Il collezionista di tempo [III]

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Mi sono procurato una copia de “Il Collezionista di tempo“, il nuovo romanzo di Marino Magliani, così ho potuto leggerlo con un leggero anticipo rispetto alla sua data di uscita ufficiale (che è il 30 aprile prossimo) e scriverne in anteprima.
Del romanzo avevo già detto qui e qui.
Considerato l’erede naturale di Francesco Biamonti, Magliani ci tiene a sottolineare come il suo punto di riferimento principale sia proprio lo scrittore di San Biagio della Cima, scomparso nell’ottobre del 2001.
E leggendo nel nuovo romanzo delle fasce frananti di San Rocco – il paese che Gregorio lascia in età adolescenziale per andare in collegio a Mondovì- come non pensare alle fasce di Pietrabruna che franano nel famoso “Attesa sul mare” di Biamonti?
Come si fa, leggendo dei giovani “perdigiorno” nel “Collezionista..” che passano i pomeriggi al bar sotto la grande acacia, a non pensare al bar di Pietrabruna (che amo pensare fosse quello dei miei prozii Mainola e Carlò) dove l’Edoardo di Biamonti contempla il paesaggio, in attesa di un nuovo imbarco?
Epperò lo voglio dire, da semplice lettore e non certo da critico: Magliani ricalca le orme di Biamonti, ma col tempo la strada è diventata tutta sua, magari parallela, ma molto personale.
Quando era uscito “Quattro giorni per non morire” altrove l’avevo descritto come “un volo psichedelico che, partendo dall’Olanda, finisce a Nizza, passando per il Sudamerica e la Valle Prino”.
Ne “Il Collezionista di tempo” Gregorio Sanderi (protagonista anche in questo romanzo) è andato in loop e colleziona il tempo senza tempo: passato, presente e futuro si accavallano come le onde che alla fine diventano una, ma che all’inizio una non erano.
Più che di un film in tre tempi (il collegio, il dopo congedo militare, l’esilio in Olanda) parlerei di storia su tre livelli.
Nel romanzo, che consiglio caldamente, a un certo punto si parla di una scuola di corsi serali a Imperia.
Non so se sia finzione o realtà, ma la cosa mi ha incuriosito e chiedo l’aiuto dei miei lettori per scoprire di che scuola si trattasse.

Era il 1977, durante l’anno aveva studiato ed era andato pure a lezione da un vecchio professore di matematica in pensione che abitava nelle case sopra San Rocco. A giugno aveva dato l’esame. Ma, strano, quel giorno vide che si presentavano all’esame di Stato pure una dozzina di persone in là con gli anni, poliziotti, postini, bidelle del comune, avevano frequentato i corsi serali di una scuola patrocinata da un grande partito poi scomparso, e ora si presentavano per i quattro anni in uno.
Questa gente, uomini e donne, tutti tra i trenta e i quaranta, l’anno prima aveva ottenuta la licenza media, i tre anni delle medie in un solo anno, e ora, in un anno solo, tentavano di prendere il diploma di maturità.
Dalla quinta elementare alla maturità in due anni… Dovevano essere dei fenomeni, si disse. Parlò con loro, lesse il loro programma, era vasto, lessero il suo, gli fecero delle domande, rispose, e ne fece lui. Non ci capì più niente, questa gente non sapeva nulla, presentava un programma enorme senza avere una preparazione degna della licenza media, non capivano nulla di algebra, non conoscevano i confini della Germania Ovest, ignoravano Foscolo, Monti, Manzoni, Kant, Platone, s’accorse pure che qualcuno, parlando, usava regolarmente i verbi nella forma condizionale al posto del congiuntivo.
Poi l’esame di Stato c’era stato e a lui era parso d’essersela cavata bene. Specie negli orali, i poeti maledetti e la seconda guerra mondiale.
Alla fine era rimasto bocciato, dei due anni non gliene avevano passato neanche uno…[...]
E i poliziotti, gli impiegati comunali, le bidelle, le postine, la dozzina di trentenni che l’anno prima avevano frequentato i corsi serali patrocinati dal grande partito scomparso, ottenendo in un solo anno la licenza media, quell’anno avevano ricevuto il diploma di maestri. Tutti promossi, tutti quattro anni in uno, in due anni dalla quinta elementare al diploma, senza sapere il nominativo di rosa, senza sapere cos’era un nominativo[...]

Fatemi sapere!

Scritto da Angelo Amoretti

28 aprile, 2007 alle 23:00

Pubblicato in Libri



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