La Talpa e l’Orologio contro la guerra in Libia

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Ricevo e pubblico:

NO ALLA GUERRA

La forte scossa rivoluzionaria che travolge il mondo arabo ha lasciato impassibile la comunità internazionale nel caso della Tunisia, dell’Egitto e in quello più attuale dello Yemen. La Libia (paese impregnato di interessi ed energia) si trova a vivere l’ennesima guerra economico-petrolifera. Le genuine rivolte popolari del primo periodo che sembravano travolgere Gheddafi sono mutate in una guerra civile. Quella libica è ormai una situazione stravolta dalla follia del Rais e dalle ingerenze di provenienza occidentale. Sia Tripoli che Bengasi (i due poli dello scontro) sono città fantasma i cui civili passano le notti asserragliati a casa temendo l’ennesimo bombardamento. Non si può accettare l’accanimento e la ricetta repressiva del colonnello e non si può tollerare la continua pioggia di missili degli alleati che nulla hanno a che fare persino con la così detta “NO FLY ZONE”.
Le domande che si deve porre il movimento pacifista e anti-imperialista di oggi sono complesse, ma la reazione non può farsi attendere più del dovuto. L’escalation militare che abbiamo imposto alla Libia non rende né chiare, né tanto più sicure le sorti del paese che negli ultimi giorni ha impennato il suo livello di instabilità. Mentre il martellamento aereo aumenta i sentimenti anti-occidentali in tripolitania, il rischio concreto è anche quello di impastoiarsi nell’ennesimo eterno conflitto in stile Iracheno in cui i soli padroni del territorio sono gli interessi petroliferi.
Chiediamo l’immediato cessate il fuoco. Chiediamo che la comunità internazionale faccia ogni sforzo possibile per intavolare un tavolo di trattative diplomatiche (coinvolgendo ogni realtà sociale libica) che possa mettere spalle al muro il dittatore e sottrargli appoggio e supporto nel paese. Chiediamo un corridoio umanitario che sia in grado di tutelare realmente la popolazione libica a differenza dei bombardamenti o della no fly zone. Riteniamo il timore profughi populista e leghista un’aberrazione inumana e auspichiamo si possa costruire una degna rete di accoglimento dei transfughi.
La primavera di diritti che il mondo arabo ha dinnanzi a se va sostenuta e appoggiata politicamente non solo in Libia, ma in tutte le zone interessate dai moti e dalle contestazioni.
Esortiamo la società a riflettere e mobilitarsi. I prodotti del potere nord africani sono e furono emanazioni dei leader politici occidentali (Ben Ali e Mubarak ne sono un esempio lampante) e in un momento di crisi sistemica come questo sta a noi mettere in dubbio figure che vanno da Sarkozy a Berlusconi acconsentendo che la ventata di aria fresca travolga non solo il maghreb, ma anche la vecchia ed assopita Europa.
Europa che ha un’occasione nuova per essere un appoggio concreto ai rivoltosi nord africani, quello di smettere di essere asserragliata su posizioni anti-migratorie, svestire i panni dell’ormai famigerata “Europa gabbia o fortezza”, liberando i flussi di migranti (abolizione del reato di clandestinità, soppressione dei C.I.E., emancipazione delle condizioni di lavoro del tutto precarie e sottopagate). Questo è un modo in più per alleviare il potere dei dittatori come Gheddafi che sulla questione migratoria hanno avuto legittimazione e riconoscimento anche dallo stesso Berlusconi.
Il centro si mobiliterà a livello nazionale e locale sul fronte pacifista all’unisono con tutte le componenti che si metteranno in movimento nei prossimi giorni.
CSA LA TALPA E L’OROLOGIO

Scritto da Angelo Amoretti

25 marzo, 2011 alle 17:48