SAD CITY – di E. Stark – Ottava puntata

scritto da Angelo Amoretti il 6 novembre 2005 ore 10:38

Era passato un anno da quando avevo sparato a Garden ed era giunto il momento di mettere in atto il mio secondo colpo.
Ero riuscito a mantenermi calmo e penso di non essermi mai tradito. Continuavo a frequentare qualche amico, a vedermi con loro il sabato sera, a prendere l’aperitivo la domenica. Insomma, tutto filava liscio e nessuno pareva avesse scorto un qualsiasi cambiamento in me: significa che non c’era stato. Semplicemente ero determinato a portare a termine la mia missione. Già, me l’ero proprio messa in testa come si fosse trattato di una vera e propria missione.
A volte mi chiedevo a cosa mai potesse servire, a me e a Sad City, quello che avevo in mente di fare e la risposta era: forse a niente, ma almeno mi sarei tolto qualche piccola soddisfazione personale. Ero diventato bastardo e nessuno se n’era accorto.
A Sad City c’era un’industria olearia, fiore all’occhiello della città.
I proprietari erano padroni quasi di tutto e ormai avevano il potere di cambiare Sad City a loro piacimento, grazie agli intrallazzi che avevano con i politici. Avevo deciso di rovinarli.
Magari col tempo si sarebbero ripresi, ma col tiro che avevo in mente di far loro, per un po’ non avrebbero più contato niente. E si sa come vanno le cose: finchè hai la grana, l’immagine e gli appoggi giusti, sei potente e rispettato. Se perdi la faccia e la grana, automaticamente perdi tutto il resto.
Avevo un amico che era stato dipendente dell’Ufficio di Igiene come analista. Una sera, mentre eravamo a bere una birra in un bar del centro, cominciai a parlare di olio. A lui faceva piacere ripensare a quando aveva lavorato là. Lo pagavano bene e si era fatto un bel po’ di esperienza perché analizzava tutto: acqua, latte, carne, pesce e tutto quello che c’era di commestibile in commercio.
Lo portai sul discorso che mi interessava e mi feci raccontare come veniva alterato chimicamente l’olio. Mi raccontò un sacco di modi che non avrei mai potuto immaginare. L’olio d’oliva veniva addirittura alterato intervenendo sulla molecola!
Di tutti i sistemi, quello che ebbe la mia attenzione, fu la clorofilla. Con questo prodotto i truffatori alteravano il colore dell’olio rendendolo più verde e più attraente. In alcuni Paesi era legale, in Italia no: era seriamente dannosa alla salute.
Avevo capito come fare per rovinare i Charly Brothers.

Fine ottava puntata – continua –

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Anche i Sindaci si divertono

scritto da Angelo Amoretti il 2 novembre 2005 ore 11:37

Peccato che lo facciano uccidendo cinghiali.
Si tratta di Nello Giannini e di Luca Ferreri Sindaci rispettivamente di Vasia e di Aurigo, due ridenti paesi del nostro splendido entroterra.
I due, come si legge sulla Riviera in edicola oggi, fanno parte della stessa squadra di cacciatori di cinghiali e si sono simpaticamente sfidati a chi ne ucciderà di più in questa stagione. Per il momento è in testa Giannini che ha abbattuto quattro esemplari, mentre Ferreri non ha ancora fatto centro.
Per la cronaca, della loro squadra, fa parte la simpatica Jessica Airone (cognome del tutto inadeguato, purtroppo), che finora non ha partecipato alle battute perché ha preferito uccidere fagiani. Ma presto raggiungerà la squadra per dare il suo fondamentale contributo: l’anno scorso ha ammazzato due cinghiali.
Sono notizie che aprono il cuore. Uno pensa che i Sindaci siano sempre occupati, che non abbiano mai un momento da dedicare alle loro famiglie, alle loro passioni, e invece eccoli lì armati di carabine, appostati per ore in attesa che passi un cinghiale da abbattere, inseguito da cani inferociti. Evidentemente sono anche fortunati: i loro comuni non hanno da affrontare problemi gravi come quelli della nostra città.
Visto che siamo sul mare, ve l’immaginate il Sindaco Sappa, col fucile, le pinne e gli occhiali, sfidare, che so, il Sindaco di Diano Marina, in una caccia all’ultimo cefalo!

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Resistenza

scritto da Angelo Amoretti il 2 novembre 2005 ore 09:40

Domani alle ore 17 presso il Centro Polivalente di Piazza Duomo, a Porto Maurizio, verrà presentata la ristampa del primo volume Storia della Resistenza Imperiese – Prima Zona Liguria opera fondamentale redatta per la prima volta quasi vent’anni fa dai professori Strato, Rubaudo, Biga e Contestabile.
Imperia è medaglia d’oro della Resistenza.


Felice Cascione
- Medaglia d’oro al valor militare, alla memoria -
fonte: Felice Cascione – di Francesco Biga – Dominici Editore – Imperia

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Ancora Italtrade

scritto da Angelo Amoretti il 1 novembre 2005 ore 09:34

Riceviamo questa e mail che pubblichiamo volentieri:

Sulle vostre pagine ho letto che qualcuno ha avuto a che fare con l’Italtrade di Imperia. Stasera sono stata contattata anch’io telefonicamente da questa ditta che offre lavoro senza sapere neppure chi c’è e che caratteristiche ha la persona al telefono………. cosa già anomala. Se gentilmente qualcuno volesse illuminarmi, sarei curiosa di sapere cosa c’è dietro. Anche perché trovo molto strano che nel giro di 10 giorni ho ricevuto altre due offerte da altre ditte che non vedono l’ora di fissarti un’appuntamento. Una delle tre persone che mi ha contattata davanti alla mia titubanza ha esclamato: “Guardi che c’è poco da riflettere, io le sto offrendo un lavoro!”. Aiutoooo! Ma cosa sta succedendo? Non bastavano le agenzie immobiliari che ti contattano per sapere se nella tua zona ci sono appartamenti in vendita, le aziende telefoniche che ti offrono irrinunciabili opportunità di risparmio, agenzie matrimoniali che ti chiedono se in casa ci sono single e le indagini di mercato che hanno solo il fine di promuovere un prodotto? E poi ancora vendite di tappeti, olio, vino e qui mi fermo perché forse sto diventando noiosa.
Sapete una cosa? Io in effetti da tre mesi sto cercando lavoro. E stando in casa, per la prima volta, mi son resa conto di guardare il mio telefono non più come una grande comodità, ma bensì come al più grosso elemento di disturbo delle mie giornate. Scusate lo sfogo.
Grazie a chi vorrà darmi l’informazione richiesta.
Isa

Grazie della segnalazione, Isa. Se verremo a sapere qualcosa in merito lo pubblicheremo senz’altro.

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SAD CITY – di E. Stark – Settima puntata

scritto da Angelo Amoretti il 30 ottobre 2005 ore 16:30

Ai tempi del militare ero stato un buon tiratore, ma da allora non avevo più preso una pistola in mano.
Per quello che dovevo farne in fondo non serviva una gran mira, serviva solo tanta freddezza e io ne avevo da vendere. Controllai solo che tutti i meccanismi della Beretta fossero a posto e la sera dopo mi preparai a fare ciò che mi portavo dentro da quasi un anno: sparare nei coglioni a Garden.
Garden era un vigile che mi aveva multato perchè in scooter ero senza casco. Avevo appena messo in modo, nella via centrale di Sad City, per tornarmene a casa, pensavo ad altro e avevo dimenticato di indossarlo. Sicuramente me ne sarei accorto subito, ma lui prima che uscissi fuori dal parcheggio era già lì a chiedermi patente e libretto. Le discussioni erano state inutili, non c’era stato verso di convincerlo che magari, fuori dal parcheggio mi sarei accorto della mia mancanza e avrei provveduto. Mi aveva fatto la multa più salata che potesse esserci ed ero tornato a casa incazzato come una iena. Possibile, mi dicevo, che con tutti i vigili che conosco in città dovesse capitarmi proprio il più stronzo?
Oltretutto non lo conoscevo affatto, doveva essere nuovo. Mi aveva trattato con un’arroganza indescrivibile, mi ero sentito umiliato lì davanti a tutti.
Giorni dopo cominciai a fare le mie indagini e venni a sapere dove abitava. Era un tipo metodico: usciva dalla Centrale alle sei di sera e andava a casa dalla sua giovane mogliettina e generalmente rimaneva nelle sue quattro mura domestiche, a parte i fine settimana. Abitava in una villetta in collina, a ovest di Sad City, dove le case distano almeno cinquecento metri una dall’altra.
Per qualche sera rimasi in macchina ad aspettare: intorno alle nove usciva a portare l’immondizia nei bidoni a un centinaio di metri da casa sua.
Era lì che lo avrei affrontato.
Parcheggiai la macchina lontano e quando lo vidi uscire di casa, scesi e mi misi alle sue costole.
Si accorse di essere seguito, ma non fece in tempo a vedermi in viso perchè appena si voltò dalla Beretta partirono due colpi diretti verso il basso ventre. Cadde a terra senza fiatare, quasi stupito e incredulo. Corsi verso la macchina e quando misi in moto, le sue grida mi giunsero alle orecchie, ma prima che qualcuno potesse essere da lui io ero già a qualche chilometro di distanza, sulla strada di campagna che portava vicino casa mia.
Fermai nei pressi di una vigna semi abbandonata. Sapevo che c’era un pozzo che una volta veniva sfruttato per irrigare le viti. Era coperto dagli arbusti che ancora non superavano la recinzione. Gettai la pistola lì dentro dove difficilmente sarebbero venuti a cercarla, e me ne andai a casa.
Avevo sparato a Garden nei coglioni.
Giorni dopo sui giornali locali lessi che si stava indagando nei giri della mala e che Garden stava bene, ma non avrebbe mai più potuto avere figli.

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Complimenti!

scritto da Angelo Amoretti il 28 ottobre 2005 ore 10:57

La Riviera, il settimanale d’informazione locale in edicola ogni venerdì, per certi versi dà lezioni di giornalismo agli altri organi di informazione, cartacei e elettronici.
Oggi lo fa con un articolo del suo direttore responsabile Andrea Moggio sul nuovo porto che sorgerà nella nostra città intitolato: ‘Che affarone signor Sindaco!‘.
In sostanza il direttore pone quesiti scottanti sui soci e sui soldi che ruotano in maniera poco limpida intorno all’opera. Peccato che la Riviera non abbia un sito internet perchè linkerei volentieri l’articolo in questione. Al limite, se volete leggerlo, compratelo in edicola, a me non piace copiare e incollare.
Non sono giornalista, ma leggo giornali da anni, ed è raro, dalle nostre parti, trovarne uno il cui direttore, o una firma qualsiasi, scriva la propria opinione, senza limitarsi a dare la notizia.
In fondo ormai per informarsi ci sono svariati sistemi, ma quello di cui si ha bisogno, a mio modesto avviso, sono le opinioni perchè è così che il lettore riesce poi a farsene una propria, senza fermarsi alla notizia nuda e cruda.
Per questo, anche se non conosco affatto Andrea Moggio, gli faccio pubblicamente i complimenti.

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Differenze

scritto da Angelo Amoretti il 26 ottobre 2005 ore 20:57

Qualche mese fa, passando per via S. Allende, qualche centinaio di metri prima di arrivare allo sferisterio De Amicis, al bordo della strada , si notava questa pubblicità:

Il complesso residenziale si chiama Il Borgo del Mulino.
Lì per lì uno pensa:«Ah però, che bello!»
Dopo qualche mese spunta questo:

Trovate le differenze.
C’è da augurarsi che a chi sia andato a prenotare e eventualmente acquistare un alloggio, sia stato illustrato bene come sarebbe stato in effetti il complesso, perchè altrimenti qualche acquirente si sarà leggermente arrabbiato, visto il risultato.
Ci sono persone che hanno passato guai per pubblicità ingannevole che in fondo ingannava molto meno di questa.

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Caccia al maniaco

scritto da Angelo Amoretti il 25 ottobre 2005 ore 09:56

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Contro-informare

scritto da Angelo Amoretti il 24 ottobre 2005 ore 08:56

Sabato scorso in via Bonfante, all’angolo di Piazza San Giovanni, c’era la truppa di Forza Italia a presentare il progetto del nuovo porto: banchetti, cartine, bandiere e depliants. Passavo per caso e vederli tutti lì mi ha fatto scattare tante di quelle molle che non sto a scrivere perché occuperebbero troppo spazio.
Due o tre però le voglio scrivere.
Questi azzurri rampanti lo sanno o non lo sanno che, invece di fare un servizio alla città, quell’opera finirà per riempire le tasche di pochi?
Se lo sanno allora sono decisamente santi e falsi. Santi perché fanno propaganda a un progetto che a loro non darà nulla, a meno che non siano tutti giocatori incalliti di golf.
Falsi perché non dicono la verità, non dicono quello che sta dietro all’intera operazione.
Ho pensato di fermarmi e chiedere spiegazioni, ma con certa gente non riesco proprio a parlare perché so che hanno imparato bene la lezione e se avessi chiesto a uno di loro:«La città cosa ci guadagna, visto che al progetto partecipa per meno del 10%?» mi avrebbero risposto che solo i comunisti possono fare certe domande e che tutto quel che dice l’opposizione è una menzogna.
Un’opposizione come dico io avrebbe messo dei banchetti e qualche bandiera un po’ più in là e avrebbe spiegato ai passanti l’altra faccia della medaglia, che tanto pulita non è. Un’opposizione come dico io starebbe col fiato sul collo della giunta e la contrasterebbe incessantemente.
Giusto che Pasquale Indulgenza annunci battaglia. Se permette gli consiglio di pubblicizzare meglio e di più la petizione lanciata nelle scorse settimane per fermare o perlomeno contrastare al massimo le decisioni della giunta.

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SAD CITY – di E. Stark – Sesta puntata

scritto da Angelo Amoretti il 23 ottobre 2005 ore 10:55

Non aggiunse altro, allungò il passo e io rallentai il mio, continuando a passeggiare nella stessa direzione.
Saremo stati fianco a fianco sì e no cinque minuti e nessuno avrebbe potuto sospettare qualcosa. Alla fine della passeggiata tornai indietro verso la macchina, mi fermai al supermercato, feci la spesa, comprai la colomba e tornai a casa.
Presi tre biglietti da cento euro, li piegai per bene e li infilai dentro la scatola della colomba e il giorno dopo andai in centro. Mi fermai in un negozio a comprare due camice: una azzurra e l’altra bianca. Pochi metri più su c’era un negozio di scarpe. Guardai la vetrina e vidi un modello che mi piaceva. Entrai, le misurai e decisi di prenderle. Mi diressi verso la passeggiata con due pacchi e la colomba, con aria spensierata.Per un attimo ebbi il timore che Frank mi avesse preso in giro, mi guardai intorno con noncuranza e finalmente lo vidi seduto a un tavolino del bar: i nostri sguardi si incrociarono e mi avviai verso di lui. Notai che aveva una colomba Balocco e mi accomodai a un tavolino più in là. Appoggiai i pacchi per terra vicino alla sedia e ordinai l’aperitivo. Non sapevo cosa avesse in mente di fare, ma evitai di guardarlo e mi misi a leggere il giornale. Approfittando di un attimo di confusione, Frank si alzò e con una destrezza da prestigiatore prese la mia colomba e lasciò la sua, poi con calma si avviò verso la strada.
Quando decisi di andarmene arrivò un amico che non vedevo da tempo così lo invitai a sedersi e a prendere un aperitivo con me. La faccenda andava bene: ero tranquillamente seduto a prendere l’aperitivo con una persona con la quale stavo chiacchierando del più e del meno.
«Vedo che hai fatto spese, eh?!»
«Sì, oggi avevo voglia di spendere» risposi sorridendo.
«Senti, ti va di pranzare insieme?»
«Ti ringrazio, ma sono invitato da mia sorella. La colomba è per lei»
«Sarà per un’altra volta, allora» disse.
«Certo, volentieri, magari ci sentiamo» e ci salutammo.
Giunto a casa controllai subito il contenuto della confezione della colomba e fasciata in un panno giallo trovai la pistola. Era una Beretta Cougar F automatica, con caricatore da quindici colpi e proiettili da 9 millimetri. Sembrava nuova. Da molto tempo non tenevo in mano una pistola: ero emozionato.

Fine sesta puntata – continua –

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