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I portatori di handicap si devono licenziare!

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Ricevo e pubblico:

I portatori di handicap si devono licenziare!

Per la moralità della loro natura non stanno commettendo un delitto: Di Ethos e Pathos ne parliamo in un secondo tempo, meglio nel terzo. Hanno obbedito, come soldatini di piombo o come barboncini ammaestrati, e, in qualità di complici, non sono meno colpevoli dei mandanti e degli esecutori di un delitto. Hanno premeditato, con volontà e reiterazione. Nessuna procedura, o umano comportamento, mi è stato riservato. La procedura dei codici il più delle volte è tassativa. Per una causa di lavoro, chiesta in urgenza, i tempi prestabiliti dal codice civile sono di non oltre giorni quaranta per fissare l’udienza. In primis il giudice non segue nessuna procedura umanista o civilista. Non provvede a sanzione, come previsto, chi delle controparti non si attiene alla procedura, che è forma e sostanza. Come mai? Soprattutto se una delle parti, proceduralmente, si è totalmente resa assente nel seguire le norme di legge.
Il motivo del “licenziamento senza preavviso” non è prassi comune. Esiste, in realtà, un’accusa: manomissione delle strumentazioni elettroniche: la timbratura, il celeberrimo cartellino.
(Ve lo rivelo doucement doucement: “hai rotto i coglioni. Face to face.”)
Che sbadato, dimenticavo, sono la parte in causa, in realtà non una parte, ma tutto. Moltissimi lo sanno e se ne sono ben guardati nel tempo ad essere civilmente democratici: assumere un legale per farsi le proprie ragioni. Sono fiero che di me si sia occupata personalmente il Procuratore Generale, per richiedere l’archiviazione: trattasi di denuncia di poco precedente al licenziamento.
Ora, poniamo, che lo scrivente, documentazioni presentate con zelo e dovizia nel tempo prestabilito e tempestivamente, avesse alla sua sinistra, hinc et nunc, un foglio A4 della Commissione Medica per l’Accertamento dell’Handicap. C’è, c’è.
Riassumo: data 15/5/2014
Parere dell’esperto: cuore, vescica, pelle, anima-cervello.
Diagnosi funzionale: AI SENSI DELL’ART 4 della legge 05 febbraio 1992 n.104, La Commissione Medica riconosce (Alberto Carli, che sarei sempre io. n.d.r.) PORTATORE DI HANDICAP IN SITUAZIONE DI GRAVITA’ (COMMA 3 ART. 3)
L’A.S.L n. 1 Imperiese trasmette, per dovere d’ufficio, la certificazione suddetta all’inps/inpdap. Nero su bianco, peraltro, da timbrature in copia trasmesse al mio avvocato il/la denunciate e il suo braccio destro hanno commesso più e più volte il mio stesso reato. Risulta in modo inequivocabile. A meno che chi legge non si affetto da totale cecità.
Io sono un truffatore, notoriamente. Un truffatore che assume da due anni un’abbondante quantità di farmaci.
Avete mai letto Edward Bunker, “Cane mangia cane”? Fuori dalle sbarre “cane non mangia cane”.
Sono portato alla sconfitta, ma “so di non sapere”, socraticamente, e di non essere eterno. Se sono ancora vivo dal 10 marzo 2012 è culo e capacità assoluta del 118 Per dire che il resto che ho vissuto è in più.
In tutta sincerità: io conto meno di niente. Se sono spaventato? Come avere “la scimmia sulla schiena”. Poi penso alla dignità, che mi ha insegnato Pino M. E ho rivisto chi aveva paura ma quei cazzo di 100 passi li ha fatti. Ho pensato, per sopravvivere, a tanti altri coglioni che hanno creduto in un mondo migliore, o meno peggio di questo.
Alberto Carli

Scritto da Angelo Amoretti

10 agosto, 2014 alle 16:33

Pubblicato in Attualità

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Disabile allontanata dall’Oviesse

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«Ritengo sufficiente un rimprovero, anche se questo fatto mi lascia amareggiata»
Imperia, disabile cacciata da un negozio
Il direttore, quando si è accorto della carrozzina elettrica, le ha detto di uscire. Un’amica ha chiamato i carabinieri

Cacciata da un negozio perché disabile. È successo a Imperia, protagonista una ragazza di 21 anni, Annarita Marino, di Diano Marina. Insieme a delle amiche è entrata nel supermercato Oviesse di via Repubblica, ma il direttore dell’esercizio, Alberto Crippa (48 anni), infastidito dalla carrozzina motorizzata su cui la ragazza è costretta a muoversi, le ha detto di allontanarsi. Un gesto che ha suscitato la rabbia degli altri presenti, anche loro usciti dal negozio in segno di solidarietà.

GIUSTIFICAZIONI – Un’amica di Annarita ha chiamato i carabinieri, arrivati poco dopo: solo a quel punto il responsabile del punto vendita ha permesso alla ragazza di entrare. Lei si è detta profondamente amareggiata per l’accaduto, ma ha rinunciato a sporgere denuncia. Crippa ha detto in un primo tempo che non voleva far entrare la carrozzella per timore che impedisse agli altri clienti di muoversi liberamente, quindi ha aggiunto di temere che si trattasse di un veicolo non omologato.

«SCIOCCATA» – «Ero andata a Imperia a incontrare due mie amiche – ha raccontato Annarita -. Abbiamo deciso di entrare all’Oviesse: loro, con il passeggino alla mano, sono entrate. Hanno chiesto se potevo entrare anch’io e un addetto ha fatto cenno di sì. Poco dopo, però, è arrivato il direttore che mi ha fatta uscire. Una mia amica gli ha risposto ‘vorrei che avesse anche lei una figlia disabile, per capire cosa significa’ e lui ha subito minacciato querele. Così la mia amica ha chiamato i carabinieri. Io sono rimasta molto scioccata, ma non ho voluto sporgere alcuna denuncia, pensando che un rimprovero ben dato dai carabinieri, possa essere ugualmente sufficiente». Annarita, che si è diplomata l’anno scorso all’Itc di Imperia, è impiegata alla Croce d’Oro di Cervo per una borsa-lavoro.
fonte: www.corriere.it

Sono vicino a Annarita e, con me, immagino tutti i lettori del mio blog.
A Alberto Crippa consiglio anche  di leggere questo post.

Scritto da Angelo Amoretti

16 gennaio, 2009 alle 15:54