La Cassazione: il porto di Imperia è dei cittadini

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La Corte di Cassazione ha stabilito che il Porto di Imperia è da considerarsi un’opera pubblica e non privata, come aveva tentato di far credere la Giunta Sappa.
L’equivoco, se così lo vogliamo chiamare, era nato tempo fa, ma praticamente ufficializzato nel consiglio comunale del luglio 2005.
Lì, giocando sul fatto che il porto sarebbe stata opera privata e non pubblica, si era permesso a Francesco Bellavista Caltagirone di entrare a far parte dell’operazione. E infatti il giorno dopo il patron di Acqua Marcia varcava la soglia del Palazzo Comunale.
Dunque si è giocato sul fatto che il porto fosse opera privata, ma la sentenza della Cassazione ha stabilito il contrario. Quindi ci sarebbe stato bisogno di aste pubbliche europee, così come succede, per esempio, quando si costruisce una ferrovia.
Per cui la sentenza di oggi è una sentenza storica: il porto è dei cittadini.
In effetti durante quella lunga notte del consiglio comunale, Beppe Zagarella, allora della Margherita, aveva detto che “le perplessità sono tante questo è un porto che, ricercando l’eccellenza, finisce per diventare esclusivo, poco fruibile. Troppi gli accessi privatizzati” e Pasquale Indulgenza, di Rifondazione: “Il progetto è eccessivo rispetto alle esigenze di sviluppo turistico di questa città. La politica delle grandi opere, la sopravvalutazione delle possibilità espansive della nostra portualità contiene dei rischi, anche speculativi“. Avevano ragione loro e, con loro, tutta l’opposizione.
E l’intervista rilasciata oggi al Secolo XIX da Gianfranco Carli fa un po’ sorridere, specie quando dice che “Salvare il porto è un impegno che va onorato” ergendosi a difensore della Patria, quando, sentenza alla mano, sarebbe da considerare un “abusivo”.

Anche Marco Preve, sul suo blog, ha scritto in proposito.