Definitiva la vendita delle quote della Porto di Imperia SpA

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Durante il Consiglio Comunale di lunedì sera è stata dunque decisa la vendita all’asta delle quote della Porto di Imperia SpA possedute dal Comune.
Di seguito, per comodità dei miei visitatori, riporto i vari interventi del giorno dopo ripresi da Riviera24 e Sanremonews:

Fossati (Pdl)

Il Consiglio di Imperia iniziato ieri sera, terminato intorno alle 3,30 di questa mattina, è stato caratterizzato da articolati interventi di molti consiglieri di maggioranza ed opposizione e, per quanto mi riguarda, ho cercato di evidenziare tra le altre cose, come, per quanto concerne la fruibilità per i cittadini nulla cambi con l’uscita del Comune dalla compagine sociale della Porto di Imperia s.p.a.
Credo infatti che, al di là degli aspetti tecnico-contabili della pratica, sui quali molto si è già detto, sia questo il profilo che interessa di più i cittadini.
Leggo peraltro che la consigliera Nattero torna oggi su tale aspetto, ribadendo il suo punto di vista secondo cui la cessione delle quote “limiterà la fruibilità degli spazi per i cittadini”.
La posizione della Cons.Nattero, certamente rispettabile, è però del tutto avulsa dalla realtà e configgente con dati di fatto introvertibili, oltre che con documentazione a mani della collega.
Occorre essere chiari e non confondere i cittadini: non è la Porto di Imperia che decide quali zone del porto sono e saranno accessibili o meno, quali zone saranno destinazione pubblica esclusiva e/o mista, quali manifestazioni si potranno tenere nel Porto, quali funzioni potranno svolgersi nel Porto, ecc.
Tutto ciò è già deciso da anni ed è immodificabile senza il consenso del Comune: c’è una convenzione urbanistica ed una concessione demaniale che stabiliscono tali aspetti.
Conseguentemente, che la proprietà della società sia pubblica, mista o solo privata non sposta di una virgola “la fruibilità degli spazi per i cittadini”
Come ben sa la Consigliera Nattero, alla convenzione urbanistica è allegata una planimetria del Porto sulla quale sono evidenziate e fissate in modo immodificabile le varie destinazioni ed i livelli di fruibilità per i cittadini delle varie aree portuali (moli, banchine, passeggiate, piazze pubbliche, ecc).
In tale situazione, è di tutta evidenza che il possesso o meno di quote societarie in capo al Comune non incide su tale aspetto.
Occorre dirlo con forza e non confondere i cittadini, con dichiarazioni tanto infondate quanto maliziosamente suggestive.

Giuseppe Fossati, Capogruppo PdL

22/09/2009

Nattero (SpI)

“Nel mio intervento ho contestato che la vendita delle azioni del Porto sia stata decisa per ottemperare la normativa sulle società. In realtà il motivo sta nelle difficoltà di bilancio.
Con le entrate della vendita delle azioni la giunta Strescino copre le esigenze di spesa corrente, riesce a rispettare il patto di stabilità 2009 e i vincoli di bilancio precedenti. La giunta ha scelto la strada più facile e più comoda nell’immediato per sistemare il bilancio ma la più costosa per il futuro della città”.

Lo scrive Carla Nattero, Consigliere Comunale di ‘Sinistra per Imperia’, all’indomani dell’assise di ieri. “In Consiglio ieri sera – prosegue – gli esponenti della maggioranza hanno continuato a ripetere che non cambierà niente, addirittura che ci sarà un maggiore controllo del comune, facilitato dall’essere fuori dalla società. Non è vero. Un’area così vasta e così fondamentale in mano esclusivamente ai privati peserà in maniera determinante sul futuro della città. In primo luogo limiterà la fruibilità degli spazi per i cittadini. E poi condizionerà le sorti del porto di Oneglia, favorendone una destinazione funzionale al gigante porto turistico, governato da logiche esclusivamente private. Soprattutto condizionerà le prospettive economiche perché con la dismissione della quota pubblica i privati più facilmente gestiranno il porto come megaparcheggio di posti barca, senza dare nessuna importanza a quel che serve veramente alla città, cioè lo sviluppo dell’indotto e del lavoro. Nel mio intervento ho fatto anche una piccola storia della società per sottolineare che siamo all’atto finale di una storia che ha visto una costante e progressiva subalternità del pubblico ai privati. Il picco negativo in questo senso si è registrato quando si è affidato alla società Acquamare di Caltagirone la realizzazione delle opere portuali, concedendogli il 70% delle aree portuali complessive con prevalenza assoluta di quelle più redditizie e quindi garantendo a Caltagirone stesso la redditività di gran lunga maggiore. Questa scelta contrattuale è stata effettuata dal CdA della società senza coinvolgere in alcun modo il Consiglio Comunale e i cittadini di Imperia. Perché si è rinunciato alla costruzione diretta del porto da parte della Porto di Imperia,appositamente costituita, per dare una sorta di ’subappalto’ così rilevante a Caltagirone? La risposta è chiara: gli imprenditori locali hanno voluto azzerare il rischio di impresa e il Comune di Imperia ha accettato di porsi in una condizione di totale subalternità e di svendita ai privati. Data questa situazione la valutazione peritale ha un’importanza relativa. Perché certo il perito non poteva conteggiare quello che il comune ha conferito nel tempo senza mai farlo valere: dalle decine di miliardi di vecchie lire dei riempimenti al ‘regalo’ dell’Imperia Mare. Perché il perito in sostanza non ha potuto fare altro che valutare quello che alla fine del percorso è rimasto in mano al Comune, cioè il 10% del costruito, e la parte meno redditizia di esso.Cioè pochissimo rispetto a quello che il Comune ha effettivamente investito. Insomma altro che affarone. L’affarone è stato per Caltagirone e i privati locali. Il Comune invece ci ha messo decenni di rilevanti investimenti e altrettante garanzie politiche per le autorizzazioni e le progettazioni (senza le quali i privati non avrebbero potuto fare niente) e se ne va con un po’ di milioni -per sistemare il bilancio per qualche tempo- lasciando nelle mani dei privati una grande fetta della città. Insomma si tratta purtroppo di un’operazione tutta sbagliata, grave dal punto di vista della salvaguardia dell’interesse pubblico, un’operazione che caratterizza in maniera pesantemente negativa, adesso e nel futuro, l’operato del sindaco Strescino e della sua giunta”.

Carla Nattero, Capogruppo Sinistra per Imperia

Dal Mut (IdV)

Dario Dal Mut, consigliere comunale e capogruppo di Italia dei Valori ad Imperia, interviene sulla dismissione delle quote del porto.

“Leggo sugli organi di informazione odierna i commenti dell’acceso dibattito politico sostenuto da maggioranza ed opposizione nella serata di ieri sulla dismissione delle quote di partecipazione nella SpA porto di Imperia. Come ho sostenuto in Consiglio Comunale ieri sera, l’Italia dei Valori, essendo una nuova forza politica che si affaccia per la prima volta in consiglio Comunale, non ha gli elementi storici che hanno altri autorevoli consiglieri, che hanno vissuto in prima persona le vicende in questione.

L’IdV ritiene che la dismissione delle quote della SpA porto di Imperia sia una scelta non condivisibile non tanto per gli steccati che potrebbero essere messi ai cittadini Imperiesi per precludere loro l’accesso al porto, ipotesi peraltro incerta e che si potrà percepire eventualmente nel futuro, quanto la consapevolezza che lasciare completamente in mano ai privati la gestione di un porto turistico ha il rischio dell’impossibilità di intervenire nelle future strategie di gestione del porto stesso. Il privato declassa sovente le marine a semplici parcheggi per barche, attirando un turismo stanziale che fornisce guadagni minori ma certi e che permette di ridurre i costi all’osso. Questa politica favorisce solo coloro che usano la barca alla stregua di una seconda casa in Riviera, la vivono pochi giorni all’anno ed al ristorante ci vanno poco. Basta vedere quanto poco indotto arriva ogni anno dalla Marina degli Aregai: un’enorme contenitore di barche vuote per la maggior parte dell’anno e meno di dieci addetti per la gestione del porto stesso.

I Francesi, che queste cose le sanno bene, lasciano la gestione dei porti turistici al comune o alla Camera di Commercio, che rappresentano tutti i settori produttivi della città e che quindi non mirano solo ed esclusivamente alla massimizzazione degli introiti, come farebbe… o come farà una società privata.

La città di Imperia ha sacrificato due dei sette km di costa per la costruzione di una grande marineria. Secondo l’Italia dei Valori è essenziale che, per assicurare alla nuova marina il ruolo di volano per il turismo di questa città, la gestione sia mantenuta anche in mano pubbliche e quindi conservando le quote della Porto di Imperia SpA.

Questo è uno degli aspetti rilevati in Consiglio Comunale ieri sera. Certamente un’opinione e come tale opinabile ma concreta e reale che, tra le altre, hanno convinto l’Italia dei Valori a votare contro la vendita delle quote”.

Dario Dal Mut, Capogruppo Italia dei Valori

Indulgenza (Prc)

Nel programma elettorale del Popolo della Libertà non si anticipava certo ciò che si sta determinando oggi, con la messa in vendita delle azioni del Comune (33% del capitale).
E, manco a dirlo, la stessa coalizione di destra che ha stravinto per la terza volta in città non aveva fatto altro che assicurare agli imperiesi che i conti comunali e il bilancio dell’ente erano più che a posto.
Assicurazione che ora rientra tranquillamente e lascia il posto all’ammissione che c’è bisogno di rimpolpare le casse con un bel pò di milioni di euro per far fronte agli impegni ed evitare di sfondare nuovamente il patto di stabilità!
Ma occorre rilevare che quanto sta accadendo oggi era chiaramente prefigurato nel programma letto in quest’Aula dal Sindaco al momento del suo insediamento, laddove egli annunciava prossimi cambiamenti nella partecipazione dell’Ente alle gestioni più importanti.
Una grande infrastruttura che occupa un’area di 500.000 mila metri quadrati sta per essere messa completamente a disposizione dei privati. Un’area che davanti ha sé ha solamente il mare: il mare di Imperia, confine meridionale di questa terra e sua grande ricchezza, per l’oggi e per il domani.
La verità è che le attuali scelte amministrative stanno sistematicamente consentendo ai privati – a certi privati, in particolare – di spadroneggiare nella nostra città, ipotecando in gran parte lo sviluppo futuro e le ricchezze collettive. Grandi gruppi sostanzialmente consociati che, come noto, stanno realizzando porti turistici in tutta la provincia, grazie ad una posizione dominante sempre più chiara e netta.
Oggi si dice che a cessione delle quote va fatta perché l’ultima normativa in materia di concorrenza e mercato vuole che gli enti pubblici non tengano partecipazioni azionarie in gestioni che riguardino beni di interesse generale ma non inerenti a funzioni istituzionali degli enti medesimi. Tuttavia, per altre società partecipate dal Comune (Autostrade, Filse, ecc. ), che pure non svolgono attività di tipo istituzionale, l’Amministrazione si avvale della possibilità di tenerle ancora, come permettono le leggi). Ma, in ogni caso, occorreva attendere l’ultima normativa per accorgersi di ciò che si stava facendo e a cosa si andava incontro? Malgrado fossero chiari da tempo gli indirizzi normativi europei ed italiani, la creazione della partecipata “Porto di Imperia” spa avvenne comunque e mai è stata messa in discussione.
Anzi, si è proceduto, sin dal 2005, scegliendo di non mantenere una adeguata tutela degli interessi pubblici: rinunciando ai patti parasociali preesistenti e all’esercizio del diritto di prelazione del Comune sul 4% del capitale. Capitale passato ai privati con la mortivazione – ripetuta oggi nella delibera proposta – di dover “accrescere le competenze tecniche, commerciali di marketing all’interno della Porto di Imperia spa, nonché di permettere un rafforzamento finanziario-patrimoniale della Società”. Per l’appunto, come si dimostra appieno oggi: a favore dei privati!!!
Un porto grande e importante come quello in costruzione, dalle potenzialità strategiche, non va ceduto interamente ai privati e lasciato senza un ruolo pubblico effettivo. Si tratta di una infrastruttura così imponente (abbiamo sempre sostenuto che essa fosse sovradimensionata) che, se lasciata in mano a logiche esclusivamente privatistiche, essa condizionerebbe pesantemente la città e le sue economie, imporrebbe il prevalere solo di certi interessi e risucchierebbe dentro di sé le residue possibilità di uno sviluppo multivocazionale, come in tutta evidenza sta già avvenendo.
Che cosa dicono, rispetto all’evidenza di ciò, coloro che erano in Alleanza Nazionale prima della fusione nel Popolo della Libertà? Ma, soprattutto, cosa dicono, coloro che rappresentano la Lega Nord? Stiamo veramente difendendo gli interessi degli imperiesi d oggi e di domani? E come? Il porto rimarrà a loro? E come? Potendo passeggiare sui moli e ammirare yachts parcheggiati? Si vuol forse dire che la “fruibilità” equivale al pieno godimento? Che la disponibilità equivale alla sicurezza? La verità è che stiamo cedendo proprietà e gestione, e la partecipazione del Comune era la vera, unica garanzia di condizionamento!!!! Venendo meno i diritti reali esigibili dalla parte pubblica e la sua funzione di controllo, i proprietari e i gestori del porto assumeranno nel tempo – com’é logico attendersi – in base ai propri interessi, tutte le misure che riterranno per condizionare accessi e modalità di fruizione.
Eppure si è sempre sentito dire con enfasi insistita, da quando è partito il megaprogetto: “Imperia avrà il suo porto”, porto che – non dimentichiamolo – esso è stato reso possibile grazie al suolo guadagnato per decenni al mare e al sacrificio di un enorme impatto ambientale e sociale, inglobato il preesistente porto di Porto Maurizio. Parliamo dunque di ricchezze che appartengono in primo luogo ai cittadini imperiesi.
Inoltre, occorre aver chiaro che in gioco è l’intera portualità imperiese, non solo quella turistica. C’è anche un porto commerciale e peschereccio, ad Oneglia, attualmente sempre più assorbito in gestioni privatistiche, grazie alla politica schieratissima delle ultime amministrazioni comunali, cui solo la restituzione ad una conduzione pubblica adeguata può assicurare il sostegno e il rilancio di cui ha bisogno. E, non dimantichiamolo, la Porto di Imperia ha una partecipazione anche nella “Porto di Oneglia” spa, una delle scatole cinesi concepite e poste in essere proprio per prendersi l’intera portualità cittadina…..
In più, ad aggravare la cosa, c’è anche il fatto che si intende affidare alla “Porto di Imperia” la manutenzione del Parco Urbano, prefigurando una gestione da parte dello stesso soggetto che si sta interamente privatizzando. E’ facile immaginare quali conseguenze per la fruizione del parco!!!
Il fatto che ora l’Ammistrazione Strescino annunci di voler vendere le proprie quote evidenzia quanto segue:
- l’assetto societario e l’entità della partecipazione del Comune all’impresa del nuovo megaporto turistico, assolutamente favorevoli ai maggiori soci privati e alle loro alleanze, erano scontatamente predisposti all’attuale operazione;
- la privatizzazione dei beni comuni e delle risorse strategiche, ad Imperia, va avanti come da premessa (si tenga presente che si vuole vendere anche Villa Carpeneto);
- le disponibilità economiche del Comune sono in una situazione critica non più occultabile, come, abbiamo sempre sostenuto, con seri problemi per la spesa corrente e il il rischio dichiarato di uscire nuovamente dal patto di stabilità.
A fronte di una situazione tanto complessa e delicata, L’Amministrazione Comunale si fermi e valuti altre strade, a salvaguardia del ruolo pubblico e degli interessi degli imperiesi, anche interpellando gli altri Enti istituzionali che è opportuno cointeressare nella vicenda (Regione Liguria e Provincia).
Nel contempo, abbia l’umiltà di limitare gli investimenti pretesi malgrado le pesanti difficoltà di e ridimensionare progetti faraonici, come quello pomposamente chiamato “dal Parasio al mare”, eccessivamente costosi e destinati a stravolgere la zona di maggior pregio di Porto Maurizio, se non si vuole caricare un bilancio già precario, in una situazione di generale crisi, del peso ulteriore di impegni gravosi.

Pasquale Indulgenza, Capogruppo P.R.C.