Dove sono finiti gli amici di Claudio?

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Qualche volta, riordinando libri e documenti, mi capita di trovare cose che voi umani non potete neppure immaginare: i lecca lecca della Lega Nord, per esempio, rigorosamente verdi (immagino, dunque, al sapore di menta) e le bustine di zucchero con in bella mostra Alberto da Giussano.
Oppure un opuscolo, scritto nel 2001 da Andrea Orsini e Luigi Giglio, dal titolo “Claudio Scajola, la politica del fare”, a cura degli “amici di Claudio”.
Il documento, di sole 70 pagine, ma ricco di immagini e ritagli di giornali (ce n’è uno in cui si legge che l’Iva sul basilico era scesa dal 20 al 4 per cento grazie al nostro statista)  e da ritenere quindi di fondamentale importanza , inizia così:

Cos’è la politica? Per alcuni è semplicemente un mestiere, un modo come un altro per mantenere la famiglia, per tentare la scalata al successo e, qualche volta, per arricchire.
Per altri è poco più che un hobbyal quale dedicare un po’ di tempo libero, sottraendolo al lavoro, alla famiglia, al riposo.
Per fortuna non ci sono soltanto queste due alternative, altrimenti saremmo nelle mani soltanto di mestieranti senza ideali, pronti a vendersi a qualsiasi causa, oppure di dilettanti senza esperienza, senza per questo esserne schiavi; uomini per i quali la politica è un lavoro quotidiano, serissimo, che non ammette debolezze o distrazioni, proprio perché sono in gioco questioni importanti per la collettività, e per i quali la coerenza con i propri ideali, con la propria cultura, con i valori professati è una regola che non ammette eccezioni.
Per troppi anni, nel nostro paese, l’impegno politico è stato considerato dai moderati quantomeno con scarsa attenzione.
Questa è una delle cause – e non la meno importante – della debolezza strutturale che ha sempre caratterizzato nella nostra storia i partiti di centro, che pure hanno a lungo rappresentato la maggioranza degli elettori. In Italia gli uomini politici di grande professionalità, senza essere professionisti della politica, non sono dunque molti.
Claudio Scajola è uno di loro. Per questo vale la pena di conoscerlo meglio. E per questo crediamo che meriti la nostra fiducia e quella degli elettori.

Qualcosa, in seguito, deve essere andato storto, ma oggi mi preme porre la vostra attenzione, o affezionati lettori, sul seguente quesito: “Che fine hanno fatto gli amici di Claudio?”.
Lo spunto mi viene dato dall’intervista a La Stampa di oggi di Antonello Ranise, coordinatore cittadino di Forza Italia, al quale occorre riconoscere perlomeno la coerenza con cui si è sempre battuto in difesa di Scajola.
In sostanza dice che o Forza Italia cambia oppure se ne va. Basta leggere il suo comunicato di domenica scorsa per capire che il .C.C. è profondamente deluso. Solo che in quel comunicato sembrava deluso dal fatto che nessuno degli “amici di Claudio” si era fatto sentire in difesa dell’ex ministro. Oggi lo pare anche dal funzionamento del partito e addirittura si chiede se esiste un coordinamento regionale.
Aggiunge che “In questo primo anno di opposizione, pur tra mille difficoltà, il nostro gruppo consiliare ha saputo fare quadrato“. In verità ci ho visto più un triangolo che un quadrato e ricordo quando qualcuno del centrodestra aveva detto che era venuta l’ora di prendere in mano la situazione.
Temo che abbia preso qualcos’altro e, come Ranise, per Forza Italia locale la vedo grigia.