Ancora su Licio Gelli

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Sulla venuta a Sanremo di Licio Gelli, anche a seguito di una lettera inviata a La Riviera dal Pansa dei poveri, Ippolito Edmondo Ferrario, c’è stata una dura presa di posizione da parte dell’Anpi.
Ci ritorno anche perché il suddetto Ferrario ha fondato un gruppo su Facebook (il socialnetwork più in voga del momento): “Triora, il paese delle streghe”, dove in teoria ogni iscritto è libero di scrivere ciò che vuole sul ridente paesino dell’alta valle argentina, ma in pratica si sta trasformando in un mezzo per continuare a gettare fango sulla Resistenza e sui Partigiani, soprattutto da parte del responsabile del gruppo, Edmondo Ferrario, appunto.
Di seguito riporto la lettera di Ferrario pubblicata da La Riviera il 19 dicembre scorso e le risposte di Amelia Narciso (Presidente della Sezione Anpi di Sanremo) e Massimo Corradi (Consigliere Nazionale dell’Anpi) pubblicate sul settimanale in edicola oggi.

La lettera di Ippolito Edmondo Ferrario
Gentile Dottor Moggio,
le scrivo per esprimerLe alcune mie riflessioni inerenti alle numerose prese di posizione contrarie alla passata presenza di Licio Gelli a Sanremo.
In particolare mi ha suscitato una forte perplessità l’aspra citica proveniente dall’ANPI che con voli a dir poco pindarici è riuscita a collegare il Venerabile al solito quanto consunto spauracchio del fascismo dietro l’angolo, spauracchio che ormai non fa presa più su nessuno in quanto platealmente anacronistico.
A questo punto mi sento di suggerire all’ANPI di approfondire certe vicende che interessano questa istituzione e che hanno a che fare con la storia della Resistenza dell’estremo Ponente Ligure.
Da anni frequento l’entroterra di Ponente, come tutti sanno, e qui ho stretto amicizie e ho ambientato alcuni dei miei romanzi. Durante questi soggiorni però, da persone che ho conosciuto, nel corso del tempo ho raccolto interessanti testimonianze sul periodo dell’ultima guerra e in particolare sul periodo successivo all’8 di settembre del 1943. Si tratta di racconti e storie che ho raccolto da semplice curioso e appassionato di storia.
Già uno scrittore e giornalista decisamente più preparato del sottoscritto, Giampaolo Pansa, in questi anni, con le sue meticolose ricerche e i suoi libri, ha ridimensionato la cosidetta “agiografia” della Resistenza, che non è becero revisionismo, come i detrattori di Pansa cercano di far credere, ma pura e semplice ricerca della verità storica.
Bene, nel mio piccolo, io stesso ho constatato che in molti paesi, nonostante siano passati più di sessant’anni, ci sia ancora un profondo e quasi atavico timore a nominare fatti e persone. Qualcuno però lo fa, ed ecco che gli aneddoti, le storie, e i misfatti suggerirebbero, ad uno storico preparato, una ricerca seria e approfondita che metterebbe in luce aspetti interessanti.
Alcuni esempi su tutti.
Ho appreso la storia del comandante tedesco installatosi nel castello di Apricale durante la guerra; a questo ufficiale veniva recapitate quotidianamente lettere anonime di delatori di presunti partigiani nascosti nel paese e nelle sue campagne. Quest’ufficiale, che aveva perso il figlio durante il conflitto, destinava le lettere al fuoco del camino rifiutandosi di cedere allo sporco gioco della vendetta personale.
Sempre ad Apricale se i nazifascisti venivano visti con terrore, anche i partigiani non erano da meno e l’abitudine di estorcere con la forza viveri e approvigionamenti ai propri concittadini che già pativano la fame era all’ordine del giorno.
Si racconta che la maestra delle elementari di Apricale rischiò più volte di essere prelevata dalla sua abitazione dai partigiani per essere portata via per il semplice fatto di essere fascista. Solo la presenza del padre impedì miracolosamente l’omicidio di quest’innocente.
E ancora, dalle parti di Bajardo, mi è stato riferito di un famoso partigiano delle brigate Garibaldi, ancora oggi in vita, che durante quegli anni, forte di una prepotenza fuori dal comune supportata dall’uso dalle armi, taglieggiò molti contadini e uccise diverse persone, tra cui il suo stesso padrino di battesimo. E quando non uccideva si divertiva a condurre innocenti in luoghi isolati per il solo gusto di terrorizzarli facendolo loro credere di essere prossimi all’esecuzione.
Queste testimonianze, a scanso di equivoci, le ho raccolte da persone che durante la guerra non simpatizzavano certo per i nazifascisti, ma che anzi avevano parenti e amici tra coloro che si nascondevano sulle montagne.
Sarebbe dunque l’ora, prima di preoccuparsi di Licio Gelli o del prossimo altro personaggio che potrebbe venire al casinò di Sanremo, che l’ANPI con serenità (e avrebbe solo da guadagnarci in un’operazione simile) compisse una ricerca storica atta a chiarire molti punti oscuri, pagine poco chiare, sicuramente poche, ma che fanno parte della storia della Resistenza e che il tempo non può cancellare.
Distinti Saluti
Ippolito Edmondo Ferrario
La Riviera – 19 dicembre 2008
La lettera di Amelia Narciso
La preghiamo di pubblicare queste poche righe in risposta a quanto pubblicato nell’edizione del 19/12/2008 da parte del sig. Ippolito Ferrario.
L’Anpi di Sanremo è dunque chiamata a compiere un altro “volo pindarico” per chiarire al signor Ippolito Ferrario alcuni punti che sembrano essergli sfuggiti in relazione alla storia del nostro Paese e, ancora, alla questione di Gelli a Sanremo.
Per quanto riguarda il suggerimento che ci rivolge ad approfondire vicende rimaste oscure circa la Storia della Resistenza nel Ponente Ligure, siamo lieiti di fornire a lei e a chi , come lei, è “appassionato” di storia, un’informazione che forse gli è sfuggita: vada all’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, dove troverà veri storici che hanno curato e dedicato la loro conoscenza allo studio della Resistenza nel Ponente Ligure: non dovrà così mortificare la sua sete di conoscenza ascoltando storie, per non usare altri termini, che tali sono e tali rimangono: ben più nobile la figura del comandante tedesco che rifiutò il tragico gioco della delazione e delle lettere anonime, più meschino che ancora adesso vi si appella per tentare la revisione della storia, per tentare di mortificare una delle poche pagine di storia di cui gli italiani dovrebbero andar fieri.
Anche il signor Pansa ha compiuto questo tentativo, ma invano. Infatti ad esso l’Anpi ha risposto adeguatamente e nelle sedi opportune; suggeriamo al signor Ferrario di cercare altrove per rafforzare le sue conoscenze della storia, ma non nelle chiacchiere delle veglie serali e non nella vergogna delle allusioni anonime.
Per finire, sappia che l’Anpi sente come proprio e fondamentale il compito di vigilare affinché non si ripetano altri attacchi alla nostra democrazia e alla nostra Costituzione e per questo il signor Gelli, per quello che tentò contro le nostre istituzioni, non è e non sarà mai un ospite gradito a Sanremo, quindi è dovere dell’Anpi agire di conseguenza. Anche questo è un compito che ci è stato lasciato da quei Partigiani e da quei civili caduti nella Resistenza della nostra Provincia e dalle nostre sei medaglie d’oro alla memoria, la cui storia forse non è ancora abbastanza conosciuta e ricordata e a cui tutti, indistintamente, dobbiamo un ringraziamento perché se noi e lei, signor Ferrario, abbiamo potuto oggi esprimere liberamente le nostre opinioni, lo dobbiamo al loro sacrificio.
Amelia Narciso – Presidente della Sezione Anpi di Sanremo – La Riviera, 27 dicembre 2008
La lettera di Massimo Corradi
Mi corre l’obbligo, prim’ancora morale che storico, di replicare allo scrittore Ippolito Ferrario in relazione all’articolo a sua firma pubblicato su La Riviera del 19.12.2008.
Ho riflettuto a lungo se rispondere o meno a quell’articolo e, se mi fossi limitato a considerare la mia qualità di consigliere nazionale dell’Anpi, forse non lo avrei fatto. Ma sono anche figlio di un Partigiano, estremamente fiero di esserlo, e quindi non posso tacere.
Il “solito quanto consunto spauracchio del fascismo dietro l’angolo” probabilmente non farà presa sul sig. Ferrario, ma fa presa su chi, e sono in molti, vedono nel revisionismo storico un subdolo tentativo di riscrivere la Storia che, purtroppo per Lei, signor Ferrario, è una ed una sola: non è accettabile confondere, neppure per un istante, chi è morto per imporre una barbara dittatura e chi, invece, è morto per difendere la libertà. Non può accettarsi quel maldestro modo di equiprare i Partigiani e fascisti, citando singoli episodi – tutti da accertare – volti a gettare ombre sul ruolo che la Resistenza ha avuto in Italia e in particolare in provincia di Imperia. Il fascismo, quello di Mussolini, tanto per intenderci, non tornerà; ma il fascismo è un atteggiamento mentale, è quell’istinto di prevaricazione e di egoismo che, se non viene cacciato indietro, trasforma gli uomini in bestie. E questo sì, è sempre dietro l’angolo.
Il signor Ferrario afferma di frequentare da anni l’entroterra di Ponente, dove avrebbe raccolto racconti e storie “da semplice curioso e appassionato di storia”. Se il risultato è il contenuto dell’articolo pubblicato da La Riviera, allora il sig. Ferrario non è sufficientemente curioso e non è abbastanza appassionato di storia, o lo è solo di una certa storia: quella che ha fatto vendere un sacco di libri al sig. Gianpaolo Pansa, sul quale si potrebbero scrivere innumerevoli articoli aventi ad oggetto le inattendibili fonti da cui ha attinto, le mistificazioni storiche di cui ha fatto largo uso (altro che “meticolose ricerche”!) le non-verità e perfino le forme del romanzo da lui utilizzate per meglio nascondere i limiti grossolani dei suoi c.d. “saggi storici”. Ma su Pansa non voglio spendere una parola di più perché non la merita.
L’imbarazzo con cui mi trovo a dover rispondere ad un articolo così pieno di livore verso l’Anpi deriva dal fatto che, mentre lo leggevo, non credevo aimiei occhi. Vorrei ricordare al signor Ferrario che non v’è bisogno, soprattutto in questo momento storico, di revisionismi improvvisati e di luoghi comuni, perché è anche grazie ad essi che i valori contenuti nella nostra Costituzione vengono messi in discussione. E quindi non sono voli pindarici quelli che ci inducono a criticare il Venerabile Gelli, dal momento che il suo piano di rinascita c.d. democratica costituiva un vero e proprio attentato ai valori costituzionali e democratici.
Il ricordo è oggi ancor più necessario e non basta citare qualche episodio qua e là per arrogarsi il diritto di dare consiglio al’Anpi su cosa fare o non fare. Se si vuol guardare avanti – come auspico – occorre tener viva la memoria: non conta se quegli eventi non sono stati vissuti in prima persona, essendo sufficiente studiare la Storia del nostro Paese e ascoltare i ricordi dei Partigiani ancora vivi, per comprendere quanto basta: invero, sono proprio i valori culturali trasmessi dalla Resistenza a costituire l’elemento di coesione che, pur nella diversità delle idee, di tutte le idee purché antifasciste , motiva le persone a raggiungere un modello sempre più evoluto di democrazia. Proprio quella democrazia grazie alla quale Pansa scrive (e soprattutto vende) i suoi libri, e noi, io e Lei sig. Ferrario, esprimiamo liberamente le nostre idee.
Vorrei invitare il sig. Ippolito Ferrario a qualche riunione dell’Anpi, o all’Istituto Storico della Resistenza di Imperia, o a conoscere alcuni Partigiani di Apricale e di Bajardo, dove – tanto per non dimenticarselo – il 14 agosto 1944, vennero trucidati, tra gli altri, dai nazisti con cui i fascisti erano alleati, Candido Queirolo e Alfredo Blengino. Egli conoscerà, allora, tante altre storie, molto più numerose di quelle che grazie alla sua curiosità, ha scoperto, di autentica umanità e di fulgido eroismo in cui i veri e unici protagonisti furono i Partigiani.
Massimo Corradi – Consigliere Nazionale dell’Anpi – La Riviera, 27 dicembre 2008

Scritto da Angelo Amoretti

27 dicembre, 2008 alle 18:05