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Crocifissi

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Sulla faccenda dei crocifissi nelle scuole ci sono da registrare due interventi: uno dell’Assessore alla Sicurezza e alla Polizia Municipale, sotto forma di intervista, l’altro di Pasquale Indulgenza, capogruppo di Rifondazione Comunista in consiglio comunale:

Intervista all'Assessore Gagliano

Altro che togliere i crocefissi dalla pareti delle aule scolastiche, come ha sancito la Corte Europea. A Imperia l’assessore comunale alla Sicurezza e Polizia municipale, il leghista Antonio Gagliano, annuncia di voler donare un crocefisso a ogni commerciante. E non è tutto: Gagliano vuole anche spostare fuori città le moschee. Nell’Imperiese, contro quella che loro stessi avevano definito la «dittatura dell’Unione Europea», si erano schierati nei giorni scorsi i sindaci leghisti di Villa Faraldi Giacomo Chiappori, di San Bartolomeo al Mare Adriano Ragni e di Prelà, Eliano Brizio. Ora nella discussione si fa avanti anche l’assessore imperiese Antonio Gagliano.
Dice Gagliano: «Non solo il crocefisso non si tocca. Anzi, il simbolo della nostra tradizione cristiana deve essere maggiormente diffuso, come parte irrinunciabile della nostra storia e per questo ho deciso di donarne uno a ogni commerciante della città. Al di là della fede, la croce cristiana è un segno che contiene valori che non si possono dimenticare e che nessuna sentenza può e deve cancellare. La mia può anche essere considerata un’iniziativa provocatoria ma vuole essere un chiaro segnale affinché chi arriva nel nostro Paese tenga ben presenti fin da subito i nostri valori e le nostre regole. Ospitalità e tolleranza devono essere concetti reciproci. Gli stranieri che vengono in Italia devono rispettare i nostri valori e le nostre tradizioni. Altrimenti, di questo passo, non saremo più liberi, a casa nostra, di festeggiare la Pasqua e il Natale. Chi non condivide le nostre tradizioni e non intende rispettarle è libero di tornarsene a casa sua. Del resto, non mi sembra che nei Paesi musulmani si facciano passi indietro su tradizioni e usanze per non dispiacere agli ospiti stranieri. Provate a dire ai Talebani di rinunciare al burka a casa loro».
Prosegue Gagliano: «Per quale motivo per decenni nessuno ha mai avuto nulla di ridire sul crocefisso nelle scuole e ora si pone il problema? Gli atei nel nostro Paese ci sono sempre stati e il simbolo della nostra fede e della nostra storia nelle scuole non ha mai causato loro problemi».
Gagliano non si limita a una «crociata pro crocefissi». L’assessore imperiese alla Sicurezza intende allontanare dal centro cittadino le moschee. Spiega ancora Gagliano: «Oggi incontrerò Hamza Piccardo, rappresentante della comunità mussulmana. Intendo rimarcare la mia posizione rispetto ai crocefissi nelle scuole e nei luoghi pubblici, ma anche affrontare la questione delle moschee, che creano problemi anche di viabilità. La situazione non è più tollerabile. Queste strutture, a mio avviso, devono essere realizzate al di fuori dei centri abitati».
Sul piano politico, la Lega Nord di Imperia allestirà presto banchetti nelle vie della città per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione relativa ai crocefissi, sottolineando in modo particolare che tutto questo accade a un mese dal Natale, festa per certi versi laica, ma con indubbi contenuti di fede e cristianità.
Andrea Pomati – La Stampa, 10 novembre 2009

La nota di Pasquale Indulgenza

Intervengo sulle ultime dichiarazioni a mezzo stampa dell’assessore Gagliano.
Dico subito, a scanso di equivoci, di ritenere, rispetto al tema principale affrontato, che il classico principio liberale: “Libera Chiesa in Libero Stato” dovrebbe essere tenuto presente da tutti coloro che oggi si dicono democratici.
La questione aperta dalla sentenza della Corte Europea, che ha stabilito che il Crocifisso nelle aule scolastiche lede un principio di libertà delle persone e di uguaglianza tra i cittadini, sta suscitando anche localmente prese di posizione ’scandalizzate’ di amministratori ed esponenti politici. Al riguardo, va chiarito anzitutto che il pronunciamento si inquadra nella considerazione di ciò che in ambito europeo si ritiene acquisito che debba essere garantito a favore di ogni cittadino che viva in società laiche e pluralistiche e fruisca a pieno diritto di istituzioni e spazi pubblici.
Nel merito di queste reazioni, è profondamente scorretto ridurre l’immagine del Crocifisso a simbolo di una tradizione e di una identità nazionali. Il farlo non solo tende ad esaltare una pericolosa e sbagliata concezione identitaria, etnocentrica e tradizionalista delle culture umane e una lettura unidirezionale della storia dei popoli, ma svilisce, fingendo o pensando di valorizzarlo, il significato stesso di un simbolo preminente della fede religiosa cristiana e dell’Evangelio che reca, quale vero scandalo, il messaggio della Rivelazione e della Risurrezione. La verità che esso rappresenta è infatti una verità di fede, non un semplice valore culturale e sociale, ancorché di particolare rilevanza etica. E in una repubblica democratica e laica va certo garantito il pluralismo religioso, ma, nella stessa misura, il diritto di coloro che non hanno credenze religiose di non vedersi rappresentazioni riguardanti oggetti di culto nei luoghi ove essi operano pubblicamente.
L’assessore Gagliano usa toni e contenuti da guerra di religione: una barbarie. Ma è certo che la questione sollevata dev’essere vista, senza banalizzazioni o drammatizzazioni da nessuna parte, come una autentica questione di Stato: cioè questione (tra molte altre) della piena affermazione di uno Stato aconfesssionale, democratico e pluralista. e, perciò, seriamente ed esigibilmente laico.
I credenti e i cristiani, di ogni confessione, dovrebbero dunque essere i primi a indignarsi e ribellarsi a questa fuorviante riduzione, che contribuisce alla manipolazione e all’assopimento in senso conformistico delle coscienze da parte di chi, peraltro, sa bene che tutti i simboli, nessuno escluso, hanno un potere di condizionamento sia diretto che indiretto.
Se infatti ci si illude che opporsi a quanto ha ribadito la Corte Europea sia un impegno alto contro il diffuso ed evidente allontanamento dalla fede e un doveroso resistere alla ’secolarizzazione’ incalzante nella nostra società, ci si inganna e ci si fa ingannare: la ‘levata di scudi’ contro la sentenza corrisponde al modo più vile (e anche più miope) con cui tanti, ad uso e consumo del potere, per ragioni di consenso o quieto vivere, tendono a strumentalizzare sentimenti e a fare ideologia.
L’assessore Gagliano, impastando in modo sconcertante per un amministratore pubblico questioni del tutto diverse, neanche tutte di sua competenza (collocazione di crocifissi, problematiche dell’immigrazione, centri di culto islamici, che naturalmente egli vorrebbe trasferire fuori dai centri urbani, come in età napoleonica si fece, per ragioni ben altrimenti sensate, con i cimiteri), afferma una cosa completamente non vera, quando dice che per decenni nessuno ha mai avuto da ridire sul crocifisso nelle scuole e che solo ora si pone il problema. La questione è invece parte di una problematica più vasta discussa da sempre, in Italia. Come si permette l’Assessore, che dice di parlare da cristiano e cattolico, di affermare che agli atei “il simbolo della nostra fede e storia” non ha mai creato problemi? Che ne sa lui, di grazia? Comunque, una cosa la tenga presente: in Italia il popolo dei non credenti, atei, agnostici e razionalisti (che non sono proprio quattro gatti…) non è mai stato certo indifferente alle manifestazioni
clericali e reazionarie di cui egli si fa fiero paladino e ha sempre attivamente lottato contro di esse.
L’assessore Gagliano si erge a impavido “difensore della fede”, ma egli è esponente di punta di un Partito che, come tutti sanno, ha dato vita sin dalla sua fondazione ad una vera e propria forma di neopaganesimo, fino al punto di evocare, neli suoi riti collettivi, un “dio PO” e immaginarie e supposte tradizioni celtiche e ‘padane’, credenze che non mi pare proprio siano conciliabili con la dottrina di fede cattolica.
L’assessore alla sicurezza e alla polizia municipale del Comune di Imperia annuncia di voler regalare un crocifisso ad ogni commerciante di Imperia. Bene, a tutte le bizzarrie che ascoltiamo ogni giorno, si aggiunge anche questa. Tuttavia, se il Sig.Gagliano – il quale non può ignorare che tale oggetto di culto non equivale nè ad un gagliardetto nè a qualche ampollina contenente acqua di fonte devozionale – vuole farlo
per un suo vezzo e di tasca sua acquistare i doni cui sembra tenere tanto, faccia pure.
Ai cittadini imperiesi, non credenti e credenti, che dovrebbero più apertamente esprimersi nella discussione pubblica, sia lasciato il diritto di valutare in modo critico quanto si sta montando.
Pasquale Indulgenza – Capogruppo al Comune di Imperia e segretario provinciale del P.R.C.

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Detto che, per quanto mi riguarda, i crocifissi nelle scuole possono metterli a testa in giù e rivolti verso il muro perché la questione non mi ha mai appassionato più del dovuto, neanche quando andavo a scuola, mi domando cosa c’entri l’Islam con questa storia, dal momento che la vicenda è stata sollevata all’Unione Europea da tale signora Soile Lautsi, socia dell’Unione atei e agnostici razionalisti che ha chiesto un risarcimento, come si legge qua.
E trovo allucinante che si perda tempo in discussioni di questo genere, dal momento che probabilmente si tratta solo di una questione di quattrini e che la sentenza, peraltro, non è definitiva.
Cosa c’entrano i negozi e i negozianti con un problema che al limite riguarda le scuole pubbliche? Perché si deve approffittare di un fatto del genere per tirare fuori moschee e Maometto? Non sono mica gli islamici che a Imperia hanno chiesto la rimozione dei crocefissi! E allora gli ebrei, i buddhisti e tutti quanti gli altri cosa dovrebbero dire?
Come mai qualche sindaco che dovrebbe ripassare la storia, piazza crocifissi giganti in comune?
Tra le tante considerazioni lette in merito, consiglio quella di Marco Travaglio scritta qualche giorno fa.

Scritto da Angelo Amoretti

11 novembre, 2009 alle 9:11