L’intervista del Sindaco Strescino al Secolo XIX

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Riporto l’intervista che il Sindaco Paolo Strescino ha rilasciato a Diego David per Il Secolo XIX lo scorso 3 marzo perché la trovo piena di spunti interessanti, anche alla luce dei recenti fatti.

LO SFOGO DEL SINDACO: GOVERNO UNA CITTÀ DOVE È IMPOSSIBILE APPLICARE NORME UGUALI PER TUTTI
«Imperia senza cultura della legalità»
Strescino: per troppo tempo hanno dettato legge raccomandazioni e regole ad personam

«Nella nostra città non c’è la cultura della legalità». L’affermazione è forte.  Ad esternarla, però, non è un procuratore dell’antimafia, nemmeno un militante della sinistra extraparlamentare o un blogger duro e puro, ma è il primo cittadino Paolo Strescino.

Detta da un esponente del Pdl di questi tempi suona strano. Non è che per caso qualcuno ha deciso di costituirsi?

«Non diciamo c…..e!».

Una frase del genere rivolta ai suoi concittadini…

«Non generalizziamo. Però, è chiaro che la legalità passa attraverso le cose più semplici».

Cosa la spinge allora a esprimersi in termini così perentori?

«Guardi per esempio il caso delle spiagge. Capisco che per gli operatori sia un costo smontare e poi rimontare le strutture,ma, è altrettanto evidente che non si può chiedere all’amministrazione di non vedere o di girarsi dall’altra parte. Infatti i balneari sono furenti. Mi rendo conto che a livello di consenso si scende, col rischio di andare a -500, ma se io avessi fatto finta di niente mi sarei sottratto al mio ruolo.
Tant’è che a seguito dei controlli da parte della polizia municipale chi non ha ottemperato subirà le conseguenze sia sul piano amministrativo che giudiziario, ma se la sarà cercata».

A proposito di operatori, la Confcommercio ha raccolto oltre 1200 firme contro il restyling di piazza Dante. Le sembrano poche?

«Se una amministrazione dovesse farsi condizionare da qualche raccolta di firme sarebbe la fine. Tra le petizioni ci sono quelle che poggiano su esigenze concrete, mentre altre sono pretestuose e politicizzate. Nel caso da lei citato 1200 firme sono poi una percentuale minima degli imperiesi.
Per restare nell’attualità pensiamo ai dehor, altra pratica battagliata.  Mi sono arrivate pile di segnalazioni da parte dei vigili perfino per spazi pubblici occupati abusivamente senza nessun titolo, per non parlare di quelli sulle strisce pedonali o peggio nelle aree destinate al parcheggio dei disabili. Capisco che il nuovo regolamento posso aver dato fastidio a qualcuno. Ma siamo sempre lì, rispetto della legalità prima di tutto.
Sugli interessi particolari devono prevalere quelli della città. Gli imperiesi si ricorderanno no, com’era piazza Dante coi parcheggi. Stanno raccogliendo firme anche contro il Palasalute a Imperia Ponente».

Scusi se la interrompo Imperia Ponente che vuol dire?

«Le ricordo che negli atti pubblici dopo l’unificazione le parole Oneglia e Porto Maurizio erano vietate e lo sono state per molto tempo. E’ ora di riprendere questa abitudine. Siamo una città sola».

Continui pure sul Palasalute.

«Dicevo, capisco che ci potrà essere disagio sui parcheggi, ma certe cose si fanno o non si fanno e questa amministrazione ha scelto il fare».

Le radici di questa, diciamo, scarsa attitudine degli imperiesi al rispetto delle leggi, dove affondano secondo lei?

«Direi degli italiani, non degli imperiesi».

Non si tirerà mica indietro adesso. Veniamo da anni di governo cittadino democristiano e da 15 di “scajolismo”, significherà mica qualcosa?

«Non è un problema di chi ha governato la città, ma della loro mentalità. Ora il sindaco sono io e me assumo tutte le responsabilità.  Alla fine la città mi giudicherà».

Perché in questa città è diventato quasi impossibile trovare un lavoro senza raccomandazione politica?

«E’ vero. E’ evidente che il politico può avere più facilità per i suoi contatti. Certo che se viene nel mio ufficio uno che ha perso il lavoro con due figli e moglie disoccupata cerco di fare qualcosa. Chi ha la possibilità di accedere al sindaco è agevolato. Io cerco, infatti, di ricevere più persone possibile».

Torniamo al tema della legalità. Rispetto delle leggi anche per il porto, allora?

«Assolutamente. E’ evidente che sarà così».

Però questa linea rischia di provocare delle defezioni nella sua maggioranza, in particolare nel Pdl.

«Io lavoro nell’interesse della città. Ai nostalgici ricordo che ho portato a casa il depuratore dopo 30 anni. Imperia Yacht è una conquista di questa amministrazione, così come la pace con la Compagnia Maresca e l’area pesca. Non è stato facile portare a termine tutto questo lavoro rispettando la normativa e i passaggi necessari. La piscina e il Palazzetto dello sport non accatastate me le sono ritrovate io. Credo che l’aggressività nei miei confronti da parte di certi ambienti cittadini sia in larghissima parte ingiustificata».

Il Secolo XIX – 3 marzo 2012

Secondo me il primo cittadino, in alcuni passaggi, fa un po’ di confusione tra il rispetto dei regolamenti e quello della legge. Perché quando dice che “nella nostra città non c’è la cultura della legalità” io faccio un salto sulla sedia, ma poi andando avanti nella lettura, mi accorgo che sta appunto parlando del non rispetto dei regolamenti, tipo per i dehor o le spiagge. Io mi immaginavo che si riferisse a qualcosa di più “alto”, che so, tipo appalti, aste, gare e concessioni.
E non risponde adeguatamente alla domanda del giornalista là dove David chiede, secondo me generalizzando un po’, quali sono le radici di questa scarsa attitudine degli imperiesi al rispetto delle leggi (è probabile, anzi ne sono certo, che la maggioranza degli imperiesi rispetti la legge).
E quando alla domanda sulla legalità anche sul porto risponde in quel modo, mi viene automatico chiedermi: “Perché, finora non è stato così?!”, ma alla luce di quanto è successo ieri con l’arresto di Francesco Bellavista Caltagirone e Carlo Conti, si direbbe che no, finora non era stato così.
Dispiace anche dover leggere che “se una amministrazione dovesse farsi condizionare da qualche raccolta di firme sarebbe la fine“.
A me pare che quelle raccolte per il progetto “Dal Parasio al mare”, tanto per fare un esempio, perlomeno siano servite ad avere degli incontri con l’assessore competente e a fargli rivedere un po’ il progetto iniziale.
Anche sulle raccomandazioni politiche per trovare lavoro credo che l’intervistatore e l’intervistato non si siano capiti bene e di conseguenza non ho capito bene neppure io, quindi non saprei che dire: di che tipo di lavoro e raccomandazioni si sta parlando, nello specifico?
Sul depuratore portato a casa dopo 30 anni preferisco stendere un velo pietoso perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa e sulla scelta “del fare” idem.