Giorni difficili per il questore di Imperia Luigi Mauriello

22 commenti al post

Su Il Secolo XIX di oggi ci sono due articoli che riguardano il nostro Questore, Luigi Mauriello: uno è sull’edizione nazionale, in prima pagina, l’altro nella pagina locale.
Dal momento che non compaiono online, mi sono preso la briga di copiarli entrambi per portarli all’attenzione dei visitatori del blog.

‘Ndrangheta, la polizia striglia il questore che non vede la mafia
Polemiche a Imperia, Mauriello convocato a Roma

Il questore di Imperia Luigi Mauriello è stato convocato nella Capitale dal vicecapo vicario della polizia Nicola Izzo e ascoltato ieri pomeriggio. A far decollare l’iniziativa le ripetute segnalazioni di tutti i sindacati, a livello di segreterie nazionali.
Diverse le “accuse” mosse a Mauriello. Ma sotto la lente dei vertici della polizia soprattutto l’inadeguata risposta al fenomeno della criminalità organizzata nel ponente ligure.
Una sotto stima dei segnali che soprattutto negli ultimi due anni gli investigatori della squadra mobile hanno continuato a registrare, «senza che il questore abbia colto la gravità della situazione». Anzi: Mauriello ha continuato a sostenere che «nel ponente ligure non ci sono allarmi in tema di criminalità organizzata e mafiosa».
I sussurri dalla capitale fanno intendere che l’exit strategy è già stata individuata e tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo il dirigente delle polemiche dovrebbe cambiar sede.
Il numero uno della polizia Antonio Manganelli aveva un ventaglio di possibilità per non far orecchie da mercante di fronte alle contestazioni che, ormai un po’ da tutte le parti, piovono su Mauriello. Scartata la strada di un avvicendamento immediato e anche la seconda opzione, l’invio di ispettori romani in questura (mossa che sarebbe suonata comunque come un’aperta delegittimazione in un momento molto difficile), è stata decisa la formula della convocazione. Nei fatti, i vertici della polizia chiedono
a Mauriello un chiarimento su quel che sta accadendo alla questura e in provincia di Imperia. E sul perché la situazione si sia così invelenita, con una crescita esponenziale della tensione interna alla polizia.
L’audizione, che è avvenuta alle 18 di ieri, rientrerebbe nel procedimento di verifica sull’operato di Mauriello. Verifica avviata dai vertici della polizia dopo la richiesta di rimozione avanzata all’inizio di luglio dalla segreteria nazionale dell’Ugl.
Poi si sono aggiunte anche le lagnanze di altre sigle sindacali, sempre a livello di segreterie nazionali: Sap, Siulp e Coisp. Una raffica di contestazioni: a cominciare dal «progressivo smantellamento della squadra mobile», alla «supponenza e all’arroganza»c he caratterizzerebbero la «sua conduzione della questura».
La situazione è esplosa lo scorso giugno con l’operazione dei carabinieri che ha portato all’arresto del clan dei fratelli Pellegrino e successivamente con il blitz dell’antimafia di Milano e Reggio Calabria che ha confermato la presenza della ‘ndrangheta in Liguria e segnatamente in provincia di Imperia. Infiltrazioni mafiose nel tessuto economico, minacce e pressioni nei confronti di alcuni amministratori di Bordighera. Poi la pista investigativa che ipotizza il diffuso ricorso al voto di scambio e presunte collusioni tra la malavita calabrese e gli ambienti della politica.
In tutte queste situazioni i blitz sono stati condotti dai carabinieri e la polizia è rimasta al palo, nonostante le grandi capacità professionali dei suoi investigatori. Che non si sono però potute dispiegare proprio perché Mauriello ha sempre indirizzato le forze su altre priorità, depauperando nei fatti gli uffici investigativi. In più di un’occasione Mauriello ha ridimensionato il pericolo mafia, sostenendo che «nel ponente ligure non ci sono allarmi in tema di criminalità organizzata e mafiosa». Privilegiando l’attività di contrasto «ai reati cosiddetti miniori, quali furti, scippi, borseggi e il crescente problema dell’immigrazione clandestina».
Centinaia di attentati e incendi dolosi: ma per il questore di Imperia «le indagini hanno dimostrato che per la maggior parte dei casi le cause sono riconducibili a singole fattispecie: concorrenza sleale, vendette personali, atti di vandalismo». E mentre Mauriello vestiva i panni del pompiere, la procura di Sanremo e i carabinieri decapitavano i clan calabresi attribuendo loro sessanta pagine di accuse.
Il colloquio di Mauriello con il capo vicario della polizia è coperto dal massimo riserbo. Ma il primo argomento all’ordine del giorno è stato proprio quello dei rapporti con i sindacati di categoria, rapporti che hanno registrato un progressivo deterioramento fino ad arrivare, appunto, alla richiesta di rimozione del questore.

Marco Menduni e Fabio Pin – Il Secolo XIX – 11 agosto 2010

Mauriello, due giorni di passione
Deve spiegare lo smantellamento della mobile. All’esame la richiesta Ugl di rimozione

All’inizio dello scorso luglio, dopo il blitz dei carabinieri che decapitava il clan Pellegrino e le dichiarazioni del procuratore di Sanremo sulle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico dell’estremo ponente, i sindacati della polizia di Stato, Ugl in prima fila, avevano chiesto la rimozione del Questore di Imperia, Luigi Mauriello, accusandolo di «aver sottovalutato l’emergenza criminalità» e di aver «depotenziato l’attività investigativa della squadra mobile», malgrado i ripetuti elementi indiziari che «confermavano non solo la presenza ma anche il progressivo e quindi preoccupante radicamento sul territorio delle famiglie legate alla ‘ndrangheta». Interpellato dal SecoloXIX, Mauriello aveva preferito non replicare, affidando al suo ufficio di gabinetto un prudenziale “no comment”.
Ora, a distanza di un mese e mezzo dalla richiesta di trasferimento ad altra sede depositata sul tavolo del capo della polizia Manganelli da parte del segretario nazionale dell’Ugl Marco Cervellini, Mauriello è stato convocato a Roma dal vice capo vicario Nicola Izzo. Una prima audizione era in programma nel tardo pomeriggio di ieri, con probabile continuazione questa mattina. Scarse le indiscrezioni che filtrano dai vertici della polizia, tanto meno sull’esito del colloquio. Difficile pensare che il questore di Imperia possa essere rimosso dal suo incarico sulla base di una istanza di una sigla sindacale, anche se supportata anche dalle pressioni di Sap, Siulp e Coisp. Tuttavia in questi casi il protocollo prevede una prima serie di verifiche sullo stato delle relazioni tra il dirigente e i sindacati, per poi entrare nello specifico delle contestazioni mosse da questi ultimi. A cominciare, appunto, dalla sostenuta «sottovalutazione del fenomeno criminalità organizzata», per finire con il «sistematico ridimensionamento dell’organico della squadra mobile»: settore investigativo che non solo aveva «più volte riferito al questore i numerosi elementi indiziari a carico dei clan locali in odore di ‘ndrangheta», ma anche sottolineato «la situazione degli organici, arrivati a denunciare una carenza del 40 per cento».
Nel mirino dei sindacati anche le dichiarazioni rese in più occasioni da Mauriello volte a gettare «acqua sul fuoco degli attentati». In particolare l’ultimo commento del questore lo scorso maggio a margine della festa della Polizia: «I roghi? Le indagini hanno dimostrato che, per la maggior parte dei casi, le cause sono riconducibili a singole fattispecie: concorrenza sleale, vendette personali e atti di vandalismo». Il tutto mentre la procura di Sanremo e i carabinieri di Imperia stavano chiudendo il cerchio intorno al clan dei Pellegrino, e i vertici dell’Arma predisponevano la richiesta di scioglimento del consiglio comunale di Bordighera «per infiltrazioni mafiose».

Fabio Pin – Il Secolo XIX – 11 agosto 2010

Scritto da Angelo Amoretti

11 agosto, 2010 alle 16:46