Parliamone

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L’altro ieri sul sito della Fondazione Cristoforo Colombo, l’on. Claudio Scajola ha pubblicato un articolo dal titolo “Via del Fagutale? Adesso ne possiamo parlare” e allega un documento [pdf] in cui spiega la vicenda dell’acquisto dell’appartamento a Roma.
E su il Fatto Quotidiano di oggi ne parla Marco Lillo.
Riporto il suo articolo perché al momento non è ancora sul sito.

Le fatture che coinvolgono Scajola
Ecco gli appalti ad Anemone
Nelle carte dell’indagine due prove ancora non valutate

Le due fatture che inguaiano Claudio Scajola portano la data del 30 aprile e del 31 giugno 2002. Riguardano una fornitura di condizionatori per un lavoro svolto dalla Tecnocos e provano che Anemone ha lavorato al Viminale nel periodo in cui il titolare del dicastero non era Giuseppe Pisanu come si è creduto finora, ma proprio Scajola, beneficiato due anni dopo dagli assegni usati per comprare la casa vicino al Colosseo. Quelle fatture sono depositate negli atti dell’indagine di Perugia sulla cosiddetta “Cricca dei grandi eventi”, ma nessuno finora si era reso conto della loro importanza. Dopo la chiusura dell’indagine perugina dove Scajola non è mai stato iscritto nel registro degli indagati, Berlusconi ha dichiarato: “Quello che è successo al mio amico Claudio Scajola, uscito totalmente estraneo da una vicenda che ha profondamente ferito lui e la sua famiglia, è una clamorosa dimostrazione della necessità di una riforma della giustizia”.
Ieri Scajola ha pubblicato sul web un trattatello di 12 pagine dedicato alla vicenda dell’appartamento pagato “a sua insaputa” grazie ai 900 mila euro degli assegni di Anemone. A giorni si attende il suo ingresso al governo.
Finora si è detto che Anemone non ha preso nemmeno un appalto dal Viminale, quando era retto da Scajola. Per controllare questa affermazione il Fatto Quotidiano ha riletto le carte, a partire dalle due fatture emesse dalla Simait Service Srl, un fornitore storico di Anemone che si è occupato anche dei condizionatori della casa del ministro nel 2004. Simait fattura a Tecnocos di Anemone con questa motivazione: “Ns. riferimento commessa n. 26/2002 del 4 febbraio 2002 per la fornitura e posa in opera di impianto di condizionamento per una fornitura di impianti di condizionamento aria per condizionatore multisplit e inverter presso il ministero degli Interni di Roma”. La seconda fa riferimento alla commessa del 14 febbraio del 2002 per altri condizionatori sempre “presso il ministero degli Interni”.
Le date delle fatture dimostrano che c’è un buco nella ricostruzioni di investigatori e giornalisti. Non è vero che la scalata di Anemone è iniziata con con il contratto per i lavori di ristrutturazione della sala crisi del Viminale nel settembre del 2002, due mesi dopo l’arrivo di Pisanu. Sulla base di questa affermazione – nonostante siano provati i vantaggi ottenuti da Scajola – l’ex ministro non è stato indagato perché, per dirla con il brocardo latino, c’è il do di Anemone ma non c’è l’ut des di Scajola. Insomma, c’è un regalone da un milione di euro, ma manca la controprestazione. Non tanto perché i 21 contratti firmati dal 2002 al 2009 dalle società di Anemone per un centinaio di milioni di euro abbiano come controparte il Provveditorato delle Opere pubbliche del ministero delle Infrastrutture. Tutti sanno che si tratta di un contraente formale che esegue le direttive del committente reale, che spesso era il ministero dell’Interno. Scajola era escluso perché la stagione d’oro di Anemone al Viminale, così si era detto finora, era iniziato solo dopo il 4 luglio del 2002, quando Scajola si dimette dopo aver dato del “rompicoglioni” al professor Marco Biagi. E invece non è così. E basta leggere le carte di Perugia per capirlo. Già nell’elenco dei lavori sequestrato ad Anemone e allegato all’informativa del Ros dei Carabinieri del 29 aprile 2010, spunta un contratto per “manutenzione dei locali del compendio del Viminale” datato 13 maggio 2002.
Ma anche il primo contratto importante, quello da 2 milioni e 494 mila euro per la “Ristrutturazione degli ambienti destinati alla Sala Situazioni, all’area di crisi agli uffici contermini e all’archivio dell’Onorevole Ministro- Compendio del Viminale” che risulta firmato il 19 settembre 2002, stando alle fatture della Simait pubblicate oggi dal Fatto, risale a febbraio del 2002. “Quando Pisanu arriva”, spiegano al Fatto i collaboratori dell’ex ministro Pisanu “i lavori della sala di crisi e dell’ufficio erano già stati già appaltati ed erano quasi terminati”. Non basta: Scajola diventa ministro altre tre volte e in tutti e tre i casi Anemone si occupa di ristrutturare i suoi uffici: al ministero dell’Attuazione del programma nel 2004, al ministero delle Attività produttive (23 mila e 880 euro) nel 2005 e poi ancora al ministero dello Sviluppo economico: 31 mila euro pubblici spesi per “lavori nella stanza di riposo e attiguo bagno del ministro”. Sono importi piccoli. Ma nelle carte dell’indagine c’è traccia di un intervento più importante. Il 3 aprile del 2009 Bertolaso dice al telefono al dottor Guidelli che “i ministri Tremonti e Scajola hanno trasferito sul conto (della Protezione Civile) 226 milioni di euro e quindi pagheranno tutti gli stati di avanzamento dei lavori a La Maddalena”. Proprio quelli che interessavano a Anemone e Balducci.

Marco Lillo – il Fatto Quotidiano, 12 maggio 2011