Sull’incendio alla Thomas snc

19 commenti al post

La recente vicenda della Thomas snc, la ditta che lavora essenze di profumi in viale Matteotti e che giovedì sera è stata semidistrutta da un incendio intorno alle 22, mi ha fatto rendere conto che non conosco  bene la mia città.
Da quelle parti infatti sono transitato migliaia di volte e moltissime anche a piedi, eppure non sapevo che sopra la strada ci fosse una fabbrichetta, in mezzo ai palazzi, tra le villette, non distante dagli uffici dell’Archivio di Stato e dalla caserma dei Carabinieri.
Ho parlato con qualche amico: qualcuno lo sapeva, altri no. E molti non sapevano che, per esempio, in piazza Mameli c’è qualcosa di analogo.

In definitiva siamo in molti, ed è un male.
Perché se la conoscessimo meglio, magari ci potremmo rendere tutti più utili affinché le cose vadano meglio, per esempio segnalando alle autorità competenti, eventuali “anomalie” sul territorio.
A onor del vero bisogna dire che, come fa notare Maurizio Vezzaro su La Stampa di domenica 27 luglio, la ditta in questione é un pochino “fantasma”:

Sul sito di Imprese24 (www.imprese24.net) le notizie sulla Thomas Snc sono assai scarne. Sono indicati la via e i nomi dei titolari, appunto Claudio D’amico e Luciano De Felice, al numero di telefono indicato viene affiancata la frase «per il momento non possibile», mentre non c’è nulla a livello di indirizzi Internet o di posta elettronica e in quanto alla descrizione dell’impresa, si può leggere soltanto questo: «Al momento purtroppo non c’è una descrizione». Segue una piccola mappa che indica il punto dove è situata la sede.

Questa vicenda mi ha fatto sorgere alcune domande, la più intelligente delle quali, a mio avviso, è stata posta proprio da Vezzaro su La Stampa di sabato 26 luglio, che a conclusione del suo articolo, scrive:

Adesso si dovrà capire cosa abbia causato il rogo. E stabilire con quale criteri si sia deciso di far installare un deposito di sostanze comunque infiammabili in una zona ad alta densità abitativa.

Sia chiaro: niente di personale con i titolari della società anche perché il laboratorio in questione esiste da cinquant’anni e i soci attuali la gestiscono da venticinque.
Se ne deduce che quando è stata costruita forse tutti quei palazzi e le villette dalle parti di corso Roosevelt ancora non c’erano.
Ma visto che i tempi sono cambiati e la città nel frattempo è cresciuta intorno all’azienda, forse sarebbe il caso di pensare a una destinazione diversa, per il futuro.
Perché magari non succederà mai più, ma a questo punto è lecito pensare che il rischio c’è.
Questa volta è andato tutto bene: i soccorsi hanno funzionato al meglio e i Vigili del Fuoco sono stati efficienti al massimo, tanto che anche uno dei due soci ha voluto ringraziarli pubblicamente.
Ma poteva andare diversamente.
Cento abitanti dei palazzi vicini sono stati evacuati, ventisei di loro hanno dovuto passare la notte altrove e tre pompieri sono rimasti intossicati.
Gli uffici dell’Archivio di Stato hanno rischiato di essere raggiunti dalle fiamme, mandando in fumo anni e anni di storia della nostra città e mi meraviglia che Alessandro Giacobbe, in una mail a Riviera24 del 25 luglio scorso, ne chieda il trasferimento, anziché chiedere quello della fabbrica.
Ora la fabbrica è sotto sequestro e resta da stabilire se l’incendio è stato doloso o no, ma i risultati non cambieranno di una virgola le mie opinioni.

Scritto da Angelo Amoretti

28 luglio, 2008 alle 11:14