L’Assessore Ruggeri e i porti di Imperia

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Nei giorni scorsi sui media nostrani si è parlato molto dell’intervento dell’Assessore Regionale alla Pianificazione territoriale e all’Urbanistica, Carlo Ruggeri e sulle interrogazioni dei consiglieri Alessio Saso e Franco Bonello sul Porto di Imperia e di Oneglia.
Tutti, chi per un verso, chi per un altro, erano soddisfatti.
Ecco il testo dell’intevento:

Signor Presidente, signori Consiglieri,
mi sembra evidente che su questa vicenda vi siano, quanto meno, due livelli.
Un livello attiene alla politica, la quale mi auguro si mantenga nei canali e nelle modalità che le sono proprie, cioè opinioni ed indirizzi diversi ed un dibattito abbastanza acceso. Voglio dire che le stesse interrogazioni sono speculari, quasi una rispondeva all’altra. Vi è, però, un livello che riguarda la Regione Liguria, le Istituzioni, i rapporti e il ruolo che dobbiamo avere. Su questo, non vi è dubbio, consigliere Saso, la Giunta Regionale è lineare negli indirizzi e nei comportamenti e voglio qui ribadirlo richiamando alcune questioni che sono state sollevate da Tirreno Bianchi, dal consigliere Bonello e dallo stesso consigliere Saso.
La prima questione è che, quando la Regione Liguria ha approvato il porto turistico (tanto per capirci), ha posto alcune prescrizioni, in alcuni casi di ordine urbanistico, che, però, hanno un significato importante.
Su queste vicende, ogni tanto, gli attori locali, politici e non soltanto, ritornano come se fossero questioni ancora discutibili; per la Regione non lo
sono: in particolare, il fatto che già l’approvazione del Piano regolatore portuale prevedeva che fra i due bacini – quello di Porto Maurizio e quello di Oneglia – vi fosse un’area pubblica.
Noi abbiamo detto che ritenevamo incompatibile, come funzione pubblica di parco, un campo da golf o un campo pratica da golf. Su questo vi sono opinioni diverse, ma mi sembra che la Regione faccia bene ad essere ferma, nel senso che un utilizzo di quell’importante area per la cittadinanza (fra l’altro, oggetto di interventi di riqualificazione con fondi comunitari) deve essere pubblico. Abbiamo detto che chiuderla con campi da golf o con campi di pratica è incongruo rispetto a questa indicazione.
Questo è soggetto di discussione e di polemiche, che noi lasciamo fare, ma su quello, per quanto attiene la Regione Liguria, vi è una prescrizione ineludibile.
L’altra questione, che è quella più delicata, oggi portata all’attenzione del Consiglio, riguarda il porto di Oneglia. Il porto di Oneglia è un porto commerciale, che ha una funzione commerciale statuita dal Piano regolatore del porto turistico che la Regione fece a suo tempo dicendo che il destino della città, correttamente, può avere uno sviluppo turistico, ma altrettanto lo deve avere sul piano della storia di questo porto commerciale.
Devo dire che, nonostante l’impegno e la fatica della Regione, non siamo riusciti a mettere insieme un programma di rilancio di attività di questo porto commerciale che parta da una questione fondamentale: l’esame delle concessioni in atto e dei piani industriali dei signori concessionari.
Dopo ripetute riunioni, che ho fatto anch’io, presso il Comune di Imperia, ho scritto al Comune di Imperia e alla Capitaneria di Porto per avere l’esatta cognizione delle concessioni in ordine ai piani di sviluppo e agli occupati, perché è inammissibile che in quella zona così importante vi siano aree date in concessione che hanno redditività zero o vicino allo zero (parlo di redditività sociale, come posti di lavoro e attività).
Siccome questo è un tema molto delicato e siccome si tratta di un porto regionale dato a suo tempo in gestione al Comune di Imperia, il quale ha provato a costituire una società, che non ha funzionato, a detta anche dello stesso Comune di Imperia, credo che nella legge di riordino che il collega Luigi Merlo sta predisponendo sui porti si dovrà dare una soluzione a questo tema e, siccome la Regione ha la responsabilità di questo porto, dovrà assumersela per intero. Infatti credo che ad oggi non vi siano, né nel presente, né nella prospettiva, le condizioni per garantire che quel porto commerciale abbia uno sviluppo.
La Regione, quindi, si assumerà per intero questa responsabilità, nelle modalità che vedremo, perché questo deve essere oggetto di un riordino dei porti. Ovviamente, il porto di Imperia è diverso dagli altri, in quanto non è sede di Autorità portuale e, quindi, non ha un Ente che ne garantisca la gestione e lo sviluppo.
Ripeto – è agli atti – che anche recentemente ho dovuto e ho voluto scrivere perché il tema delle concessioni dei piani industriali fosse reso evidente e ci consentisse di predisporre un piano di sviluppo; purtroppo questo non è successo e a questo punto credo che la Regione dovrà prenderne atto e assumersi le proprie responsabilità. L’occasione – l’ho detta – è quella del piano di riordino dei porti e in quell’occasione dovremo rivedere la decisione a suo tempo assunta e cioè la delega al Comune di Imperia del porto commerciale.
Sul tema qui richiamato e riferito al Comune di Imperia, il consigliere Saso pone una domanda, nel senso che chiede se è tutto corretto e tutto lineare oppure non lo è. Se qualcuno ha da dire le ragioni per cui non è corretto e non è lineare, deve dirle e deve anche indicare il perché. Soprattutto, però, credo che vi sia da affermare un ruolo della Regione – che è Ente che esamina ed approva i piani urbanistici e dà le concessioni, per quanto è in proprio potere darle – e del Comune, in quanto altro Ente che ha una funzione autorizzativa e di concessione, che poi esso stesso firma.
Su questo terreno le procedure, pur con le polemiche e con le discussioni che vi sono state, ancora in atto (citavo prima l’annosa questione del golf), rappresentano un rapporto fra due Enti che, alla fine, concludono una procedura che dà un’autorizzazione perché un soggetto possa realizzare un determinato intervento. Il fatto che, poi, quel soggetto abbia quella complicazione esterna, che vede anche il Comune non soltanto come ente che dà la concessione, ma anche come soggetto che ottiene, per quota-parte, quella concessione, in un rapporto fra Società private, è questione diversa. Sulla base della norma, della legge, sui passaggi che qui sono stati detti, perché sono stati dichiarati momenti diversi in cui il Comune aveva quote della Società, che, poi, ha passato ad altri soggetti, la Regione non soltanto non ha nessuna potestà di intervento, ma neppure – dico la verità – ritengo che debba entrarvi; ciò perché nella sfera dell0autonomia e della responsabilità dell’Amministrazione comunale lo stesso Comune agisce in relazione – credo – alla difesa dei propri interessi.
In effetti vi sono formule diverse: abbiamo casi in cui i porticcioli turistici, addirittura, sono gestiti e sono in capo ai Comuni, vi sono altre situazioni in cui sono gestiti e sono in capo a Società tutte private; questa è una fattispecie particolare, dove il Comune è socio – a questo punto, come è stato detto, mi sembra di capire, di minoranza – di una Società. Quindi, su questo terreno, sinceramente, lascio all’approfondimento che attiene la giusta posizione del Comune in ordine ai dubbi e alle sollecitazioni che vi sono state, anche in questa sede, perché si chiarisca che non soltanto non vi è contraddizione fra il fatto che il comune concede ed è concessionario, ma semmai il ruolo del Comune è quello di rimanere in una Società per garantire il massimo di interessi pubblici di questo tipo di attività.
Quindi, non vorrei procedere oltre, semplicemente per dire che la Regione ha approvato, con prescrizioni, il piano del porto turistico di Imperia. Riteniamo che tali prescrizioni siano ineludibili. Ho citato quella sul golf, ma cito anche quella di calata Anselmi ed altre, le quali miravano tutte ad una fruizione più pubblica e più aperta di questo scalo, all’aumento dei posti di transito per garantire una maggiore presenza di turisti e a tutta una serie di misure che sono le prescrizioni con le quali si è espressa la Regione Liguria.
Quindi rientra nelle prescrizioni ineludibili che il porto di Oneglia sia commerciale, anche se, nonostante i tentativi fatti (prima li ho anche richiamati: le lettere e le riunioni), non si ravvisa ancora la possibilità di un’attività quanto meno giusta nel rapporto fra spazi occupati, posti di lavoro e attività economiche indotte, Sulla base di questo, l’altra possibilità della Regione Liguria per poter garantire che un porto classificato “commerciale” lo sia veramente, attraendo traffici e dando lavoro. è la possibilità “madre”, per cui quello è un porto regionale e, quindi, nel momento in cui faremo il riordino del sistema dei porti – in corso di elaborazione da parte del collega Luigi Merlo – affronteremo questo tema riaffidando la responsabilità di quel Porto alla Regione Liguria.
In ultimo – l’ho già detto e ho terminato – per quello che attiene i rapporti fra Regione, che autorizza e dà concessioni, ed Amministrazione comunale, Ente concessionario e concedente, non vi è stato nessun profilo critico. Per quello che attiene che potrete dire, discutere e valutare in ordine agli interessi che il Comune dovrebbe rappresentare anche in quella Società.

Ora che ho letto l’intervento dell’Assessore, nella seduta del 31 luglio scorso, lo sono pure io.

Scritto da Angelo Amoretti

6 agosto, 2007 alle 17:42