Porto azzurro

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Riporto un interessante articolo di Gianpaolo Fissore, dal numero 31 della rivista “Giudizio Universale”, in edicola.
Porto azzurro
Da più di mezzo secolo una famiglia domina Imperia: è quella di Claudio Scajola (per i concittadini ancora “il ministro”) che ha traghettato la DC in Forza Italia. E ha fatto di barche e cemento una coppia vincente.

L’Imperia di Benito Mussolini è la palazzina del Comune (1932) che sorge esattamente a metà strada tra Oneglia e Porto Maurizio, i due centri costieri della riviera di Ponente che l’ex insegnante di francese (così lo conobbero a Oneglia nel 1908) battezzò a nuova provincia con regio decreto del 21 ottobre 1923. Per l’Imperia di Claudio Scajola, invece, ci vorrebbe l’elicottero: è dal cielo, infatti, che si percepisce il disegno di quel po’ di speculazione edilizia che quest’angolo di costa ancora consente. Mussolini e Scajola sono i veri santi patroni della città. L’uno lo si nomina il meno possibile, l’altro, onnipresente, lo si chiama Ministro anche quando più non lo è. Nel breve soggiorno ligure il primo fu direttore del locale foglio socialista intitolato La Lima. “Barche e cemento” potrebbe oggi intitolarsi appropriatamente l’ipotetico house organ del secondo.
Una brillante carriera
Città di mare senza spiagge, con il complesso di inferiorità nei confronti della vicina e assai più nota Sanremo, Imperia è da sempre il cuore di una provincia bianca, baluardo democristiano in una regione che tradizionalmente premia le sinistre. Gli Scajola vi fanno politica dal secondo dopoguerra. Il capostipite, Ferdinando, dirigente Inps, è stato il primo segretario della DC locale e sindaco nel 1952. Anche Alessandro, il figlio maggiore, è stato a sua volta sindaco nel 1972 e nel 1977, e poi deputato per due legislature.
Claudio, nato nel 1948 e tenuto a battesimo dalla figlia di De Gasperi, è già a quattordici anni un precoce cattolico moderato, fondatore di un “gruppo studentesco”, secondo la biografia ufficiale. Sopravvissuto in spider decappottabile alle turbolenze del Sessantotto, si imparenta, sposando Maria Teresa Verda, con il miglior casato della città. Universitario di lungo corso (”Come faccio a darti il Viminale se non sei laureato?”, pare gli abbiano detto ad Arcore e allora eccolo finalmente dottore in giurisprudenza) è primo dirigente dell’Inadel ( Istituto per l’assistenza ai dipendenti degli enti locali) poi a soli venticinque anni , presidente dell’Ospedale regionale di Costarainera e successivamente della neonata Usl imperiese. Rinnovando la tradizione di famiglia fa il sindaco di Imperia nel 1982 (arrestato l’anno dopo per uno scandalo di appalti al casinò di Sanremo, ma prosciolto nel 1989) e dal 1990 al 1995. Nel frattempo reincolla i cocci della sua DC deflagrata. A capo di una lista civica alle comunali del 1995, perde di poco ma si guadagna l’attenzione dei cacciatori di teste di Berlusconi. Nell’aprile 1996 è deputato azzurro. Poco dopo Berlusconi lo nomina coordinatore nazionale di Forza Italia.
Notabile e feudatario
Nell’Italia dell’ottocento il notabile era colui che, in virtù dei una forte posizione raggiunta a livello locale sosteneva il governo centrale, per riceverne in cambio aiuti e legittimazione, utili a loro volta a consolidare il potere personale. Scajola è un fulgido esempio di sopravvivenza del notabilato in epoca Porcellum. A un partito azienda, assai poco tradizionale, ha portato in dote le reti clientelari e la struttura di potere ereditate dalla DC. Dal nuovo partito e dal suo padrone, quando è stato capo del Governo, ha ottenuto un ministero dietro l’altro (Interni, Attuazione del programma, Attività produttive) e ha mantenuto l’auto blu, come presidente del Copaco (il Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato) anche in epoca Prodi. “Come finanziamenti da parte dello Stato alla Liguria, vi accorgerete che questa somma non ha precedenti negli ultimi cinquant’anni. Anzi, è superiore a quanto è stato dato nei cinquant’anni precedenti, e credo che Imperia e la sua Provincia, quanto al riparto di questi finanziamenti, abbiano anche fatto una buona figura”. Parole sue, alla vigilia delle politiche 2006.
Imperia dipende da Scajola, anzi, gli appartiene, La metafora più evocata tra i concittadini è quella di un feudo della politica, dove la potenza del dominus sollecita gratitudine e reverenziale timore. Dal livello nazionale a quello locale il potere fa filotto. Sono fedelissimi di Scajola il Presidente della provincia, Gianni Giuliano e il sindaco della città Luigi Sappa. Sono suoi sostenitori i Carli e gli Isnardi, imprenditori capofila del tradizionale settore agro alimentare ora convertiti alla speculazione edilizia. Alessandra Isnardi, figlia dell’industriale Pietro, anche presidente del Porto Imperia Spa, è recentemente convolata a nozze con Marco Scajola, delfino della dinastia. Maria Teresa Verda Scajola è attivissima in campo artistico e culturale; il fratello di Claudio, Alessandro, è vice presidente della Carige, la prima banca regionale, la cui potente fondazione arriva là dove le istituzioni non ce la fanno. Se poi si guarda alle aziende pubbliche o a partecipazione, (nevralgiche per l’occupazione locale) è fin stucchevole seguire gli innumerevoli fili di nomine e incarichi che dal dirigente all’ultimo guardarobiere portano spesso a una stessa origine. Unico intoppo sarebbe la regione “rossa”, ma, come concordano Burlando e Scajola, prevale un rispettoso “rapporto di buon senso”.
Un pezzo di Florida nel Mediterraneo
Si racconta che nell’estate del 2003 l’allora Ministro abbia sorvolato la città in elicottero in compagnia di Giampiero Fiorani e Ignazio Bellavista Caltagirone (futuri coindagati per la scalata Antonveneta). Sotto osservazione il porto e l’area ex Italcementi, due grandi affari per la speculazione edilizia. Oggi il gruppo Caltagirone, alleato con Beatrice Cozzi-Parodi (nel Ponente, nota come “nostra signora del diporto”) ha in mano la realizzazione di un mega porto turistico da 1400 posti barca, 450mila metri quadrati tra area mare e retroporto turistico residenziale. Questo progetto è la punta di diamante dell’Imperia del futuro, che si affida alla vecchia ricetta del mattone e cemento: piani regolatori flessibili, costruire e vendere dove si può, tappeti rossi per disinvolti speculatori privati. Il sogno è un pezzo di Florida, approdi di lusso per i diportisti del Mediterraneo, terze e quarte case per chi vuol venire qui a invecchiare bene. Il rischio è una ulteriore cementificazione del territorio. Chi lo denuncia però mette in campo solo deboli alternative. Chi invece crede a un nuovo miracolo economico non può che continuare ad affidarsi al politico in grado di pilotare sul territorio imprenditori navigati e denaro pubblico.
Il dominus non lesina il suo aiuto a nessuno, siano i difensori dell’Ormeasco doc, il vino locale, o i cacciatori di cinghiale. Largamente percepito dalla cittadinanza come l’artefice di tutto ciò che di buono arriva qui, tende ad appiccicare la sua immagine a ogni nuova realizzazione, comprese quelle, rare in verità, che vantano paternità plurime o di altro segno, come la bella pista ciclo pedonale di 24 chilometri tra Ospedaletti e Santo Stefano, di prossima inaugurazione. Scajola oggi la fa sua, dimenticando di averne pubblicamente avversato il progetto solo qualche anno fa.
Dato per certo il consenso del “popolo delle libertà”, le imminenti elezioni politiche potrebbero fornirgli l’occasione per la redistribuzione dei vassallaggi. Mormorano i bene informati che, con molta disinvoltura e come è già accaduto, le varie amministrazioni locali potrebbero essere anticipatamente sciolte, per consentire all’attuale presidente della Provincia di approdare al Parlamento e all’attuale sindaco di subentrargli. Liberando il posto per un altro Scajola, Marco, ora assessore. Sarebbe il quarto sindaco della famiglia. Per il feudo non un trauma e neppure una novità.
Gianpaolo Fissore
fonte: Giudizio Universale – n. 31 – marzo 2008
sito: giudiziouniversale.it