“Patto del coniglio”: il giorno dopo

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Dopo quello che io chiamo “il patto del coniglio” l’unica reazione sensata e senza peli sulla lingua che ho trovato sui giornali e in rete, è quella dell’On. Eugenio Minasso in questa intervista rilasciata al Secolo XIX. Chi mi conosce sa quanto sia distante dalle idee del deputato del PDL, ma qui non si tratta di idee, bensì di opinioni. E la sue, questa volta, coincidono con le mie, per cui le riporto, dato che al momento non ne ho lette altre di simili.

«Di questo passo i cittadini sul monte Calvario ci crocifiggeranno i politici, altro che cene carbonare. E poi, se si trattava di una rimpatriata tra vecchi amici non capisco perché l’onorevole Scajola si sia fatto accompagnare da due uomini di scorta pagati con le tasse di tutti».
Eugenio Minasso, deputato Pdl prende come (facile) spunto la location, la Confraternita della Santissima Trinità al monte Calvario sulle alture di Porto Maurizio, scelta per l’incontro conviviale promosso dal costruttore Ivo De Michelis alla quale hanno partecipato, appunto, l’ex ministro Claudio Scajola e una dozzina di fedelissimi, per dissociarsi nettamente da «un certo modo di fare politica», che a suo dire «è sorpassato e rinfocola solo l’antipolitica». Al contrario, Minasso dice di voler mostrare la sua «anima popolare, di deputato dalla parte dei cittadini». E di custode dei problemi del territorio.
«La gente – sostiene Minasso – non arriva alla fine del mese, non ha i soldi per curarsi, mentre questi vanno in un luogo lontano da tutti a “spartirsi” la provincia, con due ex sindaci, Giovanni Bosio e Gaetano Scullino, le cui amministrazioni sono state sciolte per mafia. Avranno modo dimostrare la loro estraneità, ma non era proprio il caso. Gli elettori questi atteggiamenti non li sopportano più e laprossima volta, se lo sapranno, ci saliranno con i forconi sul monte Calvario. E farebbero solo che bene».
«Mentre questi presunti maggiorenti del partito erano segretamente riuniti a tavola alla Santissima Trinità – insiste Minasso – anch’io ero a cena, ma in un locale pubblico, davanti a tutti. A parlare con gli amministratori del golfo dianese. E abbiamo discusso non certo di candidature, ma di problemi concreti che interessano il territorio. In primis, l’impegno per il collettore fognario per allacciare il dianese al depuratore di Imperia e per il passaggio dell’Aurelia-bis sul vecchio tracciato della ferrovia. Sono questi i temi che interessano i cittadini, perché dalla risoluzione dei problemi connessi, ambiente e viabilità, dipende il futuro di quelle comunità, visto che poggiano la loro economia sul turismo». Mentre Minasso era in pizzeria, al Calvario tra una portata e l’altra del “Pepito” veniva sancito il patto di acciaio tra Scajola e De Michelis. I due avrebbero discusso anche del probabile candidato sindaco alle prossime elezioni di Imperia.
C’è ancora molta incertezza, i nomi che si fanno sono quelli di Franco Amadeo, Giacomo Raineri e Franco Amoretti. Nelle preferenze di Scajola ci sarebbe proprio quest’ultimo, in quanto amico di vecchia data dell’ex ministro, e quindi ritenuto da lui più “affidabile”. Anche se il partito non ha rinunciato a cercare un personaggio nuovo proveniente dalla società civile.
Ufficialmente, secondo la versione con cordata per la stampa, l’argomento della serata avrebbe riguardato le infrastrutture provinciali.
Ma allora non si capisce la presenza di exa mministratori come lo stesso Franco Amoretti, Gaetano Scullino e del giovane Angelo Francesco Dulbecco come di altri, che non rivestono incarichi amministrativi.
Tagliente e velenosa la chiave di lettura di Minasso. «Di Fiorito ce n’è uno, mentre noi uomini per bene del Pdl siamo un milione»

Diego David – Il Secolo XIX, 5 ottobre 2012