Sul Consiglio Comunale di ieri

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Tra tutte le notizie riguardo il consiglio comunale di ieri sera, questa non l’ho letta da nessuna parte.
Se non ho sentito male – e prego chi mi legge di verificare: forse qualcuno ha sentito meglio o guardato il consiglio in televisione – il vicesindaco Rodolfo Leone, durante il suo intervento, ha citato un articolo su Repubblica di Vittorio Coletti dicendo le testuali parole: “Un certo Vittorio Coletti…” e ne ha letto alcuni passaggi. Poi ha aggiunto: “Mi dicono che Vittorio Coletti insegni storia della lingua italiana all’università di Genova, quindi è un incompetente“.
Sentirlo parlare così mi ha dato un fastidio che non potete immaginare perché Leone lo ha fatto con una supponenza disarmante, perlomeno alle mie orecchie.
Non so se l’articolo a cui si riferiva l’autorevole vice sindaco sia questo che riporto, ma non ha importanza. Quello che conta è, ripeto, l’effetto che mi hanno fatto quelle maniere.

Porto di Imperia come capire chi perde e chi guadagna
Ha suscitato scalpore a Imperia la decisione del Tar di annullare la revoca della concessione del nuovo porto turistico alla Porto di Imperia spa deliberata dall’ ufficio Demanio dello stesso Comune del Capoluogo che è socio della società in questione. Il dirigente dell’ ufficio porti, l’ ing. Lunghi, l’ aveva disposta, ma, secondo il Tar, senza averne la competenza giuridica. Il Tar dice ora al funzionario che avrebbe dovuto muoversi di concerto con i suoi superiori, ritenendo, a quanto pare, che la legge debba essere al servizio della politica. In ogni caso, come poteva farlo Lunghi, se dai suoi superiori ha ricevuto minacce (che ha denunciato) e (parole di uno di loro) “calci nel sedere”? Ora il Pdl dei costruttori esulta alla vittoria della città positiva contro i disfattisti di sinistra. Vediamo allora se la città ha davvero vinto, partendo dal fatto che, come abbiamo scritto più volte, non è in linea di diritto che si vincono o si perdono le battaglie politiche e morali. E dunque. Ecco i fatti, molto semplificando. Poniamo che il Comune di Imperia sia un qualsiasi signor A che possiede un enorme terreno in centro città, parte incolto e abbandonato, parte (=il vecchio bacino di Porto Maurizio) attrezzato a parcheggi, posti barca, altre strutture ecc. Il signor A cede a una Società, di cui è socio con i signori B e C, questo terreno, sia l’ incolto che l’ attrezzato. LA SOCIETÀ si impegnaa costruire sull’ area in questione, poniamo, un palazzo di dieci piani e a conservare e dove occorre ammodernare i manufatti preesistenti. Il socio B si incarica dei lavori e prende per sé, a titolo di compenso, sette piani dell’ ipotetico nuovo palazzo e relative sette parti delle strutture che già c’ erano.I tre piani dell’ edificioe il terzo restante delle altre strutture toccano ai tre soci in parti uguali. Quindi un decimo a testa, e B aggiunge il suo ai sette che gli toccano per i lavori eseguiti. Quanto ha guadagnato il socio A dall’ operazione cui ha partecipato con l’ enorme terreno in parte già funzionale e redditizio? Un piano su dieci e un decimo di tutto il resto. Quanto ha guadagnato il socio B, che ha costruito? Otto piani del palazzo e otto decimi del rimanente. In realtà di più. Perché lui parteciperà, come gli altri due soci (la Società infatti non solo costruisce il porto, ma lo gestisce), agli utili prodotti dall’ uso degli spazi attrezzati. Si dirà. Ma anche il socio A, oltre al decimo che gli spetta, avrà la sua quota di utili dall’ attività di approdo, locazione, parcheggio ecc. Vero. Solo chea questi utili il socioA deve togliere quelli che ricavava già prima, derivanti dalla stessa attività che lui, con una sua società, faceva in precedenza affittando posti barca e auto che preesistevano. Quindi il suo guadagno, per questa parte degli utili, non è uguale a quello di B e C, ma è quello meno l’ introito che A avrebbe comunque avuto anche senza fare nulla, continuando a gestire gli spazi già in suo possesso. E allora: cosa ci guadagna la città? Un decimo del totale, dedotto l’ x che già guadagnava prima. Si dirà. Ma il guadagno per la città, con questo enorme porto, verrà anche dall’ indotto di occupazione, traffici, turismo che esso comporterà. Giusto. Ma non preciso. Perché anche questo guadagno andrà ridotto della quota di utili che già prima la città faceva, grazie all’ indotto favorito dalle attività del suo vecchio bacino. È vero che è doveroso mettere all’ attivo anche il recupero della parte incolta e abbandonata del terreno, ancorché data a una società che si definisce “privata”. Ma, mi si dica: a tacere dei costi ambientali e degli aggravi per i cittadini che continueranno a usare le vecchie strutture incorporate nelle nuove, chi ha fatto l’ affare? A (= Comune di Imperia) o B (=Caltagirone) e C (=gli industriali locali)? Chi dei tre ha guadagnato di più, o, se preferite, chi ha guadagnato di meno?

Vittorio Coletti – la Repubblica, 7 marzo 2011