Canne

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Una volta i nostri vecchi le canne andavano a farle, che so, al lago del Pìn, o nel lago della Rocca.
Le tagliavano, le portavano in campagna e poi bruciavano quel che rimaneva sulla riva, in modo che ogni anno ci fossero canne nuove e fresche.
Per favore: ditelo a quelli che vengono a tagliarle per conto del Comune nel rio che costeggia lo sferisterio a sud. Diteglielo che si fa così!
Adesso le canne possiamo andarcele a fare al Prino, nel parcheggio, con vista Torre di Prarola.
Sì perché nonostante anche il bravo Giorgio Bracco abbia scritto un pezzo sul Decimonono di ieri, con tanto di foto, le canne che la mareggiata ha scagliato sul piazzale sono ancora là.
Cambiano posizione, però. Un po’ sono sparpagliate, un po’ sono ammucchiate qua e là.
Come quando ai tempi del Duce si spostavano le mandrie da una fattoria all’altra, quando andava a visitarle.
Il problema è che ci sono ancora e allora si fa strada in me un terribile sospetto: che siano lasciate apposta, proprio perché ai turisti non venga più in mente di metterci piede, al Prino, estrema periferia ovest dimenticata da Dio, da Sappa, da Strescino e dalla Ardizzone per nove mesi all’anno?

Scritto da Angelo Amoretti

3 gennaio, 2007 alle 12:33

Pubblicato in Ambiente



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