Vicenda porto di Imperia: intervento di Pasquale Indulgenza (PRC)

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Pasquale Indulgenza, capogruppo di Rifondazione in consiglio comunale, interviene sulle recenti vicende del porto di Imperia

A leggere gli stralci delle intercettazioni apprese dagli organi di informazione, l’amarezza è grande, pari alla consapevolezza del disastro che è stato causato a danno della città e della sua gente.
Quale allegorico riferimento si può evocare, oggi, per rappresentare non solo la cruda sostanza della vicenda ma anche la drammaticità della condizione vissuta soggettivamente da chi ha inteso opporsi lungo questo disgraziato decennio dominato dalla Destra – nel contesto di una ’società civile’ che, se non era eccitatissima dall’avventura con cui è stata titillata o accondiscendente con la ‘rotta’ seguita dai prodi ‘navigatori’ al comando, era prevalentemente assente – dopo aver appreso di essere ritenuti dei “baluba”? Dopo aver appreso, attòniti, un pezzetto della trivialità senza ‘peli sullo stomaco’ usata, nel considerare con tono svalutante le questioni poste da noi come meramente “politiche”, e quindi de facto ininfluenti, dagli ’scafatissimi’ interlocutori (i quali, pubblicamente, amano presentarsi o come ferventi cristiano/cattolici, o come liberali di pura osservanza “Old England”, o come pragmatici riformisti ’socialisti’)?
Quale allegorico riferimento può soccorrerci, nel ricordare che eravamo già stati baldanzosamente ‘proposti’ sulla pubblica piazza per essere buttati “a mare” e, al contempo, nel considerare l’altro, enorme danno procurato da simili circostanze e parole: quello recato alla Politica e alla sua dignità.
In mente ci vengono, quali metaforici, rimbombanti echi, le celebri, icastiche parole usate da Cicerone nella Catilinaria: “o tempora, o mores! Senatus haec intellegit. Consul videt; hic tamen vivit. Vivit? immo vero etiam in senatum venit, fit publici consilii particeps, notat et designat oculis ad caedem unum quemque nostrum. Nos autem fortes viri satis facere rei publicae videmur, si istius furorem ac tela vitemus”. Ad mortem te, Catilina, duci iussu consulis iam pridem oportebat, in te conferri pestem, quam tu in nos [omnes iam diu] machinaris.
(”Questi i tempi! Questo il malcostume! Il Senato conosce e comprende l’affare. Il Console lo vede; e tuttavia costui vive. Vive? Anzi, si presenta anche in Senato, prende parte alle pubbliche sedute, marchia con lo sguardo ciascuno di noi e lo designa alla strage. Noi, uomini forti, riteniamo di aver fatto abbastanza per la salvezza della Repubblica, se eviteremo la furia e i pugnali di costui. Era necessario, o Catilina, che tu fossi già da tempo condannato per ordine del Console, e che contro di te fosse ritorta quella rovina che tu ordisci quotidianamente contro noi tutti”).
Ma, al di là di citazioni allegoricamente pregnanti, il punto vero, ora, è un altro, e merita essere chiarito ancora una volta, proprio in un momento così delicato.
Le parole del Sig. Caltagirone dicono meglio di qualunque altro discorso le due cose fondamentali che non bisognerà mai più dimenticare. Esse esprimono una sorta di agghiacciante coerenza, allorché chiariscono imperiosamente la natura e la portata del business, urlando che la società in questione è una “società privata” e il Comune si deve allineare e basta. Le stesse cose che, in buona sostanza, abbiamo detto criticamente, dall’ Opposizione, per tutti questi anni, venendo irrisi ad ogni denuncia, e cioè:
1) che la società “Porto di Imperia”, nell’assetto concepito e costruito per l’affaire del porto turistico, è una mostruosità che non si doveva fare e approvare assolutamente;
2) che il porto turistico progettato e approvato dal Consiglio Comunale era insopportabilmente sovradimensionato (già nel progetto preliminare del 2002, che il PRC aveva contestato pubblicamente), di impatto spaventoso, e, come tale, pronto ad accogliere in sè e a ingigantire esplosivamente tutte le ‘magagne’ insite nella balorda operazione societaria concepita a monte, annessi e connessi (facilmente immaginabili da tutti).
Di questo, coloro che avevano ruoli istituzionali ed hanno votato a favore, hanno la responsabilità morale e politica, indelebile.

Pasquale Indulgenza – capo gruppo P.R.C. al Comune di Imperia