Aperitivo da Tiffany

9 commenti al post

Voi come leggete i quotidiani locali?
Io inizio dalle pagine “Imperia e Sanremo” sul Secolo XIX e “Imperia e Provincia” su La Stampa, poi vado indietro, alle pagine nazionali.
Così facendo stamattina, leggendo Il Secolo XIX, mi sono imbattuto in un articolo-elogio di Paolo Strescino e Eugenio Minasso, in cui si raccontano le tappe salienti del loro cammino in politica, dal titolo: “Minasso e Strescino scalata a due per portare AN ai posti di comando. Età differenti, ma entrambi negli ultimi anni hanno trionfato alle elezioni“.
Bello!
Poi sfoglio indietro e purtroppo arrivo a pagina 5 dell’edizione nazionale e sobbalzo sulla sedia: “Un dossier della polizia sconfessa Minasso“.
Parte dell’articolo è online, il resto ve lo offro io:

[...] Il primo, scrivono gli uomini della mobile, si tiene “presso la pasticceria Romano” a Ventimiglia Alta, alla presenza di alcuni dirigenti del partito. Tra questi “il consigliere regionale di An Minasso Eugenio e il consigliere comunale di Imperia, sempre di An, Strescino Paolo“, oggi sindaco della città. Intorno alle 18.30 c’è il secondo appuntamento ufficiale e avviene “presso il bar Tiffany“, sempre nella città di confine, dove Minasso, Strescino e l’ospite Scopelliti “incontravano un altro gruppo di persone, per lo più di origine calabrese, residenti da anni a Ventimiglia“.
Pochi minuti dopo le 19 Scopelliti lascia la città. Pur essendo terminata la “visita politica del personaggio“, gli uomini della mobile “proseguivano nell’attività di osservazione“. Sono venuti a conoscenza di un terzo incontro cui avrebbero partecipato i due esponenti di Alleanza Nazionale. Non è stato annunciato, non è nella scaletta ufficiale. Ma le voci che arrivano agli agenti descrivono con esattezza chi sono le persone che Minasso e Strescino devono incontrare. Meglio dare un’occhiata.
La scena si sposta al bar dell’albergo Piccolo Lido, a Vallecrosia. “Qui presenziavano all’appuntamento una trentina di persone” scrive ancora la polizia. Una non meglio precisata “associazione di calabresi“. Durante “la medesima iniziativa di osservazione” che avviene dalle 19.30, alle ore 20.30 circa “si notava tra il pubblico la presenza di Domenico Pellegrino e dei suoi quattro figli Maurizio, Michele, Roberto e Giovanni”. C’è anche “Fortunato Barilaro” e un gruppo di residenti a Riva Ligure “buona parte noti a questo ufficio” cioè già tenuti sotto osservazione.
E’ un incontro mirato e molto ristretto. La famiglia Pellegrino è presente in forze. Il riferimento a Fortunato Barilaro non è casuale. E’ il fratello di Francesco, finito nel mirino dei pm nel recente blitz a Bordighera. Francesco è a sua volta il suocero di Giovanni Pellegrino.
Ecco: queste sono le circostanze che smentiscono le affermazioni di Eugenio Minasso. Che almeno in quell’occasione incontrò i Pellegrino dopo la vittoria elettorale del 2005.
Ma perché la polizia “sorvegliava” con tanta attenzione questi incontri? In quella relazione di servizio viene richiamata una precedente nota informativa che “fa presente” che “stando a numerose fonti” i Pellegrino e altre famiglie calabresi che risiedono nell’estremo ponente ligure “sarebbero in grado di controllare non meno di cinquemila voti” e quindi di “determinare l’elezione o meno di alcuni candidati“.
A quest’affermazione si lega l’ultima iniziativa della procura di Sanremo. Ha rispolverato una serie di intercettazioni telefoniche effettuate negli anni tra il 2004 e il 208. Erano nel fascicolo di un’indagine per droga che non ha portato a grossi risultati. I personaggi intercettati, tra cui esponenti della famiglia Pellegrino. Parlavano però di candidati alle elezioni, di pacchetti voti da garantire o da spostare, di preferenze da indirizzare su questo o su quel candidato. Ne parlavano tra di loro o con politici della zona. Ora, alla luce degli ultimi sviluppi delle indagini, che hanno scoperchiato le relazioni pericolose tra la criminalità e la politica locale, i pm hanno inviato quei nastri alla procura nazionale antimafia. E l’ipotesi è chiarissima: voto di scambio.
Marco Menduni e Fabio Pin – Il Secolo XIX, 7 luglio 2010

Tutto ciò mi ha insegnato che d’ora in avanti sarà meglio leggere i quotidiani partendo dalla prima pagina. Riuscite a immaginare che sollievo, passando da pagina 5 e arrivare a pagina 39? Ti verrebbe più facile dire: “Però! Son forti ’sti due!”

Scritto da Angelo Amoretti

7 luglio, 2010 alle 11:35