Il gran pacco dell’Incubatore di Imprese

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Partiamo dagli articoli apparsi sui media locali la vigilia di Natale, con la premessa che il Comune avrebbe dovuto metterci 2 milioni di euro per la ristrutturazione, questione assai controversa in quanto pare che in principio non fosse scritto da nessuna parte.

La cifra necessaria per completare la ristrutturazione dell’edificio ammonta a 2 milioni di euro: un’enormità per le casse del Comune. Tra le polemiche, l’estate scorsa, il consiglio comunale aveva dato il via libera all’accensione di un mutuo, appunto, per 2 milioni di euro, che però, l’amministrazione non intende utilizzare a tale scopo.
Il Secolo XIX

Lievemente diverso il fatto riportato da La Stampa che considera “ancora a rischio” il finanziamento:

Così, oltre ai 6 miliardi e mezzo di euro, sono “spuntati” altri due milioni, che avrebbe dovuto assicurare il Comune attraverso un mutuo. “Meno male che non lo abbiamo acceso: in questo momento non siamo in grado di stanziare questa cifra”, osserva il Sindaco.
La Stampa

E l’uomo della strada, insieme a quello dell’autostrada, si chiede subito se ’sto mutuo è stato acceso o no. E se sì, come se lo spiega che un mutuo acceso per una cosa venga usato per un’altra?
L’uomo della superstrada invece si chiede quando verrà giù l’edificio, perché in effetti qualche pezzo si sta già staccando.
L’uomo che ci lavorava (cioè io e un’altra ventina di persone), guarda caso già 11 anni fa sentiva che sarebbe finita così. E’ che l’uomo che ci lavorava non si fida della classe dirigente della sua città e di tante altre persone che di tale classe dirigente fanno gli interessi.
A parte il fatto che tornando alle notizie riportate più su, riguardo l’accensione o la non accensione del mutuo, ci sarebbe da aggiungere altro, voglio qui raccontarvi l’antefatto, senza paura di smentite o richieste di correzioni, perché il Sig. Egidio Conte, che della Sairo è stato amministratore delegato fino al fallimento, può testimoniare in qualsiasi momento. Così come lo possono fare il magazziniere e svariati altri impiegati/operai che lavoravano con me nella più antica raffineria d’olio di oliva.
Quando Claudio Scajola era Sindaco di Imperia disse al Sig. Conte che si sarebbe potuto costruire un hotel al posto della fabbrica.
Conte gli rispose che l’idea poteva essere approfondita, alla condizione che tutti gli occupati potessero conservare il posto di lavoro.
Non se ne fece più niente e dopo qualche anno la Sairo fallì. Avevano provato a noiosare anche dal Palazzo dalla Provincia, dicendo che la ciminiera faceva fumo e che dava fastidio.
In effetti un po’ di fumo usciva, ma solo al momento dell’accensione delle caldaie che di solito venivano accese a inizio settimana. In ogni caso si era provveduto ad alzare di una dozzina di metri la ciminiera.
Aveva provato qualcun altro dicendo che all’altezza del passaggio a livello si sentiva una sgradevole puzza uguale a quella della fogna, la stessa che sentite adesso se passate a piedi o in auto con i finestrini aperti.
Detto per inciso, il consulente del lavoro della Sairo era Luigi Sappa, l’avvocato di fiducia Marco Mangia. Vi dicono niente questi due nomi?
Quando la Sairo fallì aveva debiti per 40 e passa miliardi di lire e un capitale sociale di 14 miliardi e 200 milioni di lire, se non ricordo male, spalmati su più banche, una delle quali era la Carige. Vi dice niente questo nome?
La Sairo forniva tutti, ripeto, tutti, i produttori di olio di oliva locali che tagliando l’extra vergine con l’olio di oliva raffinato ottenevano (legalmente) il cosiddetto olio di oliva (che aveva una percentuale del 90% di extra e un 10% di raffinato, che poteva essere il 5%, in certi casi).
I quali produttori (si fa per dire perché molti si limitavano a imbottigliare e a confezionare olio che acquistavano qua e là) si sono ritrovati a dover acquistare il raffinato altrove, con sensibili aumenti di spesa per il trasporto e tutto ciò che comportava la distanza tra compratore e venditore.
Avrebbero potuto fare una cordata e comprare la raffineria, ma non si mosse nessuno.
I sindacati si erano limitati a fare qualche ridicolo volantinaggio davanti alle maggiori industrie della città, e qualcun altro, più tardi, lottava affinché l’incubatore di imprese fosse fatto in valle Armea.
Per saperne di più basta cercare “incubatore” nell’apposita casella di ricerca in alto a destra.
Adesso è finita così. Però, ehi, nell’estate del 2012 avremo finalmente il depuratore, Maya permettendo. Lo ha storicamente annunciato dalle pagine de Il Secolo, nonché da quelle de La Stampa, il Sindaco che lo aveva già inaugurato quando era assessore.

Scritto da Angelo Amoretti

27 dicembre, 2011 alle 13:03