Firme e comitati

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Facciamo un po’ di ordine perché sennò non ci capiamo più niente: il tema è il parcheggio di via Acquarone che sparirà quando verrà costruito il Palasalute.
Titolo de La Stampa del 30 gennaio 2012: “Raccolta di firme contro il Palasalute in via Acquarone“.
Quindi il problema è il Palasalute in sé e già comincio a capirci poco perché di lui si parlava già dai tempi dell’ospedale unico e nessuno, qua nella ridente Imperia, mi pare avesse detto “beh” al riguardo. Si sapeva che sarebbe stato costruito e si conosceva anche il sito, ma andava bene così. Poi ci si è svegliati, o forse si dorme ancora e si sogna che è una meraviglia.
In effetti si continua a non capire bene se, come scrive La Stampa del 30 gennaio, si tratta di un “NO ASL” o di un “LASCIATE UN PARCHEGGIO”, ma tant’è, la raccolta di firme è annunciata.
Infatti il giorno dopo, sempre sullo stesso giornale, il titolo è: “Palasalute, il caso dei parcheggi – Caratto e Aimo: un’alternativa per la sosta durante il periodo dei lavori“.
Loro hanno capito tutto: il Palasalute si farà, ma almeno dateci un’alternativa temporanea!
Loro sono Riccardo Caratto, presidente del CIV di Porto Maurizio, e Luciangela Aimo, presidente del comitato S. Maurizio. Non è ancora pervenuto il parere del presidente del comitato Parasio e neppure quello del Borgo Capuccini (esisterà sicuramente).
I due lungimiranti commercianti forse hanno dimenticato che nei progetti dell’amministrazione c’è la pedonalizzazione di Via Cascione e vorrei capire come pensano di avere clienti nei loro negozi se i parcheggi diminuiranno (quello di Piazza Duomo credo che non basterà).
In ogni caso oggi su La Stampa: “Via Acquarone, firme per il park“.
E già è cambiato qualcosa.
Intanto veniamo a sapere ufficialmente che “partirà presto la raccolta di firme“, il che significa che quando era stato annunciato la prima volta, c’era stato un disguido, un difetto di comunicazione, chiamatelo come volete.
Giuseppe Franciosi è il promotore e siccome è un amico, spero che non si arrabbierà se scrivo qua che non sono riuscito a capirci niente in quello che chiede. Cioè, cazzo, (e mi scuso per la parola cioè) mettetevi meglio d’accordo con il giornalista: non vogliamo il Palasalute; lo vogliamo però la zona è a rischio esondazione per via della tombinatura del Rio Artallo che dovrà essere rifatta. Per cosa le raccogliamo ’ste firme?
Per niente perché a quanto pare non si raccolgono più.
Il Secolo XIX di oggi, 8 febbraio 2012: “Palasalute, il Civ ora frena, niente raccolta di firme“.
Ma era Franciosi che voleva raccogliere le firme o il Civ? Stando a quanto riportato da La Stampa era Franciosi e quindi il Civ può dire ciò che vuole, perché se domattina qualcuno si sveglia e si mette a raccogliere firme, cosa fanno, gli strappano i fogli della raccolta? E io mi baso su quello che leggo perché carta canta e se stona son cavoli di chi l’ha scritta.
In ogni caso una cosa l’ho capita: bisogna fare le cose con ordine.
Uno penserebbe di avere come referente una parte politica, gli viene spontaneo chiedersi: “Perché non ne parliamo con il tale consigliere o assessore, gli presentiamo il problema e insieme studiamo alternative e strategie (anche di comunicazione)?”.
Solo che anche questo è un segnale sintomatico: ai politici non ci si rivolge più, ci è passata la voglia. E questo dovrebbe far riflettere tutti.
Se si vuole ottenere qualcosa, volere o volare, c’è bisogno della politica e la politica non la fa un comitato o una raccolta di firme. Nel contempo la politica non deve assentarsi o defilarsi, sennò poi si cercherà di arrangiarci senza di lei. E andremo tutti poco lontano.

Scritto da Angelo Amoretti

8 febbraio, 2012 alle 18:22