Maremoto sulla Porto di Imperia SpA

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LE MANCATE RISPOSTE ALLA COMMISSIONE REGIONALE
ECCO LE TRE ACCUSE ALLA SOCIETÀ

I punti sollevati dall’ingegner Lunghi

Sono tre, sostanzialmente, le richieste che il Comune di Imperia, attraverso la lettera firmata dall’ingegner Pierre Marie Lunghi (dirigente del settore Porti e Demanio), avanza alla Porto di Imperia spa.
La prima riguarda la mancata presentazione alla commissione di vigilanza e collaudo della documentazione tecnica contabile sulla stima del costo delle opere previste nel progetto.
La seconda, invece, fa riferimento al mancato ricevimento da parte della direzione lavori del porto (specificamente nella persona dell’ingegner Valentino Castellini, professionista in carica sino al 13 agosto scorso, sebbene sia stato allontanato dal cantiere a metà luglio, ndr) dei documenti
che devono certificare la piena rispondenza delle opere realizzate al 15 marzo 2010.
In parole povere, il Comune sostiene di non essere in possesso, ad oggi, dei documenti che comproverebbero e certificherebbero che tutto ciò che è stato sinora messo in campo dalla società Porto di Imperia spa (capitolati d’appalto, regole del buon costruire e appunto costi di realizzazione) sia in tutto e per tutto fedele e rispondente al progetto originario per la costruzione dell’approdo turistico imperiese, approvato negli anni scorsi dal consiglio comunale.
Il terzo e ultimo punto forte della lettera che il Comune ha spedito, oltre che alla Porto di Imperia spa, a Procura della Repubblica, Capitaneria di Porto, Demanio di Genova, e al sindaco del capoluogo, Paolo Strescino, pone l’accento sui recenti problemi di allagamento di cui ha sofferto, a più riprese, l’autorimessa di San Lazzaro in occasione delle abbondanti piogge cadute il 31 ottobre e il 1° novembre scorsi.
I tre punti contenuti nella lettera con cui il Comune di Imperia “avvisa” la società che sta costruendo il porto turistico di San Lazzaro sulle possibili, eventuali conseguenze costringerà ora la Porto di Imperia spa, di cui il Comune stesso è socio al 33%, a formulare le contro deduzioni.
In ballo la decadenza della concessione demaniale.
Giorgio Bracco – Il Secolo XIX – 23 novembre 2010

Sono senza parole e ho sobbalzato quando ho letto quello che ho messo in grassetto.
Le parole invece le ha Roberto Onofrio, sempre su Il Secolo XIX di oggi:

MA IL SINDACO DEVE SPIEGARE PERCHÉ I DUBBI AFFIORANO ORA

Ci sono due interrogativi grandi così che, da ieri, galleggiano nelle acque del porto di Imperia.
Il primo è: perché il Comune di Imperia, soltanto ora, dopo mesi di indagini della Procura, dopo cinque avvisi di garanzia eccellenti che minacciano di diventare anche di più, dopo fiumi di parole a difesa dell’operato della Porto di Imperia Spa e della bontà complessiva dell’opera, decide di colpo di avviare le procedure per far decadere le concessioni demaniali alla stessa Porto di Imperia Spa (peraltro partecipata dal Comune al 33%)?
Che cosa ha improvvisamente convinto l’ingegner Pierre Marie Lunghi, dirigente del settore Porti e Demanio del Comune di Imperia, a firmare una lettera che promette di scatenare un vero e proprio terremoto di dubbi e di ombre intorno a un’opera su cui la magistratura nutre, com’è noto, più di una perplessità rispetto alle modalità che hanno portato all’affidamento dei lavori a Francesco Bellavista Caltagirone?
Sono tutti quesiti ai quali il sindaco, Paolo Strescino e la sua giunta, devono oggi rispondere con chiarezza.
Così come di una risposta chiara ha bisogno anche il secondo interrogativo cui si accennava.
Ovvero: il porto di Imperia rischia adesso seriamente di affondare prima ancora di essere concluso? È una domanda che era già affiorata di recente, dopo la bufera scatenata dagli avvisi di garanzia all’ex ministro Claudio Scajola e allo stesso imprenditore Caltagirone.
Un quesito al quale le forze politiche della città, in modo bipartisan, avevano risposto in coro: no, il porto deve essere realizzato, è un’opera cruciale per il destino economico della città e sarebbe un disastro vero, per tutti, se non si riuscisse a terminare.
Una certezza che, al di là dei risvolti giudiziari, era stata manifestata con grande forza. Una convinzione che, ora, rischia di vacillare sotto il peso delle parole di una lettera destinata a provocare conseguenze pesanti, comunque vada.
Roberto Onofrio – Il Secolo XIX – 23 novembre 2010

Non ho il piacere di conoscere Roberto Onofrio, ma credo che non sia un comunista contrario allo sviluppo della città.
Credo anche, alla luce di quanto emerso oggi sui quotidiani, che qualcuno debba serie e veritiere spiegazioni alla cittadinanza e poi magari, trarne le dovute conseguenze.

Qui l’articolo di Loredana Grita su Il Secolo XIX online.

Scritto da Angelo Amoretti

23 novembre, 2010 alle 17:40