Strescino resiste e non si dimette

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Nelle interviste che il Sindaco Strescino ha rilasciato ieri a svariati giornali [quella su Il Secolo XIX potete leggerla qua, quella su la Repubblica qua] sostanzialmente ribadisce alcuni concetti:
non si dimette per il bene della città, ha il pieno appoggio della Giunta e a Caltagirone lasciava credere di seguire le sue direttive, facendo poi di testa sua.
Come fa notare Carla Nattero, più che della Giunta c’è bisogno dell’appoggio della maggioranza e questa è ancora tutto da verificare. Come è da verificare se la Lega si sta prendendo gioco di lui o altro, perché quando dice che gli assessori del Carroccio erano assenti dall’incontro informale di Giunta perché erano andati al funerale della mamma dell’on. Giacomo Chiappori, Sindaco di Diano Marina, dice una cosa inesatta, dal momento che il funerale ci sarà martedì prossimo.
Ma a parte queste sottigliezze, temo che sbagli anche quando dice cha ha tutta la città dalla sua parte. Dopo le pubblicazioni delle intercettazioni telefoniche di Francesco Bellavista Caltagirone a Carlo Conti e a lui, e dopo le recenti dichiarazioni dell’on. Claudio Scajola che conferma di aver voluto il porto “con determinazione fin dai primissimi anni della mia vita amministrativa, animato dal solo desiderio di contribuire allo sviluppo della mia città natale“, si capisce che:

1) Claudio Scajola vuole il porto;

2) Francesco Bellavista Caltagirone lo costruisce;

3) L’Amministrazione comunale non deve intralciare l’operazione.

E guarda caso, sebbene Strescino facesse di testa sua, dopo la telefonata con Caltagirone [quella del 15 settembre 2010 in cui il patron di Acquamare gli consiglia di non stare sulla difensiva, ma di attaccare l'opposizione], dice ovunque che chi non vuole il porto è contro lo sviluppo della città ec.ecc.
Potrebbe trattarsi di affinità, ma le cose stanno così e penso, con amarezza, che gli imperiesi si siano fatta l’idea di un’amministrazione totalmente in balia del costruttore che faceva il bello e il cattivo tempo sul porto e nel palazzo comunale.
I componenti della maggioranza laveranno i panni sporchi in casa , ma non ne escono tanto bene dal momento che Caltagirone a un certo punto, parlando al telefono con Carlo Conti nell’agosto del 2010, dice: “Ma sono sue le teste di cazzo, mica sono di altri, sono gente sua e lui lì li deve mettere in riga” riferendosi a non precisati consiglieri del PDL, “gente di Scajola“.
Se fossi uno di loro, mi girerebbero le scatole assai perché la faccenda dimostra che erano considerati numeri, anziché uomini.
Sta venendo fuori quello che già si pensava due o tre anni fa: qualcuno ha voluto (o dovuto) fare il passo più lungo della gamba. Ora sta cercando di rimediare alla bella e meglio, ma chi ci sta rimettendo è soprattutto la città.

Scritto da Angelo Amoretti

18 marzo, 2012 alle 20:15