La Social Card a Imperia

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Sebbene possa apparire ammirevole, come lo appare al consigliere regionale Alessio Saso, per esempio, l’iniziativa promossa da un noto negozio di jeans e calzature di Oneglia, mediante cui i possessori della Social Card usufruiranno di un ulteriore sconto del 20%, mi pare una leggera presa per il culo e vi spiego perché.
La Social Card, la recente trovata del governo Berlusconi creata in nove minuti e trenta secondi netti che – mi dispiace tanto – ricorda la carta annonaria di fascista memoria, viene concessa agli anziani di 65 anni di età (o superiore) e ai bambini di età inferiore ai 3 anni (in questo caso il Titolare della Carta è il genitore) che abbiano un ISEE non superiore a 6.000 euro. L’indice può salire a 8.000 per i pensionati che hanno superato i 70 anni.
Innanzitutto sarebbe interessante sapere quanti nella nostra città sono riusciti ad avere quella carta perché averla non è così semplice, bisogna possedere i seguenti requisiti:

  • essere cittadino italiano, residente in Italia ed iscritto all’Anagrafe;
  • esibire l’indicatore della situazione economica familiare. Occorre rivolgersi ai CAF, all’INPS o ai COMUNI e compilare i moduli ISEE;
  • dichiarare di essere in possesso di una sola casa di abitazione;
  • dichiarare di possedere una sola autovettura;
  • dichiarare di avere una sola utenza gas ed elettricità;
  • dichiarare di possedere meno di 15.000 euro di risparmi in Banca, alle Poste.

Qualcuno ha calcolato che a usufruirne saranno circa 1 milione e duecentomila italiani.
Detto questo domando:
secondo voi, chi usufruirà di questi 40 (quaranta) euro (c’è chi dice, magari a ragione, che sono meglio di niente) che nel mese corrente potrebbero diventare 120 (centoventi) per via dell’una tantum, avrà bisogno di andare a comprare un paio di jeans o un paio di scarpe con lo spettacolare sconto del 20%?
E trovo sconcertante che Saso dica che l’iniziativa: “possa aiutarli (gli acquirenti con la Social card ndr) a trascorrere delle feste serene“.
Sulla stessa pagina de Il Secolo XIX dove si scrive di tale iniziativa, c’è un articolo dal titolo: “Capodanno: solo un imperiese su quattro cenerà fuori casa“.
Non aggiungo altro e avrei piacere di leggere le vostre opinioni in merito.

Scritto da Angelo Amoretti

16 dicembre, 2008 alle 10:48