SAD CITY – di E. Stark – Terza puntata

senza commenti

Come ogni città che si rispetti, Sad City aveva due facce.
Per molti che stavano maluccio, altri stavano più che bene: alcuni industrialotti appoggiati da qualche personaggio politico influente, e qualche personaggio politico influente amico degli industrialotti.
Tutto il mondo è paese. Quello che succedeva in città dipendeva esclusivamente da queste due categorie.
I sindacati si erano arresi e venduti da tempo, l’opposizione non so se si era rassegnata o venduta, fatto sta che a Sad City non succedeva niente: ma proprio nel senso che, per esempio, un evento culturale, o un’altra cosa del genere, non accadeva se non la voleva qualcuno dei ‘potenti’ della città.
Da qualche anno non si faceva che fabbricare, soprattutto in collina. Invece di piantare nuovi alberi, i pochi che erano rimasti venivano abbattuti per costruire ville e villette, tanto poi il condono avrebbe messo a posto tutto.
Con gli aiuti finanziari dell’Unione Europea agli amministratori era venuta la smania delle rotonde: quelle piazzole che si mettono nel bel mezzo dell’incrocio per rallentare il traffico senza ricorrere ai semafori. Alcune sono utili, altre un rebus.
Credo che ancora adesso molti automobilisti arrivando in prossimità di alcune, ammesso che le vedano, cominciano a dire prima una preghiera per chiedere a Dio come devono comportarsi, poi, una volta azzeccata la mossa, forse per scaricare la tensione, cominciano a maledire colui che ha avuto la felice idea di piazzarle.
Sad City non aveva un proprio quotidiano. Aveva alcune pagine su due quotidiani nazionali. I classici quotidiani ‘terzisti’, come si diceva, e cioè che non si schieravano mai da una parte o dall’altra: stavano sempre in mezzo, perchè non si sa mai, i governi e le amministrazioni cambiano, quindi bisogna stare dalla parte di tutti.
Le redazioni della cronaca locale naturalmente si adeguavano.
C’era stato un periodo in cui uno di questi quotidiani faceva un tifo sfegatato per un industriale rampante. Non passava giorno che non ci fosse un articolo sulla crescita della sua industria. Qualsiasi cosa facesse, il giorno dopo si leggeva sul giornale. Non ho mai capito il perchè: forse ci puntavano molto per essere finanziati, forse non avevano altro da scrivere.
Fatto sta che un bel giorno l’industriale rampante finì in galera per frode e sciocchezze del genere e il giornale non se ne occupò più.
‘Almeno potrebbero raccontarci come passa le sue giornate al fresco, pensavo, ‘magari venderebbero qualche copia in più’.

Fine terza puntata – continua –

Scritto da Angelo Amoretti

2 ottobre, 2005 alle 10:46

Pubblicato in Racconti



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