Anche l’occhio vuole la sua parte

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Riporto l’articolo di Giulio Geluardi, apparso su La Stampa di oggi:

In tutto saranno 120. Verranno sistemate una ogni 5 metri e mezzo, dalla base del molo lungo fino alla cima – un percorso di circa 670 metri – dando un tocco esotico all’intera zona del porto. Stiamo parlando delle palme, in via di piantumazione sulla banchina di Porto Maurizio dove al massimo, nel corso degli anni, si era visto qualche vaso con piante striminzite poi subito seccate per mancanza d’acqua: alla base del molo lungo sopravvivono miracolosamente le buganvillea, esotiche (per l’esattezza sudamericane) ma molto decorative. Ora invece, affacciate sul nuovo bacino a godersi futuri mega yacht e maestosi tre alberi ci saranno – per quanto potranno resistere – le africanissime palme, anche se quelle che verranno sistemate a Imperia arrivano dalla Spagna. Dal punto di vista estetico, poco da dire: fa molto Costa Azzurra avere una raffica di palme sui lungomare o sui moli. Diverso è invece valutare se sia stata una scelta oculata.
Anche se politici, amministratori, direttori, manager e chi più ne metta, sono interessati quasi esclusivamente ai problemi di economia e immagine, tanto da rimanerne accecati, esiste anche un’altra realtà. E questa realtà è che mentre si sprecano fiumi di inchiostro per lanciare l’allarme su un aggressivo coleottero asiatico il cosiddetto «punteruolo rosso» (il famigerato Rhynchophorus ferrugineus) che si sta allegramente divorando tutte le palme di Bordighera e dintorni, a Imperia si piantano gli stessi tipi di alberi che con tutta probabilità sono destinati alla stessa triste fine dei «cugini» bordigotti. Una scelta decisamente infelice oltre che antieconomica. Spiega Carlo Conti, direttore della Porto di Imperia spa: «La decisione è stata presa in relazione a uno studio fatto da un architetto di Genova». «In ogni caso l’obiettivo – aggiunge Conti – è di fare in modo che per il prossimo Raduno di Vele d’epoca il pubblico possa avere già un’idea, almeno stilizzata, dei contorni del nuovo porto». Se la scelta delle palme sul molo si rivelerà comunque a rischio, ben diversa è stata quella fatta dal Comune di Imperia sul parco urbano. In questo caso le piante sono tutte autoctone, cioè del luogo secondo la ormai consolidata linea dei Paesi più moderni, ben attenti ai problemi ambientali. Chi volesse dare un’occhiata alla pista ciclabile non ancora disponibile e che farà parte della più lungo tracciato del genere in Europa, si accorgerebbe che ci sono pini marittimi (anch’essi per la verità attaccati in passato da un altro parassita asiatico il Matsucoccus feytaudi) e qualche esemplare di tamerici, una classica pianta mediterranea di cui Corso Garibaldi a Porto Maurizio è disseminato. Mettere anche sul molto le tamerici, non soltanto avrebbe rispettato la biodiversità, ma avrebbe evitato il rischio di infezioni agli alberi e soprattutto avrebbe dato un tocco di eleganza tutta mediterranea. Anzi imperiese. La palma in Costa Azzurra è démodé.
La Stampa, 27 agosto 2008 – Giulio Geluardi

Dunque si piantano 120 palme che probabilmente hanno già il destino segnato – anche se si spera di no – perché lo ha deciso un architetto, anche se appena eletto direttore della Porto di Imperia Spa, Conti aveva solennemente dichiarato:

«Il nuovo porto è l’emblema della trasformazione della città. L’architetto che l’ha progettata è l’ex ministro Scajola»

Con tutto il rispetto per la categoria, forse sarebbe stato meglio chiedere consigli a un esperto di botanica.
E si mettono le palme affinché il pubblico, al prossimo Raduno delle Vele d’Epoca, “possa avere già un’idea, almeno stilizzata, dei contorni del nuovo porto“.
Bel colpo! In momenti di crisi come questi forse, per dare un’idea, si poteva escogitare qualcosa di più economico e in seguito, magari, individuare le piante da mettere sul molo, come giustamente dice Geluardi.