Scajola e l’orlo del precipizio

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Su segnalazione di Pasquale Indulgenza, che ringrazio, ho recuperato questo articolo di Vittorio Coletti apparso su La Repubblica di ieri, 3 aprile 2011 e lo pubblico a beneficio di chi se lo fosse perso.

Scajola e l’ orlo del precipizio

Sarà stata fatta anche per ragioni di concorrenza interna al Pdl ed è certo segno di tatticismo e di debolezza l’ averla fatta parzialmente rientrare, ma la protesta che Claudio Scajola avrebbe promosso tra i parlamentari del suo partito a lui vicini contro lo “stile (si fa per dire) La Russa”, non è priva di significato . Quanto tempo occorrerà a un uomo della sua scuola politica, che, alla fin fine, quando è pesantemente scivolato, si è dimesso anche se non inquisito (fatto rimarchevole in un gruppo il cui Capo si esalta e rafforza per le proprie gravissime imputazioni), quanto tempo gli occorrerà , dicevo , per smarcarsi del tutto dalla deriva volgare e violenta del suo partito? Non lo so. Non so neppure se mai lo farà. Ma per chi ha conservato un minimo di decoro è arrivato il momento di decidere se difendere il potere o la dignità. T emo che Scajola si illuda se, anche in buona fede, crede che un ritorno alla civiltà dei rapporti istituzionali e politici possa avvenire ancora sotto l’ egida di Silvio Berlusconi. Il male non fa mai il bene, neanche quello piccolo. E Berlusconi è davvero, oggi più che mai, il principio del male e della malattia dell’ Italia, con buona pace di chi non vuole vederlo per non esserne troppo turbato. Pensare che a Berlusconi il ringhioso La Russa dia fastidio è come credere che chi si è comperato un rottweiler lo schifi perché sbava. Lo ha preso apposta, e gli piace che il suo potere sia guardato da mastini feroci e brutali, che spaventino e aggrediscano chiunque osi discuterlo o ostacolarlo. Fra poco i suoi guardiani passeranno dal lancio dei giornali alle botte, e non ci sarà più nessuna scusante per nessuno, neppure per l’ insopportabile D’ Alema, che ironizza sull’ esasperazione di Rosy Bindi. In verità, Scajola, nel suo piccolo, ha fatto qualcosa di simile a Berlusconi, che ha appaltato la guerriglia politica nazionale a solerti picchiatori. Le scelte più recenti dell’ ex ministro, gli uomini della seconda generazione da lui messi a capo di enti e partito nell’ imperiese, si segnalano per grettezza di modi, di cui vanno perfino fieri (come il sindaco di Sanremo Zoccarato), per aggressività e maleducazione. Il vicesindaco di Imperia, Rodolfo Leone, parlando in consiglio comunale, nel suo ruolo istituzionale, mi deride, nelle approssimative forme che gli consente il suo linguaggio, per uno degli articoli sul megaporto apparsi su questo giornale, definendomi incompetente a parlarne perché gli risulta (udite, udite!) che io sia un professore universitario di storia della lingua italiana. Certo, si potrebbe replicare sollevando dubbi sulla sua competenza. Ma è più importante osservare come parla un politico nella sua veste istituzionale, riferendosi a un cittadino della città che amministra. Ora, quando si è circondato da gente di questo calibro nella sua provincia, Claudio Scajola ha fatto la stessa operazione che Berlusconi ha compiuto a livello nazionale mettendo a guardia della sua proprietà i La Russa, i Verdini, le Santanchè. Quando un cane rabbioso morde qualcuno, il responsabile è il padrone. Forse Scajola comincia a capire che i dobermann più feroci possono anche azzannare il proprietario, e finirà prima o poi per prendere le distanze dai suoi più brutali guardaspalle locali, visto che invita Berlusconi a fare lo stesso dai suoi romani, candidando implicitamente se stesso a fargli il servizio in modi più civili e con maggior tatto istituzionale. Su questo, però, come dicevo, si illude. Perché se anche Berlusconi, per pura convenienza, desse il benservito al fedelissimo ministro della Difesa e gli preferisse Scajola, Scajola dovrebbe fare lui la parte feroce di La Russa o dovrebbe subito rinunciare al ruolo. Nei dintorni del Vecchio di Arcore non c’è spazio per la buona educazione, neppure per quella di facciata. Uno che alla politica deve un aumento stratosferico della propria ricchezza (in un Paese tutto impoverito) non si farà certo scrupolo dei modi con cui tanto potere sarà protetto. Esigerà solo che sia difeso fino all’ ultimo, come ben si vede nel Parlamento mobilitato per difenderlo dai crimini comuni che è accusato di aver commesso. Scajola non può più far finta di credere che il Pdl sia un partito politico e non una proprietà privata dell’ Innominabile. Questo può pensarlo qualche sussiegoso editorialista del Corriere della sera, per il quale chi ruba e chi è derubato sono sullo stesso piano. Ma non lui, che sa come stanno le cose. Il tempo per salvarsi almeno l’ anima sta per scadere. Persino il suddetto editorialista ha scritto “che l’orlo del precipizio è vicino”.
Vittorio Coletti – La Repubblica, 3 aprile 2011