Regionali 2015 – La Paita e la Resistenza

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Ricapitolando: la Costituzione è nata dai valori della Resistenza.
Renzi, il suo partito e il suo governo la stanno rottamando, quindi trovo bizzarro e contraddittorio che Raffaella Paita il giorno della Liberazione se ne esca per dire che “celebrare la Resistenza oggi è un atto politico” e che la Resistenza è “l’impegno per la difesa dei valori della democrazia contro la minaccia del nuovo fascismo“.
Forse fa finta di non sapere o non vede che il “nuovo fascismo” ce l’ha in casa: basta informarsi su quello che combina il suo amato capo a Roma.
Non contenta del neofascismo che sta nascendo in Italia, lancia allarmi anche per quello che starebbe nascendo in Europa: se non ha ancora capito le cause e se non vuole che Marine Le Pen sia il prossimo presidente della Francia, si tolga il paraocchi e veda di scoprire chi era prima contro e dopo pro Euro o contro e poi pro l’immigrazione clandestina: il suo gran capo Napolitano ai cui piedi si prostrano tutti e che continua allegramente a parlare di “nuovo ordine mondiale”.
Ma restiamo nel locale: la Paita un giorno è contenta, l’altro scontenta.
Quando NCD ha detto no all’entrata nella sua coalizione (nonostante i tentativi di accordo di Burlando con il partito di Alfano), la carismatica prossima presidente della Regione ha dichiarato che se avesse perso per due punti sarebbe stata colpa loro (dei nuovicentristidestri), ma quando ha visto la squadra di Toti le si è rialzato il morale: “Con quelli lì faccio il pieno“.
Avevo già detto che se il centrodestra non avesse tirato fuori un coniglio dal cilindro, avrebbe avuto poche speranze di batterla e ne sono sempre più convinto.
Verrebbe da pensare che negli accordi tra Berlusconi e Renzi ci sia anche la voce “Regionali” (la Paita ha sentito parlare di un patto denominato “del Nazareno“, vero?