La bella Beatrice sogna una Riviera piena di porti

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E si potrebbe anche capire: con i porti ci campa  e, ovviamente, offre un sacco di posti di lavoro:

«I porti turistici sono un incredibile volano economico, sia nella fase di costruzione, con l’impiego di centinaia di addetti, che in quella di gestione, attraverso l’assunzione di personale. Porti significa anche cantieri navali, porti significa anche rilancio del settore meccanico e artigianale. Non si ha idea di quante aziende, piccole emedie, gravitino intorno alla diportistica. E in un periodo di crisi globale come questo, non si può sottostimare questa realtà».

Già che ci sono mi permetto di suggerirle di costruirne uno a Garbella e non sarebbe male un unico porto tra la Foce e il Prino, la capisco: fare i porti è il suo mestiere.
Quello che capisco di meno è il giornalista de Il Secolo XIX, Fabio Pin, che l’ha intervistata e che a un certo punto scrive:

Di tutto e di più, si diceva. E Beatrice Parodi ne spiega i presupposti. Che confermano la prospettiva di assistere alla costruzione di nuovi posti barca, nel segno di quel modello di sviluppo che, secondo ciò che resta dell’ecologismo locale e regionale, fa a pugni con la salvaguardia della costa, considerata ormai satura.

Secondo il Pin, dunque, chi è stanco di vedere colate di cemento sulla costa è un rimasuglio di ecologista [locale e regionale]. Con la concezione di bellezza paesaggistica che deve avere, può star tranquillo: tra vent’anni i porti li faranno anche in ciò che resta di Capo Berta e nessuno avrà più niente da ridire perché, cavolo, prima o poi ciò che resta dell’ecologismo [locale e regionale] dovrà pur morire.
Mi domando se Pin ha dei figli e se ha delle foto della costa di vent’anni fa. Le conservi e ne scatti qualcuna adesso, poi un domani le faccia vedere ai figli e ai nipoti. Forse, se qualcuno di loro non si sarà fatto lavare completamente il cervello in casa, gli dirà che in effetti con il cemento forse si è un po’ esagerato.
L’intera intervista è qui.

Scritto da Angelo Amoretti

26 agosto, 2009 alle 9:36