nella vita avventurosa dei grandi manager c’è sempre, soprattutto alle origini, una zona oscura. Ma poi il buio generalmente si dirada. Su quel che accade, invece, agli esordi imprenditoriali di Pino Cipolla, il segreto resta privo di smagliature. Gli insegnamenti sono essenziali nella sua vita. Inizia lavorando per il gruppo Costa nel 1967. Angelo Costa è presidente di Confindustria, un potente della prima Repubblica, è diventato potentissimo ed autorevole proprio grazie al regime democristiano. Cipolla si getta nella carriera interna al gruppo Costa –che allora aveva 4500 dipendenti- come un enfant prodige che scala tutte le posizioni. Diventa direttore di Filiale a Napoli a soli 21 anni, capo area centro sud a 25 e, trasferito in Spagna alla controllata Minerva, ne diventa Direttore Commerciale a 28. È titolare del record della più veloce carriera che si conosca in gruppo Costa. Contro questa ascesa si accumulano invidie e gelosie professionali. Sempre respinte. Cipolla è unanimemente considerato dai vertici un bravissimo venditore, un poliglotta conoscitore del trading dell’olio. Le opere e i giorni dell’uomo di Imperia, bisognerebbe titolare il libro. A leggerne la trama si ha forse una risposta alla domanda: come mai un uomo cosi capace, dopo aver raggiunto professionalmente grandi risultati nell’olio, dopo aver ‘aperto’ all’olio tanti mercati, dopo essere stato considerato un Maestro nelle tecniche di vendita al punto di farne un professore universitario, oggi –sessantancinquenne- si batte ancora per portare il Made in Italy agroalimentare sulle tavole dei Paesi più lontani? Per passione o per bisogno di gloria?

L’AUTORE.

Diego David, giornalista, nato a Genova nel 1969, lavora a “Il Secolo XIX” di Imperia per il quale si occupa di cronaca cittadina. In precedenza ha collaborato con “Il Corriere Mercantile-Gazzetta del Lunedì”, “Il Giornale”, “La Riviera”, “Radio 103” e al sito web “Sanremonews”. E’ stato addetto stampa del Comune di Imperia tra il 2000 e il 2009. Chiamato da Pino Cipolla nel 1999 ha ricoperto il ruolo di responsabile dei rapporti con i media del Gruppo Borelli e dell’Imperia calcio.

Il libro è reperibile presso le edicole Mietto in Via Cascione a Porto Maurizio e Merello in via XXV aprile a Oneglia.

Scritto da Angelo Amoretti

10 gennaio, 2015 alle 15:35

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Silvana Tizzano è il nuovo Prefetto di Imperia

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Silvana Tizzano è il nuovo Prefetto di Imperia e il Secolo XIX l’ha intervistata.
Intonando la nota canzone di Lucio Battisti, le auguro buon lavoro e buona permanenza.

Dottoressa Tizzano che idea si è fatta di questa provincia?

«Ho incontrato subito il presidente della Provincia, il sindaco di Imperia, i vertici delle forze dell’ordine per fare il punto sulle problematiche più importanti, per avere una visuale ampia e vicina al reale».

Il suo approccio?

«Sono molto aperta verso il prossimo, il sangue partenopeo non mente. Ho per formazione, per modello e per esperienza concreta un atteggiamento di mediazione, di vicinanza verso la cittadinanza.
Sarebbe presuntuoso da parte mia dire che ho capito quali siano le priorità: sicuramente è presente una forte disponibilità al dialogo, al confronto, questo è un obiettivo della mia attività. Un confronto non solo normativo ma anche dettato dal buon senso».

Come pensa di muoversi?

«I problemi mi sono stati illustrati, credo bisognerà individuare strade propositive tenendo conto delle priorità che si presentano. In questo momento più che mai c’è bisogno di un ruolo super partes, vengo da una lunga esperienza nel sud Italia dove la prefettura è vista come istituzione di riferimento essenziale per la popolazione. Lo stesso deve esserci nelle città del nord, il nostro ruolo è quello di avvicinare il cittadino allo Stato. La prefettura non è un palazzo di vetro, lontano dalla realtà quotidiana, è invece un ente trasparente e disponibile».

Come far arrivare questo tipo di messaggio?

«A maggior ragione è importante un rapporto franco e aperto. L’ho detto, voglio conoscere questo territorio, scoprire i comuni che lo compongono».

Tra i suoi incarichi si è occupata di emergenza e di protezione civile. Questo è un territorio a rischio.

«In base alla mia esperienza occorre ci sia un’azione di prevenzione efficace, naturalmente non posso non sottolineare che siano le risorse ad essere fondamentali ma esistono anche metodi di programmazione e di organizzazione a costo zero per indirizzare la popolazione – e gli amministratori – verso comportamenti corretti. Si può lavorare molto su questo».

Che cosa la preoccupa?

«Mi impensierisce la novità del mio incarico,un territorio che non conosco affatto. Parto da zero, non conosco nessuno. E sono lontana dalla mia famiglia. Ho iniziato subito a studiare per individuare la direzione da seguire, mi preoccupo soprattutto di riuscire a fare bene il mio ruolo».

La prefettura di Imperia ha ospitato la commissione parlamentare antimafia. Rosi Bindi in quel contesto parlò di Imperia sesta provincia della Calabria.

«A bocce ferme in effetti si potrebbe pensare che questa provincia non possa essere interessata a questo tipo di problemi. Si tratta di un fulmine e ciel sereno, parrebbe un territorio immune.
Non azzardo valutazioni, credo che esistano gli strumenti per mostrare con determinazione il ruolo dello Stato. I protocolli anti-corruzione – anche i più innovativi – possono essere adattati a questa realtà e subito attuati. Anche per quanto riguarda la lotta alla criminalità è fondamentale un contrasto mirato e un nuovo impulso».

I primi impegni di questo 2015?

«Si parte con la vertenza Tradeco, poi ho programmato incontri e riunioni operative con le forze dell’ordine».

Un saluto ai cittadini imperiesi?

«Comincio con entusiasmo questa nuova avventura in provincia di Imperia, saluto amministratori, magistratura, forze dell’ordine, autorità religiose, scolastiche, sindacali e coloro che con le proprie attività contribuiscono al progresso di questo territorio. Mio fermo proposito sarà quello di operare al servizio di questa terra, assicurando assiduo impegno, costante sensibilità e attenzione, per garantire soprattutto in questo momento di disagio sociale la sicurezza e la pacifica convivenza. Auguro a tutti un nuovo periodo di benessere, di ripresa, per raggiungere gli obiettivi auspicati».

Milena Arnaldi, Il Secolo XIX

Scritto da Angelo Amoretti

6 gennaio, 2015 alle 16:55