A proposito di alluvioni

27 commenti al post

Alberto Gabrielli, responsabile territorio e ambiente di Rifondazione Comunista di Imperia, mi ha inviato una mail contenente un sunto di considerazioni e spunti, in tema di alluvioni e cambiamenti climatici, per un eventuale discussione da svolgersi eventualmente anche sul mio blog e la pubblico con piacere.

(A)
L’atmosfera che rende unico il pianeta terra è come una pellicola sottilissima di domopack (pochi km di spessore) che avvolge un’ arancia (12.000 km di diametro).
Da svariati decenni abbiamo verificato che i consumi/sprechi di energia ne hanno modificato la composizione, in particolare a favore dei gas ad effetto serra.
L’ effetto serra determina un accumulo di energia che sconvolge gli equilibri termodinamici dell’ atmosfera: possenti trasformazioni di energia coinvolgono l’acqua atmosferica e provocano l’ improvvisa condensazione di enormi masse di vapore in acqua liquida in contemporanea con violenti spostamenti di masse d’ aria.
Il clima, dunque, è cambiato: “fenomeni” come le tempeste tropicali, i monsoni, i tornado, si sono intensificati, in frequenza e violenza, nella fascia intertropicale, e si sono estesi alle fasce temperate, per milioni di anni caratterizzate da una distribuzione delle precipitazioni su 10-11 mesi con due picchi (primaverile ed autunnale). Anche in queste zone lunghi periodi di marcata siccità e temperature elevate, si alternano a periodi di precipitazioni e tempeste intense.
Punto.

(B)
Il territorio (Italiano, in particolare) con la rivoluzione agricola dell’ anno mille è stato affidato alla gestione dei contadini con la sovraintendenza, spesso, di sovrani illuminati (Medici, Borboni o Savoia che fossero). La conoscenza contadina ha così accumulato saperi teorici e pratici in grado di offrire la maggiore sicurezza alle persone, agli animali, alle colture, pur con i pochi mezzi e la semplice tecnologia disponibile: ponti, strade, acquedotti, villaggi e città hanno attraversato indenni le avversità naturali (talora persino i terremoti), mentre soccombevano alla demenza delle guerre e degli stermini. In liguria, in particolare, si è fabbricato per secoli al sicuro dai corsi d’ acqua lasciati liberi di esondare in aree dove la vegetazione riparia rallentava la velocità dell’ acqua e quindi l’ erosione. Persino i Mulini ed i Frantoi, per definizione obbligati a stare presso i corsi d’ acqua, si mantenevano a distanza di sicurezza approvvigionandosi dell’ acqua con le necessarie canalizzazioni. Poi abbiamo cominciato a intubare, tombinare, canalizzare, coprire, strozzare, rii, ruscelli, fiumi e torrenti e ci abbiamo costruito sopra via Ferreggiano o Viale Brigate Partigiane, come tutte le vie di tutte le città ed i paesi della costa Ligure, dove nessun corso d’ acqua minore è più visibile e dove, con incredibile stupidità, abbiamo spaventosamente ristretto gli alvei proprio dove la logica imporrebbe il loro massimo ampliamento, cioè le ultime centinaia di metri prima della foce.

(C)

(A)+ (B) = (C): Morti, distruzioni, miliardi di € di danni ogni anno.

(D)

Perché ? “E’ il mercato, bellezza, non dirmi che non te lo avevano detto…”
Facile fare il tiro al piccione dando la colpa alla politica, ai sindaci, ai commissari, ai prefetti,…. : ahimè non è così semplice. Certamente, però, è colpa di quella politica e di quei politici che hanno affidato le sorti dell’ umanità alle “logiche” del mercato. E di quei moltissimi cittadini che piangono i loro danni… ma mai che passi loro per la testa di fare una scelta contro il capitalismo e contro il mercato. Nel peggiore dei casi si affidano a chi scientificamente persegue l’ obiettivo di aumentare i profitti privati contro l’ interesse collettivo, quella destra pericolosa, criminale e volgare dei Piani casa, delle lottizzazioni, delle grandi opere, dei condoni, delle Varianti delle Varianti ai piani urbanistici; nell’ altro caso (impossibile chiamarlo “migliore” anche solo per contrapporlo al primo), si affidano a chi ideologicamente ritiene che il mercato capitalistico e la sua crescita infinita di consumi – e di suolo in primis -, sia il modello unico possibile: quella sedicente “sinistra” dei porticcioli, delle TAV, delle centrali nucleari (do you remember Renzi ?) ; quella “sinistra” sinistra cui al solo sentir nominare Marx, o la lotta di classe, o il Comunismo, viene l’ orticaria, preferendo parlare di “violenza” per l’ esasperazione di piazza e di “improprie pratiche di mercato” per le transazioni a brevissimo di enormi liquidità di denaro; di essenziali corridoi logistici per le grandi opere e di “facinorosi” che vi si oppongono; quei sinistri che invitano alla delazione degli indignati verso gli arrabbiati, mentre strizzano l’ occhio ai progetti di copertura del torrente Impero (per restare nella mia città).

E con tale strizzata d’ occhio il cerchio si chiude, con le prossime alluvioni, i prossimi morti, le prossime condanne dei “violenti” i prossimi inviti alla delazione, i prossimi piani regolatori, i prossimi piani di regolazione del mercato, facendo finta di non sapere che esso – il mercato – è il braccio armato del capitalismo finanziario, cioè delle alluvioni.

Alberto Gabrielli
Responsabile territorio e ambiente Partito della Rifondazione Comunista
Federazione Provinciale di Imperia

Imperia 5 novembre 2011

Ci aggiungo una cosa che ho letto qui perché ogni territorio ha aspetti diversi: a Genova e alle Cinque Terre ci sono stati morti per colpa del cemento, ma anche per l’incuria del terreno. Da noi cementificazione selvaggia significa anche deturpazione del terreno e se tutto  rimanesse come è adesso e dovesse piovere come ha piovuto nel Levante, chissà quali danni ci sarebbero. Ecco perché ho il chiodo fisso della pulizia dei torrenti.

Nel 1933, dieci giorni dopo essersi insediato alla Casa Bianca, Franklin Delano Roosevelt predispose, per uscire dalla “grande crisi” del 1929, un ampio progetto per impiegare un esercito di giovani disoccupati al lavoro nelle foreste. Nell’estate del dello stesso anno 300mila americani, celibi, dai 18 ai 25 anni, figli di famiglie assistite, erano nei boschi, impegnati nei lavori di difesa del suolo che da molti anni erano stati trascurati.
Negli anni successivi, in varie campagne, due milioni di giovani lavoratori, complessivamente, piantarono 200 milioni di alberi, ripulirono il greto dei torrenti, prepararono laghetti artificali per la pesca, costruirono dighe, scavarono canali per l’irrigazione, costruirono ponti e torri antincendio, combatterono le malattie dei pini e degli olmi, ripulirono spiagge e terreni per campeggi. Nell’aprile 1935 fu creato il Soil Conservation Service col compito di difendere il suolo, anche se era di proprietà privata, per conto della collettività.

Chi vuole schiarirsi le idee faccia un giro in Caramagna e in Valle Prino e non ci sarà bisogno di aggiungere altro.