Lo sporco lavoro del mare

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Il porto di Imperia

SPINTA DALLA RISACCA
TERRA TRA I MOLI DEL MAXI SCALO

Il nuovo scalo turistico di Imperia rischia, col tempo, l’insabbiamento? Le acque limacciose dell’Impero il cui livello in questi giorni si è alzato a causa delle copiose piogge (e non è la prima volta che accade da quando c’è il porto), infatti,già a partire dalla giornata di domenica sono entrate nel porto “colorando” di un non piacevole marrone tutto il bacino. Veramente un brutto e preoccupante spettacolo per chi si avvicina alla banchina, oppure, osserva dall’alto il maxi scalo.
Sul banco degli imputati c’è la risacca e il prolungamento, allo scopo di recuperare il maggior numero di posti barca, della lunghezza del molo. C’è, addirittura, chi ha ipotizzato che tra non molti decenni, il porto “più grande e bello del Mediterraneo”, senza interventi (costosissimi) sia destinato, ad interrarsi.
Stupisce che non siano state prese nella dovuta considerazione in sede progettuale la forza costante delle correnti marine e la presenza, a poche decine di metri di distanza, della foce del torrente Impero, che, con il suo flusso, specie quando è in piena, trascina in mare tonnellate e tonnellate di fango che raccoglie lungo il suo percorso dall’entroterra fino al capoluogo.
Le associazioni ambientaliste avevano fin dal principio messo in evidenza questo problema, che, però, evidentemente è stato preso sottogamba.
Altro problema messo in evidenza in questi giorni è il sedime della nuova spiaggia sottostante al parco urbano che viene realizzata anche utilizzando la terra della “montagna della vergogna”, di cui la Porto di Imperia Spa deve sbarazzarsi.
Tutte le volte, infatti, che il mare si ingrossa, tonnellate e tonnellate di terra si staccano dalla costruenda spiaggia finendo in mare. E, in questo modo, in pratica, tutte le volte è necessario ricominciare daccapo.
Il Secolo XIX – 8 novembre 2011