“Battitore libero” il romanzo di Riccardo Giordano

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Battitore Libero

E’ uscito da pochi giorni il romanzo di Riccardo Giordano dal titolo “Battitore libero” edito da Philobiblon e per me è stata una gran bella sorpresa.
Prima di tutto perché non sapevo che Riccardo fosse portato anche a scrivere romanzi e poi perché, diciamo così, nell’ambiente non ne avevo sentito parlare.
Forse è stato meglio così, perché la sorpresa è stata doppiamente piacevole.
Dunque: non starò qui né a fare un marchettone per Riccardo (non ne ha bisogno), né tanto meno a recensire il suo romanzo (non ne sarei capace).
Quando leggo qualcosa che mi fa sentire in certi posti che conosco abbastanza bene, il mio giudizio è automaticamente parziale. E stavolta, a differenza dei romanzi di Marino Magliani, Elio Lanteri o Francesco Biamonti, non c’è stato bisogno di immaginare i luoghi dove la storia si svolge:

Quell’ammasso di minerali abbruniti e scagliati contro il cielo, dalle guglie recise alla sommità, era ora coperto di ciappe e di tegole rosse. Erano i tetti di Pietrabruna, umidi di rugiada e rilucenti dell’ultima luna, in un’impressione di ordinata e pulita povertà.

Pietrabruna, chiara e netta. Lassù dove qualche volta a San Matteo ero salito dai parenti con i miei genitori in corriera a mangiare le lepri e le pernici.
Lassù dove sarei ritornato anni dopo, in Vespa, a trovare mia cugina e ad ascoltare musica insieme. E poi di nuovo con mio padre per vedere la finale del torneo di pallone elastico che generalmente era dominato da Riccardo.
Ci sono legato a quel paese e credo di conoscere e di continuare ad amare certi personaggi di cui Riccardo scrive nel suo romanzo: in fondo parte del mio sangue proviene da lassù.
A parte i ricordi personali, di cui potrebbe anche importarvi pochissimo, fatemi dire due parole sul romanzo e su Riccardo, per chi non lo conoscesse.
Riccardo Giordano è nato a Imperia nel 1964, ha trascorso la sua infanzia e la sua gioventù a Pietrabruna, dove è stato sindaco dal 2000 al 2010. E’ sposato e ha due figlie. Ora è il capogruppo del Partito Democratico in provincia di Imperia. Nel PD anche Gianrico Carofiglio e Dario Franceschini, per dire i primi due che mi vengono in mente, hanno scritto ottimi romanzi, ma “Battitore libero” è diverso perché fa conoscere due o tre cose che altrove non avevo ancora letto: il rito della caccia al cinghiale e quello della lavorazione della lavanda, da quando cresce nei campi fino a quando finisce, sotto forma di essenza, nelle damigiane. E così come senti il profumo del basilico nei romanzi di Jean Claude Izzo, in quello di Riccardo senti la fragranza della lavanda che ti inebria proprio come ti inebriava a fine agosto passando nei caruggi di Pietrabruna.
La croce e la delizia di uno scrittore della Liguria di Ponente è quella di essere paragonati al grande Francesco Biamonti.
Da una parte può essere un vantaggio, dall’altra un’ossessione. Perché non è che se uno scrive di fasce e di muretti a secco, debba per forza di cose essere paragonato al Maestro, specialmente se poi ne scrive così:

Per centinaia e centinaia di chilometri in lunghezza e per centinaia e centinaia di metri in altezza, muri di pietra, nei boschi, nei prati, per le strade, nei rii, muri di pietra ovunque.
Furono davvero gli uomini a realizzare tutto questo? Se lo chiedeva e si rispondeva: no, non furono gli uomini, è impossibile.
Furono i ciclopi, furono creature gigantesche, dalla forza sovrumana, che dimoravano sui monti e per raggiungere più comodamente le loro case, al ritorno dal lavoro, avevano costruito delle gradinate alla portata dei loro passi e dei loro piedi.
Furono i ciclopi, non poteva essere che così. Ancora oggi se si passeggia per la rena che porta dalla chiesetta di San Salvatore al monte Follia si scorgono le ossa dei loro giganteschi femori, delle loro tibie, che fuoriescono dal terreno.
Loro, i ciclopi, presero tutta la poca terra disponibile per riempire i gradini e gliene rimase pochissima per seppellire i corpi enormi dei loro morti. Le ossa sono lassù, sono fatte di pietra e calcare e possono essere scambiate per rocce affioranti, ma sono i loro resti, le vestigia della loro mitica esistenza.

E’ una storia di uomini e donne, di traditi e di traditori, di ferite da curare (o perlomeno, in un modo o nell’altro, provarci) come ce ne sono tante, ma Riccardo ha saputo inventarsela e soprattutto scriverla bene.
Il romanzo è in tutte le librerie della città e costa 12 euro.

Scritto da Angelo Amoretti

2 maggio, 2011 alle 22:11