Il Partito del fare [come gli pare] e quello dei ladroni [II]

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Quei sorrisi sui manifesti

Fortuna che Claudio Burlando, di suo, non ride, perché così evita di farlo troppo apertamente sui manifesti elettorali, dove tutti i candidati, di destra e di sinistra, sorridono felici e contenti. Che cosa hanno da ridere? Capisco quelli di destra, che levano il pensiero grato a San Silvio e sognano un futuro radioso per sé (degli altri chi se ne frega), fatto di posti, prebende, poteri, affari che, con solo i loro poveri, umani mezzi, sarebbe difficile ottenere. Ma quelli del centrosinistra cosa ci trovano da ridere? Vogliono tranquillizzare l’ elettore? Sbagliano. L’ elettore va allertato e oggi, ormai, allarmato. In Liguria, come nelle altre regioni, non si vota solo sul governo locale, ma anche e soprattutto su quello del Paese. La gente deve capire, da tutti i segni, che la situazione nazionale è ad alto rischio, cupa, cattiva, in mano a incapaci e violenti, decisi a difendere il loro potere anche a costo di violare le leggi e il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte ad esse. H H a fatto bene Burlando a ricordare questa inaudita emergenza, l’ altro giorno. L’ elettore di centrosinistra ha bisogno di calore e verità, deve sapere come stanno le cose ed essere cosciente del pericolo. Il rischio è che sia invece più allertato e motivato quello di destra. Mentre questo, infatti, è caricato a mille dai propri leader, dagli organi di stampa amici e dalla situazione nazionale, l’ altro si trova di fronte il pacioso Bersani, che fa battute pepponesche e invita i suoi ad abbassare i toni. Per questo, i radiosi sorrisi dei candidati di centrosinistra sui manifesti mi lasciano perplesso. Conosco le esigenze e la retorica della comunicazione politica. Ma oggi sono una contraddizione in termini. Oggi non è onesto trasmettere false sicurezzeo tranquillizzare. Sarebbe un inganno agli elettori. Anche l’ elettore di sinistra che si astiene deve sapere che darà il proprio contributo a che le cose non solo continuino a andare male come vanno (economicamente, socialmente e politicamente), ma peggiorino ancora. I dirigenti, i candidati dell’ alleanza intorno a Burlando conoscono bene la realtà del nostro Paese. Non possono nasconderla ai loro elettori e fare come se queste fossero solo elezioni amministrative. Certo, i problemi regionali non vanno taciuti o sottovalutati. Ma basterà ricordare ai liguri come li aveva affrontati a suo tempo Biasotti o far vedere come li risolve la destra, dove, nella nostra regione, è al governo, come nel Ponente. Qui versa tonnellate di cemento, accumula mostri edilizi, favorisce negli affari e promuove nella pubblica amministrazione solo i protetti dei ras locali e i loro servitori, senza alcun riguardo per paesaggio, qualità della vita, meriti delle persone. Se si vuol far intuire come potrà essere la Liguria di destra si mostrino agli elettori gli scandali al Casinò di Sanremo o il record di dirigenti e beneficati vari (a puro riscontro di devozione personale) dell’ Amministrazione provinciale di Imperia, le coste cementificate e le strade della Riviera impazzite dal traffico, la fine dei collegamenti ferroviari con la Francia e forse capiranno che cosa aspetta la nostra regione se cadrà in mano a Biasotti e compagni di Ponente. -
Vittorio Coletti – la Repubblica, 14 marzo 2010

A proposito di manifesti, di facce che ridono e di ladri di spazi sui tabelloni elettorali, vi invito a leggere quanto scrive Mauro Delucis sul bog del Circolo Falcone e Borsellino di Cervo (IdV) e la grave accusa di De Pierro, presidente dell’Italia dei Diritti, sul tema dei manifesti abusivi.
Oggi sono di nuovo andato a metterne qualcuno a Pietrabruna, Civezza, Poggi e San Lorenzo e sono arrivato a una conclusione: i leghisti, visto che ovunque sbagliano posto, non sono in grado di leggere i numeri arabi, o per cecità o per motivi, chissà, di integrazione.
Il guaio è che, probabilmente, sbaglierebbero lo stesso anche se i numeri fossero scritti in romano, ovviamente. Mi sa che alle prossime campagne elettorali dovremo dar loro un tutor che li accompagni e dica loro: “Ecco, questo è il n. 3 per la regione e questo il n.8 per la provincia: dovete metterli qua”.
Poi magari la sera dopo il tutor accompagna gli attacchini di Sappa perché loro oltre a sbagliare posto, raddoppiano: la sua faccia è quadruplicata quasi ovunque.
Gli attacchini di Brizio però sono riusciti anche a strapparmi una risata perché a Civezza, intorno al manifesto del loro idolo, per non far mancare niente hanno appiccicato anche qualche santino, a far da cornice.
Sulla strada interpoderale tra Pietrabruna e Boscomare, mi sono sentito chiamare da una donna che stava raccogliendo olive: era la mamma di Riccardo Giordano. Tra me, dopo aver fatto quattro chiacchiere ed esserci salutati, pensavo che la differenza tra noi e quelli che in campagna elettorale vanno ai mercati con tutta la famiglia al seguito, è anche data da questa istantanea. E mi basterebbe già questo a non aver dubbi su chi scegliere.