Non credete alle promesse

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Non parlo delle promesse che dovrebbero interessare l’intera città, ma non credete neppure a quelle: sono promesse da marinaio.
Esiste un altro tipo di promessa, più subdola e personale: “Di che hai bisogno? Io posso aiutarti” e non vale neppure più quella perché sono alla frutta, hanno finito la riserva di promesse di lavoro perché lo vedono anche le pietre che lavoro non ce n’è, quindi, in coscienza, non possono avere la faccia tosta di promettervelo, ma se dovesse capitare, fategli una risata sulla faccia.
Hai bisogno di fare un piccolo abuso edilizio? Vuoi che la tua pratica vada un po’ più veloce?
Come possono fare una domanda del genere quando sanno benissimo che la maggioranza dei cittadini, al momento, non può neppure cambiare due grondaie o quattro tegole, perché non ha soldi a sufficienza?
Ieri ho assistito al dibattito tra i quattro candidati sindaci, all’auditorium della Camera di Commercio (mancava quello che secondo me, anche alla luce dei recenti fatti, conta come il due di picche: Antonio Russo).
Al di là del fatto che il candidato di Berlusconi e Scajola, Erminio Annoni, a un certo punto, anzi, da subito, mi ha fatto tenerezza per tutte le volte che ha nominato “il ministro” dicendo addirittura che nelle “ultime due amministrazioni Scajola…“, avrei preferito sentir dire da qualcuno dei suddetti candidati, la verità: cari concittadini, siamo senza soldi, non possiamo promettere nulla, tanto meno fare passi più lunghi della gamba. Cercheremo di rilanciare il turismo e l’occupazione, ma con i mezzi e le idee che abbiamo, dovrete avere pazienza, Imperia non ripartirà dall’oggi all’indomani. La crisi economica e le precedenti amministrazioni (già: quelle di Sappa prima e la mezza di Strescino poi, o di Scajola, che dir si voglia) hanno ridotto la città come la vedete.
Cercheremo di fare un po’ di pulizia e di riempire qualche buca, anche nelle vicine frazioni, in modo che se ci dovesse capitare per caso un tedesco di passaggio, possa averne una bella impressione.
Poi, se le cose miglioreranno, cominceremo a pensare un po’ in grande.
E basta, per cortesia, con il disco rotto dei posti di lavoro che porterebbe il porto (adesso, con l’indotto, siamo scesi a 700; nell’era Caltagirone erano 4.000 e il bello è che per Annoni il modello da seguire sarebbe proprio quello di colui che adesso sta al fresco per quello che di poco chiaro avrebbe combinato nel nostro porto!).
Cerchiamo di essere realisti e smettiamola di prenderci in giro.
L’italiano, si sa, è paziente: altrove si picchiano da mesi sulle piazze, qua riusciamo ancora a farci le feste e Capacci vule farci un evento ogni sabato, “per 365 giorni all’anno“. Ci rendiamo conto?
Che senso ha l’Aurelia Bis? Chi è quel fenomeno che l’ha pensata? Non ce l’avevamo un piccolo genio che potesse provare a risolvere il problema del traffico in un altro modo? E poi: li abbiamo i dati reali del traffico a Imperia oppure qualcuno li ha sognati di notte e si è svegliato con l’Aurelia Bis in testa?
Potrei andare avanti ancora un po’, ma mi fermo qui.
Ai futuri assessori regalo un consiglio che peraltro regalo da anni: se proprio non vi vengono delle idee, andate un giorno nella vicina Francia, osservate con attenzione cosa hanno fatto a Mentone e a Nizza e quando tornate, magari dopo aver parlato con i vostri colleghi d’Oltralpe, cercate di memorizzare bene il tutto.