Si stava meglio quando si stava peggio? [II]

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Diego David per il Secolo XIX

L’EX PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ PARTECIPATA INTERVIENE SULL’EMERGENZA-RIFIUTI
«Che errore liquidare Ecoimperia»
Faraldi: ci dicevano che eravamo superati. Dietro il caos di oggi una gara d’appalto nata male

Massimo Faraldi è stato presidente di Ecoimperia, la partecipata che la scorsa estate ha lasciato il testimone del servizio di igiene urbana alla Tradeco (oggi più che mai nell’occhio del ciclone), dal 2005 al 2011, chiamato dall’allora sindaco Luigi Sappa,e fino al 2013 vicepresidente con funzioni esecutive.
Faraldi vuole dire la sua in merito al caos rifiuti che si è creata in città.

Di chi è la colpa secondo lei,Faraldi?

«Giovanni Amoretti, che sul vostro giornale si è addossato la responsabilità, da assessore ha colpe fino a un certo punto. Per me, il vero responsabile è l’ex dirigente del settore Ecologia Beppe Enrico che ha curato la gara d’appalto e che si è fidato a sua volta di quello che gli diceva il “superconsulente” Fabbri di Cesena, che, poi, si è limitato a copiare il capitolato da quello di Rapallo.
Amoretti ha preso per oro colato le opinioni di loro due.Caso mai è responsabile per questo, essersi ritrovato a guidare un settore senza la necessaria esperienza».

A Ecoimperia non è stato neppure permesso di partecipare alla gara. Se lo è spiegato il motivo?

«Hanno inserito la clausola dei 70 milioni di fatturato nei tre anni precedenti che di fatto ci tagliava fuori. Poi, se c’è stata una motivazione politica io non ho prove per affermarlo».

Si riferisce alla guerra tra l’ex ministro Claudio Scajola e i Pizzimbone alleati con Dell’Utri?

«Lo ha detto lei, non io. Sta di fatto, però, che nella gara d’appalto c’era scritto a chiare lettere che l’asta sarebbe stata valida anche se a partecipare fosse stata una sola azienda. Altro che, come si è sentito dire in giro, appalto scritto perché non partecipasse nessuno e per salvare Ecoimperia e con essa la compartecipazione al quarantanove per cento dei fratelli Pizzimbone. Evidentemente, gli obiettivi erano altri. A noi proprio Fabbri aveva detto che eravamo un’azienda che non era proiettata nel futuro. Se il futuro è quello che tutti i giorni vediamo sotto ai nostri occhi, allora, fate voi. Quello che voglio dire è che è stato creato un danno enorme alla città sbarazzandosi di Ecoimperia».

Anche Ecoimperia, però, non era proprio esente da critiche…

«Guardi, dal 2005 al 2012 la società ha sempre chiuso i bilanci in attivo con importi interessanti. Degli utili, però, per volontà dell’amministrazione comunale, all’Ecoimperia non è stato lasciato un solo euro da investire per migliorare il servizio. È vero, dirigentie lavoratori di Ecoimperia sono stati criticati e io dico ingiustamente perché non ci è stato permesso di poter dotare le maestranze dei mezzi di cui avevano bisogno. E comunque il risultato che si è ottenuto esternalizzando è be npeggiore. Sa qual’è l’unica innovazione che ci era stata concessa?».

Dica…

«L’esperimento nel quartiere delle Ferriere che anticipava in un certo qual modo le attuali isole ecologiche con le chiavi elettroniche per aprire i cassonetti. Si era rivelato un fiasco, i sacchetti venivano lasciati fuori come avviene ora, quindi l’esperienza negativa c’era. Lo abbiamo fatto presente, ma appunto, ci hanno risposto che eravamo superati, antichi».

E in tutto questo, la Tradeco non ha, forse, qualche responsabilità?

«Questo mio sfogo non deve essere interpretato come un atto di accusa verso la Tradeco che si è ritrovata a gestire una situazione di cui non conosceva fino in fondo la complessità.
E poi non dimentichiamo che nel bando era prevista l’assegnazione da parte del Comune dell’isola ecologica di Artallo che costituirebbe già un bello sfogo. Non vedo perché un cittadino di I mperia che paga la Tari a Imperia debba andare a San Bartolomeo o nell’entroterra di San Lorenzo per conferire un divano. Non capisco francamente perché il Comune, a questo punto, non velocizzi le pratiche per consegnare finalmente l’area a Tradeco».

Come se ne esce secondo lei?

«Se continua così la Tradeco va incontro alla rovina certa e la città è destinata ad essere sempre più sporca. L’unica via di uscita è che Comune e Tradeco si mettano intorno a un tavolo e insieme, se sono d’accordo, con certino le variazioni in quei punti dove l’appalto è evidente che non può funzionare, oppure si vada a una risoluzione del contratto. Su un altro aspetto non sono in sintonia con Amoretti. Non è vero che il “porta a porta” è non è adatto per la conformazione morfologica e territoriale di Imperia. Per me è l’unico modo, magari un po’ dispendioso all’inizio, per garantire una raccolta differenziata seria e produttiva».