Arrestato l’On. Claudio Scajola

scritto da Angelo Amoretti il 8 maggio 2014 ore 09:32

L’ ex ministro è stato arrestato dagli investigatori della Dia in un noto albergo della capitale. Otto i provvedimenti eseguiti della Dia di Reggio Calabria, tra cui persone ritenute legate al noto imprenditore reggino ed ex parlamentare Amedeo Matacena, anch’egli colpito da provvedimento restrittivo insieme alla moglie Chiara Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis. Matacena è latitante, dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
[fonte: il Fatto Quotidiano.it]

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“Il partito della Polizia” a Imperia

scritto da Angelo Amoretti il 7 maggio 2014 ore 15:39

L’Associazione Culturale ImperiaParla! organizza per venerdì 9 maggio alle ore 21, presso il circolo Arci Guernica di via Mazzini 15, Imperia- P.M., un incontro con Marco Preve, giornalista di “la Repubblica” per presentare il suo libro di recente pubblicazione: “Il partito della Polizia“, edito da Chiarelettere, in cui descrive  ”il sistema trasversale che nasconde la verità degli abusi e minaccia la democrazia“.

Il partito della Polizia

Dalla prefazione:

Imputati. Condannati. Premiati. Nessun abuso può essere commesso contro cittadini inermi. Se non è così, i responsabili devono saltare. In Italia ciò non è avvenuto. E continua a non avvenire, dai tempi delle torture alle Br fino alle morti di Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri: la polizia non garantisce la sicurezza, la politica non sorveglia, la stampa non sempre denuncia, la magistratura non sempre indaga. Perché questa anomalia? Come rivela Filippo Bertolami, poliziotto e sindacalista, “negli ultimi anni si è assistito al paradosso di un sistema capace da un lato di coprire e premiare i colpevoli di violenze e insabbiamenti, dall’altro di punire chi ha ‘osato’ mettersi di traverso”. Vince la paura. Il partito della polizia è troppo forte. troppe protezioni politiche a destra e a sinistra. Da Berlusconi a Prodi, Violante, Renzi. De Gennaro, ora presidente di Finmeccanica, e i suoi collaboratori non si toccano. Troppe onorificenze. Troppe amicizie. Anche tra i media. Intanto le auto rimangono senza benzina e gli agenti continuano ad avere stipendi da fame mentre vengono assegnati appalti miliardari. Il partito della polizia è anche il partito degli affari. “Se non c’è una cultura del diritto in chi orienta il pensiero collettivo – sostiene il criminologo Francesco Carrer – mi chiedo come possa nascere in un corpo di polizia i cui vertici sono più attenti ai desiderata dei politici che alle esigenze di chi è in prima linea.”

L’autore:

Marco Preve, giornalista, è nato nel 1963 a Torino. Cresciuto a Savona, vive a Genova dove è cronista di giudiziaria, ma non solo, della redazione locale de “la Repubblica”. Ha seguito le indagini sul serial killer Donato Bilancia, il giallo della contessa Agusta, le principali inchieste in tema di corruzione e soprattutto il G8 di Genova del 2001 e tutti i processi che ne sono seguiti. Collabora con “l’Espresso” e “MicroMega”. Ha un blog intitolato “Trenette e mattoni”, e ha scritto due libri, sempre con Chiarelettere: Il partito del cemento, nel 2008, con Ferruccio Sansa; La colata, nel 2010, con Ferruccio Sansa, Andrea Garibaldi, Antonio Massari e Giuseppe Salvaggiulo.

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Agnesi pop

scritto da Angelo Amoretti il 3 maggio 2014 ore 12:02

All’idea del Sindaco Capacci di mettere insieme una cordata di imprenditori  per comprare l’Agnesi, rilanciata anche sul suo blog, si aggiunge quella di Alfonso Sista, figlio di un ex operaio del pastificio, pubblicata su Il Secolo XIX di oggi.
Dal momento che la condivido in pieno, la riporto con piacere:

La proposta del figlio di un ex operaio del pastificio: “Decentramento e azionariato popolare per salvare l’azienda dei nostri padri”

Sono figlio di un operaio dell’Agnesi, ormai deceduto da tempo, uno di quegli imperiesi che da quella industria ha tratto sostentamento e che mai avrei immaginato che potesse chiudere. Per me era il luogo dove mio padre lavorava e manteneva la famiglia: ricordo come da piccolo aspettassi Natale, perché a tutti i lavoratori gli Agnesi donavano un panettone Motta, e Pasqua quando arrivava in casa la colomba Alemagna.
Non si creda che sia solo sentimentalismo o apologia del paternalismo padronale, per un bambino tra la fine degli anni 50 e l’inizio dei 60 un panettone o una colomba era una rarità da gustare e da aspettare con ansia.
Ora si recita il necrologio funebre di questa industria vitale per Imperia e la sua provincia,vittima di incapacità imprenditoriale mascherata da “esigenze di mercato”, disimpegno dell’attuale proprietà da qualsiasi impegno di marketing. E che dire della totale insipienza della classe politica imperiese, e non solo, che nei decenni trascorsi non ha saputo dare risposte sensate e concrete alle esigenze di sviluppo dell’azienda, come individuare un’area in cui insediarsi ammodernando gli impianti oppure dedicando parte del porto di Oneglia al solo traffico di grano (già e gli yatch?) oppure dalla mancata istituzione del Distretto Alimentare che poteva diventare il volano della rinascita economica di Imperia e della provincia e miseramente naufragato tra veti incrociati dei vari enti e mancanza di progettualità. E che dire delle lobby della speculazione predatoria che divora territorio senza dare nulla in cambio alla città e che vedrebbe molto bene su quelle aree un bel condominio vista mare?
Mi piace l’idea del sindaco Capacci di coinvolgere l’imprenditoria locale e rilevare il pastificio magari decentrandolo nell’entroterra per consentirgli di continuare a vivere; all’idea si potrebbe anche aggiungere una sorta di azionariato popolare in cui ogni imperiese, in uno scatto di dignità e orgoglio, potrebbe contribuire a salvare una delle industrie italiane più antiche e prestigiose, prestigio che gli attuali proprietari non hanno colto appieno scegliendo di far scadere la qualità di un prodotto un tempo apprezzato in tutto il mondo.
Bene, detto questo un appello a non comprare più nessun prodotto della Colussi né a permettergli la beffa alla città di una speculazione edilizia sulle aree, a cui (a parole, ma si sa quanto valgano di fronte al denaro) paiono non essere interessati.

Alfonso Sista – Il Secolo XIX, 3 maggio 2014

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25 aprile, Liberazione!

scritto da Angelo Amoretti il 24 aprile 2014 ore 18:47

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Video Festival Città di Imperia

scritto da Angelo Amoretti il 21 aprile 2014 ore 17:58

Da martedì 22 aprile a sabato 26 aprile 2014 presso l’Auditorium della Camera di Commercio ad Imperia avrà luogo il 9° Video Festival Città di Imperia.
Ingresso libero.

Per info dettagliate consultare il sito videofestivalimperia.org

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Asparagi amari

scritto da Angelo Amoretti il 18 aprile 2014 ore 09:16

Ecco le interviste a Claudio Scajola pubblicate ieri dal Corriere della Sera e Il Secolo XIX dalle quali si evince che probabilmente il nostro farà votare la lista  ”Cervo con Zeddapiras“.

CORRIERE DELLA SERA

L’escluso. L’ex coordinatore di FI: «Mi dedicherò alla famiglia»
L’ex ministro si ritira nell’orto
«Mi bastonano sempre. Volti nuovi? Leggete le liste»
«Chi usa la storia della casa è un infame»

«Io non ci sono».

Non è il numero di Claudio Scajola?

«Sono io, ma faccia conto che sta parlando con un fantasma».

Un fantasma?

«Sono nel mio giardino, cammino avanti e indietro e curo le piante. Sono impegnato con i miei asparagi ed è la cosa che mi dà più soddisfazione in questo momento».

Sono le 17.35 e l’ex ministro degli Interni, delle Attività produttive, dell’Attuazione del programma e dello Sviluppo economico con Berlusconi — già sindaco di Imperia, coordinatore
nazionale di Forza Italia, deputato, nonché presidente del Copaco — ha ormai la certezza di essere stato fatto fuori dalle liste azzurre per le elezioni Europee.

Silurato?

«Mancano tre ore alla chiusura e nessuno mi ha chiamato. Non sapendo nulla, arguisco di non essere in lista. Avevo dato la mia disponibilità, ma non è stata raccolta».

È deluso? Arrabbiato?

«Non è giornata, quindi sistemo gli asparagi. Ormai sono rodato a prendere bastonate dai miei. Non si offenda, la saluto e mi dedico alle piante».

Su Imperia cala il sole, le agenzie di stampa battono i nomi dei prescelti e Scajola non c’è.

Questa volta risponde al primo squillo: «Lei di certo sa che al tramonto l’orto si lascia quieto».

Appunto, lasciamo stare la botanica e parliamo di Forza Italia. È ancora il suo partito? Darà una mano in campagna elettorale o se ne va anche lei, dopo Bonaiuti?

«Adesso vorrei occuparmi della mia famiglia, che è per me la cosa più importante».

La sua esclusione non è ancora ufficiale…

«In queste cose l’ufficialità è data dalla non notizia. Ho fatto liste per tutta la mia vita politica. Liste inclusive, dove i territori erano rappresentati e anche la diverse anime di Forza Italia. Tutte, in modo equilibrato. Ecco, io sono rimasto a quella cultura lì».

Il capolista nel Nord Est è Giovanni Toti. Il consigliere politico di Berlusconi ed ex direttore del Tg4 ha detto che lei non può correre alle Europee, perché la vicenda della casa al Colosseo «pesa troppo».

«Si vede che le assoluzioni con formula piena non bastano più. Nelle motivazioni della sentenza di un tribunale della Repubblica c’è scritto, tra virgolette, “Scajola era all’oscuro di quello che gli veniva tramato alle spalle”».

La procura di Roma ha impugnato la sentenza.

«La storia della casa è un pretesto e chi lo utilizza è un infame».

C’è anche il tema del rinnovamento. Lei in effetti non è proprio un nuovo innesto…

«Ma le ha lette, le liste? Ha visto chi c’è al Sud? Raffaele Fitto, Clemente Mastella…»

Nuovissimi non sono, in effetti. E hanno anche qualche problemino con la giustizia.

«Non voglio esprimere giudizi, sono tutte belle persone. Io non ne ho mai voluto fare una questione personale, ho chiesto liste competitive per mobilitare gli elettori sul territorio».

Ha detto che la base, senza di lei in lista, non si mobiliterà. E che Forza Italia rischia di essere scavalcata da Grillo.

«Ho posto una questione politica. Adesso però devo andare. Mi stanno cercando tutti, anche se io non ho nessuna voglia di parlare».

Monica Guerzoni – Corriere della Sera

IL SECOLO XIX

L’intervista:

Scajola: «Io non in lista perché faccio ombra, ma resto in Forza Italia».

«Ho passato il pomeriggio a coltivare gli asparagi. Loro sì che danno soddisfazione, crescono bene e in fretta».

Quasi lo vedi, Claudio Scajola, nell’orto di Villa Nininaacurare gli ortaggi, che qualche volta (e per qualcuno spesso) danno più soddisfazioni degli uomini.
Scajola è fuori: niente candidatura alle Europee.
Le liste del collegio Nord Ovest sono state un cruccio fino all’ultimo giorno, per Forza Italia. Tira e molla, tira e molla. Poi il responso: niet, e nemmeno una telefonata dall’ex Cavaliere per indorare la pillola.
E così,camminando intorno alla villa di DianoCalderina,la sua fantasia sarebbe di impugnare il manico della zappae di romperlo in testa a qualcuno. Ma non va così: anche quando ha la mosca al naso, Scajola conta fino a dieci e poi smorza i toni.

«Chiariamoci subito. Io non ho chiesto niente. Non sono andato da nessuno con il piattino in mano. Io ho solo dato, anche per iscritto, tutta la mia disponibilità per queste elezioni Europee».

Mettersi a disposizione, come lei ha fatto, al netto del politichese vuol dire sollecitare una candidatura o almeno sperarci…

«No. Vuol dire dare il massimo contributo di esperienza per fare in modo che le liste siano davvero competitive, che possano vincere. E non solo perché c’è Scajola: ma perché ogni scelta dev’essere commisurata al risultato, bisogna selezionare gli uomini migliori».

Invece nulla.

«Invece non sono candidato e a questo punto posso dire soltanto una cosa: auguri».

Auguri e addio?

«Auguri e per l’intanto prendo mia moglie e insieme andiamo a farci una vacanza di quattro giorni per Pasqua».

Il che non vuol dire che Scajola lascia Forza Italia…

«Anche questa cosa dev’essere chiarita una volta per tutte. Io ho visto la nascita di Forza Italia, io non me ne vado. Sono girate tante ipotesi fantasiose, in questi ultimi giorni, persino che io mi sarei candidato con altre liste, sempre nell’ambito del centrodestra…».

I boatos sono girati eccome. Ha fatto anche capolino l’opzione Udc…

«Ecco, appunto. Tutte cose senza alcun fondamento. Da Forza Italia non me ne andrò».

La verità: Silvio Berlusconi si è fatto vivo?

«No».

Non ha nemmeno provato a cercarlo, magari senza ottenere risposta?

«Ho già detto che ho trascorso la giornata a coltivare asparagi e la mia risposta è chiarissima».

Perché lo stop a Scajola?

«Questo non credo di dover essere io a spiegarlo. So che io ho fatto, ma soprattutto “loro” hanno fatto, una serie di sondaggi.E il risultato era chiarissimo: avrei ottenuto un risultato elettorale brillante. Dico di più: non soltanto in Liguria, e la cosa sarebbe stata naturale, ma anche in Lombardia e in Piemonte. Molte, moltissime preferenze».

Allora Forza Italia è autolesionista?

«E non spetta a me parlare! Le analisi sono già state scritte, sono stati altri, gli esperti di politica, a spiegare la dinamica della mia esclusione. Magari avrei potuto mettere in ombra qualcuno? Non lo so, vedo che qualcuno lo scrive già da giorni».

D’accordo. Quel nome dalla bocca di Claudio Scajola non esce e non c’è verso. È quello di Giovanni Toti, il consigliere politico dell’ex premier Silvio Berlusconi, l’ex direttore del Tg4 nell’epoca post Fede .Sarà lui il capolista della circoscrizione Nord Ovest. È quello il punto debole ,il tallone di Achille di Scajola. Ancora di più ora che gli analisti politici scrivono, tutti a chiare lettere, del suo sacrificio per mettere in pista di lancio l’astro nascente degli Azzurri.

Avrebbe potuto scombussolare giochi già fatti?

«Non credo fossero già fatti, visto che il quadro della nostra circoscrizione è stato l’unico a rimanere aperto fino all’ultima giornata. Io constato solo che avrei potuto fare un ottimo risultato e tutti i test l’hanno confermato».

Il Cav, anzi, l’ex Cav, aveva espresso dei dubbi sulla sua candidatura qualche settimana fa. Aveva detto che la vicenda della casa al Colosseo avrebbe comunque pesato nell’immaginario dell’elettorato.

«Ma io da quella vicenda sono stato assolto, anche il giudice ha creduto alla mia innocenza. Anzi, questa sentenza sarebbe stata il miglior viatico per una candidatura. No, non credo sia questo il motivo di questa scelta».

Adesso che cosa succederà all’interno di Forza Italia, in Liguria?

«Ho già detto che parto per le vacanze. Soltanto al mio ritorno sarà il caso di fare qualunque altra valutazione,sicuramente non oggi. Oggi asparagi».

Ha dichiarato nelle scorse settimane che lei non avrebbe mai praticato il tradimento comearma di rivincita, nemmeno nel caso di una sua esclusione dalla corsa all’Europa.

«Infatti faccio a tutti i migliori auguri»

Marco Menduni – Il Secolo XIX

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Claudio Scajola fuori dalle liste per le elezioni Europee

scritto da Angelo Amoretti il 16 aprile 2014 ore 23:10

Adesso si scatenerà l’inferno: chi farà votare, Claudio Scajola?
Conoscendo il suo temperamento mi aspetto di tutto e scommetto che stanno già avvenendo accordi sotto traccia a nostra insaputa.
Cosa chiederà in cambio l’escluso eccellente?
Analizzata dal suo punto di vista: “Perché io no e tutta quella massa di “marroni”, come li definisce il Fatto, sì?”
Vedremo alle elezioni.

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Per qualche voto in più

scritto da Angelo Amoretti il 12 aprile 2014 ore 21:30

Quando lo scorso 1° aprile lessi questa notizia pensai si trattasse del classico pesce, invece solo oggi ho avuto la conferma che era tutto vero.
In sostanza Giuseppe Fossati, consigliere comunale di opposizione di “Imperia Riparte”, si faceva portavoce di due personaggi che se definisco “fascisti” credo non si offendano, essendo uno di Forza Nuova e l’altro colui che allegramente, anni fa, espose da una finestra del liceo Vieusseux la bandiera della Repubblica Sociale Italiana.
Cosa chiedeva, il Fossati? Che fosse presa in considerazione la proposta dei due fascisti in questione di intitolare uno spazio pubblico a ciò che definiscono “l’eccidio di Costa d’Oneglia“.
Quando l’ho letta ho fatto un salto sulla sedia, ma ripeto: speravo che fosse un pesce d’aprile. Invece non lo era e la faccenda, che a mio avviso è di sostanziale importanza, è passata sotto pesantissimo silenzio, ma il bello doveva ancora venire.
Giuseppe De Bonis, assessore del PD nella giunta di maggioranza, che in consiglio comunale non aveva mai parlato fino a quel momento, ha detto: “Va bene”.
Per fortuna (o per disgrazia, a seconda dei punti di vista) in commissione toponomastica c’è chi ha i piedi un po’ più piantati per terra e per dare un colpo alla botte e l’altro al cerchio, pare abbia deciso di mettere una targa dalle parti delle Carceri, in ricordo di tutte le vittime civili della seconda guerra mondiale.
A seguito della vicenda, alcune domande mi sono sorte spontanee:
Per quale motivo il liberal/repubblicano Fossati, come lui stesso si definisce, insiste nel mescolarsi con i fasci (vedi la question time, la partecipazione alla manifestazione di Forza Nuova in commemorazione delle vittime delle foibe e la visione particolare della vicenda dei forconi, per fare tre esempi)?
Il suo maggiore sponsor durante la campagna elettorale, nella fattispecie l’On. Vittorio Adolfo, che proviene da una famiglia antifascista, avendo lui stesso avuto un parente partigiano trucidato dai fasci durante la Resistenza, gradisce o no questo comportamento?
Pensa, il Fossati, così facendo, di prendere venti o trenta voti in più alle prossime elezioni?
Lasci perdere i neri, al limite glieli faccio prendere io: ho un pacchetto di venti voti, senza filtro, che da qui alle prossime elezioni potrebbero diventare 25.
Il PD non ha ancora fatto indigestione di rospi? Mica per altro: a forza di ingoiarne, alla fine si rischia di star malissimo.
I dirigenti del PD hanno strigliato un po’ il compagno De Bonis o va tutto bene così?
Qualcuno mi dirà: “Quanto sei ingenuo, Angelo! Basta vedere con chi stanno in maggioranza!”. E’ vero, ma pensavo che si fossero dati un limite e mi sbagliavo perché per quanto mi riguarda è oltrepassato da mò.
In ogni caso, riassumendo: il Fossati potrà sempre farsi bello dicendo che l’Assessore gli ha dato il benestare, ma venticinque voti fascisti valgono il gioco?
De Bonis lo ha preso in contropiede perché gli ha detto “OK”, ma lo sa che Imperia è medaglia d’oro della Resistenza?
La commissione toponomastica ha annacquato il tutto, con l’idea della targa ai civili caduti durante l’ultima Grande Guerra.
L’unica, a mio giudizio, che da questa storia esce indenne.

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Un imperiese che corre

scritto da Angelo Amoretti il 6 aprile 2014 ore 19:11

Benedetto Adolfo, che in questa foto di Riviera24 vediamo in azione durante una passata Maratona al Monte Faudo, ha partecipato con un ottimo risultato all’ennesima gara in giro per il mondo.

Oggi, infatti, ha corso la 38a  maratona di Parigi, terminando al 18.807° posto con il ragguardevole tempo di 4 ore, 8 minuti e 57 secondi.
Come sapete Adolfo è dirigente provinciale e alla fine dell’anno andrà in pensione,  per cui c’è il forte rischio che inizi a correre senza più fermarsi.
A parte gli scherzi, dal momento che lo conosco personalmente, gli faccio i miei sinceri complimenti.

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Imperia contro le mafie

scritto da Angelo Amoretti il 5 aprile 2014 ore 17:36

Giovedì scorso a Imperia sono avvenuti due fatti importanti, per quanto riguarda la lotta alla mafia: gli attivisti di Scorta Civica, che su tutto il territorio nazionale chiedono che vengano potenziate le misure di sicurezza nei confronti del Magistrato Nino Di Matteo, hanno fatto un presidio davanti alla Prefettura e il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha tenuto una “lectio magistralis” al Polo Universitario per gli studenti di Giurisprudenza.
Ne ha scritto Diego David su il Secolo XIX di ieri e riporto l’articolo.
Su La Stampa, purtroppo, non ho trovato nulla al riguardo.
Pare che il Procuratore abbia anche detto che le misure di sicurezza per Di Matteo non hanno bisogno di ulteriori potenziamenti. Ne prendo atto e approfitto per chiedere se magari non sia il caso di preoccuparsi un po’ di più, con tutto il rispetto per Di Matteo, di Christian Abbondanza, uno che sta dando un grande contributo alla lotta alle mafie in Liguria e non solo.

AL GRANDE APPUNTAMENTO NEL POLO UNIVERSITARIO DI IMPERIA TANTI STUDENTI E MAGISTRATI
«C’è la tendenza a negare la presenza delle cosche»
La lezione del capo dell’Antimafia Roberti. Assente il procuratore Geremia

«È solo alimentando la cultura della legalità che si fa capire a questi criminali che è il caso che se ne stiano a casa loro, oppure, se vengono, devono vivere onestamente come, del resto, fanno tanti loro concittadini».
È stato questo il messaggio, dall’accento colloquiale non certo istituzionale, che il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha lanciato agli studenti di Giurisprudenza del Polo universitario di Imperia, intervenuti alla lectio magistralis tenuta dal successore di Pietro Grasso sul funzionamento della Procura nazionale antimafia e delle ventisei procure distrettuali, conferenza che ha chiuso il ciclo di seminari dedicati alla criminalità organizzata dell’Ateneo, scuola di Scienze sociali. Il riferimento di Roberti è stato sollecitato da una domanda sulle infiltrazioni mafiose in Liguria, in particolare nel Ponente ligure, dopo la sequela di attentati, inchieste, arresti, processi e lo scioglimento dei consigli comunali di Bordighera e Ventimiglia per condizionamenti da parte della criminalità organizzata.
«L’attenzione in questo territorio è massima e deve rimanere ai massimi livelli – ha sottolineato con forza Roberti – come è testimoniato dalla mia stessa presenza oggi qua e dall’importante processo in corso a Imperia. Occorre che il livello di guardia sia mantenuto alto, perché in Liguria la situazione non è troppo dissimile da quella che caratterizza regioni come il Piemonte e la Lombardia. La globalizzazione, le nuove tecnologie e soprattutto la debolezza dei mercati finanziari hanno favorito la penetrazioni delle organizzazioni criminali mafiose nelle regioni del Nord e anche in altri paesi europei. Il problema dei problemi oggi è proprio la capacità delle organizzazioni criminali di andare a infiltrarsi e colonizzare territori diversi da quelli di origine».
Ad ascoltare le parole del procuratore nazionale antimafia, c’erano, in prima fila, anche il sostituto procuratore nazionale antimafia, la genovese,originaria di Ventimiglia Anna Canepa e il pm di Imperia Roberto Cavallone. Mentre si è notata l’assenza del procuratore capo Giuseppa Geremia, che proprio sulla questione mafia era stata direttamente bacchettata in una sua relazione dalla direzione nazionale.
Orlando Botti, che insieme agli aderenti imperiesi di “Scorta Civica”, l’associazione che chiede di potenziare i sistemi di sicurezza personale al magistrato Nino Di Matteo, ha srotolato uno striscione e ha chiesto a Roberti come sia stato possibile che due ex ministri dell’Interno (Claudio Scajola e Roberto Maroni) abbiamo potuto affermare che «nel Ponente la mafia non esiste»?
«Se i ministri dell’Interno–ha risposto Roberti– hanno manifestato una qualche volontà di sottovalutazione del fenomeno è un problema loro. Può essere che non fossero stati bene informati, ma, c’è, effettivamente, una tendenza negazionista, forse per non provocare ulteriori danni all’immagine, al turismo, all’attrazione di investimenti stranieri.Le indagini, però,hanno portato alla luce una realtà ben diversa. È evidente che era stata fatta una valutazione sbagliata». «Il vero problema nel Ponente oggi – ha concluso Roberti, che alla fine degli anni Novanta e poi nel 2006 era stato a Imperia per coordinare le indagini su un clan legato al boss della camorra Michele Zaza interessato a infiltrarsi alle case da gioco di Sanremo, Mentone e Nizza– è la criminalità organizzata calabrese, i cui esponenti spesso discendono da famiglie emigrate in Liguria da generazioni che non hanno mai interrotto i rapporti».

Diego David – Il Secolo XIX, 4 aprile 2014

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