Imperia e la Lettura

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Domenica scorsa si è conclusa la breve rassegna “Leggere d’estate”, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune nella splendida cornice di Villa Faravelli.
E sono rimasto deluso.
Deluso perché le sedie disposte davanti al palco, nel giardino antistante la Villa, erano per metà vuote, perlomeno al secondo e terzo appuntamento (quello con Giuseppe Culicchia e l’ultimo con Raul Montanari). Il primo, quello con Ilaria Cavo, me lo sono perso e non so dire se il pubblico fosse più o meno numeroso.
So che è un argomento difficile da affrontare, ma ci provo: a Imperia c’è poca passione per la lettura e per la cultura in genere. Piange il cuore a dirlo, ma è proprio così.
A parte la Fiera del Libro (su cui però ci sarebbe da fare un bel discorsetto a parte), nessun evento culturale riesce ad aggregare più di un venti/trenta persone e bisogna domandarsi il perché.
Alla Fiera è abbinata anche l’Oasi del gusto, ci sono le bancarelle e si sa che a noi imperiesi piace girare, curiosare e mangiare (soprattutto se la tartina è gratuita), ma a sentire gli autori non è che ci sia più gente rispetto a “Mare Noir”, per dire, o appunto, “Leggere d’estate”.
Capisco che in estate i giovani preferiscano andare a prendere gomitate al Prino dove per bere qualcosa nei locali più frequentati devi aspettare, come minimo, mezz’ora.
Ma se si pensa che gli eventi di cui sopra si tengono in angoli suggestivi (Mare Noir al Parasio e Leggere d’estate a Villa Faravelli) , che sono gratuiti e con autori di indubbia fama nazionale, trovo vergognoso che ad assistervi ci siano così pochi appassionati.
Mettiamoci nei panni anche degli autori e per una volta, per favore, non diciamo che a Imperia non c’è offerta di cultura!
Un autore potrebbe fregarsene di quante persone lo stanno ad ascoltare: magari il viaggio, la cena e il pernottamento glielo hanno pagato (non in tutti i casi citati, a onor del vero. Per dire: chissà se i tipi della Fiera a Lory Del Santo e a Antonio Caprarica hanno offerto un caffè o qualcos’altro?) e per loro potrebbe andare bene.
Ma non è così.
A un autore credo faccia piacere avere più spettatori, non tanto per qualche copia del romanzo da vendere in più, ma semplicemente per orgoglio personale, se capite cosa intendo.
E allora potrebbe capitare che uno scrittore di Milano o Torino, al prossimo invito risponda con gentilezza: “No grazie”.
E sarebbe un peccato.
Dobbiamo metterci tutti una mano sulla coscienza e fare un po’ di mea culpa.
E probabilmente deve farlo anche l’Assessore alla Cultura. Deve trovare altri modi di pubblicizzare gli eventi, in modo che non passino inosservati e possano così attirare più curiosi e appassionati.
Forse sarebbe il caso di pensare una cosa itinerante nelle frazioni. Tre, quattro presentazioni distinte, in diverse serate, dislocate su altrettante piazze dell’immediato entroterra (ce ne sono tante e assai suggestive) forse metterebbero insieme più persone.
Penso si possa riflettere anche su questo, vero, Assessore Baudena?

Scritto da Angelo Amoretti

16 agosto, 2007 alle 19:28

Pubblicato in Eventi

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