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Imperia: le Terre Bianche franano

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Una gentile lettrice mi ha chiesto di scrivere qualcosa a proposito della frana che lo scorso 12 novembre, probabilmente a causa delle piogge dei giorni precedenti, ha travolto una villetta in Corso Roosevelt.
Cosa potrei scrivere oltre a quello che hanno già fatto i principali quotidiani cartacei e elettronici?
Però qualche domanda me la sono posta e la condivido con voi.
Dunque: si sapeva da tempo che le Terre Bianche sono una zona a rischio e leggo su Il Secolo XIX del 13 novembre che il Sindaco Strescino, quando era assessore e si vide bloccati i fondi per la messa in sicurezza dal Ministro Pecoraro Scanio dei Verdi, nel 2007, “andò su tutte le furie“.
Giustamente.
E la prima domanda sarebbe: dal 2007 in poi, soprattutto negli anni in cui al governo c’era un nostro concittadino, come mai non si sono riusciti a sbloccare quei fondi?
Nei giorni seguenti il crollo, il problema, che oggettivamente esiste, è stato totalmente dirottato sulla viabilità del Corso, chiuso in entrambe le direzioni, quasi dimenticando il pericolo che sta lì sopra, come una spada di Damocle.
Subito dopo l’alluvione del 1998 alcune abitazioni della zona furono fatte evacuare “poi, al di sotto della collina, inspiegabilmente è sorta una casa e al piano strada alcune autorimesse[Il Secolo XIX - 14-11-2011].
E sorgono altre domande: come è venuto in mente ai proprietari (o a chi l’ha fatta costruire) di farla proprio lì? E chi ha approvato il progetto?
Il geologo Lionello Belmonte, lo scorso 2 novembre, quando si era in pieno pre allarme per le piogge nel Levante, dichiarava al Secolo XIX: “I versanti delle nostre montagne? Sono malmessi: dove non sono state eseguite opere di consolidamento, dopo l’alluvione del 2000, rimangono situazioni di instabilità diffusa sia per frane sia per crolli“.
Se anche i tecnici sanno che quella zona è a rischio, come possono essere approvati dei progetti che, a quanto mi risulta, devono anche avere un’approvazione del geologo? Sia chiaro: è una domanda che pongo da ingenuo, senza polemiche, proprio perché non me ne intendo.
A questo punto, a mio avviso, le cose da fare sarebbero due: chiedere con urgenza i fondi per la messa in sicurezza della zona e sospendere i progetti per eventuali prossime villette.
Nel frattempo, tanto per capirci, il geologo che tanto si preoccupa per il rischio delle nostre montagne, pare che abbia sottovalutato il rischio che c’è in collina. E’ infatti indagato, insieme a un bel po’ di altre persone, per presunto abuso d’ufficio, per via delle famose villette abusive di Dolcedo.

Scritto da Angelo Amoretti

21 novembre, 2011 alle 11:52

L’Assessore Amoretti e i ponti di Clavi

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Detto che sono pienamente d’accordo con l’Assessore Giovanni Amoretti quando dice che “bisogna denunciare chi getta i rifiuti nei greti” perché in un modo o nell’altro agli incivili un po’ di senso civico bisogna insegnarlo e se con le buone non lo imparano, allora bisogna passare alle cattive, mi tocca ancora una volta precisare una sua affermazione rilasciata nella stessa intervista a Sanremonews:

[...] Mi dispiace che nessun abitante del Prino abbia contattato i giornali per complimentarsi invece per la pulizia che è stata fatta dalla Foce fino al ponte di Clavi [...]

Ne approfitto per complimentarmi, ma la frase citata può creare qualche equivoco.
In effetti la pulizia è stata fatta, ma fino al ponte dei Coppi Rossi, nei pressi dello sferisterio.
Quando parliamo di Ponte dei Clavi, intendiamo quello romanico di San Martino, finito di restaurare non tanto tempo fa e che meriterebbe più pulizia intorno, oltre che per la questione della sicurezza, anche per quella turistica.
Forse l’Assessore non ha tutte le colpe: magari i responsabili dello sfalcio gli hanno comunicato che sono arrivati al ponte di Clavi senza specificare quale, perciò faccio anche notare che le cose sono rimaste com’erano, se non peggiorate.

Scritto da Angelo Amoretti

22 luglio, 2010 alle 11:47

Il torrente Prino non sta bene, grazie [II]

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Mi tocca contraddire l’Assessore all’ambiente, mio omonimo, ma non parente, Giovanni Amoretti quando, parlando delle spiagge piene di canne e detriti post mareggiata, afferma, come riportato da Sanremonews, che

il Comune di Imperia è un comune costiero ultimo baluardo tra il mare e le colline. Mentre noi abbiamo eseguito in maniera corretta lo sfalcio dei torrenti, i piccoli comuni sopra di noi, pur ricevendo proporzionalmente gli stessi contributi non ottemperano. Per questa ragione denuncerò la circostanza presso la Prefettura e gli uffici della Provincia”.

Capisco che in mare possano essere arrivati detriti partiti da Villatalla, Pantasina, Montegrazie e Pontedassio, ma non è vero ciò che afferma l’assessore: a Clavi – per un bel tratto a monte fino al confine con il comune di Dolcedo e a sud verso il mare poco prima delle case popolari di Via Allende – lo sfalcio dei torrenti non è stato fatto per nulla, come dimostra la foto che avevo già postato tempo fa.

Il ponte romanico di Clavi

Da allora è rimasto tutto com’era, con una piccola differenza: le canne, che per fortuna al passaggio della piena si piegano, ma non si spezzano, adesso sono un po’ più rivolte verso il mare, ma tra non molto si raddrizzeranno di nuovo, più in salute che mai.
Il comune di Imperia, come l’assessore ben saprà, ha anche un pittoresco entroterra tra cui spiccano la Valprino e la Valle del Caramagna.
E’ giusto sensibilizzare i comuni confinanti, ma attenzione perché potrebbe trasformarsi in un boomerang.
Una bella cosa da fare, al limite, sarebbe quella di trovare un accordo, con la supervisione della Provincia, tra i sindaci confinanti in modo da pulire i torrenti dalle sorgenti alle foci.

Scritto da Angelo Amoretti

22 gennaio, 2010 alle 18:19

Lo stato dei torrenti di Imperia

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Se per il torrente Prino sono tempi duri, lo stato degli altri corsi d’acqua non è affatto confortante.
Questa foto, inviatami da un amico e scattata dal Ponte di pietra, testimonia lo stato del torrente Caramagna fino all’altezza della rotonda del Conad.

Il Torrente Caramagna

Gli argini sono robusti, ma il letto è piuttosto stretto e a dirla tutta mi sembra esagerato chiamarlo torrente perché al momento sarebbe più opportuno il nome “Bosco Caramagna” anche perché più a monte la situazione è più o meno la stessa.
Alla Fondura dormiranno sonni tranquilli, visto i precedenti e considerato che si avvicina il periodo delle piogge?

Scritto da Angelo Amoretti

6 settembre, 2009 alle 18:16

Il torrente Prino non sta bene, grazie

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Per fortuna i letti dei torrenti imperiesi, Caramagna, Prino e Impero, non come avvenuto in passato, stanno per essere ripuliti e comunque non sembrano incutere particolari preoccupazioni tra gli abitanti.

Lo ha scritto Natalino Famà sul Secolo XIX di ieri a proposito dei tombini intasati in città.
Ora non è per voler contraddire il giornalista, né per creare ansia negli abitanti, ma la situazione del torrente Prino, nei pressi del ponte romanico di San Martino a Clavi, è questa:

Il ponte romanico di Clavi

Un muro di canne che se dovesse venire una piena impedirebbe alle acque di scorrere alla foce provocando, credo, danni non indifferenti.
So bene che le canne, essendo assai flessibili, si piegano con facilità, ma c’è il rischio che in certi punti vengano letteralmente sradicate e in quel caso, con tutte le radici, sarebbero trascinate verso il mare.
L’anno scorso è stato fatto un bel lavoro dallo sferisterio, con un piccolo sforzo quest’anno si può fare di più.
L’Assessore all’Ambiente Giovanni Amoretti – con cui non sono parente neanche alla lontana, detto per inciso nda – saprà sicuramente che il Ponte è stato restaurato da poco e che, probabili alluvioni a parte, meriterebbe un pochino di attenzione in più. Forse chiedere anche due lampioni sul lungotorrente e un faretto che illumina la chiesetta di San Martino – anch’essa restaurata da poco – è chiedere troppo, ma intanto la cosa più urgente da fare sarebbe quella di tagliare le canne e altra vegetazione in mezzo alle acque.
So che per questa segnalazione forse avrei dovuto contattare la custode della frazione che poi l’avrebbe girata all’Assessore competente, ma mi viene più comodo così anche perché non ho voglia di andare fino al Ciapà.
Se qualche lettore ha da segnalare casi analoghi riguardo ai torrenti, lo scriva nei commenti e se vuole inviare delle foto lo faccia a: imperiaparla[chiocciola]gmail.com

Scritto da Angelo Amoretti

19 agosto, 2009 alle 10:43

La pulizia dei torrenti

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C’è qualcosa che non quadra e bisognerà verificare di persona perché l’Assessore all’ambiente, Paolo Strescino, al Secolo XIX del 5 ottobre scorso ha dichiarato che “la parte più a rischio del Rio Oliveto è stata ripulita e bonificata. Stesso discorso per la foce del torrente Impero [...]“, ma su La Stampa dello stesso giorno ho letto le lamentele di un lettore che scrive:

“Ho notato che, con il consueto ritardo, sono stati avviati gli interventi di pulitura nei greti dei torrenti imperiesi. Purtroppo la foce dell’Impero si trova in condizioni disastrose e i residenti da mesi devono «sorbirsi» miasmi, sporcizia, presenza di topi e insetti in una sorta di foresta. La pulizia andrebbe fatta prima e in maniera più radicale.”

In ogni caso anche quest’anno la bonifica dei nostri ridicoli torrenti (che quando piove diventano da paura) è iniziata in ritardo. Il motivo lo spiega lo stesso Assessore sulle pagine de Il Secolo XIX di ieri:

“E’ vero si sarebbe forse potuto intervenire prima ma, per varie ragioni, non è stato possibile.
Il lavoro di studio monitoraggio dei fiumi di cui si sono fatti carichi gli uffici comunali ha richiesto tempo e notevole dispendio di energie. I sopralluoghi ci hanno impegnati per buona parte dell’estate, soprattutto ad agosto. Difficile intervenire prima d’ora.
Mi auguro, a questo punto, che il tempo tenga e che le piogge più forti non arrivino prima di fine mese”.

E se un Assessore arriva a questo punto, c’è poco da stare tranquilli.

Scritto da Angelo Amoretti

6 ottobre, 2008 alle 12:13

Paura per i torrenti Impero, Caramagna e Prino

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Rischio tracimazioni in caso di forti piogge.

Non lascia tranquilli abitanti e commercianti neppure il torrente Prino. Anche qui, sia nei pressi del ponte di Piani sia alla foce sull’Aurelia, il greto si presenta invaso da una fitta vegetazione spontanea canne e arbusti che giocoforza restringono il letto del fiume e fanno da “muro” all’acqua che scende verso il mare.
Il Secolo XIX – 16 settembre 2008

Niente paura: a Piani  e a Garbella arriverà poca acqua perché sembrerà strano, ma le canne e gli arbusti invadono il Prino anche più a monte e ci penseranno loro a deviare le acque nelle fasce di Clavi.
E’ già successo, peraltro: nel dicembre 2006 a Piani era arrivata una Y10 trascinata dalla piena, ricordate?

Scritto da Angelo Amoretti

16 settembre, 2008 alle 10:39