Tolte virgolette

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Il Secolo XIX – 20 aprile 2011

Ma che sorpresa!

L’mprenditrice pronta a subentrare a Caltagirone
Potrebbero diventare sei gli approdi targati Beatrice
Il gruppo Cozzi Parodi sta lavorando all’acquisizione delle quote degli altri soci

Sarà nientemeno che il sesto scalo turistico di proprietà nella sola provincia di Imperia. Sarà il sesto “gioiello” in buona parte eredità del compianto Gianni Cozzi targato Parodi. Beatrice in questo caso. Nessun punto interrogativo chiude la frase, perchè il porto turistico di Imperia così certamente sarà.
È l’imprenditrice di Bordighera il “Paperon de’ Paperoni” in gonnella o la “regina dei porti” che dir si voglia, che andrà a realizzare in vece di Francesco Bellavista Caltagirone (peraltro suo fidanzato) il maxi approdo portorino, cioè la sesta marina di ponente in quota al Gruppo Cozzi Parodi. Imperia si aggiungerà a Portosole, Marina degli Aregai, San Lorenzo al Mare, Ventimiglia (in corso di approvazione) e all’ampliamento di Bordighera (in progettazione). A questi sei si deve poi ancora sommare il porto di Civitavecchia, cioè Riva di Traiano, altra “perla” del diportismo nel Mar Tirreno.
Beatrice Cozzi Parodi, liberatasi del “fardello” della presidenza di Porto di Imperia, sembra avere porte spalancate per sostituirsi a Caltagirone.
C’è chi pensa che il buon affare alla fine dei conti lo abbia fatto ancora una volta lei.
«Io devo lavorare, in questo momento – afferma “la regina” Beatrice un po’ seccata dell’invadenza giornalistica – non posso rispondere a nulla in merito a mie personali partecipazioni, a quelle di società o di terzi, nella realizzazione delle opere portuali.
Posso dire che l’obiettivo di Imperia Sviluppo è di impegnarsi appieno nel completamento dell’opera. Ho il massimo rispetto dei partner della società con i quali ritengo si possa collaborare per giungere a una soluzione che soddisfi tutti».  E già si annuncia la cessione di quote da parte di qualcuno degli industriali, quote che verrebbero prontamente rilevate dal Gruppo Cozzi Parodi.
Il Secolo XIX – 16 settembre 2011