Imperia: c’era una volta il turismo

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Il turismo è in crisi seria e questi due interventi su Il Secolo XIX di oggi lo dimostrano.
Purtroppo, a mio avviso, il problema è a monte: gli italiani fanno sempre più fatica ad arrivare alla quarta settimana. I giornali e le televisioni possono girarsela come vogliono, ma la realtà è questa: nel nostro bel Paese il benessere è di pochi, ma sempre più ricchi; il malessere di molti, sempre più poveri, e il divario si sta allargando pericolosamente.
Ma siamo un popolo che sa reagire, vinciamo medaglie d’oro alle Olimpiadi, con uno schioccar di dita facciamo sparire l’immondizia da Napoli e salviamo Alitalia che è morta da anni.
E poi avremo le Vele d’Epoca a rimettere a posto i conti, e poi ancora il porto turistico che farà diventare Imperia la Saint Tropez italiana.

«Vedo in giro i dehors di bar, ristoranti, chioschi con sempre meno gente. La crisi dei consumi e delle famiglie italiane pesa e molto, ma sono preoccupato dal fatto che, seppur in giro si vedano migliaia di turisti gli affari, per tutti o quasi, vanno male. L’analisi è molto semplice: i vacanzieri sono alloggiati in casa, nella propria o in affitto, fanno la spesa al supermercato e non mangiano più fuori, vanno sulla spiaggia ma quella libera dove non si paga e di sera, al posto del tavolino al bar, preferiscono il cono da mangiare passeggiando, guardando le vetrine ma senza fare shopping. Ecco, la crisi è tutta qui.
Bisogna sederci tutti attorno allo stesso tavolo per cercare di capire sino in fondo quali sono i problemi che impediscono al movimento turistico di mantenere gli standard del passato. Occorre veramente prendere di petto la questione: in caso contrario, e più che un rischio è ormai un dato conclamato, quest’inverno hotel, alberghi e pensioni della Riviera potrebbero tenere chiuso. Se non si fa qualcosa, di urgente edi impatto, la prossima estate potrebbe trasformarsi un un autentico bagno di sangue».
Americo Pilati, presidente della Federalberghi

«Guardate i “bagni”. Ci siamo inventati l’idromassaggio, il fitness, la musica, le aree ad hoc per i bambini… Gli stabilimenti balneari di Imperia sono diventati quasi dei villaggi turistici, ormai. Eppure, quando arriva un turista e ci chiede l’ombrellone per dieci giorni lo guardiamo come fosse una mosca bianca, gli facciamo un monumento. Da qualche anno è cambiato tutto: una volta le famiglie si fermavano qui per un mese, oggi tre, quattro giorni al
massimo. E poi via, ripartono verso casa».
Gianmarco Oneglio, presidente del Consorzio che raccoglie una decina di operatori balneari.

Il Secolo XIX – 13 agosto 2008